Quis custodiet ipsos custodes?
Quis custodiet ipsos custodes? è una locuzione latina tratta dalla VI Satira di Giovenale, che letteralmente significa: «Chi sorveglierà i sorveglianti stessi?».
Storia e significato
modificaTra le sedici satire che compongono l'opera di Giovenale, la VI è forse la più nota per l'argomento: rappresenta un feroce attacco ai vizi delle donne romane e non, ricche e povere, nobili e plebee, tutte corrotte e depravate, e Messalina era una di queste. Il verso completo suona così:
«Pone seram, cohibe, sed quis custodiet ipsos custodes? Cauta est et ab illis incipit uxor.»
«Spranga la porta, impedisci di uscire, ma chi sorveglierà i sorveglianti? La moglie è astuta e comincerà da quelli.»
Nonostante il contesto originale riguardi l'infedeltà coniugale, la frase è oggi utilizzata solitamente in riferimento agli abusi di potere.
In un passo più antico del dialogo La Repubblica del filosofo greco Platone (III, 403e) si asserisce in modo simile che i custodi dello Stato devono guardarsi dall'ubriachezza, per non avere essi stessi bisogno di esser sorvegliati. La frase recita: «Γελοῖον γάϱ τόν γε φύλαϰα φύλαϰος δεῖσϑαι» (in latino: Nempe ridiculum esset, custode indigere custodem). Il significato è: «È certamente ridicolo che un custode abbia bisogno di un custode».