Progetto di Costituzione della Repubblica Popolare Giapponese


Il progetto di Costituzione della Repubblica Popolare Giapponese (日本人民共和国憲法草案?, Nihon Jinmin Kyōwakoku Kenpō Sōan) fu pubblicato il 29 giugno 1946 dal Partito Comunista Giapponese, durante i dibattiti sulla nuova legge costituzionale del Giappone in sostituzione all'antiquata Costituzione Meiji. La sua ipotetica entrata in vigore avrebbe in sintesi previsto l'abolizione del sistema imperiale, l'adozione del repubblicanesimo e del centralismo democratico, nonché l'introduzione di politiche socialiste. Il progetto non fu mai attuato in quanto il paese, militarmente occupato dalla US Army, aderì alla liberaldemocrazia.[1]

Costituzione della Repubblica Popolare Giapponese
StatoGiappone (bandiera) Giappone
Tipo leggeLegge fondamentale dello Stato
ProponentePartito Comunista Giapponese
SostituisceCostituzione Meiji
Logo del Partito Comunista Giapponese

Descrizione

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Il progetto di costituzione del Giappone come Stato socialista si ispirava agli ideali della rivoluzione russa che portarono all'abdicazione dello zar nel 1917 e alla successiva istituzione dell'Unione Sovietica.

Secondo quanto stabilito dai comunisti nipponici, la Repubblica Popolare Giapponese avrebbe dovuto basarsi sui seguenti principi:[2]

  1. La sovranità appartiene al popolo.
  2. Il Consiglio Democratico controlla la sovranità. Il Consiglio Democratico è il fondamento del diritto di voto delle persone di età superiore ai 18 anni. Il Consiglio Democratico elegge coloro che formano il governo.
  3. Se il governo non esegue o falsifica le decisioni del parlamento democratico, oppure commette qualsiasi altro illecito, la sua attività cesserà immediatamente.
  4. Le persone godranno di libertà politica, economica e sociale, libertà di monitorare e criticare parlamenti e governi.
  5. Il diritto delle persone alla vita, al lavoro e allo studio deve essere garantito con agevolazioni specifiche.
  6. Eliminare radicalmente la discriminazione di classe e razziale.

La bozza costituzionale rivista prevedeva quindi non solo l'eliminazione del sistema imperiale e l'implementazione di un modello repubblicano, ma anche la tutela delle libertà individuali e del diritto al sostentamento. Stabiliva che lo Stato deve garantire le condizioni materiali necessarie per le forze politiche democratiche e le organizzazioni di massa, senza però definire esplicitamente il ruolo di comando del partito. Pur prevedendo che la proprietà dei mezzi di produzione sia orientata al bene comune, non menziona esplicitamente la nazionalizzazione.

In relazione ai diritti umani, assicurava che le libertà individuali fossero tutelate attraverso la creazione di infrastrutture adeguate e riconosceva ai lavoratori il diritto di partecipare attivamente alla gestione delle risorse. Tra le altre disposizioni ci sono: l'obbligo per i cittadini di eleggere i responsabili delle forze di polizia, la preservazione dell'integrità dei funzionari pubblici e l'abolizione di pratiche come il triarcato, la successione, la tortura e la pena di morte. Viene inoltre previsto asilo interno per gli stranieri perseguitati per motivi legati alle loro attività democratiche o di liberazione nazionale.

Per quanto riguarda la politica estera e la difesa, il progetto pur non contenendo disposizioni sull'organizzazione di un esercito né riguardo la negazione del diritto alla guerra, includeva comunque divieti riguardanti il sostegno a eventuali guerre di aggressione. La sua struttura è più flessibile rispetto all'attuale Costituzione giapponese, potendo essere modificata con il consenso di oltre due terzi della Dieta. Infine è presente una clausola simile a quella della Costituzione Italiana del 1948, affermando che la soppressione della Repubblica e il ritorno alla monarchia non sono considerate modifiche valide.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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