Rajiv Chandrasekaran

giornalista statunitense

Rajiv Chandrasekaran (Palo Alto, 22 gennaio 1973) è uno scrittore e giornalista statunitense d'origine indiana.

Rajiv Chandrasekaran nel 2015

Biografia

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Nato negli Stati Uniti da genitori immigrati dall'India per proseguire la propria educazione[1], dopo la laurea in scienze politiche[2] all'Università di Stanford, nel 1994 ha iniziato a lavorare per il Washington Post come reporter dell'area metropolitana[3].

Editore associato del quotidiano, nel corso della sua carriera giornalistica è stato inviato a Baghdad, Cairo e nel Sud-est asiatico[4].

Nel 2006 ha pubblicato il suo primo libro, Green zone: il lato oscuro dell'impero americano a Baghdad, ottenendo l'anno successivo il Baillie Gifford Prize[5] e il Ridenhour Book Prize[6].

Vicepresidente senior per gli affari esteri della catena Starbucks[7], nel 2010 il regista Paul Greengrass ha tratto ispirazione da Imperial Life in the Emerald City per il film Green Zone[8].

Opere principali

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  • Green zone: il lato oscuro dell'impero americano a Baghdad (Imperial Life in the Emerald City, 2006), Milano, Rizzoli, 2010 traduzione di Massimo Gardella ISBN 978-88-17-02720-5.
  • Little America: the war within the war for Afghanistan (2012)
  • For Love of Country con Howard Schultz (2014)

Adattamenti cinematografici

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Premi e riconoscimenti

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  1. ^ (EN) Indian americans: a new generation comes of age, su news.stanford.edu, 1º gennaio 1994. URL consultato il 14 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 25 febbraio 2020).
  2. ^ (EN) Rajiv Chandrasekaran, My week: Rajiv Chandrasekaran, su theguardian.com, 24 giugno 2007. URL consultato il 14 aprile 2020.
  3. ^ (EN) Pagina dello scrittore, su wilsoncenter.org. URL consultato il 14 aprile 2020.
  4. ^ (EN) Cenni biografici e raccolta di articoli, su washingtonpost.com. URL consultato il 14 aprile 2020.
  5. ^ (EN) Scheda dell'autore, su thebailliegiffordprize.co.uk. URL consultato il 14 aprile 2020.
  6. ^ (EN) Albo d'oro, su goodreads.com. URL consultato il 14 aprile 2020.
  7. ^ (EN) Informazioni salienti, su jsis.washington.edu. URL consultato il 14 aprile 2020.
  8. ^ Lietta Tornabuoni, Matt Damon sfida Al Qaeda, su espresso.repubblica.it, 15 aprile 2010. URL consultato il 14 aprile 2020.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Controllo di autoritàVIAF (EN75737703 · ISNI (EN0000 0000 5888 9667 · LCCN (ENn2006013293 · BNF (FRcb16007986q (data) · J9U (ENHE987007291634205171 · CONOR.SI (SL118216547