Progetto:Sport/Giochi olimpici/Schema voce generale/Esempio

Sport/Giochi olimpici/Schema voce generale/Esempio
Città ospitanteTokyo, Giappone
Paesi partecipanti93 (vedi sotto)
Atleti partecipanti5.151
(4.473 Uomini - 678 Donne)
Competizioni163 in 19 sport
Cerimonia apertura10 ottobre 1964
Cerimonia chiusura24 ottobre 1964
Aperti daImperatore Hirohito
Giuramento atletiTakashi Ono
Ultimo tedoforoYoshinori Sakai
StadioNational Stadium
Medagliere
Nazione Medaglie d'oro vinte Medaglie d'argento vinte Medaglie di bronzo vinte Medaglie complessive vinte
Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti36262890
Unione Sovietica (bandiera) Unione Sovietica30313596
Giappone (bandiera) Giappone1658 29
Cronologia dei Giochi olimpici
Giochi precedentiGiochi successivi
Roma 1960 Città del Messico 1968

I Giochi della XVIII Olimpiade (第18回夏季オリンピック?, Dai ju-hachi kai kaki Orinpikku) si sono svolti a Tokyo (Giappone) dal 10 al 24 ottobre 1964.

Furono i primi Giochi ad essere organizzati in Asia e i primi ad essere trasmessi via satellite.[1][2] Fu inoltre la prima edizione da cui fu escluso il Sudafrica, a causa della sua politica di apartheid.[3] Numerosi i record stabiliti durante l'edizione: ben 30 olimpici e 21 mondiali (più due eguagliati) fra atletica leggera, nuoto, sollevamento pesi e tiro.[4]

Assegnazione

modifica
Città candidate 1º turno 2º turno
  Pechino 44 56
  Toronto 20 22
  Parigi 15 18
  Istanbul 17 9
  Ōsaka 6 -

Pechino è stata scelta come sede per i Giochi del 2008 durante la 112ª seduta del CIO tenutasi a Mosca (Russia) il 13 luglio 2001. La capitale cinese ha battuto la concorrenza di Toronto, Parigi, Istanbul e Ōsaka dopo appena due turni di votazione.[5]

Già durante il primo turno di votazione, durante il quale venne eliminata Ōsaka (che ottenne solo 6 voti), Pechino ottenne una significativa posizione di vantaggio rispetto agli altri quattro candidati (44 voti, rispetto ai 20 di Toronto, ai 17 di Istanbul e ai 15 di Parigi). L'assegnazione venne resa definitiva già al secondo turno, avendo Pechino ottenuto la maggioranza assoluta richiesta (56 voti su 105) e rendendo non necessarie ulteriori votazioni.[5]

Precedentemente, Pechino era stata battuta per l'assegnazione dei Giochi della XXVII Olimpiade, ospitati a Sydney.[6]

Sviluppo e preparazione

modifica

Organizzazione

modifica

Sedi di gara

modifica
 
Il McMahon Stadium.

Calgary

modifica

Altre località

modifica

Simboli

modifica

Fiaccola

modifica

La fiaccola olimpica, ideata dalla Blue Sky Design e realizzata dalla G.A. & L. Harrington Pty Ltd.,[7] presentava una struttura a tre strati, ognuno rappresentante gli elementi di terra, fuoco ed acqua. Lo strato più esterno era di alluminio, lavorato in modo da ricordare le piastrelle di copertura del Teatro dell'opera di Sydney. Lo strato centrale era di alluminio anodizzato di colore blu fluorescente. Quello interno era di acciaio inossidabile con un fornello anch'esso in acciaio inossidabile e fili in rame per il carburante. Conteneva anche il serbatoio del carburante e i meccanismi di controllo.[8]

Il design traeva ispirazione dal Teatro dell'opera di Sydney, dall'azzurro delle acque dell'Oceano Pacifico e dalla curva dei boomerang.[9] Dal peso inferiore ad un chilo, era realizzata per funzionare perfettamente anche in caso di pioggia o di grandine, in presenza di venti fino a 65 km/h e con temperature comprese fra -5 °C e 45 °C.[7]

Il sistema di combustione interno fu ideato e sviluppato dal Dipartimento di Ingegneria meccanica e chimica della Università di Adelaide e dalla Fuel & Combustion Technology Pty. Ltd. Le due fiamme (una più grande ed una più piccola di riserva, che permetteva di riaccendere la principale) erano alimentate da una miscela di butano (65%) e di propano (35%) ed avevano una autonomia di circa 20 minuti, ovvero il tempo necessario a percorrere la frazione assegnata, riducendo i consumi.[7]

