Kontoskalion
Il Kontoskalion (in greco antico: Κοντοσκάλιον?), noto anche come Porto di Giuliano (in latino: Portus Iulianus, in greco antico: Λιμὴν τοῦ Ἰουλιανοῦ?), Portus Novus ("Nuovo porto"), o Porto di Sophia (in greco antico: Λιμὴν τῆς Σοφίας, Λιμὴν τῶν Σοφιῶν ή Σοφιανῶν?), e in epoca ottomana come Kadırga Limanı ("Porto delle Galee") era un porto nella città di Costantinopoli, attivo dal VI secolo fino al primo periodo ottomano. Nella letteratura è conosciuto con diversi nomi e le fonti al riguardo sono spesso contraddittorie.[1]
Posizione
modificaIl porto si trovava in un'insenatura - ancora oggi riconoscibile nel profilo del paesaggio pianeggiante - del Mar di Marmara, nella terza regione della città, all'estremità sud-occidentale della valle dell'Ippodromo. L'area del complesso portuale copre parte delle attuali Mahalleler di Kadırga Limanı e Kumkapı nel distretto di Fatih (la città murata) di Istanbul.[1]
Storia
modificaPeriodo bizantino
modificaGià durante il regno di Costantino il Grande (r. 306-337) il sito del porto più tardi fu utilizzato come punto di sbarco.[1] Nel 362, durante la sua breve permanenza nella capitale, l'imperatore Giuliano (361-363) costruì sulla riva della Propontide un porto chiamato Portus Novus ("Porto Nuovo") o Portus Iulianus (Greco: Λιμὴν τοῦ Ἰουλιανοῦ): allo stesso tempo eresse davanti ad esso un edificio a forma di mezzaluna chiamato Sigma o Porticus Semirotunda.[1][2] Questa decisione venne presa nonostante i numerosi problemi che affliggevano la località: ogni porto lungo la costa del Marmara era indifeso contro le feroci tempeste causate dal vento intermittente del sud-ovest, il Lodos; queste portavano molta sabbia nel bacino, rendendo necessario un dragaggio periodico e costoso; inoltre, le forti piogge provocavano l'erosione delle colline che causava anche l'insabbiamento dello specchio d'acqua.[3] D'altra parte, la costruzione di un porto sulla sponda sud era necessaria per rifornire le regioni occidentali e meridionali della città, troppo lontane dal Corno d'Oro.[3] I problemi di questa zona furono aggravati da ripetuti incendi urbani: il primo incendio avvenuto alla fine del IV secolo distrusse parzialmente l'area.[1] Nel VI secolo, l'imperatore Anastasio I (r. 491-518) svuotò il bacino usando macchine idrauliche, costruì un molo e dragò il substrato sabbioso.[2] Più tardi, forse sotto Giustiniano (r. 527-565), parte del traffico del porto di Neorion, il primo porto costruito nella città, situato sul Corno d'Oro, fu trasferito nel nuovo porto.[1] Dopo il danno causato da un altro incendio nel 561, il suo successore Giustino II (r. 565-578 circa) nel 575 commissionò importanti opere, dragando nuovamente il terreno e allargando il bacino: le opere furono dirette da due alti funzionari, il praepositus Narsete e il protovestiarios Troilos.[1] Di fronte al porto allargato, ribattezzato "Porto di Sophia" (in greco antico: Λιμὴν τῆς Σοφίας?) dalla consorte di Giustino, furono erette quattro statue, rappresentanti Giustino, Sofia, la loro figlia Arabia e Narsete.[1] Alla fine del secolo, il porto acquisì anche una funzione militare, che non perse fino alla fine, diventando una base della marina bizantina.[1] L'imperatore Filippico Bardane (r. 711-713) rimosse due delle statue che adornavano il Kontoskalion, poiché portavano iscrizioni profetiche che considerava sfavorevoli.[2] Durante il suo regno, l'imperatore Teofilo (r. 829-842) fece costruire un arsenale vicino al porto, in prossimità della Porta Leonis (l'ottomana Çatladı Kapı); esso comprendeva un cantiere navale e armerie.[1]
