Palazzo Altoviti (Roma)

palazzo storico scomparso di Roma

Il Palazzo degli Altoviti era un palazzo cinquecentesco della famiglia fiorentina degli Altoviti e sito sul Lungotevere degli Altoviti, affacciato su Ponte Sant'Angelo[1].

Palazzo Altoviti
Palazzo Altoviti nel 1851: foto di Robert MacPherson.
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneLazio
LocalitàRoma
IndirizzoLungotevere degli Altoviti
Coordinate41°54′04.4″N 12°27′58.9″E
Informazioni generali
Condizionidemolito
Distruzione1888

Descrizione storica

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È stato costruito da Bindo Altoviti nel 1514, in una caratteristica posizione posta all'estremità del Ponte Sant'Angelo e affacciato sul Tevere. Lato terra, il palazzo si affacciava sulla Piazza di Ponte Sant'Angelo.

In questo palazzo nacque nel 1751 l'archeologo Ennio Quirino Visconti.

Il Palazzo era riccamente decorato, ma tali opere d'arte sono state quasi completamente disperse. Tra gli artisti che vi lavoravano ci fu anche Giorgio Vasari, autore di un ricco soffitto di questo palazzo collocato nel 1932 a Palazzo Venezia in una sala ribattezzata "Sala Altoviti". Un busto presente storicamente nel palazzo, il Busto di Bindo Altoviti, opera cinquecentesca di Benvenuto Cellini, è attualmente visibile all'Isabella Stewart-Gardner Museum di Boston.

Ai suoi fianchi erano presenti delle botteghe di proprietà degli Altoviti, espropriate nel XVII secolo. Sulla riva opposta del fiume era situata la villa Altoviti, cui si accedeva tramite un portale che dava sul fiume.

Fu demolito nel 1888, in concomitanza con la costruzione dei muraglioni di contenimento del Tevere e del Lungotevere degli Altoviti.

  1. ^ Palazzo Altoviti visto da Ponte Sant'Angelo nel 1887, su romasparita.eu. URL consultato il 21 gennaio 2020.

Bibliografia

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  • Il Palazzo Altoviti, in "Archivio storico dell'arte", Volume 1, L. Pasqualucci, 1889
  • Ettore Roesler Franz, Livio Jannattoni, Roma sparita negli acquarelli di Ettore Roesler Franz: un racconto affascinante di immagini e di parole ritrova gli angoli più suggestivi della città scomparsa attraverso la raccolta completa dei dipinti del suo ultimo testimone. Newton Compton, 1983.

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