Il percorso

modifica

La fiaccola venne accesa, come da tradizione, ad Olimpia il 12 maggio 2000,[10] di fronte a circa 20.000 spettatori. Il primo tedoforo fu il campione greco di salto in alto Labros Papakostas, che però effettuò solo 700 metri di corsa anziché il canonico chilometro, perché gli ultimi 300 metri della frazione furono assegnati a Sophie Gosper, figlia del vice-presidente del Comitato Olimpico Ellenico Kevan Gosper. La decisione scatenò parecchie polemiche in Australia, dove il gesto fu percepito come un favore concesso ad un membro CIO.[9] La torcia proseguì il suo viaggio in terra ellenica, che per la prima volta ha compreso anche varie isole, fino allo Stadio Panathinaiko (20 maggio), dove fu effettuato il passaggio di consegne dal Comitato olimpico greco al SOCOG. Dopo il trasporto in aereo, la fiaccola arrivò a Guam il 22 maggio.[11]

L'isola fu la prima tappa del tour oceanico, che comprese anche Palau (23 maggio),[12] Stati Federati di Micronesia (24 maggio),[13] Nauru (25 maggio),[14] Isole Salomone (26 maggio),[15] Papua Nuova Guinea (27 maggio, passando per il tracciato del Kokoda Track),[16] Vanuatu, Samoa (entrambe il 29 maggio, passando per la linea internazionale del cambio di data),[17] Samoa americane (31 maggio),[18] Isole Cook (1º giugno),[18] Tonga (2 giugno, riattraversando la linea del cambio di data)[17] ed infine, dopo una sosta tecnica a Norfolk, Nuova Zelanda (5-7 giugno).[18] Inizialmente era previsto per il 3 giugno un passaggio anche alle Figi, che però vennero escluse a causa di un tentativo di colpo di Stato in atto.[19][20]

Durante questa frazione, la torcia è stata portata anche dal campione di tennis delle Isole Salomone Lency Tenai, dall'atleta delle Samoa americane Lisa Misipeka (bronzo ai Mondiali di Siviglia 1999), dai pugili tongani Manisa Vaka (numero 7 al mondo nel 1974) e Paea Wolfgramm (argento a Atlanta 1996), dal pluricampione olimpionico neozelandese Peter Snell e dalla sciatrice Annelise Coberger (argento a Albertville 1992, unica medagliata neozelandese ai Giochi olimpici invernali). Agli sportivi si aggiunsero poi le varie autorità del luogo, fra cui la famiglia reale tongana e il Primo ministro della Nuova Zelanda Helen Clark.[18][21]

La torcia iniziò poi il suo percorso di più di 27.000 chilometri in terra australiana l'8 giugno ad Uluṟu. La prima degli 11.000 tedofori previsti fu Nova Peris-Kneebone, vincitrice della medaglia d'oro nell'hockey su prato ad Atlanta 1996 e prima aborigena a vincere un oro olimpico.[22] Il viaggio in terra australiana è durato 100 giorni ed ha toccato tutti gli Stati e le principali città australiane e siti UNESCO, viaggiando su un surf presso la famosa spiaggia di Bondi Beach, sulla Indian Pacific attraverso la Nullarbor Plain, su un aereo del Royal Flying Doctor Service, sul dorso di un cammello a Cable Beach (vicino Broome), sul traghetto nel porto di Sydney, sullo Skyrail Rainforest Cableway e sott'acqua nei pressi della Grande barriera corallina.[23] Una copia è stata trasportata a bordo di uno Space Shuttle per 10 giorni.[24]

Moltissimi gli sportivi e le celebrità, soprattutto australiani, che hanno portato la fiaccola in questa seconda fase: gli ex-capitani della Nazionale di cricket dell'Australia Allan Border e Mark Taylor; l'ex-capitano della Nazionale di rugby XIII dell'Australia Walter Lewis; la tre volte medaglia d'argento Raelene Boyle; l'ostacolista irlandese poi naturalizzato australiano Bob Tisdall, che con i suoi 93 anni era all'epoca il più anziano campione olimpico in vita; i nuotatori plurimedagliati Murray Rose, John Konrads, Jon Henricks, Lorraine Crapp e Shane Gould; il ciclista olimpionico Ian Browne; l'allora capitano della Nazionale di calcio dell'Australia Paul Wade; la leggenda del football australiano Ron Barassi; l'ultimo tedoforo di Melbourne 1956 Ronald Clarke; l'atleta olimpionica Debra Flintoff-King; il Principe Alberto di Monaco; il tenore italiano Andrea Bocelli, accompagnato dalla sprinter Melinda Gainsford-Taylor; l'attrice e cantante Olivia Newton-John; il due volte vincitore dell'US Open Patrick Rafter.[25]

Braciere

modifica
 
Il braciere olimpico.

