Philology Jazz Records

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La Philology Jazz Records, spesso conosciuta come Philology Records o semplicemente come Philology, è un'etichetta discografica italiana specializzata nella musica jazz e fondata a Macerata da Paolo Piangiarelli nel 1987[1][2].

Philology Jazz Records
StatoItalia (bandiera) Italia
Fondazione1987 a Macerata
Fondata daPaolo Piangiarelli.
Sede principalevia Panfilo 51 A, Macerata
Persone chiavePaolo Piangiarelli
SettoreMusicale
ProdottiDischi, CD

Il contesto

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Tra gli anni '70 e gi anni '80 la musica jazz italiana aveva visto un'espansione sempre crescente ed il fiorire di nuovi talenti nazionali, anche grazie ad etichette nate in quel periodo come la Horo Records di Aldo Sinesio fondata nel 1972, oppure la Red Records di Sergio Veschi nata nel 1976, o ancora la Soul Note di Giovanni Bonandrini nata nel 1979 e poi la Splasc(h) Records di Peppo Spagnoli del 1982[1][3]. Ma parteciparono a questo periodo aureo del jazz italiano anche tutta una costellazione di etichette di breve durata come la Ictus di Andrea Centazzo, la Gala Records, la CMC, la Cecma, la Pentaflower, la Bull Records e la Edi-Pan[1]. La Philology Jazz Records andò ad inserirsi in questo contesto sul finire di quest'epoca, producendo negli anni successivi più di 500 album di autori statunitensi ormai noti e nomi italiani affermati, al fianco di nuove scoperte del jazz nazionale.

1987-1999: I primi anni e le prime produzioni

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«Perché faccio dischi così belli? Perché lo amo il Jazz, tanto e da sempre, da più di cinquant’anni, come e forse più di voi e nel 1987 ho deciso di farli io i dischi di jazz, quelli che non vedevo sul mercato, quelli che avrei voluto che altri facessero per me ma non li facevano…[1]»

La Philology Jazz Records nacque a Macerata da un'idea di Paolo Piangiarelli, che per l'occasione citò l'oprea di Phil Woods nel nome, riprendendone anche l'iconico cappello di pelle nel logo[4]. Se è vero che l'industria discografica italiana specializzata sul jazz era ormai cresciuta nel quindicennio precedente, Paolo Piangiarelli diede fin da subito un'impronta caratterizzante all'etichetta, fornendo ampio spazio alla pubblicazione di documentazioni proposte con un atteggiamento quanto più filologico possibile, limitando al minimo gli interventi di post-produzione e spesso lasciando pezzi di incisioni che altri avrebbero eliminato[4]. Ne furono un esempio i primi album dell'etichetta intitolati The Macerata Concert - Vol. 1", Vol. 2", Vol. 3", che documentavano il concerto del Phil Woods Quartet composto da Mike Melillo, Steve Gilmore e Bill Goodwin, tenutosi al Teatro Lauro Rossi nel novembre del 1980[1]. Con la stessa logica vennero poi ristampati in questi anni concerti e registrazioni sottovalutate di grandi maestri come Charlie Parker, Wardell Gray, Clifford Brown, Chet Baker e Lester Young[4], generando anche un dibattito sulla rivista Musica Jazz sulla opportunità estetica della pubblicazione di registrazioni nate per non essere pubbliche. E sulla questione Marcello Piras scriverà:

«La questione non è oziosa. Ormai sta finendo un’epoca: finora sono stati i privati a salvare dal naufragio i sacri testi del Jazz. Senza dubbio, considerati per quello che sono, un documento, questi nastri sono davvero qualcosa di unico, che non meritava di finire nella spazzatura. Era importante che questo materiale non andasse perduto: bene ha fatto chi lo ha portato finalmente alla luce del sole[5]

Chet Baker, che negli ultimi anni della sua vita aveva frequentato molto Macerata, divenne uno dei nomi ricorrenti in questo tipo di pubblicazioni, di cui va menzionato Live from the Moonlight (1988) del Chet Baker Trio con Massimo Moriconi e Michel Grailler, registrato al Moonlight Club di Macerata nel 1985. Altri musicisti statunitensi divennero nel tempo una presenza costante nelle pubblicazioni della Philology Jazz Records: Non solo Phil Woods che tra la fine degli '80 e gli anni '90 firmerà una ventina di album per la Philology Jazz Records, affiancandosi così a numerosi musicisti italiani, ma anche Lee Konitz pubblicò in questi anni 17 album[4] affiancato spesso da italiani come lo Space Jazz Trio, Franco D'Andrea, Eruo Michelazzi, Piero Cozzi, Michele Magnifichi, Tiziana Ghiglioni, Stefano Battaglia, Renato Sellani, Augusto Mancinelli, Umberto Petrin, Gianluca Tagliazucchi e molti altri. Un altro elemento caratterizzante dell'etichetta era infatti il proporre ensemble che mescolavano i grandi maestri del jazz americani ai jazzisti italiani di rilievo[4]. Su questa linea inaugurata con l'album Duets for Yardbird (1987) che vedeva Mike Melillo assieme a Massimo Urbani, l'etichetta proseguì con The Heart Of The Ballad (1988) che univa Chet Baker a Enrico Pieranunzi oppure Little Girl Blue (1988) che vedeva sempre Baker assieme alla Space Jazz Trio, e poi Embraceable You (1989) che vedeva Phil Woods con la Big Bang Orchestra.

Ma importante fu anche il lavoro di talent scout di Piangiarelli e della sua Philology, che incentivò il lavoro di musicisti come Rosanna Fedele, Massimo Manzi, Ada Montellanico, Giorgio Li Calzi, Paola Arnesano e molti altri. Sul finire degli anni '90 la Philology affianca così un giovanissimo Stefano Bollani ad Enrico Rava nell'album Rava Plays Rava (1999)[1].

2000-in poi

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Alcuni artisti

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  1. ^ a b c d e f Splinder, PHILOLOGY _ A Jazz Life, su jazzfromitaly.blogspot.com, 29 settembre 2008.
  2. ^ Caprera, 2021.
  3. ^ Roberto Franchina, 1998.
  4. ^ a b c d e Ken Dryden, Philology Records, su allaboutjazz.com, 27 Novembre 2008.
  5. ^ Marcello Piras, La suspense degli inediti, in Musica Jazz, #8/9 agosto/settembre 1990.

Bibliografia

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  • Flavio Caprera, Dizionario del jazz italiano, Feltrinelli Editore, 2014.
  • Flavio Caprera, Franco D'Andrea. Un ritratto, EDT, 2021.
  • Roberto Franchina, Nuovo jazz italiano. Dizionario degli autori e delle formazioni. Storia e discografia, Roma, Castelvecchi, 1998, ISBN 88-8210-015-4.
  • Carola de Scipio, Massimo Urbani. L'avanguardia è nei sentimenti, Arcana Editore, 2014, ISBN 9788862317603.
  • Roberto Arcuri, Philology Jazz Records, storia di un'etichetta discografica di Macerata nota in tutto il mondo, Philology 2022, ISBN 979-12-210-2468-5

Collegamenti esterni

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