Orange (azienda)

azienda di telecomunicazioni francese

Orange S.A. (fino al 1º luglio 2013 conosciuta come France Télécom) è la maggiore impresa di telecomunicazioni in Francia. Con i suoi 170.000 dipendenti e 230,7 milioni di clienti nel mondo, è una delle principali aziende mondiali del settore[senza fonte].

Orange S.A.
Logo
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StatoFrancia (bandiera) Francia
Forma societariasocietà anonima
Borse valori
ISINFR0000133308
Fondazione1º gennaio 1988
Sede principaleParigi
Persone chiave
SettoreTelecomunicazioni
Prodottitelefonia fissa e mobile, internet e tv
Fatturato€ 41,4 miliardi[2] (2018)
Utile netto€ 2,2 miliardi[3] (2018)
Dipendenti151.000[2] (2018)
Sito webwww.orange.com/

Al 28 aprile 2021 ha una capitalizzazione in Borsa di 27,72 miliardi di euro.[4] La quota di controllo è in mano pubblica: 13,39% delle azioni controllato dallo stato francese, e il 6,14% è dei dipendenti.[5]

È attiva nella telefonia fissa, in quella mobile ed è un fornitore di servizi internet. È presente, oltre che in Francia, in molti altri paesi del mondo tra cui Marocco, Regno Unito, Spagna, Polonia, Egitto, Romania, Moldavia, Belgio, Slovacchia e nelle ex-colonie francesi.

È membro dell'Istituto europeo per le norme di telecomunicazione (ETSI).[6]

A partire dal 1889 il servizio telefonico francese è stato nazionalizzato e dal 1921 è stato gestito dalla Postes, télégraphes et téléphones (PTT). France Télécom nasce nel 1988 come azienda pubblica del governo francese separata dalle Poste, per essere poi privatizzata nel 1991. Nel 1996 viene quotata in borsa.[7]

In Italia è stata attiva dal 1997 al 2003, in quanto fondatrice, insieme a Enel e Deutsche Telekom, di Wind Telecomunicazioni.[8]

Dal 2007 ha offerto nel comune di Parigi e dintorni l'ADSL a 100 Mbit/s in download ai suoi clienti.

Nel biennio 2008-2009, oltre 20 dipendenti della società si sono suicidati. Furono messi sotto accusa i metodi di direzione e la gestione del personale, e vennero chiesti provvedimenti dal governo francese.[9][10]

Il marchio Orange è stato inizialmente fondato nel 1994 dai cinesi di Hutchison Whampoa e dopo una serie di passaggi di mano è stato poi venduto nel 2000 da Vodafone a France Télécom. Dal 1º luglio 2013, France Télécom ha cambiato il nome societario in Orange, per meglio rappresentare la natura internazionale dell'azienda.[11]

L'azienda era proprietaria della piattaforma di streaming Dailymotion, ma nel 2015 ha ceduto il 90% della sua quota a Vivendi.[12]

Dal 1993 Orange è stata anche presente nel Regno Unito, ma dal 2010 al 2015 si sono svolte le operazioni per completare una fusione con T-Mobile UK e creare il nuovo operatore EE,[13] che è stato poi comprato da British Telecom nel gennaio 2016.[14]

Orange nel mondo

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Al 2018 Orange ha 264 milioni di clienti, di cui 32,5 milioni di clienti fissi, 56,2 milioni di clienti in connettività mobile 4G e 9,6 milioni di clienti che usano i servizi televisivi.[2]

 
Orange in Europa nel 2017
  (Slovacchia, Francia, Romania, Moldavia, Lussemburgo) compagnia telefonica principale  (Belgio, Polonia, Armenia) 2ª compagnia telefonica   (Spagna) 3ª compagnia

Orange è presente in otto Paesi europei, da cui genera il 70% dei ricavi,[15] unitamente ad altri Paesi africani e mediorientali.[16] È anche proprietaria di una quota dell'10,2% in Deezer.[17]

Paese Operatore Partecipazione (%)
  Belgio Orange Belgium 52,91
  Francia Orange France 100
  Lussemburgo Orange Communications Luxembourg 52,91
  Moldavia Orange Moldova 94,41
  Polonia Orange Polska 50,67
  Romania Orange Romania 99,20
  Slovacchia Orange Slovensko 100
  Spagna Orange Espagne 100
  Caraibi Orange Caraïbe
  Botswana Orange Botswana
  Burkina Faso Orange Burkina Faso 85,81
  Camerun Orange Cameroon 94,40
  Rep. Centrafricana Orange Centrafrique
  RD del Congo Orange RDC 100
  Costa d'Avorio Orange Côte d'Ivoire 72,52
  Egitto Orange Egypt 99,96
  Guinea Orange Guinée 37,64
  Guinea-Bissau Orange Bissau 38,10
  Giordania Jordan Telecom 51
  Liberia Orange Liberia
  Madagascar Orange Madagascar
  Mali Orange Mali 29,65
  Marocco Médi Telecom 49
  Mauritius My.T/Mauritius Telecom
  Senegal Sonatel 42,33
  Sierra Leone Orange Sierra Leone
  Tunisia Orange Tunisie
Fonti:[18][19][20][21]