Il braciere olimpico, ideato da Michael Scott-Mitchell e prodotto dalla Alexander Tzannes Associates e dalla Tierney Opus,[26] presentava una struttura a conchiglia corrugata e perforata al centro in acciaio inossidabile. Del diametro complessivo di 10 metri, era spessa 85 centimetri al centro per poi assottigliarsi fino ai 15 del bordo e raggiungeva un peso di circa 8,5 megagrammi.[27]

Dopo la manifestazione, il braciere è stato spostato a Overflow Park, a poche centinaia di metri distante da dove era disposto, ed è sorretto da 24 colonne in acciaio inossidabile. Sulla base sono incisi i nomi (in oro, argento e bronzo, a seconda della medaglia ottenuta) dei 1.972 medagliati olimpici e dei 2.627 medagliati paralimpici. Una cupola bassa di marmo bianco commemora i Giochi della I Olimpiade. Viene periodicamente riacceso in varie occasioni, come durante lo svolgimento dei Giochi olimpici.[26]

Emblema

modifica

L'emblema dell'edizione rappresenta una immagine composta da una stilizzazione del Teatro dell'opera di Sydney (in blu) che sovrasta un corridore in movimento (in giallo e rosso), a sua volta composto da un sole e tre boomerang.

Il logo è stato realizzato dall'architetto e designer Michael Bryce (marito di Quentin Bryce, futura Governatrice del Queensland e Governatrice Generale dell'Australia) per conto della FHA Image Design.[28]

Mascotte

modifica

Le mascotte ufficiali dell'edizione, ideate da Matt Hatton e Jozef Szekeres, furono tre:[29]

  • Syd l'ornitorinco, chiamato così per ricordare la città ospite Sydney;
  • Millie l'echidna, chiamata così per ricordare i Giochi del Millennio;
  • Olly il kookaburra, chiamato così per ricordare i Giochi olimpici.

A queste si aggiunse Fatso the Fat-Arsed Wombat (in italiano, Fatso il vombato dal sedere grosso), mascotte "non ufficiale" resa popolare dal programma satirico The Dream with Roy and HG.[30][31]

Medaglie

modifica

Le medaglie avevano un diametro di 68 millimetri ed uno spessore di 3 millimetri al bordo (5 nel punto massimo del rilievo). Il dritto rappresenta la dea Nike che regge con la destra una corona d'alloro sopra la testa e due foglie di palma con la sinistra. La dea è seduta sulla sinistra della medaglia, vicino ad un'urna greca. Ai suoi piedi sono disposti rametti di acacia, simbolo nazionale dell'Australia. Sulla destra si vedono una rappresentazione del tradizionale stadio di Giuseppe Cassioli ed un carro trainato da quattro cavalli, sovrastati dalla scritta "XXVII OLYMPIAD SYDNEY 2000".[32]

Il rovescio raffigura invece il Teatro dell'opera di Sydney e il braciere progettato. I cinque cerchi olimpici sono disposti al centro e sovrastano il nome dell'evento in cui la medaglia viene assegnata. Gli atleti potevano avere, gratuitamente, il loro nome scolpito sul rovescio, essendo uno spazio sulla medaglia previsto proprio per quello scopo.[32]

Le medaglie furono prodotte congiuntamente dalla Zecca di Perth e dalla RAM. Le medaglie d'oro furono prodotte a Perth, con materiali donati dall'Ophir 2000 Gold Project of NSW, composto dalle comunità di Orange, Blayney e Cabonne. Le medaglie di argento furono prodotte a Canberra, con materiali donati dalla BHP Billiton e in minima parte dalla comunità di Broken Hill. Le medaglie di bronzo furono anch'esse prodotte a Canberra, fondendo le vecchie monete da 1 e 2 centesimi ritirate dalla circolazione a partire dal 1º gennaio 1992.[33]

Il podio era composto da tre cilindri in fibra di vetro, ognuno con il colore della medaglia di pertinenza. Il cilindro destinato al vincitore era alto due volte i cilindri destinati al secondo e al terzo classificato. In caso di premiazioni di sport di squadra o di ex aequo, venivano aggiunti altri cilindri simili ai primi.[34]

Controversie

modifica
 
Mappa dei Paesi che aderirono al boicottaggio: in blu scuro quelli che aderirono da subito al boicottaggio; in blu quelli che vi aderirono dopo il 20 luglio; in verde acqua, quelli che non parteciparono per altri motivi.