Tra il IX e l'XI secolo, il porto rimase operativo: in quel periodo, gli scrittori della Patria Costantinopolitana cominciarono a riferirsi ad esso anche come Kontoskalion,[4] che rimane la moderna denominazione greca del quartiere a ovest, noto in turco come Kumkapı. Dopo la fine dell'Impero latino, il porto appare in diverse fonti sotto il nome di Kontoskelion, causando confusione tra gli studiosi moderni.[1] Secondo la Patria, questa denominazione è un patronimico riferito a un certo Agallianos, un tourmarches bizantino (alto ufficiale dell'esercito) soprannominato Kontoskeles a causa delle sue gambe corte,[5] ma lo studioso tedesco Albrecht Berger lo respinge come un errore degli autori della Patria, a causa della diversa etimologia delle due parole: "Kontoskalion" significa "passo corto o molo".[6] Alcuni autori, come Raymond Janin, hanno proposto che il nome Kontoskelion (in greco antico: πρὸς τὸ Βλάγκα Κοντοσκέλιον?) possa riferirsi a un altro porto situato a 150 m a ovest del porto di Giuliano/Sophia, più vicino all'area di Vlanga,[7] ma questa interpretazione dovrebbe essere rigettata, poiché è certo che il Kontoskalion era l'unico porto in uso sul Mar di Marmara fino al XV secolo.[4] In quel periodo, il porto mantenne la sua importante funzione: durante la dinastia Paleologa, l'imperatore Michele VIII Paleologo (r. 1259-1282) lo protesse con un muro di bugnato e una catena, mentre il suo successore Andronico II Paleologo (r. 1282-1328) rese il porto più profondo e chiuse il suo ingresso con cancelli di ferro, proteggendo le navi dalle tempeste che arrivavano con il Lodos.[7] L'esistenza del porto è attestata in un encomio dell'imperatore Giovanni VIII Paleologo (r. 1425-1448 circa), scritto nel 1427. Da esso sappiamo che Giovanni VIII ordinò riparazioni al porto, impiegando lavoratori pagati (tra cui anche sacerdoti e monaci), e non servitori.[8] Alla fine di questi lavori, il bacino era in grado ospitare 300 galee.[8] In alcune versioni della mappa della città del viaggiatore fiorentino Cristoforo Buondelmonti (che visitò Costantinopoli nel 1421),[9] il bacino è mostrato affiancato dal suo arsenale, e nel racconto del viaggiatore spagnolo Pedro Tafur, che lo vide nel 1437, il porto era ancora attivo. Rimase tale fino alla caduta di Costantinopoli nel 1453.[4][7]
Periodo ottomano
modificaDopo la conquista della città, nel 1462 il Sultano Maometto II (r. 1444-1446, 1451-1481) fortificò il porto, ora conosciuto come Kadırga Limanı ("Porto delle Galee"), costruendo diverse torri.[4] Tuttavia, l'inizio della costruzione nel 1515 di un nuovo arsenale sul Corno d'Oro, il Tersâne-i Âmire, protetto dalle tempeste provocate dal vento di sud-ovest, e l'enorme crescita della marina ottomana, causarono la decadenza del Kadırga Limanı [4] Il viaggiatore francese del 16 ° secolo, Pierre Gilles, riferisce che intorno al 1540 le donne che vivevano in quel quartiere erano solite lavare i propri panni nel bacino.[4][7] Tuttavia, in alcune mappe del XVIII secolo, il porto è ancora mostrato come attivo.[9] La fine del porto fu accelerata dall'erezione della moschea di Nuruosmaniye, iniziata nel 1748, poiché la terra scavata fu parzialmente gettata nel porto.[4] Il bacino e l'arsenale sono scomparsi da molto tempo e i terreni su cui insistevano sono in parte edificati.[4]
Descrizione
modificaNella prima descrizione della zona, che risale al VI secolo, il porto è descritto come un bacino fiancheggiato da un arsenale circondato da mura.[4] Le prime mappe della città mostrano la stessa situazione, con l'arsenale che si estende nella zona pianeggiante a ovest della Moschea di Sokollu Mehmed Pascià fino al vecchio muro marittimo di Kumkapı, mentre il bacino, protetto da un molo, è delimitato dalle mura marine, ancora esistenti nel XIX secolo.[4] Secondo Wolfgang Müller-Wiener, è anche possibile che l'area dell'arsenale fosse in origine un altro bacino marino, ma la divisione tra Kontoskalion e Porto di Sophia che appare su diverse vecchie mappe, dove sono rappresentati come porti separati, dovrebbe essere rifiutata, a causa della topografia dell'area.[4]
Note
modificaBibliografia
modifica- (DE) Albrecht Berger, Untersuchungen zu den Patria Konstantinupoleos, Bonn, R. Habelt, 1988, ISBN 3-7749-2357-4.
- (FR) Raymond Janin, Constantinople Byzantine. Développement Urbaine et Répertoire Topographique, Parigi, Institut Français d'Etudes Byzantines, 1964.
- (DE) Wolfgang Müller-Wiener, Bildlexikon zur Topographie Istanbuls: Byzantion, Konstantinupolis, Istanbul bis zum Beginn d. 17 Jh, Tübingen, Wasmuth, 1977, ISBN 978-3-8030-1022-3.