Nordamerica spagnolo
Tra il Cinquecento e l'inizio dell'Ottocento l'attuale territorio meridionale degli Stati Uniti era sotto dominio spagnolo. Esso comprendeva gli attuali stati della Florida, della California, del Texas, del New Mexico e dell'Arizona. Dal 1763 al 1800 si aggiunse anche la Louisiana. Era sotto l'amministrazione del Vicereame della Nuova Spagna.
Esplorazione della costa sudorientale
modificaOssessionato dalla ricerca della fonte dell'eterna giovinezza, Juan Ponce de León sentì parlare di una terra meravigliosa situata a nord di Puerto Rico. Dopo aver domato una ribellione degli indios, il 15 marzo 1513 lasciò San Juan alla ricerca di questa terra di cui aveva sentito parlare. Il 27 marzo successivo la nave arrivò nelle coste di questa terra, chiamandola Tierra de la Pascua Florida. Il 2 aprile sbarcò nei pressi dell'attuale Cape Canaveral.[1] L'esplorazione del posto durò appena sei giorni, gli uomini di Ponce appurarono che i nativi del posto erano molto ostili, così si reimbarcarono verso sud. Arrivando sulla punta della Florida, gli spagnoli notarono che la costa si prolungava ulteriormente verso nord, così Ponce de León decise di proseguire verso ovest. La spedizione risalì la costa fino a Capo Romano portandosi nelle vicinanze di Pensacola. Dopo aver tracciato alcune mappe, la spedizione di Ponce de León fece ritorno all'Avana e poi a Porto Rico.[2] I dati che Ponce de León aveva tra le mani, furono sufficienti per ottenere l'appoggio della Corona spagnola, così fu finanziato un nuovo viaggio di esplorazione verso la Florida. Il 20 febbraio 1521 Ponce de León uscì nuovamente da Porto Rico in direzione della Florida. Con circa duecento uomini, questa spedizione aveva l'intento di colonizzare il territorio, ma una volta sbarcati, gli spagnoli vennero ripetutamente attaccati dagli indiani Calusa. Lo stesso Ponce de León venne ferito da una freccia avvelenata. Successivamente il piccolo insediamento spagnolo fu abbandonato e i coloni tornarono a l'Avana.[3] Nonostante il fallimento, le scoperte di Poince de León fu importante non solo per aver scoperto la penisola, ma anche per aver saputo della presenza della Corrente del Golfo.[4]
La scoperta della Florida non diede un immediato vantaggio al regno spagnolo. Passò un solo anno quando venisse intrapresa una nuova spedizione dopo il fallimento di Ponce de León. Lucas Vázquez de Ayllón, un rispettabile toledano che stava facendo fortuna con le piantagioni di zucchero a Santo Domingo, ottenne la licenza di esplorare la costa atlantica e scoprire nuove terre. Vázquez de Ayllón non era un navigatore, bensì un giudice, così contattò Francisco Gordillo, al quale incaricò di esplorare la costa a nordest della Florida.[5] Una volta equipaggiata una caravella con tutto il necessario, Gordillo partì alla ricerca di terre sconosciute; Gordillo fu accompagnato da un vecchio amico, Pedro de Quexo, il quale era a capo di una nave noleggiata da Juan Ortiz de Matienzo. Gli uomini della spedizione sbarcarono nei pressi dell'attuale Cape Fear nella Carolina del Nord. Qui gli spagnoli fecero amicizia con degli indiani pacifici, tuttavia molti di loro erano privi di scrupoli, così li catturarono a tradimento per portarli a Hispaniola e sfruttarli come schiavi. Questa azione indignò Diego Colombo e mise nei guai Vázquez de Ayllón.[6] Tuttavia questi riuscì a non compromettere la sua immagine presso la corte spagnola, così ottenne il permesso di fare nuove missioni esplorative presso la Tierra de Chicora, descritta come una sorta di paradiso terrestre e simile all'Andalusia. Nel 1526 Vázquez de Ayllón partì da Santo Domingo con cinque navi con a bordo seicento uomini e donne, oltre a un certo numero di uomini di chiesa che dovevano convertire i nativi. Dopo aver perso una nave, Vázquez de Ayllón decise di fermarsi a Cape Fear, così da poter costruirne un'altra con la legna del posto. Vedendo il posto, i coloni spagnoli furono inorriditi dal luogo, una zona paludosa. In quel momento ci furono i primi disordini e la guida indiana del posto, chiamata Francisco Chicota, abbandonò gli spagnoli. Tuttavia Vázquez de Ayllón ordinò di proseguire il viaggio verso nord. La spedizione arrivò fino alla Baia di Chesapeake, chiamata Bahía de Santa María. Nell'ottobre 1526 i coloni furono sbarcati in Georgia, venne fondata la colonia di San Miguel de Guadalupe. Gli spagnoli passarono a San Miguel l'inverno 1526-1527. Fu un inverno molto duro e dei seicento uomini e donne che partirono, in primavera ne rimasero vivi soltanto centocinquanta. Anche Vázquez de Ayllón perì di febbre. I sopravvissuti decisero di abbandonare l'impresa e tornarono a Hispaniola.[7]