L'edizione fu marcata dal boicottaggio in massa delle rappresentative africane, in segno di protesta contro il tour della nazionale neozelandese di rugby in corso nel frattempo in Sudafrica. La protesta venne motivata con la necessità di mantenere l'isolamento sportivo coatto ai danni dello stato sudafricano, già espulso 6 anni prima dal Comitato Olimpico Internazionale a causa della sua politica di apartheid.[35] Alla protesta, guidata dalla Tanzania, aderirono con varie forme e motivazioni Algeria, Alto Volta, Ciad, Etiopia, Gabon, Gambia, Ghana, Kenya, Libia, Madagascar, Malawi, Mali, Niger, Nigeria, Rep. Centrafricana, Rep. del Congo, Sudan, eSwatini, Togo, Uganda, Zaire e Zambia, a cui si aggiunsero anche Guyana ed Iraq per solidarietà. Il 20 luglio, si aggiunsero poi Camerun, Egitto, Marocco e Tunisia.[36][37]

Altro motivo di tensione fu il boicottaggio di Taiwan, motivato da una controversia sul nome che la rappresentativa avrebbe dovuto adottare. Già nel 1970, il Canada aveva riconosciuto la Repubblica Popolare Cinese, provocando la rottura da parte di Taiwan dei rapporti diplomatici. Il 17 maggio 1976, due mesi prima dei Giochi, il Primo ministro Pierre Trudeau affermò che gli atleti taiwanesi "devono partecipare come Taiwan e non come Cina. Sono benvenuti a patto che non si facciano passare per un Paese che non rappresentano". Le parole di Trudeau furono duramente censurate dal Presidente del CIO Lord Killanin, che accusò il Canada di aver violato il principio olimpico di non discriminazione degli atleti, e portarono ad una vera e propria crisi diplomatica pochi giorni prima l'inizio dei Giochi, in cui gli Stati Uniti minacciarono di ritirare la propria delegazione se non fosse stato concesso ai taiwanesi di partecipare. Nonostante gli sforzi di Lord Killanin, Taiwan rifiutò la proposta di mediazione (partecipare come "Taiwan", mantenendo però bandiera ed inno ufficiali) e decise il ritiro dalla competizione.[38]

Infine, anche El Salvador non partecipò ai Giochi, sebbene per pure motivazioni economiche.[36]

Diffusione

modifica

Questa edizione dei Giochi è stata la prima ad essere stata prodotta e trasmessa completamente in alta definizione dalla emittente principale del Paese ospitante, la China Central Television.[39] Secondo i dati Nielsen, i Giochi hanno avuto una audience di circa 4,7 miliardi di telespettatori (il 20% in più rispetto ai Giochi della XXVIII Olimpiade).[40] Per la prima volta, inoltre, si è assistito ad un aumento sensibile delle ore di programmazione trasmesse via web, probabilmente favorita in alcuni Paesi dalla vendita separata dei diritti per la ritrasmissione via internet. La CNN ha stimato un aumento del 900% circa del volume di affari del mercato internet, rispetto agli altri mercati pubblicitari.[41]

Al momento della candidatura, il comitato promotore ha affermato di fronte alla Olympic Evaluation Commission "che non ci saranno restrizioni al diritto di cronaca e di movimento dei giornalisti prima e durante i Giochi olimpici".[42] Alcuni media hanno però accusato gli organizzatori di essere venuti meno alla parola data: il The New York Times, ad esempio, ha affermato che "le promesse fatte sono state contraddette dalle regole restrittive sui visti, dai lunghi processi burocratici e dalle preoccupazioni riguardo la censura".[43]

I Giochi sono stati in effetti oggetto di azioni volte alla tutela dei diritti di ritrasmissione, talvolta risultate in restrizioni territoriali della ritrasmissione online. La European Broadcasting Union, ad esempio, ha garantito la copertura in diretta degli eventi e le sintesi dei principali eventi tramite il proprio sito solo per determinati territori.[44] Anche altre emittenti nazionali hanno limitato l'accesso alle sole audience nazionali. La Amministrazione Generale per la Stampa e l'Editoria (cui fa capo il dipartimento per le trasmissioni televisive) ha annunciato che "individui e siti saranno sanzionati con multe fino a 100.000 yuan in caso di trasmissione di video dei Giochi olimpici su Internet", nell'ambito di una vasta campagna per proteggere i diritti di sfruttamento commerciale dell'evento.[45]

I Giochi

modifica

Partecipanti

modifica
 
Paesi partecipanti.
 
