Ospizio e oratorio dei Proti
L'istituto Proti-Vajenti-Malacarne è una casa alloggio per persone anziane e bisognose, situata in uno storico palazzo ristrutturato nel Seicento dall'architetto Antonio Pizzocaro, in contrà Giampietro Proti a Vicenza. Annesso all'istituto è l'oratorio dei Proti, nell'omonima contrà.
Istituto Proti-Vajenti-Malacarne | |
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Cortile interno | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Veneto |
Località | Vicenza |
Indirizzo | Contrà Giampietro de' Proti 3, 36100 Vicenza |
Coordinate | 45°32′44.84″N 11°32′45.39″E |
Informazioni generali | |
Condizioni | casa di riposo per anziani |
Costruzione | XVII secolo |
Stile | classico |
Storia
modificaFondazione
modificaGiampietro de Proti, nobile vicentino, uomo d'armi e politico, fu uno dei protagonisti nelle trattative che portarono alla dedizione di Vicenza alla Repubblica di Venezia nel 1404[1]. Ultimo della sua casata e senza eredi, dispose con testamento, redatto il 28 marzo 1412, che una sua casa e l'altra contigua dello zio materno fossero, dopo la sua morte, destinate a ospizio, adeguatamente dotato di beni, con lo scopo di accogliere sei nobili, caduti in povertà, in "sei camere cum camini"[2].
L'ospizio veniva posto sotto la protezione di Sancta Maria Misericordiae, della quale il cavaliere stabiliva nel testamento anche la tipologia di immagine che avrebbe dovuto essere collocata in sito[3][4].
Giampietro de Proti stabiliva anche l'acquisto di altri trenta letti forniti dell'occorrente per altri sessanta indigenti, di distinta condizione, in due cameroni al piano terreno. Destinava a tale scopo tutti i suoi beni immobili in Bolzano, Preporcile, Lisiera e Vigardolo. Stabiliva che l'hospedal fosse governato da tri boni citadini de Vicenza, nominati dal conseio generale et grande del comune de Vicenza insieme con i Priori di S. Corona, di S. Michele e di S. Maria dei Servi; col Guardian dei Frati Minori, il Capitolo del Duomo, i suoi due capellani di S. Giacomo e di S. Antonio esistenti nel detto Duomo. A questi tre designati ogni due anni, con obbligo del rendiconto di loro amministrazione, assegnava cento lire annue per so salario fazendo ben[5].
Adiacente alla casa volle fosse eretto un oratorio dedicato alla Madonna Sancta Maria Mísericordiosa, dipinta da Battista da Vicenza nel classico gesto di protezione materna verso i suoi devoti[6].
Questo ospizio si distingueva dagli altri ospitali del tempo per la sua originale destinazione, ossia una dignitosa assistenza materiale e morale ai nobili vicentini decaduti dall'antico prestigio, per le complesse vicende politiche e sociali del tempo, ed esposti a una condizione di vita divenuta incompatibile con il loro rango[7].
Ristrutturazione in età moderna
modificaL'ospizio iniziò a funzionare nel 1412, subito dopo la morte del testatore, dapprima diretto da Traiano Thiene e dagli altri consanguinei - i Thiene erano imparentati con i Proti - e ottenne ben presto risorse in rendite e favori da papa Eugenio IV[8], dal vescovo di Vicenza Francesco Malipiero e dalla Repubblica di Venezia[9]. Col passare dei secoli, si arricchì di numerose e preziose opere d'arte, provenienti spesso dalle case dei nobili ospiti. Tra i benefattori va ricordato il vescovo di Vicenza Pietro Marco Zaguri per preziosi arredi liturgici offerti all'oratorio[10].
Nonostante le molteplici disposizioni date dal fondatore e il favore delle autorità cittadine, già nel 1520 - forse anche in relazione alle drammatiche vicende vicentine della guerra della Lega di Cambrai – l'ospizio versava in una condizione "rovinosa e distruttiva" e si rese necessaria l'istituzione di un collegio sindacale a garanzia di una corretta amministrazione.