Avendo sentito parlare di terre favolose a nordest delle Isole Caraibiche, Fancisco de Garay finanziò l'impresa di Alonso Álvarez de Pineda con quattro navi. Partita nel 1519, la spedizione di Álvarez de Pineda si portò ad est della Florida e iniziarono a costeggiare gli attuali stati dell'Alabama, della Louisiana e del Texas, scoprendo il delta del Mississsippi e risalendo il Rio Grande, chiamato Rio de las Palmas. Successivamente presentò una relazione positiva sul suo viaggio e chiamò, l'area da lui scoperta, Tierra de Amichel.[8] Approfittando di queste informazioni, nel luglio 1523 Garay volle tentare una spedizione di conquista simile a quella intrapresa da Hernán Cortés che consisteva in undici vascelli e settecentocinquanta uomini reclutati in Giamaica. Garay e i suoi uomini arrivarono all'imbocco del fiume Soto al Marina, però credettero di essere arrivati al Rio de las Palmas. Venne mandata una missione esploratrice alla ricerca dell'insediamento di Diego de Camargo, ma i risultati furono nulli. Quindi Garay decise di abbandonare l'insediamento e con si suoi uomini si diresse verso sud e marciò verso il Messico dove incontrò Cortés. Garay morì il 27 dicembre 1523 e la colonizzazione della Tierra de Amichel passò nel dimenticatoio. Tuttavia le esplorazioni di de Pineda furono importanti poiché venne mappata la costa sudorientale degli attuali Stati Uniti.[9]
Esteban Gomez, un navigatore originario di Porto, partì da La Coruña nel settembre 1524. Il suo compito era la ricerca del Passaggio a Nord-Ovest. Attraversò l'Oceano Atlantico in linea retta con la nave La Anunciada e arrivò presso le coste dell'attuale Nuova Scozia, poi, scendendo verso sud, costeggiò le attuali Nuova Inghilterra, New York, New Jersey, Delaware e Pennsylvania. Con modestia chiamò questi territori Tierra de Esteban Gomez. Successivamente si fermò alla Baia di Chesapeake dove riparò La Anunciada, si diresse verso sud e poi fece ritorno in Spagna. Agli inizi degli anni Trenta la Corona spagnola aveva una prima conoscenza delle coste nordamericane sudorientali.[10]
Tentativi di colonizzazione della Florida
modificaPanfilo de Narvaez partì il 27 giugno 1527 da Sanlucar de Barrameda a capo di cinque navi e oltre seicento uomini per conquistare la Florida. Il maltempo trovato durante il viaggio e le continue diserzioni di molti uomini condizionò la forza della spedizione e, dopo una lunga sosta a Santo Domingo e Cuba, de Narvaez sbarcò in Florida il 13 aprile 1528 nei pressi di Tampa con quattrocento uomini e ottanta cavalli. Tra loro c'era anche Álvar Núñez Cabeza de Vaca.[11] Dopo lo sbarco, Narvaez alzò lo stendardo della Castiglia, prendendo possesso del paese a nome di re Carlo. Gli ufficiali di Narvaez, che diventava governatore, prestarono giuramento di fedeltà.[12] Quindi Narvaez, con un piccolo esercito, iniziò a penetrare verso l'interno ed incontrò alcuni nativi. Narvaez, che aveva un carattere brutale, andò subito in collera quando gli indiani non gli consegnarono l'oro, ordinando ai suoi che il cacicco Hirrihigua fosse mutilato. Dopo questo atto di crudeltà gli indiani furono terrorizzati degli strani uomini bianchi arrivati con gigantesche canoe e il cacicco meditò la sua vendetta.[13] L'occasione si presentò con quattro marinai spagnoli provenienti da Cuba in cerca di Narvaez, i quali vennero torturati e uccisi.[14] Nel frattempo Narvaez e i suoi uomini, alla ricerca della mitica città di Apalache, continuava le sue azioni di crudeltà nella Florida settentrionale e nell'attuale Georgia contro gli indiani Suwanee e Oktokonee.[14] Tutte le tribù indiane della Florida si erano levate in armi contro gli uomini di Narvaez e passarono alla controffensiva. Non trovando l'agognato oro, Narvaez decise di costruire cinque canoe e dirigersi verso ovest. La spedizione di Narvaez naufragò ad ovest del Mississippi, dove perirono la maggior parte degli spagnoli.[15]
Cabeza de Vaca era uno dei sopravvissuti della spedizione Narvaez. Dopo il naufragio i sopravvissuti raggiunsero terra in un luogo non precisato ad ovest delle foci del Mississsippi; si trattava di un'isola, battezzata Mal Hado. Sprovvisti di ogni cosa, dovettero patire molte avversità. Perfino si cibarono dei cadaveri dei compagni. Inizialmente gli uomini sopravvissuti al naufragio erano ottanta, ma ben presto ne rimasero soltanto quindici. In quel luogo abitavano pochi indiani, tra l'altro miserabili che si alimentavano di pesce, bacche e radici, che aiutarono gli spagnoli come poterono.[16] Poiché gli indiani erano superstiziosi, i naufraghi lavorarono come stregoni. Arrivata la primavera dell'anno successivo, rimasero soltanto tredici sopravvissuti, che decisero di andarsene dall'isola e abbandonare Cabeza de Vaca al suo destino, poiché ammalato e incapace di muoversi. Con Cabeza de Vaca rimasero solo due uomini, uno morì poco dopo, l'altro se ne andò e di lui non si seppe più nulla. I tredici spagnoli che abbandonarono Cabeza de Vaca caddero in mano a una tribù indiana feroce e di loro soltanto sopravvissero Andrés Dorantes de Carrnza, Alonso del Castillo Maldonado e Estebanico. Quindi della Spedizione di Narvaez, che contava ben 450 uomini, ne rimasero vivi soltanto quattro.[17] Cabeza de Vaca si riprese e iniziò a commerciare per conto degli indiani e colse l'occasione per visitare le pianure settentironali, diventando il primo europeo a vedere i bisonti. Successivamente si ritrovò con gli altri superstiti della spedizione. Nell'agosto 1535 i quattro scapparono dagli indiani Avavares, la tribù dove erano ospitati e, dopo un lungo viaggio attraverso l'attuale Texas, arrivarono a Culiacan il 1 maggio 1536 dove furono ricevuti da Melchor Diaz.[18]