Partenariato con la Wikimedia Foundation

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Il 23 aprile 2009, la Wikimedia Foundation e Orange hanno annunciato un partenariato che consisteva nella possibilità per i clienti di Orange di accedere ai contenuti delle diverse edizioni linguistiche di Wikipedia senza costi di navigazione.[22] Il 24 gennaio 2012 Orange e Wikimedia hanno annunciato che questo accordo sarebbe stato esteso e reso operativo in venti paesi dell'Africa e del Medio Oriente: i clienti Orange che accedevano da rete mobile non avrebbero più dovuto sostenere costi di navigazione per i domini WMF.[22][23] L'accordo faceva parte di un progetto chiamato Wikipedia Zero,[24] terminato nel 2018.[25]

  1. ^ Group's General Management Committee, su Orange. URL consultato il 23 febbraio 2020.
  2. ^ a b c (EN) Orange at a glance, su Orange - Integrated Annual Report, 2018. URL consultato il 23 febbraio 2020.
  3. ^ 2018 financial results, su Orange - Integrated Annual Report, 2018. URL consultato il 23 febbraio 2020.
  4. ^ (FR) Orange – Cours, su live.euronext.com. URL consultato il 28 aprile 2021.
  5. ^ (EN) Orange – Company profile, su live.euronext.com. URL consultato il 28 aprile 2021.
  6. ^ ETSI Membership Information, su portal.etsi.org. URL consultato il 7 maggio 2023.
  7. ^ France Telecom - Ultime notizie su France Telecom - Argomenti del Sole 24 Ore, su Argomenti Argomenti del Sole 24 Ore. URL consultato il 23 febbraio 2020.
  8. ^ Wind, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 23 febbraio 2020.
    «Società per le telecomunicazioni sorta nel 1997 in seguito a un accordo siglato tra Enel (azionista di riferimento), France Telecom e Deutsche Telekom. Enel, diventata unica azionista nel 2003»
  9. ^ Nuovo suicidio a France Telecom è la 23ª vittima in 18 mesi, La Repubblica
  10. ^ France Telecom fermerà l'ondata di suicidi, La Repubblica
  11. ^ (EN) Daniel Thomas, France Telecom changes name to Orange, in Financial Times, 29 maggio 2013. URL consultato il 23 febbraio 2020.
  12. ^ (EN) Vivendi raises its stake in Dailymotion, su press.dailymotion.com, 2 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2017).
  13. ^ (EN) Christopher Williams, EE declares merger of Orange and T-Mobile 'complete' after five years, in Telegraph, 27 luglio 2015. URL consultato il 23 febbraio 2020.
  14. ^ (EN) British Telecom’s $19m deal to buy the UK’s largest 4G mobile network has been approved, su Digital Trends, 15 gennaio 2016. URL consultato il 23 febbraio 2020.
  15. ^ (EN) Orange in the world, su orange.com. URL consultato il 23 febbraio 2020.
  16. ^ (EN) Africa and the Middle East, su orange.com, 26 novembre 2019. URL consultato il 23 febbraio 2020.
  17. ^ (EN) LIST OF ORANGE GROUP ENTITIES (PDF), su orange.com, 31 dicembre 2015. URL consultato il 23 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2020).
  18. ^ (EN) Consolidated financial statements 2019 (PDF), su orange.com, 13 febbraio 2020. URL consultato il 23 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 13 febbraio 2020).
  19. ^ (EN) 2018 Registration document (PDF), su orange.com. URL consultato il 23 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2020).
  20. ^ (EN) All the Group's website, su orange.com. URL consultato il 23 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 4 agosto 2020).
  21. ^ (FR) Téléphonie: Orange Maurice devient MyT Mobile, in L'Express, Mauritius, 9 novembre 2017. URL consultato il 23 febbraio 2020.
  22. ^ a b (EN) Press Contacts, su Wikimedia Foundation, 31 maggio 2018. URL consultato il 17 aprile 2023.
  23. ^ Agreement between Orange and Wikipedia: free access in Africa Archiviato il 6 giugno 2015 in Internet Archive., nota su lettera27.org del 6 febbraio 2012.
  24. ^ Pagina dedicata a Wikipedia Zero su mediawiki.org.
  25. ^ (EN) Building for the future of Wikimedia with a new approach to partnerships – Wikimedia Blog, su blog.wikimedia.org. URL consultato il 23 febbraio 2020.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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