Projekt Riese
Projekt Riese ˈʁiːzə (dal ted. "Progetto Gigante") è il nome in codice per un progetto di costruzione della Germania nazista tra il 1943 e il 1945, composto da sette strutture sotterranee situate tra gli Eulengebirge (Monti del Gufo) e il castello di Książ in Bassa Slesia, allora territorio tedesco, ora invece territorio polacco.
Nessun tunnel è stato completato e si trovano in diversi stati di completamento. Solo una piccola percentuale è stata rinforzata con il cemento.
L'obiettivo del progetto rimane incerto a causa della mancanza di documentazione.[1][2][3] Alcune fonti suggeriscono che tutte le strutture dovevano far parte del quartier generale del Führer; secondo altre, era una combinazione di quartier generale e industrie per armi,[4][5] ma rispetto a strutture simili si può rilevare che solo il castello è stato adattato a quartier generale o come altra residenza ufficiale e che le gallerie degli Eulengebirge sembrano pianificate come una rete di fabbriche sotterranee.[6][7][8]
I lavori di costruzione furono eseguiti da lavoratori forzati, prigionieri di guerra, e prigionieri dei campi di concentramento e molti hanno perso la vita per lo più a causa di malattie e malnutrizione.
Storia
modificaIn presenza di crescenti incursioni aeree alleate, la Germania nazista trasferì gran parte della sua produzione di armamenti strategici in regioni più sicure tra cui il distretto Sudetenland.[9][10][11] I piani per la protezione delle infrastrutture critiche coinvolse anche il trasferimento delle fabbriche di armi ai bunker sotterranei[10][12] e la costruzione dei rifugi antiaerei per i funzionari governativi.[13]
Nel settembre 1943, il ministro degli armamenti e della produzione bellica Albert Speer e il capo dell'Organizzazione Todt iniziarono a discutere del progetto Riese.[14] Di conseguenza, la Schlesische Industriegemeinschaft AG (Slesia Industrial Company) fu creata per svolgere i lavori di costruzione.[15][16][17] Nel mese di novembre sono stati stabiliti i campi collettivi (Gemeinschaftslager) per i lavoratori forzati, utilizzando prigionieri di guerra dall'Italia,[18][19] dall'Unione Sovietica,[8][20] e più tardi dalla Polonia, all'indomani della rivolta di Varsavia.[21][22]
Una rete di strade, ponti, ferrovie a scartamento ridotto fu creata per collegare i siti di scavo con le vicine stazioni ferroviarie. I prigionieri riciclarono materiali da costruzione, tagliando alberi e scavando serbatoi e canali di scolo. Alcune piccole dighe furono costruite per ottenere riserve idriche e sistemi fognari. In seguito, per lo scavo dei tunnel si usarono esplosivi e dopo rafforzati con cemento e acciaio.[23] A tale scopo, sono stati impiegati specialisti per l'estrazione, per lo più tedeschi, italiani, ucraini, e cechi ma il lavoro più pericoloso e faticoso fu eseguito dai prigionieri.[24]
Il progresso dello scavo delle gallerie procedeva lentamente poiché la struttura dei monti delle Eulengebirge è costituita da roccia gneiss,[25][26][27] una roccia alquanto dura. La maggior parte delle strutture simili veniva invece perforato data la presenza di una roccia più morbida, l'arenaria; queste rocce davano il vantaggio di una protezione totale dai bombardamenti alleati e la possibilità di costruire strutture sotterranee alte fino a 12 metri e con un volume pari a 6.000 m3.[28]
Nel mese di dicembre 1943, si verificò tra i prigionieri un'epidemia di tifo, data dal fatto che questi erano tenuti in pessime condizioni igieniche, esausti e affamati. Come risultato, la costruzione dei tunnel rallentò significativamente.[29][30][31] C'erano almeno cinque campi[32] e un numero sconosciuto di lavoratori e di prigionieri di guerra costretti a lavorare per il progetto, alcuni fino alla fine della guerra.[33] Anche il numero dei detenuti che hanno perso la vita non è noto.