Affascinato dai racconti di Cabezas de Vaca, Hernando de Soto, governatore di Cuba, intraprese un'altra spedizione in Florida. Nel maggio 1539 sbarcò nei pressi di Tampa Bay con nove navi e oltre seicento uomini. Battezzò quella terra con il nome di Espiritu Santo. Nelle vicinanze recuperarono Juan Ortiz, un reduce delle precedenti spedizioni, in cattività da ben undici anni. Ortiz riuscì ad imparare la lingua dei Timucua e servì da interprete. Successivamente la spedizione di de Soto si spostò verso nord, dove ebbe alcune schermaglie con gli indiani. Durante l'inverno 1539-1540 la spedizione si accampò ad Anhaica, capitale degli indiani Appalacchi, nei pressi dell'attuale Tallahassee. Nel 1540 de Soto e i suoi uomini puntarono verso nord e nordovest , raggiungendo gli attuali stati della Georgia, della Carolina del Sud, della Carolina del Nord, del Tennessee e dell'Alabama. In Alabama gli spagnoli passarono un mese ed avevano bisogno di rifornimenti. Quando Hernando de Soto incontrò per la prima volta il capo locale Tuscalusa nel suo villaggio natale, gli chiese dei rifornimenti, Tuscalusa gli consigliò di recarsi in un'altra delle sue città, nota come Mabila, dove avrebbero trovato ciò che cercavano. Un messaggero indigeno venne inviato a Mabila. Quando Tuscalusa arrivò a Mabila con il primo gruppo di spagnoli, il capo chiese agli spagnoli di lasciare l'insediamento e la regione. Scoppiò una rissa tra un soldato e un indigeno e molti guerrieri che fino ad allora erano rimasti nascosti nelle case iniziarono a bersagliare di frecce gli spagnoli. Gli spagnoli fuggirono, lasciando i loro averi all'interno della fortezza. L'intero conflitto che ne derivò è divenuto noto come Battaglia di Mabila. Muniti di armi da fuoco, gli spagnoli alla fine incendiarono il villaggio e uccisero la maggior parte dei guerrieri.[19] Durante l'inverno 1540-1541 gli spagnoli si accamparono nei pressi di Tupelo. Nel 1541 raggiunsero il Mississippi e poi si accamparono nell'attuale Arkansas. Dopo la morte di de Soto, avvenuta il 21 maggio 1542, i superstiti decisero di porre fine alla missione e ridiscesero il Mississippi con le canoe e alcuni mesi dopo arrivarono a Città del Messico.
A metà Cinquecento il predominio totale della Spagna sul Nordamerica iniziava a essere messo in discussione dai francesi, perciò il Consiglio delle Indie volle stabilire una posizione in Florida.[20] Dopo l'approvazione, re Filippo II ordinò che la missione fosse pacifica e che avesse l'obiettivo di cristianizzare i nativi e la fondazione di nuove città, per cui i coloni vennero accompagnati da un gruppo di frati domenicani. A prendersi cura dell'organizzazione fu il viceré della Nuova Spagna Luis de Velasco, che affidò l'incarico della spedizione a Guido de Lavezaris.[21] Lavezaris partì il 3 settembre 1558 da Veracruz con tre piccole navi. Navigando al largo della costa messicana, la spedizione sbarcò una prima volta nei presi dell'attuale Kingsville, poi una seconda volta a Matagorda Bay. Qui gli uomini di Lavezaris presero possesso formalmente del territorio a favore del re spagnolo. Successivamente la spedizione proseguì verso la costa orientale, ma trovò forti tempeste e terminò a Choctawhatchee Bay.[22]
Successivamente il viceré ordinò una nuova spedizione diretta in Florida, stavolta era comandata da Tristan de Luna y Arellano. Il gruppo di Tristan da Luna partì da Veracruz l'11 giugno 1559 ed era formata da 13 navi e più di mille soldati e coloni. In seguito sbarcarono nei pressi della Baia di Ochuse, cioè nelle vicinanze dell'attuale Pensacola. Luna diede ordine di ancorare la flotta e di rimandare un galeone a Veracruz per informare il viceré; altri due galeoni partirono per la Spagna per reclutare altri coloni. Dopo aver mandato in avanscoperta un gruppetto di uomini, Luna decise di dividere i coloni in tre gruppi, poiché intendeva fondare tre insediamenti, uno doveva esplorare il fiume Coosa, un secondo doveva risalire il fiume Escambia, il terzo addentrarsi verso il nord della penisola. Durante la notte del 19 settembre una terribile tempesta si abbatté sulla Florida. Dopo un giorno la flotta era quasi distrutta e gran parte dei coloni perirono. Dato che le condizioni di sopravvivenza erano impossibili, Tristan da Luna decise di marciare verso ovest alla ricerca del gruppo che era addentrato in Alabama. Inoltre mandò una nave a Cuba per chiedere aiuto.