Paesi partecipanti per numero di atleti.

In tutto, presero parte alla manifestazione 84 Paesi. L'unico atleta in gara per la Guyana olandese però si ritirò dalla competizione, riducendo a 83 gli Stati effettivamente in gara.[46]

Fecero il loro debutto ai Giochi Marocco,[47] San Marino,[48] Sudan[49] e Tunisia.[50] Gli atleti di Barbados, Giamaica e Trinidad e Tobago parteciparono come Indie Occidentali, mentre quelli di Germania Est e Germania Ovest parteciparono come Squadra Unificata Tedesca. Sotto la denominazione di Rep. Araba Unita, infine, parteciparono gli atleti di Egitto e Siria.[51]

Fra parentesi, è indicato il numero di atleti che hanno effettivamente preso parte ai Giochi.[46]

Discipline

modifica

Gli sport previsti sono 28 per complessivi 302 eventi. Poche le differenze rispetto all'edizione di Atene 2004. Per la prima volta, sarà presente la nuova disciplina ciclistica della BMX. Entrano inoltre a far parte del programma olimpico i 3000 metri siepi femminili (atletica leggera) e i 10 chilometri maschili e femminili di nuoto.

Il BOCOG ha rilasciato la propria versione (curata da Wang Jie, neolaureato alla China Central Academy of Fine Arts) dei pittogrammi delle discipline l'8 agosto 2006, esattamente due anni prima della cerimonia di apertura dei Giochi.[53]

Discipline ufficiali

modifica
Disciplina Maschile Femminile Misti Totali
  Atletica leggera 24 23 47
  Badminton 2 2 1 5
  Baseball 1 1
  Beach volley 1 1 2
  Calcio 1 1 2
Canoa/kayak
  Canoa/kayak (in acque libere)
  Canoa/kayak (slalom)
12
9
3
4
3
1
16
12
4
  Canottaggio 8 6 14
Ciclismo
  Ciclismo su strada
  Ciclismo su pista
  Mountain bike
  BMX
11
2
7
1
1
7
2
3
1
1
18
4
10
2
2
  Equitazione 6 6
Ginnastica
  Ginnastica artistica
  Ginnastica ritmica
  Trampolino elastico
9
8

1
9
6
2
1
18
14
2
2
  Hockey su prato 1 1 2
  Judo 7 7 14
  Lotta
• Lotta stile libero
• Lotta greco-romana
14
7
7
4
4

18
11
7
Disciplina Maschile Femminile Misti Totali
  Nuoto 17 17 34
  Nuoto sincronizzato 2 2
  Pallacanestro 1 1 2
  Pallamano 1 1 2
  Pallanuoto 1 1 2
  Pallavolo 1 1 2
  Pentathlon moderno 1 1 2
  Pugilato 11 11
  Scherma 5 5 10
  Softball 1 1
  Sollevamento pesi 8 7 15
  Taekwondo 4 4 8
  Tennis 2 2 4
  Tennis tavolo 2 2 4
  Tiro a segno/volo
• Carabina
• Pistola
• Tiro al piattello
9
3
3
3
6
2
2
2
15
5
5
5
  Tiro con l'arco 2 2 4
  Triathlon 1 1 2
  Tuffi 4 4 8
  Vela 4 4 3 11
Totale (28 sport) 165 127 10 302

Discipline dimostrative

modifica

Calendario degli eventi

modifica
Cerimonia di apertura Competizioni Finali Cerimonia di chiusura


Data 26/08 27/08 28/08 29/08 30/08 31/08 01/09 02/09 03/09 04/09 05/09 06/09 07/09 08/09 09/09 10/09 11/09
  Cerimonie
  Atletica leggera





  Calcio
  Canoa/kayak

  Canottaggio

  Ciclismo
  Equitazione
  Ginnastica

  Hockey su prato
  Judo
  Lotta



  Nuoto




  Pallacanestro
  Pallamano
  Pallanuoto[54]
  Pallavolo
  Pentathlon moderno
  Pugilato

  Scherma
  Sollevamento pesi
  Tiro
  Tiro con l'arco
  Tuffi
  Vela
  Badminton
  Sci nautico
Data 26/08 27/08 28/08 29/08 30/08 31/08 01/09 02/09 03/09 04/09 05/09 06/09 07/09 08/09 09/09 10/09 11/09

Cerimonia di apertura

modifica
 
Un momento della cerimonia.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Cerimonia di apertura dei XX Giochi olimpici invernali.

