Pasquella
La Pasquella è un rito della tradizione orale contadina, ancora oggi presente in molte forme differenti in molti paesi della Romagna, delle Marche e di alcune aree dell'Umbria e del Lazio (dove prende anche il nome di Pasquarella); è simile alla Befanata Toscana. Il rito di questua ha luogo nelle date comprese fra il Capodanno e il Carnevale. Così come tutti i riti e canti di questua, essa è riferibile alle ritualità folkloriche legate ai morti e riti di superstizione e scaramanzia.[1]
Tradizioni e Riti di Pasquella
modificaAnalogamente al periodo di Ognissanti-San Martino, la tradizione si inquadra nelle date dei "passaggi" del dodekaemeron[1] invernale del calendario agrario (con chiari elementi pre-cristiani).
Numerose sono le tradizioni orali riguardanti tali periodi (in questo caso tra il Solstizio d'Inverno e l'Epifania) riguardanti morti o altre entità che vagassero nell'ultraterreno e in altre forme, tra le quali apparizioni di animali dotati della parola, spiriti di bambini ed anziani. Ad essi è dovuto ascolto e dono per il passaggio e buon auspicio.
La musica e la poesia rappresentano il tramite di scambio, di questua e di passaggio, così come sono parimenti importanti le offerte di cibo e ospitalità.
Sincretismi religiosi nei riti
modificaNumerosi i sicretismi religiosi sia nelle strofe di canto della pasquella che nelle date di festeggiamenti, essendo nella tradizione liturgica annunciato il calendario annuale e proprio nel giorno dell'Epifania annunciata il periodo di festività Pasquali.[2]
Per antichissima tradizione la liturgia della messa dell’Epifania prevede, tra il Vangelo e l’omelia, il solenne annuncio del giorno di Pasqua. Il giorno di Pasqua è presentato come il centro di tutto l’anno liturgico, una sorta di data zero da cui si originano le altre feste mobili: le Ceneri, l’Ascensione, la Pentecoste, la prima domenica di Avvento. Non è solo un semplice avviso, utile ad un mondo contadino e pastorale che non aveva calendari appesi in salotto: il testo ha un forte valore rituale ed è cantato, ove possibile, in latino e seguendo la melodia gregoriana. Oggi però sono molto diffuse delle forme adattate al testo italiano. L’uso di annunciare la data di Pasqua il 6 gennaio si perde nei secoli. Sappiamo che già ai tempi di Sant’Ambrogio, nella Milano imperiale del IV secolo,[3]
Un'altra spiegazione riferisce che, popolarmente, il termine Pasqua veniva utilizzato per indicare qualsiasi festa religiosa: la Pasqua di Natale, la Pasqua o Pasquetta per l’Epifania, la domenica delle palme diventava la Pasqua fiorita, la Pentecoste era la Pasqua rosata, infine la festa di Tutti i santi la Pasqua dei morti. Questa spiegazione deriva in un certo qual modo dalla prima, dato che le feste religiose più importanti sono in certo qual modo manifestazioni di eventi importanti della storia della salvezza di Cristo.
La Pasquella Marchigiana
modificaLa Pasquella Marchigiana conta numerose versioni, diffuse sia nelle aree della costa anconetana che fermano-maceratese, pesarese ed ascolana.
Insieme al Canto della Passione e al Cantamaggio, Sant’Antonio, Passione di San Giuseppe, Scacciamarzo, è uno dei riti principali appuntamenti delle Marche per ascoltare i canti di questua di origine contadina.[4]
A partire dagli anni 1970[5] la pasquella è stata oggetto di numerosi studi etnoantropologici, pubblicazioni e diffuse registrazioni su vinile, di musiche e registrazioni di autorevoli fondazioni[6] e numerose incisioni di versioni popolari e autoprodotte.
Il rito della Pasquella Marchigiana attuale prevede, in differenti stili esecutivi e di formazione, il canto di questua e un canto a ballo di terzinato (spesso il saltarello). Con il ballo possono seguire uno o più esecuzione ringraziamento finale. Nel testo sono normalmente dedicate a differenti: strofe di saluto, strofe di questua, strofe di buon augurio e strofe di ringraziamento, strofe improvvisate.