[23] Dopo aver lasciato a Juan de Jaramillo una cinquantina di uomini, il grosso della spedizione marciò all'interno dove trovarono un villaggio di circa ottanta capanne chiamato Nanicapana; qui Luna fondò la sua colonia chiamata Santa Cruz. Nel frattempo il viceré venne informato della cattiva situazione della spedizione di Tristan da Luna, perciò decise di inviare due navi in soccorso più la promessa di aiuti nella primavera successiva. L'inverno fu duro e molti uomini morirono. Quando arrivò la primavera successiva la situazione era disperata, così gli spagnoli decisero di marciare verso nordest e, dopo cinquanta giorni di marcia, arrivarono a Olibahali, luogo in cui gli indiani erano amichevoli. Agli inizi di luglio gli spagnoli si trovavano a Coosa, oggi Rome in Georgia. Qui gli spagnoli si trattennero per tre mesi e si allearono con gli indiani locali. Poi marciarono verso sud. Si ebbero i primi ammutinamenti. Successivamente Tristan de Luna si ammalò di febbre e la missione rischiava di essere abbandonata..[24]
Il viceré decise di rimpiazzare Luna con Ángel de Villafañe. Questi nel 1561 si trovava già nella Baia di Ochuse e assunse il titolo di governatore delle Province di Florida e Punta de Santa Elena. Qui incontrò Tristan da Luna e lo trattò con rispetto.[25] Successivamente Villafañe lasciò cinquanta uomini ad Ochuse e salpò con il resto del personale della colonia (circa 230 persone) verso Santa Elena (tra Georgia e Carolina del Sud). Dopo numerose tappe lungo la costa della Carolina, nel tentativo di trovare un porto sicuro, la sua flotta venne colpita da un altro uragano, ma alcune navi riuscirono a salvarsi. Villafañe guidò la flotta sopravvissuta a Hispaniola, per poi dirigersi verso L'Avana, dove si stabilirono definitivamente molti dei suoi soldati. Dopo tre mesi passati a Cuba, Villafañe tornò ad Ochuse per recuperare i 50 uomini rimasti, tornando poi in Messico. Insieme ad altri partecipanti del tentativo di colonizzare la Florida, Villafañe venne chiamato dal viceré Velasco per fornire aiuto ai futuri insediamenti. Questo chiuse il negativo bilancio degli insediamenti lungo la costa del Golfo e della costa atlantica.
Florida sotto il dominio spagnolo
modificaA metà Cinquecento tutti i tentativi spagnoli di colonizzare la Florida erano falliti miseramente. A Cuna e in Spagna si cominciava a pensare che la penisola era un territorio maledetto e che non c'era possibilità di formare un stabile insediamento. Inoltre si capì che in Florida non esisteva la fonte dell'eterna giovinezza e nemmeno ricchi regni. Era un posto dove si trovava solo foreste oscure, animali pericolosi e popolazioni ostili. Tuttavia c'era ancora chi era deciso che la corona spagnola dovesse prendere possesso effettivo anche di quella penisola.
Poco dopo il rimpatrio a Cuba della spedizione di Angel de Villafañe, nel 1562 l'esploratore francese, di religione ugonotta, Jean Ribault condusse una spedizione in Florida. Partito assieme a Jacques Le Moyne de Morgues e a René Goulaine de Laudonnière, Ribault arrivò in Florida nel mese di aprile e fece costruire sulla Parris Island un forte chiamato Charlesfort in onore di Carlo IX di Francia. Ribaul ritornò in Francia in cerca di rinforzi ma, in piena guerra di religione, fu costretto ad emigrare nella protestante Inghilterra, dove però venne imprigionato. Nel frattempo i coloni seguirono Laudonnière e nel 1564 fondarono Fort Caroline poco più a sud dell'insediamento orginario nei pressi dell'attuale Jacksonville. Nel 1565 Fort Caroline fu rinforzata dall'arrivo di nuovi coloni capeggiati da Jean ribault. Fort Caroline si trovava in una posizione strategica, così iniziarono ad attaccare i galeoni spagnoli.
Nel frattempo la corte spagnola fu informata dell'impresa ugonotta in Florida. Pedro Menéndez de Avilés, dopo essere stato rilasciato dalla prigionia, venne nominato adelantado de La Florida da Re Filippo II. Gli fu promesso inoltre il titolo di marchese nonché la concessione di ampli terreni. La spedizione di Menéndez de Avilés partì da Cadice il 28 luglio 1565. Il 28 agosto successivo, il giorno in cui cade l'onomastico di Sant'Agostino, la flotta spagnola gettò l'ancora in Florida, dove attualmente sorge St. Augustine. Il successivo 8 settembre venne fondata la colonia di San Agustín. Ribault, che era al corrente dell'arrivo degli spagnoli, piuttosto di resistere, decise di attaccare Menéndez. Laudonnière, contrario a questa idea, rimase a Fort Caroline con pochi uomini e con le donne della colonia. Menéndez, dopo aver radunato per presenziare la prima messa attorno a un altare temporaneo, tracciò le linee per costruire il nuovo forte a San Agustín. Dopo aver scoperto l'esistenza della colonia ugonotta nella zona, Menéndez era fortemente determinato a cancellare la presenza eretica in Florida.
