Monte Priaforà

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Il Monte Priaforà (1.659 m s.l.m.) è una delle cime delle Prealpi vicentine, situata nel comune di Velo d'Astico.

Monte Priaforà
Parte sommitale del monte Priaforà
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Veneto
Provincia  Vicenza
Altezza1 659 m s.l.m.
CatenaAlpi
Coordinate45°47′12.62″N 11°19′08.09″E
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Italia
Monte Priaforà
Monte Priaforà
Mappa di localizzazione: Alpi
Monte Priaforà
Dati SOIUSA
Grande ParteAlpi Orientali
Grande SettoreAlpi Sud-orientali
SezionePrealpi Venete
SottosezionePrealpi vicentine
SupergruppoPiccole Dolomiti
GruppoMassiccio del Pasubio
SottogruppoSottogruppo del Monte Novegno
CodiceII/C-32.I-B.4.c

Nota in passato col nome di Pietra Forata[1] la montagna prende il nome da un foro naturale nella roccia di diametro superiore ai 3 metri, situato in prossimità della vetta e visibile ad occhio nudo a chilometri di distanza.

Geologia

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Come le cime circostanti, il monte Priaforà è costituito di rocce di età triassica e giurassica.[2] Al basamento di dolomia principale si sovrappongono, nella zona sommitale, i calcari grigi di cui è costituito anche l'arco naturale che dà nome al monte.[3]

 
Val Posina con il cimitero di guerra a Fusine e il Monte Priaforà a sinistra.

La cima fu particolarmente contesa durante la cosiddetta Strafexpedition nella primavera del 1916. Fu conquistata dai Kaiserjäger del 1º Reggimento il 30 maggio 1916. In seguito l'avanzata austro-ungarica fu fermata dal Regio Esercito e con lo scatenarsi dell'offensiva Brusilov sul fronte orientale e il ripiegamento dell'esercito imperiale poche settimane dopo la cima fu di nuovo occupata da truppe italiane.[4]

Per iniziativa della popolazione di Lago, frazione di Velo d'Astico, nel 1933 venne eretta sulla cima una grande croce in legno, in ricordo dei soldati che qui combatterono nel Primo conflitto mondiale. Questa, logorata e abbattuta da un fulmine nel 1950, fu ricostruita in ferro nel 1960, portata a spalle attraverso l'erto sentiero dai giovani di Lago. Abbattuta quasi subito dal vento, la croce alta 16 metri, fu ricostruita nel 1961.

Vi si celebra una festa la prima domenica di agosto di ogni anno, viene celebrata una messa a ricordo delle epiche battaglie che nel 1916 avevano insanguinato le montagne e le valli qui intorno. Successivamente la festa prosegue presso la malga Campedello, posta a 30 minuti dalla vetta, con appuntamento gastronomico e folcloristico.

La vetta si raggiunge a piedi partendo: da contrà Maso lungo il sentiero n. 466, o dal Colletto di Velo[5], o dal Monte Novegno[4]; oppure con mezzi motorizzati fino a Malga Novegno[6].

  1. ^ Secondo Gaetano Maccà, Storia del territorio vicentino, 1815
  2. ^ Liverio Carollo, Guida escursionistica delle valli di Posina, di Laghi e dell'Altopiano di Tonezza, II ed, 1996 Serenissima editrice, C.A.I. sezione Thiene, pp. 23-25.
  3. ^ Liverio Carollo, Sui sentieri della Val d'Astico, III ed, 2005 Zanetti, C.A.I. sezione Thiene, pp. 18-21.
  4. ^ a b Montagnando.it: sentiero Novegno - Priaforà
  5. ^ Il Maggiociondolo: Dal Colletto Piccolo di Velo alla vetta del Priaforà
  6. ^ Antonio Brazzale, Tra Astico e Posina …, op. cit., pp. 98-99

Bibliografia

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  Lo stesso argomento in dettaglio: Portale:Vicenza/Bibliografia/Geografia § Monte priaforà.
  • Antonio Brazzale Dei Paoli, Tra Astico e Posina: Arsiero, Laghi, Posina, Velo d'Astico, Vicenza, La Serenissima, 1989
  • Liverio Carollo, Guida escursionistica delle valli di Posina, di Laghi e dell'Altopiano di Tonezza, II ed, 1996 Serenissima editrice, C.A.I. sezione Thiene, pp. 23–25
  • Liverio Carollo, Sui sentieri della Val d'Astico, III ed, 2005 Zanetti, C.A.I. sezione Thiene, pp. 18–21
  • Angelo Guidetti, Monte Priaforà
  • Pino Marchi, Bagliori di guerra dal Priaforà al Novegno: cronache di un'offensiva annunciata, maggio-giugno 1916, Schio, Ass. Ricerche Storiche "IV Novembre", 1991
  • Pino Marchi, Un occhio mai spento: il monte Priaforà nella grande guerra, Velo d'Astico, Gruppo amici del Priaforà, 1989
  • Mauro Passarin, Vittorio Corà, Novegno, Priaforà: l'ultimo monte, Vicenza, Ecomuseograndeguerra, 2014

Voci correlate

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