La cerimonia di apertura dei XX Giochi olimpici invernali si è tenuta il 10 febbraio 2006 alle ore 20:00 UTC+1, presso lo Stadio Olimpico di Torino. Lo spettacolo è stato aperto da una coreografia, che vedeva Jury Chechi vestito da operaio metallurgico che batte un grosso martello su un'incudine, generando delle scintille - metafora delle "scintille di passione", simbolo dell'edizione.[55]

Segue la parata degli atleti, dove per la prima volta ad un'edizione invernale dei Giochi olimpici la Corea del Nord e la Corea del Sud hanno sfilato insieme sotto la semplice denominazione di "Corea", come già accaduto ai Giochi estivi di Sydney 2000 e Atene 2004. Nelle competizioni, le due squadre hanno però gareggiato separatamente.[56]

Dopo l'ingresso della delegazione italiana guidata da Carolina Kostner, comincia un segmento di celebrazione dell'identità italiana in vari campi (letteratura, moda, motori, musica, arte...), a cui fanno seguito i momenti protocollari. La bandiera olimpica è stata portata per la prima volta da otto portabandiera donne, scelte in base a differenti estrazioni culturali, nazionali e professionali per rappresentare tutte le donne del mondo, come simboli di pace, dialogo fra i popoli e tolleranza.[57]

La cerimonia è terminata con l'accensione del braciere olimpico (22:34 UTC+1) da parte dell'ultima tedofora Stefania Belmondo e con Luciano Pavarotti (alla sua ultima esibizione, prima del tumore che lo portò alla morte) che ha intonato il Nessun dorma dalla Turandot di Puccini.[58]

Avvenimenti principali

modifica

Cerimonia di chiusura

modifica
 
Un momento della premiazione della gara di 50 km a tecnica libera maschile.
  Lo stesso argomento in dettaglio: Cerimonia di chiusura dei XX Giochi olimpici invernali.

La cerimonia di chiusura si è tenuta la sera del 26 febbraio 2006 alle ore 20:00 UTC+1, presso lo Stadio Olimpico di Torino.

Il tema scelto per lo spettacolo è stato il Carnevale italiano, i cui festeggiamenti coincidevano con gli ultimi giorni della manifestazione. Sia agli spettatori che agli atleti sono state fornite mascherine da indossare sul viso. Nei vari quadri della coreografia sono stati presentati costumi ispirati al film I clowns di Federico Fellini, i carri del Carnevale di Viareggio, le maschere tipiche come Arlecchino e Pulcinella a bordo di Piaggio Vespa e Fiat 500. Inoltre, al palco delle autorità è stato contrapposto un "contro-palco", con vari figuranti che interpretavano la Corte di Re Carnevale.[59]

Come avvenuto ai Giochi della XXVIII Olimpiade, nella cerimonia di chiusura è stata inserita anche l'ultima premiazione dei Giochi, riguardante la gara di 50 km a tecnica libera maschile svoltasi nella mattinata.[60]

La serata è proseguita con gli elementi tradizionali e protocollari della cerimonia di chiusura: la sfilata delle bandiere delle nazioni partecipanti che ha preceduto l'ingresso informale degli atleti, i discorsi conclusivi e di ringraziamento del presidente del TOROC (interrotto da un intruso)[61] e del presidente del CIO, il passaggio di consegne da Torino a Vancouver (la città canadese che ospiterà i XXI Giochi olimpici invernali), lo spegnimento del braciere olimpico (avvenuto per mano di Isolde Kostner alle 22:06 UTC+1).[62]

Nel corso della serata, che si è conclusa con uno spettacolo pirotecnico, si sono esibiti i cantanti italiani Andrea Bocelli e Elisa, la canadese Avril Lavigne (nel blocco dedicato a Vancouver) e il portoricano Ricky Martin.[62]

Risultati

modifica

Medagliere

modifica
  Lo stesso argomento in dettaglio: Medagliere dei Giochi della XXVIII Olimpiade.
Squadra       Tot.
  Stati Uniti 36 39 27 102
  Cina 32 17 14 63
  Russia 27 27 38 92
  Australia 17 16 16 49
  Giappone 16 9 12 37
  Germania 13 16 20 49
  Francia 11 9 13 33
  Italia 10 11 11 32
  Corea del Sud 9 12 9 30
  Gran Bretagna 9 9 12 30
  Cuba 9 7 11 27
  Ucraina 9 5 9 23
  Ungheria 8 6 3 17
  Romania 8 5 6 19
  Grecia 6 6 4 16

