Panthera pardus tulliana
Il leopardo dell'Anatolia (Panthera pardus tulliana Valenciennes, 1856), detto anche leopardo dell'Asia Minore, è una distinta sottospecie di leopardo originaria della Turchia sud-occidentale[1]. La IUCN classifica il leopardo dell'Anatolia come un sinonimo del leopardo del Caucaso.
Leopardo dell'Anatolia | |
---|---|
Stato di conservazione | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Ordine | Carnivora |
Sottordine | Feliformia |
Famiglia | Felidae |
Genere | Panthera |
Specie | P. pardus |
Sottospecie | P. p. tulliana |
Nomenclatura trinomiale | |
Panthera pardus tulliana Valenciennes, 1856 | |
Areale | |
Distribuzione storica e attuale del leopardo Anatolico secondo la IUCN. |
Distribuzione e habitat
modificaIl leopardo dell'Anatolia venne descritto per la prima volta a partire da un unico esemplare proveniente dai dintorni di Smirne, in Turchia, nell'estremità occidentale dell'Asia Minore[2]. Nelle regioni orientali della Turchia il suo areale converge verso quello del leopardo del Caucaso[1]. Un tempo i leopardi dell'Anatolia abitavano le foreste e le colline delle regioni egee, mediterranee e orientali dell'Anatolia. Durante uno studio sul campo effettuato tra il 1993 e il 2002 gli zoologi riscontrarono la presenza di leopardi nelle foreste d'alta quota e nelle zone alpine della parte orientale dei Monti Karadeniz, dove la densità umana è molto bassa. In quest'area essi catturano vari ungulati selvatici, come caprioli, camosci, capre selvatiche e cinghiali, lepri variabili e fagiani di monte del Caucaso[3].
Nella primavera del 1992 vennero rinvenuti alcuni escrementi freschi nel Parco Nazionale di Termesso. Ulteriori dati raccolti intervistando gli abitanti del luogo suggerirono che alcune popolazioni di leopardo sopravvivevano nella Licia orientale e in alcune zone di quella occidentale[4].
Attualmente non sappiamo se in Anatolia vivano ancora leopardi in natura. Si ritiene che la causa primaria del loro declino e della possibile scomparsa sia stata la caccia grossa su vasta scala. Un cacciatore chiamato Mantolu Hasan ne uccise almeno quindici tra il 1930 e il 1950[5].
In Israele i leopardi sopravvissero fino agli anni '80 e tuttora vi sono voci di probabili avvistamenti in Galilea e sulle Alture del Golan. Tuttavia si ipotizza che si tratti di leopardi d'Arabia[6]. In Siria si ritiene che l'ultimo leopardo sia stato un esemplare abbattuto nel 1963 sui Monti Al-Ansariyah, a circa 20 km dal confine con la Turchia[7]. Per quanto riguarda la situazione dei leopardi in Libano non vi sono dati disponibili.
Ricerche sul campo e avvistamenti
modificaL'ultimo avvistamento ufficiale del leopardo d'Anatolia risale al 1974. L'esemplare in questione venne abbattuto dopo aver aggredito una donna nel villaggio di Bağözü, situato a 5 km di distanza da Beypazarı. Alcuni studiosi ritengono che questa sottospecie sia ormai estinta, mentre altri sostengono che in natura ne rimangano ancora 13-15 esemplari[3]. Nel 2001 ne vennero avvistati due esemplari: uno in una località chiamata Dandi, vicina alla città di Mut, sul Tauro, nella Regione del Mar Mediterraneo, e un altro nei pressi del ruscello Muskili, lungo le coste orientali del Mar Nero. Nel 2002 un team dell'associazione Big Cat Rescue iniziò a condurre un sopralluogo in una località situata a circa 2000 m di altitudine. In un primo periodo i membri di questa spedizione, guidata dal fotografo Cemal Gulas, individuarono e fotografarono un'impronta che ritennero essere quella di un leopardo, e successivamente riuscirono anche ad avvistare un leopardo, che fu in seguito fotografato; si ebbe così la conferma che in Anatolia sopravvivevano ancora questi felini.
Nel 2003 una remota trappola fotografica catturò l'immagine di un maschio adulto nel Parco Nazionale di Vashlovani, in Georgia. Molto probabilmente, però, si trattava di un leopardo del Caucaso[8]. Un altro avvistamento avvenne nel 2004 sull'Altopiano di Pokut.
Attualmente, gli uomini della Fondazione Leopardo d'Anatolia stanno studiando la popolazione degli esemplari del Tauro, facendo uso di trappole fotografiche. Il ricercatore Selim Guray e il suo gruppo sono riusciti a trovare alcune impronte nella foresta[5].