L'11 settembre 1565 Ribault tentò l'assalto alla colonia spagnola, ma fallì perché la sua flotta fu distrutta da un uragano. Con i sopravvissuti Ribault sbarcò a una centinaia di chilometri a sud di San Agustin, nei pressi dell'insenatura di Pnce de Leon. Nel frattempo Menéndez comprese che il momento era propizio e ordinò il contrattacco. Una decina di giorni dopo Fort Caroline fu presa dagli spagnoli. La maggior parte dei francesi furono massacrati. Laudonnière riuscì a scappare. Menéndez rinominò il forte come San Mateo. Una volta tornato a San Agustín, Menéndez venne a sapere che gli ugonotti si erano incagliati a sud, quindi decise di partire all'assalto dei sopravvissuti. Ribault e circa duecento uomini vennero massacrati sul fiume Matanzas. Questo evento mise fine ai tentativi di colonizzazione francese della Florida. Due anni dopo Dominique de Gourges attaccò San Mateo e riuscì a scacciare gli spagnoli, ma la sua impresa fu effimera dato che non lasciò nessun uomo a presidiare il forte.
Dopo aver eliminato la minaccia franco-calvinista, Meméndes de Avilés volle fortificare la colonia e decise di fondare la colonia di Santa Elena, che era ubicata sull'Isola di Parris, nell'attuale Carolina del sud. Comprendendo l'importanza geopolitica del Nordamerica, Menendéz pensava che, con un certo numero di fortificazioni nella costa orientale, da Terranova alla FloridaSan Agustín, la Spagna poteva proteggere la navigazione dei galeoni. Inoltre progettò il Camino Real, che doveva unire San Agustín al Messico. Nel frattempo da San Elena Juan Pardo condusse un paio di spedizioni nel retroterra. Tuttavia Santa Elena venne abbandonata già nel 1587.
Il 6 giugno 1586 San Agustín fu attaccata dai pirati inglesi comandati da Sir Francis Drake. Gli spagnoli, in inferiorità numerica, non furono in grado di difendere la colonia. Il giorno successivo San Agustín venne saccheggiata. Dopo la partenza di Drake, gli spagnoli ripresero San Agustín, che si trovava semidistrutta.
Il controllo spagnolo effettivo della Florida non fu mai del tutto effettivo. I soli centri abitati di una certa importanza erano solamente Pensacola e San Agustín. Altri centri minori facevano da base per gli ordini religiosi, che avevano il compito di convertire le tribù amerindiane. Dopo l'attacco inglese del 1668 a San Agustín, le autorità spagnole decisero di fare uno sforzo per costruire una fortificazione efficace in modo da difendere la colonia, edificata con la coquina che si trovava sulla costa. Nel 1685 il castello di San Marco era terminato; di forma a stella, era piccolo, ma allo stesso tempo eccellente . Protetto da un fossato e con tanti cannoni, la guarnigione era sempre pronta ad affrontare qualsiasi minaccia. Il Castello di San Marco resistette a diversi attacchi inglesi nel corso del Settecento.
Nella seconda metà del Seicento la Florida contava solamente poche centinaia di coloni, concentrati perlopiù a San Agustín. C0erano poche haciendas, collocate prevalentemente lungo il Camino real. Le missioni francescane erano 124.
Nel frattempo in Nordamerica si installarono le altre potenze europee, svedezi, scozzesi, olandesi e, soprattutto, inglesi e francesi. La Spagna rivendicava ancora la sovranità del territorio nordamericano fino all'attuale territorio della Carolina del Nord, tuttavia San Agustín rimase l'avamposto più settentrionale. Negli ultimi anni del Seicento i coloni britannici iniziarono a installarsi nell'attuale Carolina del Sud e attaccarono le missioni francescane del posto.
Texas, Nuovo Messico e Arizona
modificaNel 1530 Nuño Beltrán de Guzmán, presidente dell'Audencia del Messico, aveva sentito raccontare da un nativo di nome Tejo, da lui catturato, che esistevano delle ricche città a nord, oltre il deserto, a quaranta giorni di marcia. Guzman diede credito a questa storia e dopo aver abbandonato l'ufficio a Città del Messico, organizzo una spedizione diretta verso nord. Gli spagnoli raggiunsero Tarasca e riuscirono a conquistare un amplio territorio, chiamato Nuova Galizia ed a incorporarlo alla Nuova Spagna. Nonostante ciò Guzmanb pensò che la spedizione fu fallimentare poiché non trovò l'agognata ricchezza e, dopo essersi trovato di fronte a una catena montuosa, la Sierra Madre, fece ritorno a Culiacán.