Nel mese di aprile 1944, insoddisfatto per l'avanzamento del progetto, Adolf Hitler ha deciso di consegnare la direzione dei lavori all'Organizzazione Todt e assegnare i lavori ai prigionieri dei campi di concentramento.[15][34][35] Furono impiegati tredici campi di lavoro (Arbeitslager, AL), alcuni posti in prossimità delle gallerie. La rete di questi campi fu chiamata Arbeitslager Riese e faceva parte del campo di concentramento di Gross-Rosen.[19] L'amministrazione del AL Riese e del comandante del campo, SS-Hauptsturmführer Albert Lütkemeyer,[36] si trovavano nel AL Wüstegiersdorf. Da dicembre 1944 a gennaio 1945 i detenuti furono sorvegliati da 853 soldati delle SS.[37]
Secondo i dati incompleti, almeno 13.000 prigionieri hanno lavorato per il progetto,[38] la maggior parte di loro sono stati trasferiti dal campo di concentramento di Auschwitz.[39] I documenti consentono l'identificazione di 8.995 prigionieri.[40] Tutti loro erano ebrei,[19] circa il settanta per cento dall'Ungheria, il resto da Polonia, Grecia, Romania, Cecoslovacchia, Paesi Bassi, Belgio e Germania.[41][42] La mortalità era molto alta a causa di: malattie, malnutrizione, stanchezza, lavori pericolosi e il trattamento dei detenuti da parte delle guardie tedesche.[43][44] Molti prigionieri esausti furono re-inviati al campo di concentramento di Auschwitz.[45][46] La deportazione di 857 prigionieri è documentata, così come 14 esecuzioni dopo tentativi di fuga falliti. Un totale stimato di 5.000 vittime hanno perso la vita.[38]
Alla fine del 1944, si verificò un'altra epidemia di tifo tra i prigionieri.[47][31] Poiché la linea del fronte si avvicinava sempre più, l'evacuazione dei campi fu avviata nel febbraio 1945, ma in alcuni posti di lavoro potrebbe essere stata effettuata anche alla fine di aprile.[48] Alcuni prigionieri furono lasciati alle spalle, per lo più quelli gravemente malati, fino a quando l'Armata Rossa arrivò nella zona nel maggio 1945.[49] Il progetto Riese fu quindi abbandonato nella fase iniziale di costruzione e solo 9 chilometri (25.000 m2, 100.000 m3) di gallerie furono scavate.[50]
Lista dei campi
modificaNome tedesco[18][33] | Nome polacco della località | Coordinate | Data di utilizzo[33] |
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Gemeinschaftslager I Wüstewaltersdorf | Walim | 50°41′50″N 16°26′41″E | Nov 1943 – Mag 1945 |
Gemeinschaftslager II Dörnhau | Kolce | 50°40′07″N 16°23′36″E | Nov 1943 – Mag 1945 |
Gemeinschaftslager III Wüstegiersdorf | Głuszyca | 50°41′05″N 16°22′21″E | Nov 1943 – Mag 1945 |
Gemeinschaftslager IV Oberwüstegiersdorf | Głuszyca Górna | 50°40′27″N 16°22′44″E | Nov 1943 – Mag 1945 |
Gemeinschaftslager V Tannhausen | Jedlinka | 50°41′55″N 16°21′56″E | Mar 1944 – 1945 |
Nome tedesco | Nome polacco della località | Coordinate | Data di utilizzo |
---|---|---|---|
AL Dörnhau | Kolce | 50°40′07″N 16°23′36″E | Giu 1944 – Mag 1945 |
AL Erlenbusch | Olszyniec | 50°43′32″N 16°22′57″E | Mag 1944 – Mag 1945 |
AL Falkenberg | Sowin | 50°38′39″N 16°28′16″E | Apr 1944 – Feb 1945 |
AL Fürstenstein | Książ | 50°50′15″N 16°18′05″E | Mag 1944 – Feb 1945 |
AL Kaltwasser | Zimna Woda | 50°40′30″N 16°23′14″E | Aug 1944 – Dec 1944 |
AL Lärche | Soboń | 50°41′12″N 16°24′17″E | Ott–Dic 1944 – Feb 1945 |
AL Märzbachtal | Potok Marcowy Duży | 50°41′16″N 16°23′16″E | Apr–Giu 1944 – Feb 1945 |
AL Säuferwasser | Osówka | 50°40′17″N 16°24′50″E | Aug 1944 – Feb 1945 |
AL Schotterwerk | Głuszyca Górna | 50°40′18″N 16°22′04″E | Apr–Mag 1944 – Mag 1945 |
AL Tannhausen | Jedlinka | 50°41′55″N 16°21′56″E | Apr–Mag 1944 – Mag 1945 |
AL Wolfsberg | Włodarz | 50°42′14″N 16°25′26″E | Mag 1944 – Feb 1945 |
AL Wüstegiersdorf | Głuszyca | 50°41′05″N 16°22′21″E | Apr 1944 – Feb 1945 |
AL Wüstewaltersdorf | Walim | 50°41′50″N 16°26′41″E | Apr 1944 – 1945 |
Zentralrevier Tannhausen | Jedlinka | 50°42′00″N 16°21′57″E | Nov 1944 – Mag 1945 |
Note
modifica- ^ Albert Speer, p. 217.
- ^ Nicolaus von Below, p. 352.
- ^ Neil Short, p. 14, 23.
- ^ Franz Seidler, pp. 218-219.
- ^ Kosmaty, p. 146.
- ^ Mariusz Aniszewski, p. 143.
- ^ Bella Gutterman, p. 143.
- ^ a b Jacki Kalarus, p. 5.
- ^ Mariusz Aniszewski, p. 5.
- ^ a b Jacki Kalarus, p. 3.
- ^ Piotr Kałuża, p. 4.
- ^ Bella Gutterman, pp. 121-122.
- ^ Mariusz Aniszewski, p. 3.
- ^ Franz Seidler, p. 218.
- ^ a b Bella Gutterman, p. 120.
- ^ Jacki Kalarus, p. 4.
- ^ Abraham Kajzer, pp. 14-15.
- ^ a b Mariusz Aniszewski, p. 24.
