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Reddy (anche traslitterato come Reddi, Reddiar, Reddappa, Reddy) è una casta indiana, insediatasi per lo più a Telangana, in Andhra Pradesh, classificati come Forward caste, ovvero una casta che non ha bisogno di alcuna azione positiva da parte del governo.

L'origine dei Reddy sarebbe collegata ai Rashtrakutas, sebbene le opinioni siano discordanti. In poco tempo da casta guerriera divennero signori feduali e proprietari terrieri[1][2][3][4][5] Storicamente, i Reddy sono stati mercanti ed agricoltori, ma il loro contributo come regnanti e guerrieri è apprezzabile nella storia Telugu.[1][6][7][8]

Periodo Kakatiya

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Nel periodo Kakatiya "Reddi" (insieme alla sua variante "Raddi") veniva utilizzato come etichetta sociale (gaurava-vachakamu) per indicare i capi-villaggio, indipendentemente dal loro background sociale.[9] Il principe Kakatiya Prola I (circa 1052-1076) è definito "Prola Reddi" in un'incisione, ed è attestato che diversi capi venissero chiamati Reddi durante il regno indipendente dei Kakatiya, svolgendo attività militari anche ad alto livello. I Reddy difisero la regione di Suryapet dalla mire del Sultanato di Delhi, prima di capitolare e perdere Warangal quando Pratapa Rudra fu catturato nel 1323.[10]

La dinastia Reddy

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Dopo la cattura di Pratapa Rudra ed il crollo dell'impero Kakatiya, i capi Reddy si dichiararono indipendenti e, sotto la guida di Prolaya Vema Reddy, fondarono un proprio regno ad Addanki. La dinastia Reddy rimase al potere nella zona di Andhra Pradesh per oltre cento anni, dal 1325 al 1448, e prese parte a una coalizione di sovrani Telugo contro gli invasori islamici.[11]

Periodo Vijayanagara

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Il periodo successivo alla caduta dei Kakatiya vide, in contemporanea alla dinastia Reddy, anche l'ascesa dell'Impero di Vijayanagara. Dopo un primo momento di scontro per l'egemonia della zona costiera di Andhra, i Reddy e i Vijayanagara si allearono contro il comune nemico, il Sultanato di Bahmani. L'alleanza politica delle due dinastia fu cementificata con le nozze tra la figlia di Harihara Raya II e il figlio di Kataya Vema Reddy. Nel 1443 il re del regno Gajapati Kapilendradeva si alleò con i Velama per porre fine alle aggressioni Reddy nel suo territorio, ma l'alleanza fu sconfitta da Veerabhadra Reddy con l'aiuto di Deva Raya II. Dopo la mote di Deva Raya, avvenuta nel 1446, il figlio Mallikarjuna Raya ritirò le truppe Vijayanagara in supporto dei Reddy a Rajahmundry e, approfittando della morte di Veerabhadra Reddy avvenuta nel 1448, Kapilendradeva mandò il figlio Hamvira a conquistare il regno Reddy. Hamvira conquistò la capitale Rajahmundry, ma il potere Gajapati sul territorio dei Reddy terminò con la morte di Kapilendradeva.[12] I territori appartenuti ai Reddy furono annessi dall'impero Vijayanagara.

In questo periodo, i Reddy si affermano come soldati ed esattori delle tasse, un ruolo che mantennero anche sotto la dominazione del sultanato di Golconda.[13][14]

Dominazione britannica

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Nel periodo della colonizzazione britannica della penisola, Uyyalawada Narasimha Reddy si distinse per aver guidato una rivolta armata contro la Compagnia britannica delle Indie orientali nel 1846, prima di essere catturato e impiccato l'anno successivo. Fu uno dei primi moti di ribellione che i Britannici dovettero affrontare, prima ancora dei noti Moti indiani del 1857.[15]

Successivamente, i Reddy si trovarono una posizione come landed gentry e amministratori per i Nizam di Hyderabad. Influenti a corte, alcuni Reddy ottennero posizioni favorevoli dai nababbi: Osman Ali Khan, Asif Jah VII nominò Raja Bahadur Venkatarama Reddy Kotwal di Hyderabad nel 1920.[16] Raja fu il primo induista a ricoprire questa carica, dato che il prestigioso ruolo era stato ricoperto esclusivamente da dignitari musulmani nel diciannovesimo secolo.

I Reddy oggi

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I Kamma e i Reddy sono state caste politicamente prestigiose prima della formazione di Andhra Pradesh nel 1956. I Reddy sono classificati come forward caste nelle politiche indiane di positive discrimination.

  1. ^ a b Robert Eric Frykenberg, Guntur district, 1788–1848: A History of Local Influence and Central Authority in South India, Clarendon Press, 1965, p. 275.
  2. ^ Y. Subhashini Subrahmanyam, Social change in village India: an Andhra case study, Prithvi Raj Publishers, 1975, p. 75. URL consultato il 25 luglio 2011.
  3. ^ David E. Ludden, An Agrarian History of South Asia, Cambridge University Press, 1999, p. 91, ISBN 978-0-521-36424-9.
  4. ^ Rammanohar Lohia, The Caste System, Navahind, 1964, pp. 93–94, 103, 126.
  5. ^ Karen Isaksen Leonard, Locating home: India's Hyderabadis abroad, Stanford University Press, 2007, pp. 131–, ISBN 978-0-8047-5442-2. URL consultato il 5 luglio 2011.
  6. ^ Burton Stein, Vijayanagara, Cambridge University Press, 1989, p. 80, ISBN 978-0-521-26693-2.
  7. ^ Bruce L. Robert, Agrarian Organization and Resource Distribution in South India: Bellary District 1800–1979, University of Wisconsin–Madison, 1982, p. 88.
  8. ^ Sanjay Subrahmanyam, Penumbral Visions: Making Polities in Early Modern South India, University of Michigan Press, 2001, p. 100, ISBN 978-0-472-11216-6.
  9. ^ Cynthia Talbot, Pre-colonial India in Practice: Society, Region, and Identity in Medieval Andhra, Oxford University Press, 2001, p. 55.
  10. ^ (EN) D. B. Diskalkar, Sanskrit and Prakrit Poets Known from Inscriptions, Anandashram Samstha, 1993. URL consultato il 21 gennaio 2018.
  11. ^ Pran Nath Chopra, Religions and communities of India, Vision Books, 1982, p. 136.
  12. ^ (EN) P. Sriramamurti, Contribution of Andhra to Sanskrit Literature, Andhra University, 1972. URL consultato il 21 gennaio 2018.
  13. ^ (EN) Subrata Kumar Mitra, Mike Enskat e Clemens Spiess, Political Parties in South Asia, Greenwood Publishing Group, 2004, ISBN 9780275968328. URL consultato il 21 gennaio 2018.
  14. ^ Imperial Gazetteer2 of India, Volume 12, page 121 -- Imperial Gazetteer of India -- Digital South Asia Library (GIF), su dsal.uchicago.edu. URL consultato il 21 gennaio 2018.
  15. ^ (EN) D. P. Ramachandran, Empire's First Soldiers, Lancer Publishers, 2008, ISBN 9780979617478. URL consultato il 21 gennaio 2018.
  16. ^ (EN) Basant K. Bawa, The last Nizam: the life and times of Mir Osman Ali Khan, Viking, 1992. URL consultato il 21 gennaio 2018.
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