Obizzo da Carrara
Obizzo da Carrara (Padova, ... – post 1439) è stato un condottiero italiano, signore di Ascoli Piceno.
Obizzo da Carrara | |
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Signore di Ascoli Piceno | |
Trattamento | Signore |
Nascita | Padova |
Morte | post 1439 |
Dinastia | Da Carrara |
Padre | Conte da Carrara |
Madre | ? |
Religione | Cattolicesimo |
Obizzo da Carrara | |
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Nascita | Padova, ? |
Morte | post 1439 |
Dati militari | |
Paese servito | Regno di Napoli Stato Pontificio Ducato di Milano |
Forza armata | Mercenari |
Grado | Condottiero |
Battaglie |
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Biografia
modificaObizzo, figlio naturale di Conte da Carrara della famiglia padovana dei Da Carrara,[1] e suo fratello, Ardizzone, nel 1405 fuggirono dalla città e trovarono rifugio prima a Firenze e poi nel Regno di Napoli, dove il padre Conte era al servizio di re Ladislao d'Angiò-Durazzo; entrambi furono fatti prigionieri da Braccio da Montone durante la battaglia di Marsciano (1411)[1] e nuovamente nella battaglia di Roccasecca (1411), mentre erano al servizio di Ladislao contro Luigi II d'Angiò.
Dal 1413 Ardizzone ed Obizzo affiancarono nel governo della contea di Ascoli Piceno il padre Conte, che morì nel 1421:[1] Obizzo ebbe il dominio della città.[1] Papa Martino V nel 1423 gli rinnovò per tre anni il vicariato,[2] ordinandogli di prestare aiuto alla regina Giovanna II d'Angiò-Durazzo, nella difesa dell'Aquila dall'assedio di Braccio da Montone. Ma prima che scadessero i tre anni del secondo vicariato, Martino V inviò il condottiero Giacomo Caldora per riportare Ascoli sotto il dominio diretto dello Stato Pontificio e per scacciarne Obizzo,[1] che aveva preso contatti con il fratello Ardizzone e con il duca di Milano Filippo Maria Visconti con l'intento di prendere le armi contro il papa. Il Caldora riuscì a prendere Ascoli (1426) ed Obizzo prima si rifugiò in un castello vicino, dove sperava di ricevere aiuti da parte del fratello, poi fuggì a Milano dove trovò asilo.[1]
Nel 1437 Obizzo tentò nuovamente di riconquistare Ascoli, allora nelle mani di Francesco Sforza,[3] insieme con Francesco Piccinino e Giosia Acquaviva, senza riuscirci.[4] Nel 1439 si mise al servizio del duca di Milano. Dopo questi avvenimenti mancano ulteriori notizie su di lui.
Note
modificaBibliografia
modifica- Pompeo Litta, Carraresi di Padova, collana Famiglie celebri italiane, Milano, Giulio Ferrario, 1834.