Le strofe di ringraziamento e improvvisate sono contenute molto spesso nel terzinato finale. I gruppi normalmente eseguono altre canzoni di saluto dopo aver ricevuto il dono o il cibo. In questo caso il repertorio è molto vasto e riferibile a molti repertori diversi (goliardico, storie, stornelli, balli, furlane, manfrine, balletti di san vito, pizziche, polke, valtzer, mazurke)
I testi di pasquelle marchigiane, conservati e tramandati sono riferibili al 1800. Fra gli autori dell'ottocento ancora tramandati risuona in tempo di pasquella, specialmente nell'area Pesarese, la poesia di Odoardo Giansanti, detto Pasqualòn. Numerosi anche i testi e canzoni di pasquella dell'ottocento nel fermano-maceratese, fra cui quelle composte e trascritte da Alfonso Leopardi, tra il 1867 e il 1877.[7]
Le rassegne della Pasquella Marchigiana
modificaNegli ultimi a partire dal 1984 il rito della Pasquella è stata occasione dei raduni di gruppi folkoristici e di gruppi spontanei intorno all'eventi e rassegne della Pasquella di Montecarotto, manifestazione di carattere regionale, sotto la direzione artistica del Gruppo La Macina. La Pasquella di Montecarotto ha proposto negli anni le migliori voci del folk marchigiano e word music e nuove tradizioni.[8]
I raduni di pasquella, così come le attività di questua spontanea negli ultimi quaranta anni sono portati da una popolazione ben nutrita di gruppi folkloristici e gruppi spontanei sul territorio marchigiano, che hanno continuato a rinnovarsi nel portare il rito ancora oggi in molte case di riposo, ospedali, frazioni remote.
Parte integrante delle rassegne è il pranzo comunitario dei suonatori questuanti e nuove esibizioni in piazza o in spazi teatrali.[8]
Dal 2004[9] ulteriori iniziative in questo senso sono state promosse dai comuni dell'area della Vallesina, tra le quali A Monsano la Pasquella, e a partire dal 2015 la Pasquella di Offagna (AN)..[10]
Ogni
Pasquella di Cesena e Area Romagnola
modificaInfatti nella versione di Cesena e dei territori limitrofi il testo della Pasquella recita Sgnur padrun arvì la porta che qua fora uj è la morta (Signor padrone aprite la porta che qui fuori c'è la morte), e questo non solo per il freddo invernale, ma anche per la paura degli spiriti e delle bestie e la necessità per il gruppo di accedere al caldo focolare, al riparo dai demoni della notte.
La Pasquèla della versione dell'alta Val Marecchia, Foglia e Rubicone, è un canto rituale del solstizio d'inverno che appartiene al repertorio dei canti tradizionali di questua del ciclo Natale-Epifania, presenti in gran parte delle regioni italiane ed europee.
In quest'area, il gruppo Uva Grisa, per l'Epifania, dal 1982 ha inaugurato e sostenuto un movimento di riscoperta della pasquella dell'area ne canto casa per casa. Ad essi ha affiancato ricerca corposa di documenti storico-letterari e socio-antropologici, osservazioni dirette, trascrizioni di incontri con anziani testimoni di memorie individuali e collettive, raccolti in Romagna, dai primi anni Ottanta del Novecento ad oggi.[11]
Pasquelle della Sabina e Valnerina
modificaInoltre, indica il tipico canto di questua di origine contadina, eseguito per l'occasione da gruppi di "befanotti", "pasquaroli", "pasquellanti", "pasqualotti", "pasquellari" o, nell'alta Sabina ed in Valnerina "pasquarellari" che, accompagnati da strumenti musicali, richiedono cibo e vino, augurano la buona sorte per l'anno venturo, fertilità dei terreni e delle giovani spose. Nelle versioni religiose del canto, portano di casa in casa l'annuncio della venuta del Messia. I gruppi rappresentano le anime degli antenati, ma al contempo rifuggono dai fantasmi degli stessi.
Testi di Pasquelle Marchigiane e Romagnola
modificaSi riportano di seguito una versione romagnola ed una marchigiana del canto della Pasquella; ogni strofa comunque può essere modificata a piacimento, allo stesso modo possono essere inserite infinite strofe nuove con mille varianti riferite a personaggi o fatti avvenuti nel paese in cui si canta, o riferite alla famiglia presso cui si sta cantando, un po' come avviene con gli Stornelli toscani e laziali e con le Stornelle sempre romagnole:
Versione romagnola
Riveriti lor Signori,
con i canti e con i cori,
siamo qua alla sua presenza
a dimandare una licenza
di cantare in allegria:
Viva Pasqua e Pifania.
I Remagi dell'Oriente
con gran cuore, fede ardente,
lor si mettono in cammino
per trovar Gesù Bambino.
Son guidati da una Stella.
Viva viva la Pasquella.
Nata rozza (o 'nella rozza') capannella
da una povera verginella,
lor si mettono in cammino
per trovar Gesù Bambino.
Son guidati da una Stella.
Viva viva la Pasquella.
San Giovanni il precursore,
il suo Re il suo Signore,
il gran fiume del Giordano,
il battezzo (o 'lo battezza') di sua mano.
Oh che festa è così bella.