Dopo essere stato nominato governatore della Nuova Galizia, Francisco Vasquez de Coronado partì alla ricerca della mitica città di Cibola. La spedizione di Coronado partì da Compostela il 23 febbraio 1540. Coronado, accompagnato da 335 spagnoli e più di mille nativi, rggiunse Culiacan il 28 marzo. La spedizione di Coronado arrivò al fiume Zuni e conquistò il villaggio di Hawikuh. Durante la battaglia con gli indiani Zuni, Coronado fu ferito e dovette per ciò inviare diverse spedizioni nelle zone circostanti. Una fu quella di Pedro de Tovar, che entrò nei territori degli inidani Hopi. Un'altra fu comandata da Garcia Lopez de Cárdenas che arrivò al fiume Colorado. La terza, con a capo Hernando de Alvarado, raggiunse il Pueblo Acoma. Durante l'inverno 1540-1541 Coronado decise di accamparsi a Tiguex. Qui gli spagnoli ebbero un brutale scontro con i nativi. Nella primavera 1541, dopo aver sentito il racconto di un indiano detto el Turco, Coronado partì alla ricerca di Quivira, un paese favoloso. Dopo tre settimane di marcia, Coronado comprese che el Turco lo aveva ingannato, così decise di giustiziarlo. Nonostante ciò continuò la marcia e, con i suoi uomini, arrivò in Kansas, nei pressi dell'attuale Lindsborg e, con grande delusione, scoprì che gli indiani Quivir, cioè i Whichita, erano molto poveri. Quindi decise di far ritorno a Tiguex dove passò l'inverno 1541-1542. Coronado e un centinaio dei suoi uomini tornarono a Città del Messico durante il 1542.[26]
Negli anni Sessanta del Cinquecento gli spagnoli iniziarono a stabilirsi nell'attuale stato messicano del Chihuahua. Nel 1567 venne fondata Santa Bárbara. Santa Barbara divenne ben presto un avamposto per le successive esplorazioni dei territori a nord del Rio Grande.
Nel 1581 il frate francescano Agustín Rodríguez, accompagnato da altri due missionari, Juan de Santa María e Francisco López, partirono dal Messico in direzione nord. Rodriguez aveva ottenuto l'autorizzazione di tentare la colonizzazione del Nuovo Messico. La spedizione era equipaggiata con seicento capi di bestiame, novanta cavalli e novantanove indiani cristianizzati che servivano da facchini e scortata da otto cavalieri con a capo Francisco Sánchez, detto "Chamuscado" per la sua barba rossa. Una volta disceso il Rio Conchos, la spedizione arrivò al Rio Grande. Qui gli spagnoli entrarono in contatto con gli indiani cabris, dove trovarono alloggio. Dopo aver attraversato il Rio Grande, gli spagnoli visitarono i villaggi degli jumanos, nelle vicinanze dell'attuale città di Presidio e, proseguendo verso nord, arrivarono a El Paso, entrando in contatto con alcune tribù indiane Pueblo. Dopo ave preso possesso nel nome del Re di Spagna, il gruppo esplorò le vicinanze. Agli inizi del 1582 Chamuscado e i suoi uomini decisero di tornare a Santa Barbara per dar conto al viceré delle scoperte. Tuttavia Rodriguez e Lopez, Santa Maria era partito per tornare in Messico tempo prima, ma fu ucciso per mano di alcuni indiani, volevano rimanere con gli indios. I due francescani pensavano di fondare una missione a Puaray, poco a sud di Bernalillo, ignorando gli avvertimenti del capitano. Quindi Sanchez e i suoi uomini fecero volta verso Santa Barbara, ma il capitano morì di febbre durante il viaggio.
Negli anni successivi continuarono le spedizioni a nord del Rio Grande, alcune erano sponsorizzate dal viceré, altre furono prese di propria iniziativa. Una di queste fu quella di Antonio de Espejo e del francescano Bernardino Beltrán, che intrapresero la spedizione con quattordici uomini armati, servitori al seguito nonché una centinaio di cavalli e muli. Il gruppo di Espejo partì 10 novembre 1582, seguendo la strada della spedizione di Rodriguez e Chamuscado. Ribattezzò il territorio Nuova Andalusia. Nei territori dei Jumanos vennero a sapere dell'esistenza di quattro strani uomini, tre bianchi e un nero, si trattava di Cabeza de Vaca e degli altri tre della spedizione Narvaez. Successivamente marciarono verso nord e, nel gennaio 1583, arrivarono nel territorio degli indiani Manso e Suma. Poi continuarono fino al territorio dei Pueblo dove vennero a sapere della terribile fine dei due francescani Rodriguez e Lopez. Nel marzo 1583 Beltrán decise di tornare a Santa Barbara. Invece Espejo decise di continuare l'esplorazione e nell'estate dello stesso anno arrivò nel territorio dell'attuale Arizona; il 10 settembre arrivò a San Barlolomé. Vantandosi un po' delle sue scoperte, Espejo sperava di portare avanti una nuova spedizione in Arizona, ma la risposta fu negativa.
Nell'ultimo decennio del Cinquecenteo ci furono altre due spedizioni a nord del Rio Grande, questa volta "illegali", nel senso che non ricevettero il beneplacito dalle autorità, si tratta della spedizione di Gaspar Castaño de Sosa e della Spedizione di Humana e Leyva. Dopo aver reclutato centosettanta persone, Castaño de Sosa partì da Almaden, oggi Monclova, il 27 luglio 1590, portando con sé animali, carri e scorte alimentari. Dopo alcuni mesi di faticoso viaggio, reso ancora più complicato dalla presenza dei carri, verso la fine di dicembre il gruppo giunse in vista di Pecos Pueblo. Qui ebbero degli scontri con la popolazione locale e Castaño attaccò il pueblo costringendo gli abitanti alla fuga e requisendo i viveri necessari al sostentamento del gruppo. Successivamente egli si spostò a ovest nella valle del Rio Grande visitando fra gennaio e marzo 1591 diversi pueblo Tewa, Keres e Tiwa di cui prese formalmente possesso a nome della corona di Spagna. Contemporaneamente egli fece delle prospezioni minerarie nella valle di Galisteo, ma senza successo. Nel marzo 1591 Castaño fu raggiunto da un drappello di soldati spagnoli mentre si trovava al Pueblo San Domingo. Successivamente fu condotto a Città del Messico dove venne processato e condannato.
