Pietro di Salerno
Pietro (... – 855) è stato un principe longobardo, principe di Salerno nell'853.
Pietro di Salerno | |
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Principe di Salerno | |
In carica | 853 – 853 |
Predecessore | Sicone II |
Successore | Ademaro |
Reggente del Principato di Salerno | |
In carica | 851 – 853 (per conto di Sicone II) |
Nascita | ? |
Morte | 855 |
Figli | Ademaro |
Religione | Cristianesimo |
Tutore e reggente del principe di Salerno Sicone II, succeduto al padre Siconolfo ancora minorenne, tenne la reggenza dall'851 all'855, quando usurpò il trono e destituì Sicone, che si rifugiò nel nord Italia.
Vita
modificaDi Pietro di Salerno si sa che probabilmente nacque a Salerno e che aveva il titolo di "Conte" quando divenne tutore del principe Sicone (all'incirca nell'847, quando fu creato nominalmente il Principato di Salerno). Fu l'effettivo principe di Salerno dall'849 all'855[1].
Con Pietro di Salerno il Principato di Salerno si staccò effettivamente da quello di Benevento, diventando un'entità politica che andava dal Garigliano fino a Cosenza e Taranto con il cosiddetto "Capitolare".[2]
Nell'851 si unì all'imperatore sperando di mantenere con il suo aiuto il controllo di Capua. L'anno successivo partecipò - con l'imperatore e con truppe del Principato di Benevento - al tentativo di estromettere gli arabi da Bari[3]
La presa del potere gli fu confermata nel dicembre dell'853 dall'imperatore Ludovico II, ma Pietro morì entro la fine dell'anno 855. Lasciò il principato a suo figlio Ademaro, che (ucciso Sicone II di Salerno) divenne il capostipite della Dinastia dei Dauferidi.
Il Capitolare dell'851
modificaLa controversia fra Siconolfo e Radelchi rendeva pericolosamente instabili gli equilibri politici del Mezzogiorno e suscitava preoccupazioni da parte di Ludovico II, che nell'851 scese in Italia per pacificare le due parti dello scontro. Il sovrano convalidò l'accordo di massima già intervenuto fra i pretendenti, ratificando il capitolare con cui si sanciva l'indipendenza del nuovo Principato di Salerno dal dominio beneventano. La Longobardia Minore fu divisa in due nuove entità statali e Siconolfo fu confermato Principe di Salerno dall'imperatore.
Secondo gli accordi, Salerno ebbe tra gli altri i castelli di Conza, Montella, Nusco, Avellino, Rota, Sarno, Cimitile, Furculo, Capua, Teano, Sora, Taranto, Latiniano, Cassano, Paestum, Cosenza, Laino, la Lucania e parte del feudo di Acerenza[4]. A Benevento furono invece assegnati i territori del Sannio e quelli lucani di Melfi, Genzano, Forenza e Venosa. Parte della Calabria e della Puglia restarono invece in mano bizantina.
Note
modificaBibliografia
modifica- Francesco Antonio Ventimiglia. Delle memorie del principato di Salerno. Volume 1,Parte 1. Editore Raimondi, 1788 (Biblioteca Pubblica Bavarese)
- Musca, Giosuè. L'emirato di Bari: 847 - 871. Volume 138 di Nuova biblioteca; Serie "Nuovi saggi". Editore EDIZIONI DEDALO. Napoli, 1992 ISBN 8822061381
- Catholic Encyclopedia
Voci correlate
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