Naufragio dell'Orazio
Il naufragio della nave Orazio (o anche l'Incendio dell'Orazio, come fu chiamato giornalisticamente nei giorni immediatamente seguenti) è stato un incidente avvenuto il 21 gennaio 1940 a circa 40 miglia a sud di Tolone a causa di un incendio scoppiato a bordo, provocando la morte di 108 persone e la perdita della nave stessa.
Naufragio della nave Orazio naufragio | |
---|---|
Il transatlantico Orazio in fiamme il 21 gennaio 1940 | |
Tipo | Inabissamento |
Data | 21 gennaio 1940 4:55 (ore italiane; 3:55 ore locali) |
Luogo | A circa 40 km S da Tolone |
Stato | Francia |
Mare | Mar Mediterraneo |
Mezzo coinvolto | Motonave mista Orazio |
Causa | Incendio |
Conseguenze | |
Morti | 108 |
Mappa di localizzazione | |
[[File:42°36′N 5°28′E |frameless|center|260x300px]] | |
La nave
modificaLa nave Orazio, gemella della nave Virgilio, iniziò la propria operatività nell'ottobre 1927 dalla Navigazione Generale Italiana per servire (come la nave sorella) sulle tratte transatlantiche verso il Centro America e il Sud Pacifico.[1]
Essa, al pari della nave gemella, era una motonave mista con motore diesel a combustione interna e una stazza lorda di oltre 11.000 tonnellate, capace di trasportare oltre 400 passeggeri.
Insieme al già citato Virgilio, all'Augustus, al Roma (tutti di proprietà della NGI e varati tra il 1926 e il 1928) oltre al Rex, costituiva la punta di diamante della navigazione civile italiana.[2]
L'incendio
modificaIl 21 gennaio 1940 alle ore 4:55, mentre navigava al largo delle coste francesi vicino a Tolone, si dirigeva verso Barcellona e trasportava 643 persone (412 passeggeri e 231 membri dell'equipaggio) e 1500 tonnellate di merci verso il Centro America, sull'Orazio iniziò a divampare un incendio molto esteso e violento, sebbene all'inizio si pensasse che almeno tutti i passeggeri fossero stati tratti in salvo e che fosse deceduto al massimo qualche marinaio.[3]
Le testimonianze dei superstiti circa la violenza dell'incendio, però, non mancarono sin da subito[4] e già dopo appena quattro giorni ci si poté rendere conto che fossero morte oltre cento persone (60 dell'equipaggio e 44 tra i passeggeri). Il capitano della nave, Michele Schiano, fornì i dettagli della causa e della gestione dell'incendio: esso divampò (all'inizio si pensava alle ore 5:12) nella parte prodiera della nave dal motore di sinistra, a causa di un'esplosione, e iniziò ad espandersi molto velocemente a causa del forte vento che tirava quella notte. Dopo appena un quarto d'ora il comandante intuì che il disastro fosse inevitabile e fece lanciare i primi segnali SOS di soccorso.[5] I passeggeri furono presi in carico da diverse navi, sia italiane che straniere, e sbarcati in varie città, soprattutto a Genova. L'esposizione finale chiarì definitivamente la natura dell'incendio, a causa di 5-6 esplosioni nel vano motore.[6]
Alla fine di gennaio le ricerche furono abbandonate, lasciando supporre l'inevitabile affondamento della nave stessa.[7]
Note
modifica- ^ Navigazione Generale Italiana, Relazione sul rendiconto e bilancio dell'esercizio finanziario 1926-1927, in La Stampa, 31 dicembre 1927, p. 6.
- ^ Sulle motonavi d'Italia lungo le coste del Pacifico, in La Stampa, 19 febbraio 1935, p. 3.
- ^ L'incendio dell'Orazio - I passeggeri tutti salvi, in La Stampa, 23 gennaio 1940, p. 1.
- ^ L'incendio dell'Orazio - Il drammatico episodio narrato da una torinese, in La Stampa, 24 gennaio 1940, p. 2.
- ^ L'incendio dell'Orazio - Il racconto del cap. Schiano, comandante della tragica nave, in La Stampa, 25 gennaio 1940, p. 2.
- ^ L'incendio dell'Orazio - L'alto elogio del Duce al capitano, allo Stato Maggiore, agli equipaggi, in La Stampa, 26 gennaio 1940, p. 1.
- ^ Le ricerche dell'Orazio sono state abbandonate, in La Stampa, 31 gennaio 1940, p. 4.