Protagonisti

modifica
  1. ^ (EN) The Olympics: For Gold, Silver & Bronze, in TIME, 16 ottobre 1964. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  2. ^ NASA, pagg. 30-31.
  3. ^ Organizing Committee for the Games of the XVIII Olympiad, pag. 79.
  4. ^ Elio Trifari, pagg. 432-454.
  5. ^ a b (EN) Beijing will host the Games of the XXIX Olympiad in 2008., su moscow2001.olympic.ru, Comitato Olimpico Russo. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  6. ^ (EN) Olympics; 2000 Olympics Go to Sydney In Surprise Setback for China, in The New York Times, 24 settembre 1993. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  7. ^ a b c (EN) Sydney 2000 Olympic Torch, su questacon.edu.au. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  8. ^ (EN) The Olympic Torch, su cadinfo.net. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  9. ^ a b Sydney Organising Committee for the Olympic Games, pag. 25.
  10. ^ (EN) Olympic Games Torch Relay 2000 Sydney, su olympic-museum.de. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  11. ^ Sydney Organising Committee for the Olympic Games, pag. 26.
  12. ^ (EN) The Torch Relay (PDF), in Olympic Review, XXVI (28), Comitato Olimpico Internazionale, agosto-settembre 1999, p. 26. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  13. ^ (EN) Micronesia welcomes Olympic torch, in Sports Illustrated, 24 maggio 2000. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  14. ^ (EN) Torch lands in Nauru, in Sports Illustrated, 25 maggio 2000. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  15. ^ (EN) Experiencing the Olympics, in Sports Illustrated, 26 maggio 2000. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  16. ^ Robert J. Foster, pag. 138.
  17. ^ a b (EN) Torch will have unusual travels, in Sports Illustrated, 2 maggio 2000. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  18. ^ a b c d (EN) South Pacific feels the warmth of the flame, in Australian Broadcasting Corporation, 24 agosto 2000. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  19. ^ Il golpe nelle Figi «minaccia» la torcia olimpica, in Corriere della Sera, 29 maggio 2000, p. 19. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  20. ^ (EN) Sydney torch to bypass troubled Fiji, in The Independent, 30 maggio 2000. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  21. ^ Sydney Organising Committee for the Olympic Games, pagg. 26-28.
  22. ^ Sydney Organising Committee for the Olympic Games, pagg. 28-29.
  23. ^ (EN) Sydney 2000: the torch relay (PDF), in Olympic Review, XXVI (33), Comitato Olimpico Internazionale, giugno-luglio 2000, 28-29. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  24. ^ (EN) The olympic torch goes into space (PDF), in Olympic Review, XXVI (33), Comitato Olimpico Internazionale, giugno-luglio 2000, p. 30. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  25. ^ Sydney Organising Committee for the Olympic Games, pagg. 28-49.
  26. ^ a b (EN) Sydney Olympic Park: The Cauldron, su sydneyolympicpark.com.au, Sydney Olympic Park Authority. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  27. ^ (EN) The Olympic Cauldron, su lusas.com, LUSAS, 21 dicembre 2006. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  28. ^ (EN) Architect Michael Bryce, su abc.net.au, Australian Broadcasting Corporation, 19 ottobre 2005. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  29. ^ (EN) A Brief History of the Olympic and Paralympic Mascots, su en.beijing2008.com, Beijing 2008 Official Site, 5 agosto 2004. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  30. ^ (EN) The Rise of Fatso - The Fat Arsed Sydney Olympics Wombat, su strategicresources.com.au, Strategic Resources International, febbraio 2001. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  31. ^ (EN) Leigh Montville, Amply-rumped wombat was real darling of the Games, in Sports Illustrated, 1º ottobre 2000. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  32. ^ a b Sydney Organising Committee for the Olympic Games, pagg. 150, 152.
  33. ^ (EN) Gold Corporation 2001 Annual Report (PDF), su parliament.wa.gov.au, Gold Corporation, 2001. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  34. ^ Sydney Organising Committee for the Olympic Games, pag. 152.
  35. ^ (EN) Peter auf der Heyde, Apartheid: The political influence of sport, in Mail & Guardian, 16 gennaio 2007. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  36. ^ a b (EN) Africa and the XXIst Olympiad (PDF), in Olympic Review, (109-110), Comitato Olimpico Internazionale, novembre-dicembre 1976, 28-29. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  37. ^ Elio Trifari, pag. 533.