La notte del 18 novembre 1606 l'ospizio fu devastato da un incendio, per cui dovette essere restaurato. Dal 1656 iniziò una radicale trasformazione del complesso, affidata all'architetto Antonio Pizzocaro, ancora oggi visibile nella sua severa e pur elegante organizzazione degli spazi[11], ristrutturazione che si svolse in diverse fasi, dal 1656 al 1707[12].
L'istituto in età contemporanea
modificaNel gennaio 1809, il Governo Italico decretò che tutti i luoghi pii della città e quindi anche l'ospizio Proti, venissero amministrati dalla Congregazione di Carità da esso istituita[13].
Dieci anni più tardi, sotto il Regno lombardo-veneto, alla Congregazione di Carità subentrava il Pio Conservatorio, amministrato da un direttore nominato dal consiglio comunale, mentre la città, rappresentata dalla Congregazione Municipale, conservava sull'ospizio il diritto di patronato, confermato dal governo austriaco[14].
Il nobile e magistrato Giampaolo Vajenti (1780-1852), con il suo testamento lasciò all'ospizio la somma di 100.000 lire austriache, stabilendo che con le rendite del legato fosse aumentato il numero dei "graziati", che ciascuno avesse in danaro una lira al giorno e che fra i richiedenti fosse data preferenza alle persone nobili e tra questi a coloro che portavano il cognome Vajenti.
A parte ulteriori donazioni di minore consistenza, il nobile Giovanni Battista Malacarne (1784-1864) istituì con testamento suo erede universale l'ospizio, che da allora prese il nome di "Ospizio de' Proti - Vajenti - Malacarne"[15].
Con sovrana risoluzione del 24 dicembre 1861 e definitivo decreto 23 gennaio 1863 rinacque la Congregazione di Carità di Vicenza e l'ospizio fu nuovamente amministrato da essa.
Nel corso dei secoli furono a più riprese rinnovati e aggiornati i suoi statuti e regolamenti in armonia con le emergenti contingenze socioeconomiche.
Negli anni ottanta del Novecento l'istituto è stato restaurato e dotato di moderne strutture e di adeguati impianti dall'architetto Piero Morseletto[16].
L'istituto consiste oggi, pur con i dovuti adattamenti conseguenti al vivere contemporaneo, di una casa albergo articolata in 50 mini-alloggi, che ospita circa sessanta anziani autosufficienti, vicentini, di oltre 50 anni di età, di civile condizione, in stato di bisogno "per isventure a loro non imputabili". Oltre all'alloggio, agli ospiti vengono messi a disposizione l'assistenza infermieristica, altri servizi generali e, nei casi di maggior bisogno, un assegno alimentare mensile e sussidi particolari a Pasqua e Natale.
Descrizione
modificaOspizio
modificaL'attuale complesso è il frutto della ristrutturazione seicentesca di Antonio Pizzocaro: una vasta costruzione tutt'intorno a un ampio cortile quadrilatero, delimitato da un portico inferiore con volte a crociera e da tre logge sovrapposte con travature a vista. Gli archi delle logge corrispondono all'accesso delle singole unità abitative, ciascuna delle quali consistente in due vani.
L'austera compostezza del cortile corrisponde alla severità delle pareti esterne che si affacciano sulle contrade, dove il cadenzato ritmo delle finestre, appena segnate da lieve cornice, corrisponde all'interna ripartizione degli spazi
Il portone d'ingresso a tutto sesto entro bugne gentili, è sormontato dalla citazione estemporanea di una sommessa serliana e, sopra, da un finestrone centinato. Nel vestibolo dell'ingresso quattro lapidi sono collocate per testimoniare gratitudine e onore al fondatore Gian Pietro de Proti, a Giampaolo Vajenti, a Giambattista Malacarne e a Maffeo Todeschini Munari, insigni benefattori dell'ospizio. Nell'interno sotto il loggiato di sinistra altre due lapidi ricordano le visite che vi fecero gli imperatori austriaci, nel 1825 Francesco I e nel 1838, Ferdinando I.