Nel 1595 i militari Antonio Gutiérrez de Humana e Francisco Leyva de Bonilla reclutarono a Santa Barbara un certo numero di uomini, sia nativi sia spagnoli, partirono alla ricerca di ricchi regni. La loro impresa non ebbe l'avallo delle autorità, così divenne "illegale". La spedizione, che raggiunse le Grandi Pianure, si risolse in un fallimento. L'unico sopravvissuto fu Jusepe Gutiérrez che nel 1599 riferì i fatti a Juan de Oñate. Secondo il racconto di Gutierrez, la spedizione, dopo aver lasciato Santa Barbara, puntò a nord seguendo il percorso delle precedenti spedizioni, cioè lungo il Río Conchos e il Rio Grande. Sembra che avessero viaggiato per circa un anno fra i Pueblo avendo stabilito il loro quartier generale a San Ildefonso Pueblo. Successivamente gli spagnoli si spostarono a est raggiungendo il pueblo di Pecos e poi la zona dove vivevano le mandrie di bisonti, con un viaggio di circa un mese. In questo viaggio incontrarono anche degli accampamenti di Querecho, da loro chiamati Vaquereo (Apache). Dopo altre due settimane di viaggio nella stessa direzione, in cui le mandrie di bisonti diventavano sempre più grandi, giunsero alla biforcazione di due grandi fiumi, probabilmente la confluenza del Canadian con l'Arkansas. Poco oltre il secondo fiume incontrarono un grande insediamento indiano, che impiegarono due giorni ad attraversare. Si trattava probabilmente di un posto noto come Quivira, già visitato da Coronado nel 1541. L'insediamento era formato da centinaia di case costituite da capanne con una struttura di pali di legno con pareti e tetto di paglia a forma di cupola. I nativi, che appartenevano alla tribù dei Wichita, accolsero gli spagnoli pacificamente e li rifornirono abbondantemente di cibo. Lasciato alle spalle il villaggio Wichita il gruppo proseguì verso nord incontrando mandrie di bisonti ancora più grandi. Dopo tre giorni che avevano lasciato il villaggio insorsero delle questioni fra Leyva e Gutiérrez de Humana. Dopo una intera giornata passata nella sua tenda a scrivere, Humana mandò a chiamare il capitano Leyva e quando questi gli fu davanti tirò fuori un coltello da macellaio e lo colpì a morte. Dopo la morte di Leyva il gruppo proseguì il viaggio e dopo dieci giorni dalla partenza dal grande insediamento raggiunse la riva di un fiume largo circa un quarto di lega (circa un chilometro). Qui Jusepe ed altri cinque indiani abbandonarono la spedizione. Alcuni si persero e vennero uccisi, mentre Jusepe fu fatto prigioniero dagli Apache e visse con loro per un anno fino a quando fuggì e fece ritorno nel Nuovo Messico fermandosi presso il pueblo di Pecos. Secondo i resoconti successivi raccolti da Oñate dai nativi di Quivira, Humana e gli altri membri della spedizione vennero uccisi dagli indiani diciotto giorni dopo aver lasciato l'accampamento di Quivira.[27]
Nel 1595 re Filippo II ordinò a Juan de Oñate di colonizzare la parte settentrionale del Rio Grande già esplorata da Francisco Vázquez de Coronado nel 1540, da Chamuscado e Rodríguez nel 1581 e da Antonio de Espejo nel 1582. Il suo obiettivo era la diffusione del cattolicesimo fra la popolazione indigena stabilendo nuove missioni. Iniziò la sua spedizione nel 1598, guadando il Rio Grande all'altezza dell'attuale Ciudad Juárez; attraversò El Paso alla fine di aprile del 1598 dichiarando annesso al territorio spagnolo tutto il territorio al di là del fiume. Quell'estate la sua spedizione continuò l'esplorazione del Rio Grande nei territori corrispondenti al nord del Messico attuale dove trovò dei villaggi indiani. Egli fondò la colonia di San Juan divenendone il primo governatore. Gaspar Pérez de Villagrá, un capitano della spedizione, fece la cronaca della conquista di Oñate nel suo poema epico Historia de Nuevo México del 1610. Oñate si guadagnò presto una reputazione di austero governatore da parte dei coloni spagnoli e degli indigeni. Egli punì gli abitanti del villaggio indigeno di Acoma, che dopo aver invitato 12 dei suoi uomini ad entrare per prendere delle provviste, tennero loro un agguato e li uccisero. Nel processo che seguì venne deciso di amputare un piede a ciascun maschio con più di 25 anni di età. Nel 1606 Oñate fu chiamato a Città del Messico.[28]
Nel 1609 Pedro de Peralta fondò la colonia di Santa Fe ai peidi dei Monti Sangre de Cristo. Santa Fe divenne la capitale del territorio del Nuovo Messico. Peralta fu nominato governatore dal viceré Luis de Velasco.[28] Qualche decennio dopo, nel 1629, vennero fondate tre missioni gesuite, pressappoco nell'attuale territorio nordorientale dell'Arizona; furono distrutte nel 1680 durante la rivolta degli indiani Pueblo.[29]
Negli ultimi anni del Seicento la presenza francese nei territori a nord del Rio Grande iniziava ad essere sempre più ingombrante. Nel 1682 René Robert Cavelier de La Salle raggiunse le foci del Mississipi prendendone possesso per conto del Re di Francia. Ancora La Salle, nel 1685 fondò la colonia Fort Saint Louis Nelle vicinanze della Baia di Matagorda. Gli spagnoli compresero subito che la colonia rappresentava una minaccia per i loro possedimenti. Quindi lanciarono una serie di spedizioni, via terra e via mare, per localizzare la colonia francese, tuttavia per tre anni non ci riuscirono. Agli inizi del 1689 la spedizione guidata da Alonso de León trovarono un disertore francese che viveva presso una tribù indiana. Questi guidò gli spagnoli fino a Fort Saint Louis. La colonia francese in Texas era stata appena distrutta dagli indiani Karankawa.