Il Kaplani dell'isola greca di Samo
modificaNon vi è alcuna fonte recente che testimoni la presenza del leopardo in Grecia, ma alla fine del XVIII secolo un leopardo dell'Anatolia proveniente dall'Asia Minore fu costretto, da un'inondazione del fiume Meandro o da un incendio naturale, a nuotare fino alla vicina isola di Samo, sulla quale divenne il predatore principale e il flagello degli animali domestici.
Il Kaplani (in greco Καπλάνι, dal turco Kaplan, che significa «tigre»), braccato dagli agricoltori e dai pastori, fu costretto a rifugiarsi in una caverna. Le fonti testimoniano che l'ingresso di questo rifugio venne bloccato con grandi massi in modo tale che l'animale, imprigionato dentro, morisse di fame e sete. Dopo un certo periodo un abitante di uno dei villaggi dell'isola, Gerasimos Gliarmis, aprì una cavità e discese disarmato nella caverna con l'intento di trovare il corpo privo di vita del leopardo. L'animale, tuttavia, era riuscito a sopravvivere nutrendosi dei resti di una sua vecchia preda e bevendo l'acqua penetrata attraverso l'ingresso della caverna. Il leopardo, cercando di fuggire, assalì Gerasimos, ma suo fratello Nikolaos, sceso nella caverna in suo soccorso, riuscì ad ucciderlo. Durante lo scontro, però, Gerasimos riportò una ferita al petto e morì pochi giorni dopo in seguito all'infezione.
Il corpo del leopardo venne imbalsamato ed oggi è esposto nel Museo di Storia Naturale dell'Egeo di Samo[9]. La storia dell'animale e la visione del suo corpo imbalsamato ispirarono la scrittrice greca Alki Zei per il racconto La tigre in vetrina (in greco Το καπλάνι της βιτρίνας, 1963).
Note
modifica- ^ a b Khorozyan, I. G., Gennady, F., Baryshnikov, G. F. and Abramov, A. V. (2006) Taxonomic status of the leopard, Panthera pardus (Carnivora, Felidae) in the Caucasus and adjacent areas. Russian Journal of Theriology 5(1): 41-52. pdf online Archiviato il 3 marzo 2016 in Internet Archive.
- ^ Valenciennes, M.A. (1856) Sur une nouvelle espèce de panthère tuée Comptes rendus. Académie des Sciences Paris. XLII: 1035-1039
- ^ a b Baskaya, S., Bilgili, E. (2004) Does the leopard Panthera pardus still exist in the Eastern Karadeniz Mountains of Turkey ? Oryx 38 (2): 228-232
- ^ Ullrich, B., Riffel, M. (1993) New evidence for the occurrence of the Anatolian Leopard, Panthera pardus tulliana (Valenciennes, 1856), in Western Turkey. Mammalia 57: 5.
- ^ a b The Antolian Leopard Foundation, su anatolianleopardfoundation.nl. URL consultato il 31 ottobre 2009 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2009).
- ^ Perez I., Geffen, E., Mokady, O. (2006) Critically endangered Arabian leopards Panthera pardus nimr in Israel: estimating population parameters using molecular scatology. Oryx 40 (3): 295-301
- ^ Masseti, M. (2009) Carnivores of Syria In: Neubert E, Amr Z, Taiti S, Gümüs B (Eds) Animal Biodiversity in the Middle East. Proceedings of the First Middle Eastern Biodiversity Congress, Aqaba, Jordan, 20–23 October 2008. ZooKeys 31: 229–252 pdf[collegamento interrotto]
- ^ Antelava, N. (2004) Lone leopard spotted in Georgia. BBC News, 25 May 2004 BBC News online
- ^ Natural History Museum of the Aegean
Voci correlate
modifica- Pardus, un sistema operativo turco distribuito da Linux che prende il nome dal leopardo dell'Anatolia
- Ankaraspor A.Ş., squadra di calcio turca i cui giocatori vengono soprannominati Leoparlar (leopardi)
- Leopardo della Cina settentrionale
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Panthera pardus tulliana
- Wikispecies contiene informazioni su Panthera pardus tulliana
Collegamenti esterni
modifica- IUCN Red List of Threatened Species: Panthera pardus saxicolor, su iucnredlist.org.
- Leopards in Palestine Gazelle - The Palestinian Biological Bulletin
- Leopards .:. wild-cat.org : The story of the last Anatolian Leopard, su leopards.wild-cat.org.
- Anatolian Leopard Research Group: photos of footprints and scat, su freewebs.com.