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Cortile interno
Oratorio
modificaAl centro del lato occidentale del complesso, prospiciente all'omonima contrà, si apre l'oratorio dell'ospizio - dedicato alla Visitazione di Maria - costruito nel 1656 sull'ala dell'edificio opposta alla precedente cappella quattrocentesca.
La facciata, coronata da una cornice su dentelli ricurvi di tradizione scamozziana, è semplice e austera, dalla superficie fatta appena risaltare sulla circostante parete. L'alta porta con frontone triangolare è sormontata da un oculo e affiancata da strette finestre rettangolari sopra le quali alcune iscrizioni attestano la fondazione dell'oratorio; al di sopra della porta un più grande frontone triangolare.
L'interno è un austero vano rettangolare molto alto a tetto piano con, a oriente, un solo altare sulla cui mensa quattro colonne corinzie fiancheggiano un arco e reggono una trabeazione e un frontone triangolare, sormontato da breve attico e ulteriore frontoncino ad arco ribassato, opera di raffinata eleganza, eseguita sempre su disegno del Pizzocaro.
Sopra l'altare vi è la pala della Visitazione di Francesco Maffei; ai lati le statue della Carità (a destra) e della Fede (a sinistra), opere seicentesche di mano esperta.
Altro dipinto all'interno dell'oratorio è L'atto di donazione dei beni ai poveri di Giambattista Maganza il Giovane, che raffigura Giampietro de Proti inginocchiato insieme a santa Elisabetta.
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Targa sulla facciata dell'oratorio
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Oculo sulla facciata dell'oratorio
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Targa sulla facciata dell'oratorio
Casa Proti
modificaL'ala meridionale dell'ospizio ha inglobato la cosiddetta "casa Proti"[17], edificio del primo Cinquecento. Nel prospetto posteriore meridionale, prospiciente il fiume Retrone, vi è un piccolo chiostro tardoseicentesco ad arcate, annesso posteriormente al nucleo più antico forse dal capomastro Carlo Buttiron, attivo nell'ultima campagna di lavori di ristrutturazione dell'ospizio intorno al 1700.
Note
modifica- ^ "Cavaliere e cittadino chiarissimo non pure nella Patria, ma in tutta Europa per le sue preclarissime virtù, mediante le quali la Città di Vicenza spontaneamente si sottopose alla Repubblica Veneta, ... annoverato tra i suoi Patrizi, pretore a Verona, prefetto a Padova, senatore a Siena, noto a tutti i Principi Cristiani", in Francesco Barbarano de' Mironi, Historia ecclesiastica della città, territorio e diocese di Vicenza, Libro V, p. 87
- ^ ... Item io lasso, voio et ordeno, che della mea casa grande, in la quale solea habitar i spettabili et egregi Cavaleri Bugamante, et messer Thomaso di Prothi, et in la quale io habito mi in persona quando io sum in la cità de Vicenza, et cossì l'altra casa contigua a quella la quale fo de M. Pero di Prothi el ne debia fir facto uno hospedal soto vocabulo de Madona Sancta Maria Misercordiosa et in quello hospedal debia star sei zintilhomini et habitar, qualli sia vegnudi in povertà, intendendo che questi sei zintilhomeni non sia stadi traditor, homicidiarii, né habia perdù el suo per cativa gola, né per cativeria, che illi habia fatta, ma solamente homeni fortunadi: et questi sei habia sei camare cum camini, le qual camare sia fornide de sei lecti cum un altro lecto de cariola per zascaduna camara, et sia fornì le dicte camare de linzolii, coltre, pimazi, cusinelli et de ogni altra cossa che ghe bixogna, per mudarli ogni mexe una volta, azoché i staga neti, et che quelli zintilhomeni sei fia vestidi doe volte all'anno, zoè l'inverno che non habia fredo, et la està a modo de està ... (dal testamento)