Noi cantiamo la Pasquella.
Oh che festa di amore,
bella festa del Signore,
che l'è nato nella guerra,
fra il cielo e la terra.
E siam sempre in compagnia
di Giuseppe e di Maria.
In questa casa c'è una figlia,
ben che sia da marito,
le daremo un buon partito
e di una buona parentela.
Viva viva la Pasquella
Questa casa c'è una sposa,
bianca rossa come rosa,
e ridente come stella.
Viva viva la Pasquella.
In questa casa c'è del tutto,
del salame e del prosciutto,
di salciccia e murtadela.
Viva viva la Pasquella.
La Pasquela di purete,
un po' scarpegn e un po' radece,
un po' d'erbi in te caldare,
con do tre garneli ad sale.
La Pasquela una volta a l'ane,
un bicir ad voi(n) an av un dasì dane,
fasì conte da butel via.
E viva Pasqua e Pifania (due volte)
Versione marchigiana
L'Anno novo è già venuto
Già che Dio ce l'ha mandato
Ce l'ha mandato con allegria
Bon Anno novo e Epifania
Ce l'ha mandato con allegria
Bon Anno novo e Epifania
Fate presto e non tardate
Che dal ciel cade la brina
Ce fa venì la tremarella
Bon Anno novo e bona Pasquella
Ce fa venì la tremarella
Bon Anno novo e Bona Pasquella
Noi pregamo Sant'Antonio
Che ce guarda tutto il bestiame
Dalla peste e dalla fame
E da qualunque malattia
E da qualunque malattia
Bon Anno novo Epifania
Se ce date nu presciuttu
C'ho n'amico tantu juttu
Ogni tanto 'na fettarella
Bon anno novo bona Pasquella
Ogni tanto 'na fettarella
Bon Anno novo Bona Pasquella
La vergara su pe le scale
Qualche cosa ce vorrà dare
Se senza niente ce manda via
Bon Anno novo e Epifania
Se senza niente ce manda via
Bon Anno novo Epifania
La capoccia su pe le scale
'N prosciuttello ce voria dare
Ma il marito je guarda brutto
Armetti a posto 'sto prosciutto
Ma il marito je guarda brutto
Armetti a posto 'sto prosciutto
Se ce date 'na pacca de porco
Non ce 'mporta se ce sta il pelo
Noi je daremo 'na raschiatela
Bon Anno novo e bona Pasquella
Noi je daremo 'na raschiatela
Bon Anno novo e Bona Pasquella
La quel fiume del Giordano
Dove l'acqua diventa vino
E pe lavà Gesù Bambino
E pe lavaje la faccia bella
E pe lavaje la faccia bella
Bon Anno novo e Bona Pasquella
Ce venimo da chi d'intorno
Non piate il palo del forno
Semo venuti pe l'allegria
Se non volete annamo via
Semo venuti pe l'allegria
Se non volete annamo via
Voci correlate
modifica- ^ a b Eraldo Baldini, Sotto il segno delle corna. San Martino, la "festa dei becchi" e lo "charivari" in Romagna, Il Ponte Vecchio, 2017.
- ^ Nelle Marche i riti della Pasquella e la tradizione dei “Tamburlani” tra gli eventi dell'Epifania legati alla civiltà contadina, su corriereadriatico.it. URL consultato il Febbraio 2025.
- ^ Epifania: L Annuncio del giorno di Pasqua, su sanfrancescopatronoditalia.it. URL consultato il Febbraio 2025.
- ^ I Canti Rituali di Questua Della Tradizione Orale Marchigiana - G. Pietrucci, su blogfoolk.com. URL consultato il Febbraio 2025.
- ^ Archivio sonoro D. Toccaceli - 109 la Pasquella, su archiviosonoro.org. URL consultato il Febbraio 2025.
- ^ CANTI RITUALI DI QUESTUA DELLA TRADIZIONE ORALE MARCHIGIANA, 1994, su macina.net.
- ^ Strade Fangose, la Pasquella Marchigiana di Alfonso Leopardi, su sprufunnu.wordpress.com. URL consultato il Febbraio 2025.
- ^ a b Montecarotto Pasquella. da oggi la magia di un paese in musica, su qdmnotizie.it. URL consultato il Febbraio 2025.
- ^ 20 anni della Pasquella di Monsano - TV Centro Marche - Youtube, su youtube.com. URL consultato il Febbraio 2025.
- ^ 8 Edizione della Pasquella di Offagna - Visit Offagna, su visitoffagna.it. URL consultato il Febbraio 2025.
- ^ Gualtiero Gori, Riveriti lor Signori. Pasquelle e altri canti e balli tradizionali raccolti in Romagna., Editrice La mandragora, 2017.