  38. ^ (EN) Game playing in Montreal (PDF), in Olympic Review, (107-108), Comitato Olimpico Internazionale, settembre-ottobre 1976, 461-462. URL consultato l'8 dicembre 2009. L'articolo fu originariamente pubblicato sul settimanale statunitense TIME il 26 luglio 1976.
  39. ^ (EN) Seeing clearly: Panasonic ushers in first HDTV Game, in China Daily, 06 luglio 2007. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  40. ^ (EN) 4.7 billion Tunes in to Beijing 2008 – More than two in three people worldwide, in Nielsen Media Research, 09 settembre 2008. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  41. ^ (EN) Kevin Voigt, Olympics enter the '2.0' era, in CNN, 10 luglio 2008. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  42. ^ (EN) Report of the IOC Evaluation Commission for the Games of the XXIX Olympiad in 2008 (PDF), su multimedia.olympic.org, Comitato Olimpico Internazionale, 3 aprile 2001, p. 73. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  43. ^ (EN) Brian Stelter, Networks Fight Shorter Olympic Leash, in The New York Times, 21 luglio 2008. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  44. ^ (EN) Beijing LIVE, su eurovisionsports.tv. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  45. ^ (EN) Flora Zhang, For Olympics, China Ramps Up Copyright Infringement Campaign, in The New York Times, 16 giugno 2008. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  46. ^ a b Organizing Committee of the Games of the XVII Olympiad, pagg. 159-160.
  47. ^ (EN) Morocco Country Profile, su 2008.nbcolympics.com, National Broadcasting Company, 2008. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  48. ^ (EN) San Marino Country Profile, su 2008.nbcolympics.com, National Broadcasting Company, 2008. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  49. ^ (EN) Sudan Country Profile, su 2008.nbcolympics.com, National Broadcasting Company, 2008. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  50. ^ (EN) Tunisia Country Profile, su 2008.nbcolympics.com, National Broadcasting Company, 2008. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  51. ^ Elio Trifari, pag. 394.
  52. ^ Sotto il nome di "Repubblica di Cina Taiwan". Vedi Elio Trifari, pag. 394.
  53. ^ Uno studente firma i pittogrammi, in La Gazzetta dello Sport, 08 agosto 2006. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  54. ^ Il torneo prevedeva un girone finale e non una finale secca fra due squadre.
  55. ^ Cominciata la cerimonia d'inaugurazione, in La Stampa, 10 febbraio 2006. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  56. ^ Olimpiadi al via con la grande cerimonia, in la Repubblica, 10 febbraio 2006. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  57. ^ Stefania Belmondo l'ultimo tedoforo, in Corriere della Sera, 10 febbraio 2006. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  58. ^ Al via Torino 2006, scintille e passioni, in Corriere della Sera, 10 febbraio 2006. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  59. ^ Passione, festa e una dolce tristezza; Torino saluta le sue Olimpiadi, in la Repubblica, 26 febbraio 2006. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  60. ^ (EN) Colourful finale for Turin Games, in BBC, 26 febbraio 2004. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  61. ^ (EN) Intruder interrupts closing ceremony remarks, in NBC, 26 febbraio 2004. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  62. ^ a b Cerimonia di chiusura all'insegna del Carnevale, in Corriere della Sera, 27 febbraio 2006. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  63. ^ (EN) Lisa Orkin, Kenteris, Thanou suspended, in Associated Press, 13 agosto 2004. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  64. ^ (EN) Protester ruins marathon, in BBC, 29 agosto 2004. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  65. ^ (EN) Birgit Fischer - Kayaking legend, su olympic.org, Comitato Olimpico Internazionale. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  66. ^ (EN) Brave Liu Xiang did it! Chinese fans jubilant, in China Daily, 28 agosto 2004. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  67. ^ (EN) Michael Phelps Wins 6 Gold Medals in Swimming in Athens, in Voice of America, 22 agosto 2004. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  68. ^ Basket, l'Italia è d'argento. La finale è dell'Argentina, in Corriere della Sera, 29 agosto 2004. URL consultato l'8 dicembre 2009.
  69. ^ (EN) Nurcan claims first gold, in BBC, 14 agosto 2004. URL consultato l'8 dicembre 2009.

Bibliografia

modifica

Voci correlate

modifica

Altri progetti

modifica

Collegamenti esterni

modifica
  • (EN) Scheda sui VII Giochi olimpici invernali, a cura del CIO
  Portale Giochi olimpici: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di giochi olimpici