- ^ de Madona Sancta Maria che habia uno mantello grande de color azuro averto, et ella staga averta cum i braci, per redur soto el so mantello molti peccadori segondo usanza cum la si empenta (dal testamento)
- ^ Sulla porta dell'ospizio ancora agli inizi del Seicento il Castellini vedeva e lo citava nella sua Descrizione della città di Vicenza dentro dalle mura e delli borghi della medesima, l'immagine della Vergine con sottoposta iscrizione in onore del fondatore, che ora è murata nell'atrio
- ^ (dal testamento)
- ^ Franco Barbieri, Renato Cevese, Guida di Vicenza, Vicenza, 1956, pp. 136-237
- ^ Gian Maria Varanini, Vicenza nelle istituzioni, classi dirigenti, economia, in Storia di Vicenza, II, L'età medievale, Vicenza 1988, pp. 187-189
- ^ Con il suo Breve del 4 Luglio 1442
- ^ Nell'Archivio storico dell'istituto sono conservate le Parti e terminazioni per il suo buon governo, dal 1520 al 1807
- ^ Ermenegildo Reato, Un vescovo di Vicenza tra riforme e rivoluzioni. Pietro Marco Zaguri (1736, 1795-1810), Roma, 1991
- ^ R. Schiavo, L'istituto Proti e l'architettura seicentesca vicentina di «stile severo», in Ranzolin, Schiavo, Morseletto, L'istituto Proti-Vajenti-Malacarne, cit- pp. 24-32
- ^ Nel 1658 era compiuto il prospetto principale a settentrione; seguirono ulteriori fasi di lavori dal 1695 al 1699 e nel 1706-1707. La documentazione intorno al cantiere, che si è conservata, resta preziosa per la comprensione della prassi operativa, della struttura delle imprese e dell'articolazione delle maestranze nell'edilizia vicentina dell'epoca
- ^ A quel tempo gli assistiti, oltre l'alloggio, ricevevano una prestazione mensile in danaro di lire 15,86 ciascuno, insieme alla stabilita quantità di biancheria, coperte e medicinali in caso di malattia.
- ^ Dal Piano disciplinare economico, che il Direttore presentava alla Congregazione Municipale, alla fine del 1847 si ricava che ciascuno dei "graziati", cioè degli assistiti che in quell'anno erano 39, riceveva 31 lire venete al mese, l'alloggio, le prestazioni del medico e le medicine; letto, coperte e biancheria non erano invece più elargite, tranne in qualche caso di estrema miseria.
- ^ I beni Malacarne, secondo l'Inventario 2 Maggio 1864, ammontavano al netto a fiorini 86.578,83.
- ^ Piero Morseletto, Il restauro, in Ranzolin, Schiavo, Morseletto, L'istituto ..., cit., pp. 34-58
- ^ Registrata nell'Estimo vicentino del 1563-1564 (Battilotti 1980, p. 92) come proprietà di un Andrea Dall'Oro
Bibliografia
modifica- Franco Barbieri e Renato Cevese, Vicenza, ritratto di una città, Vicenza, Angelo Colla editore, 2004, ISBN 8890099070.
- Congregazione di carità Vicenza, Statuto organico e regolamento dell'ospizio de Proti-Vajenti-Malacarne amministrato dalla Congregazione di carità di Vicenza, Vicenza, 1899
- Antonio Magrini, Notizie del cav. Giampietro de Proti e dell'ospitale di Santa Maria della Misericordia da lui fondato in Vicenza l'anno 1412, Padova, 1847
- Antonio Ranzolin (a cura di) con testi di R. Schiavo, P. Morseletto, L'istituto Proti-Vajenti-Malacarne: la storia dell'istituzione, il complesso architettonico, il restauro, Vicenza, IPAB, 1985.
- Ermenegildo Reato (a cura di), La carità a Vicenza. Le opere e i giorni, IPAB, Vicenza 2004.
Voci correlate
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