Ossario di Forno di Coazze
L’Ossario di Forno di Coazze è un sacrario partigiano che si trova in località Forno, borgata Ferria, del comune di Coazze, in Val Sangone (Città metropolitana di Torino).
Ossario di Forno di Coazze | |
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Tipo | Sacrario partigiano |
Ubicazione | |
Stato | ![]() |
Comune | Coazze |
Luogo | Forno |
Costruzione | |
Periodo costruzione | 1945 |
Data apertura | 4 novembre 1945 |
Ingegnere | E. Coticone |
Mappa di localizzazione | |
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Storia
modificaA seguito di alcune azioni partigiane, nel maggio 1944 i nazifascisti effettuarono un vasto rastrellamento in alcune valli del Piemonte occidentale, fra cui la Val Sangone. Fra l’altro, presero 24 partigiani catturati e detenuti nel carcere allestito nella scuola elementare di Coazze e li condussero a Forno (circa 950 m sul livello del mare), fecero scavare una grande fossa quasi sulla sponda del torrente Sangone e poi li mitragliarono alle gambe facendoli cadere, vivi, nella fossa dove, ammucchiati uno sull’altro, morirono lentamente dissanguati. Per due giorni i nazifascisti impedirono alla popolazione locale di avvicinarsi, poi gettarono sui corpi sassi e terra e se ne andarono[1]. Altri quattro partigiani furono fucilati contestualmente a Forno[2].
Subito dopo la Liberazione, nel maggio 1945, su iniziativa dei partigiani della valle e del comandante Giuseppe Falzone, si decise la costruzione di un ossario per una degna sepoltura delle vittime, poco più in alto della fossa comune dove si consumò l’eccidio, a circa duecento metri di distanza. I lavori per la realizzazione dell’ossario, costruito con il contributo economico dei partigiani e di alcune famiglie della valle e progettato dall’ingegner E. Coticone, iniziarono già nel giugno 1945 e la struttura fu inaugurata il 4 novembre 1945, alla presenza di Ferruccio Parri e dell’arcivescovo di Torino, cardinale Maurilio Fossati[3].
Descrizione
modificaLa forma della struttura vuole ricordare un’aquila ad ali spiegate. Al centro c’è una piccola cappella con la sovrastante scritta Usque ad finem et ultra comites e ai lati le lapidi coi nomi dei 98 caduti le cui salme sono state qui tumulate: oltre ai 24 caduti della fossa comune, vi riposano molti altri partigiani uccisi in valle (che in tutto sono 278)[4], fra cui anche quattro stranieri (due cecoslovacchi, un polacco e un russo) e alcuni di cui non è stato possibile accertare l’identità. Vi sono anche due civili, le prime vittime della repressione nazifascista in valle.
Fra il 1986 e il 1991 l’ambiente intorno all’ossario è stato risistemato con un viale di accesso monumentale con alcune lapidi e anche l’area della fossa comune è stata resa più accessibile[5]. Ogni anno, a maggio e a novembre, vi si tiene una celebrazione a cui sono stati presenti anche tre Presidenti della Repubblica: Oscar Luigi Scalfaro nel 1997[5], Giorgio Napolitano nel 2009[5] e Sergio Mattarella nel 2015[6]. Nel 2005 l’ossario è stato riconosciuto cimitero di guerra dal Ministero della Difesa[7]. L’attuale presidente del Comitato di gestione dell’ossario è Piero Fassino[8].
Note
modifica- ^ Mauro Sonzini, Abbracciati per sempre, Savigliano, Gribaudo, 2004
- ^ Episodio di Forno di Coazze e Grange Garida (PDF), su straginazifasciste.it. URL consultato il 26 febbraio 2021.
- ^ Ricordi e immagini della Resistenza in Val Sangone, Giaveno, Comunità Montana Val Sangone, 1998
- ^ Elenco dei caduti partigiani in Val Sangone nel periodo 1943 - 1945, su ecomuseoresistenza.wixsite.com. URL consultato il 26 gennaio 2021.
- ^ a b c L'Ossario dei Caduti di Forno di Coazze, su ecomuseoresistenza.wixsite.com. URL consultato il 26 febbraio 2021.
- ^ Il Presidente a Forno di Coazze, su quirinale.it. URL consultato il 26 febbraio 2021.
- ^ Forno di Coazze - Ossario dei Caduti, su valsangoneluoghimemoria.altervista.org. URL consultato il 26 febbraio 2021.
- ^ Ossario di Forno di Coazze, su cittametropolitana.torino.it. URL consultato il 21 marzo 2021.
Bibliografia
modifica- Gianni Oliva, La Resistenza alle porte di Torino, Milano, Franco Angeli, 1989
- Luciano Boccalatte, Andrea D’Arrigo e Bruno Maida (a cura di), Guida ai luoghi della guerra e della Resistenza nella provincia di Torino, Torino, Blu Edizioni, 2009 [2006], pp. 142-143.
Voci correlate
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