- ^ a b c Abraham Kajzer, p. 16.
- ^ Piotr Maszkowski, p. 10.
- ^ Franz Seidler, p. 223.
- ^ Neil Short, p. 14.
- ^ Mariusz Aniszewski, pp. 26-28.
- ^ Kosmaty, p. 151.
- ^ Sienicka, pp. 420-422.
- ^ Piotr Kałuża, p. 10, 12.
- ^ Kosmaty, p. 145.
- ^ Piotr Kałuża, p. 11, 12.
- ^ Jacki Kalarus, p. 6.
- ^ Piotr Maszkowski, p. 11.
- ^ a b Mariusz Aniszewski, p. 154.
- ^ Mariusz Aniszewski, p. 24, 35.
- ^ a b c Dariusz Korólczyk, p. 25.
- ^ Franz Seidler, pp. 219-220.
- ^ Jerzy Cera, p. 26.
- ^ Bella Gutterman, p. 125.
- ^ Mariusz Aniszewski, p. 6.
- ^ a b Abraham Kajzer, p. 20.
- ^ Jacki Kalarus, p. 13.
- ^ Bella Gutterman, pp. 126-127.
- ^ Cybulski, p. 277.
- ^ Bella Gutterman, p. 127.
- ^ Mariusz Aniszewski, pp. 48-57.
- ^ Jerzy Cera, pp. 21-22.
- ^ Bella Gutterman, pp. 127-128.
- ^ Abraham Kajzer, p. 17.
- ^ Jacki Kalarus, pp. 12-13.
- ^ Franz Seidler, p. 226.
- ^ Mariusz Aniszewski, pp. 57-58.
- ^ Biczak, p. 7.
Bibliografia
modifica- (EN) Albert Speer, Inside the Third Reich, The Macmillan Company, 1970, p. 272, ISBN 978-0-684-82949-4.
- (PL) Nicolaus von Below, Byłem Adiutantem Hitlera 1937–45, Wydawnictwo Ministerstwa Obrony Narodowej, 1990, ISBN 83-11-07767-3.
- (EN) Neil Short, The Führer's Headquarters – Hitler’s Command Bunkers 1939–45, Oxford, Osprey Publishing, 2010, ISBN 978-1-84603-582-1.
- (PL) Mariusz Aniszewski, Podziemny Świat Gór Sowich – Riese – Zamek Książ – Rüdiger, Cracovia, Wydawnictwo Technol, 2006, ISBN 978-83-916111-7-3.
- (EN) Bella Gutterman, A Narrow Bridge to Life: Jewish Forced Labor and Survival in the Gross-Rosen Camp System, 1940–1945, New York, Berghahn Books, 1982, ISBN 978-1-84545-206-3.
- (PL) Jacki Kalarus, Tajemniczy Świat Osówki, Nowa Ruda, Józef Poniatowski, 1997, ISBN 83-907263-3-5.
- (EN) Franz Seidler, Hitler's Secret Headquarters – The Führer's Wartime Bases, from the Invasion of France to the Berlin Bunker, London, Greenhill Books, 2004, ISBN 1-85367-622-5.
- (PL) Jerzy Kosmaty, Roboty Górnicze Prowadzone w Górach Sowich w Ramach Programu "Riese" w Okresie Drugiej Wojny Światowej, Politechnika Wrocławska, 2006, pp. 145-161.
- (PL) Piotr Kałuża, "Kompleks Riese" – z Punktu Widzenia Geologi, Poszukiwania, 2009, pp. 10-16.
- (PL) Abraham Kajzer, Za Drutami Śmierci, Wałbrzych, Muzeum Gross-Rosen, 2013, ISBN 978-83-89824-06-6.
- (PL) Piotr Maszkowski, Widmowe Podziemia Głuszycy, Konin, Instytut Badań Historycznych i Krajoznawczych, 2010, pp. 8-10.
- (PL) Katarzyna Sienicka, Szczegółowe Zdjęcie Geologiczne Obiektu "Osówka" (Kompleks "Riese"), Politechnika Wrocławska, Katarzyna, pp. 415-430.
- (PL) Dariusz Korólczyk, Na Tropie Bunkra Hitlera, Konin, Instytut Badań Historycznych i Krajoznawczych, 2004, pp. 23-25.
- (EN) Jerzy Cera, Tajemnice Gór Sowich, Cracovia, 1998, ISBN 83-910649-0-5.
- (PL) Bogdan Cybulski, Badań Nad Śmiertelnością Wśród Więźniów KL Gross-Rosen w Górach Sowich w Latach 1944–1945, Wrocław, WUW – Uniwersytet Wrocławski, 2008, pp. 275-308.
- (PL) Radosław Biczak, Szalony Pomysł Hitlera, Konin, nstytut Badań Historycznych i Krajoznawczych, 2001, pp. 6-11.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Project Riese
Collegamenti esterni
modifica- (EN) Progetto Riese, su riese.krzyzowa.org.pl. URL consultato il 27 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 20 ottobre 2019).
- (EN) Museo di Gross-Rosen, su en.gross-rosen.eu.