Sant'Andrea a Lama
Sant'Andrea a Lama (già Lama) è una frazione del comune italiano di Calci, nella provincia di Pisa, in Toscana.
Sant'Andrea a Lama frazione | |
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Pontegrande-Sant'Andrea | |
Panorama di Pontegrande-Sant'Andrea | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Provincia | Pisa |
Comune | Calci |
Territorio | |
Coordinate | 43°44′03.4″N 10°31′08.94″E |
Altitudine | 80 m s.l.m. |
Abitanti | 190[1] |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 56011 |
Prefisso | 050 |
Fuso orario | UTC+1 |
Cartografia | |
Geografia fisica
modificaSant'Andrea a Lama è situato lungo la strada provinciale 56 che dal capoluogo comunale sale verso la vetta del Monte Serra sui Monti Pisani. Il paese è attraversato dal torrente Zambra di Calci (5 km)[2], nel punto in cui vi confluisce il fosso Vallino di Villa (1 km)[3]. Sant'Andrea, insieme alla località di Pontegrande, è compresa all'interno dell'area urbana che unisce le varie frazioni al centro principale del comune, confinando a nord con Castelmaggiore, a ovest con Colle-Villa, e a sud con La Pieve, sede municipale.
La frazione dista circa 1 km dal capoluogo comunale e poco più di 11 km da Pisa.
Storia
modificaIl toponimo Lama è dovuto alla posizione scoscesa del borgo, in quanto i fianchi del poggio in questione sono stati erosi e quindi "dilamati" da un determinato corso d'acqua, in questo caso lo Zambra di Calci.[4] Nato in epoca medievale intorno alla chiesa di Sant'Andrea, una delle sedici chiese succursali della pieve dei Santi Giovanni ed Ermolao,[5] il borgo era caratterizzato dalla presenza di mulini e macchinari che sfruttavano idraulicamente il torrente Zambra.
Nel 1833 la frazione contava 269 abitanti.[4] Tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo il paese andò a saldarsi con l'area urbana di Calci, anche grazie allo sviluppo della località di Pontegrande, situata presso il maggiore attraversamento del torrente Zambra.
Monumenti e luoghi d'interesse
modifica- Chiesa di Sant'Andrea, chiesa parrocchiale della frazione,[6] risale al periodo altomedievale, in quanto attestata già nella seconda metà dell'XI secolo.[7] Si tratta con buone probabilità della chiesa più antica del comune di Calci tra quelle ancora esistenti.[7] In epoche successive, la chiesa di Sant'Andrea fu retta dagli Olivetani dei San Pietro in Vincoli.[7] Nel 1767 fu qui sepolto il filosofo Giovanni Gualberto De Soria, che si era trasferito negli ultimi anni di vita proprio a Sant'Andrea, paese originario della madre.[8]
Geografia antropica
modificaLa frazione è indicata ufficialmente sullo statuto comunale come Pontegrande-Sant'Andrea,[9] in quanto vi è compresa anche la località di Pontegrande, sviluppatasi lungo il torrente Zambra nel punto in cui, come rivela il toponimo stesso, è posto il principale ponte per l'attraversamento del corso d'acqua.
Note
modifica- ^ Sant'Andrea a Lama, censimento parrocchiale della CEI.
- ^ Zambra di Calci, SIRA - Sistema Informativo Regionale Ambientale della Toscana.
- ^ Vallino di Villa, SIRA - Sistema Informativo Regionale Ambientale della Toscana.
- ^ a b Emanuele Repetti, «Sant'Andrea a Lama», Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana, volume II, Firenze, A. Tofani, 1835, p. 632; PDF dell'Università di Siena.
- ^ Repetti, «Calci», op. cit., vol. I, pp. 384–385; PDF dell'Università di Siena.
- ^ Chiesa di Sant'Andrea di Lama[collegamento interrotto], Archivio fotografico Regione Toscana.
- ^ a b c G. Garzella, Insediamento e organizzazione ecclesiastica nelle campagne della Toscana medievale: la Valle Graziosa di Calci, in «Civiltà Urbana Toscana», I, giugno 1995, pp. 28-35.
- ^ Ugo Baldini, «DE SORIA, Giovanni Gualberto» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 39, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1991.
- ^ Statuto comunale di Calci, Art. 4.
Bibliografia
modifica- Giuseppe Caciagli, Pisa e la sua provincia, vol. 2, Pisa, Colombo Cursi Editore, 1972, p. 141.
Altri progetti
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Collegamenti esterni
modifica- Emanuele Repetti, «Sant'Andrea a Lama», Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana, volume II, Firenze, A. Tofani, 1835, p. 632; PDF dell'Università di Siena.