a notizia della distruzione del forte francese «creò un immediato ottimismo e stimolò il fervore religioso» a Città del Messico. La Spagna aveva approfondito molto la conoscenza della geografia del Texas durante le numerose spedizioni alla ricerca di Fort Saint Louis. Nel marzo 1690, Alonso De León guidò una spedizione per fondare una missione nel Texas orientale; essa fu chiamata San Francisco de los Tejas e venne completata nei pressi di un villaggio Nabedache alla fine di maggio. La prima messa fu celebrata il 1º giugno. Il 23 gennaio 1691 la Spagna nominò il primo governatore del Texas, il generale Domingo Terán de los Ríos. Durante la sua visita alla missione di San Francisco de los Tejas nel mese di agosto, egli scoprì che i sacerdoti avevano stabilito una seconda missione nelle vicinanze, ma avevano poco successo nel convertire gli indiani locali al Cristianesimo. Essi infatti rubavano regolarmente bestiame e cavalli e mostravano poco rispetto nei confronti dei sacerdoti. Quando Terán lasciò il Texas in quello stesso anno, la maggior parte dei missionari scelse di tornare con lui, lasciando soltanto 3 religiosi e 9 soldati nelle missioni. Il gruppo si lasciò alle spalle anche un'epidemia di vaiolo. I Caddo infuriati minacciarono gli spagnoli rimasti, che ben presto abbandonarono la neonata missione e tornarono a Coahuila. Nei venti anni successivi, la Spagna ancora una volta ignorò completamente il Texas.[30]
Note
modifica- ^ Martinez, pp. 19-20.
- ^ Martinez, p. 20.
- ^ Martinez, pp. 20-21.
- ^ Martinez, p. 21.
- ^ Martinez, pp. 21-22.
- ^ Martinez, p. 22.
- ^ Martinez, pp. 22-24.
- ^ Martinez, p. 25.
- ^ Martinez, p. 26-27.
- ^ Martinez, pp. 27-29.
- ^ Martinez, pp. 31-32.
- ^ Martinez, p. 32.
- ^ Martinez, pp. 32-33.
- ^ a b Martinez, p. 33.
- ^ Martinez, pp. 34-35.
- ^ Martinez, pp. 35-36.
- ^ Martinez, p. 36.
- ^ Martinez, pp. 37-38.
- ^ L'unica fonte di prima mano della spedizione di de Soto venne scritta da Hernández de Biedma. Un'altra testimonianza, generalmente considerata opera dell'aiutante di de Soto, Rodrigo Ranjel, è giunta a noi solo in parte in un riassunto scritto da Gonzalo Fernández de Oviedo y Valdés. Questa fonte secondaria ha avuto una forte influenza sulla stesura del testo noto come Relaçam, «relazione», del «Gentiluomo di Elvas» e, a sua volta, della stesura dell'opera La Florida del Inca di Garcilaso de la Vega (vedi The Hernando de Soto Expedition: History, Historiography, and Discovery in the Southeast, in Journal of Interdisciplinary History, vol. 30, n. 3, inverno 1999.).
- ^ Martinez, p. 39.
- ^ Martinez, pp. 39-40.
- ^ Martinez, pp. 40-41.
- ^ Martinez, pp. 41-42.
- ^ Martinez, pp. 43-45.
- ^ Martinez, p. 45-46.
- ^ Martinez, pp. 59-71.
- ^ Herbert Eugene Bolton, Spanish exploration in the Southwest, 1542-1706, C. Scribner's sons, 1916.
- ^ a b Martinez, pp. 110-120.
- ^ Martinez, pp. 137-140.
- ^ Martinez, pp. 158-178.
Bibliografia
modifica- (EN) Robert Goodwin, The Epic Story of Spanish North America (1493-1898), New York, Bloomsbury Publishing, 2019, ISBN 9781632867247.
- (ES) Fernando Martinez Laínez e Carlos Canales Torres, Banderas Lejanas - La exploración, conquista y defensa por España del territorio de los actuales Estados Unidos, Madrid, EDAF, 2023 [2017], ISBN 978-84-414-4279-5.