Reggenza italiana del Carnaro
La Reggenza italiana del Carnaro fu un'entità statuale provvisoria proclamata nel 1920 nella città di Fiume durante l'occupazione ribelle guidata da Gabriele D'Annunzio. Il suo scopo era preparare l'annessione della città al Regno d'Italia. La Reggenza ebbe termine quando il Trattato di Rapallo stabilì la creazione dello Stato libero di Fiume. Nel dicembre 1920 l'esercito italiano, incaricato di verificare l'applicazione del trattato, dopo un cruento scontro con le truppe dannunziane impose lo scioglimento della Reggenza.
Reggenza italiana del Carnaro | |
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Motto: Si spiritus pro nobis, quis contra nos? (lat. Se lo spirito è con noi, chi è contro di noi?) | |
Dati amministrativi | |
Nome completo | Reggenza italiana del Carnaro |
Lingue ufficiali | italiano |
Lingue parlate | Italiano |
Capitale | Fiume |
Politica | |
Forma di Stato | Città-stato |
Forma di governo | Dittatura (de facto) Repubblica provvisoria (de iure) |
Comandante | Gabriele D'Annunzio |
Organi deliberativi | Consiglio dei Rettori |
Nascita | 11 settembre 1919 |
Causa | Impresa di Fiume |
Fine | 31 dicembre 1920 |
Causa | Natale di sangue |
Territorio e popolazione | |
Bacino geografico | Quarnaro |
Territorio originale | Fiume |
Massima estensione | 21 km² nel Novembre 1920 |
Popolazione | 50 000 nel 1920 |
Economia | |
Valuta | Corona austro-ungarica |
Commerci con | Italia[1] |
Religione e società | |
Religioni preminenti | Cattolicesimo |
Religioni minoritarie | Ebraismo |
Evoluzione storica | |
Preceduto da | Città e distretto di Fiume (Austria-Ungheria) |
Succeduto da | Stato libero di Fiume |
Ora parte di | Croazia |
Storia
modificaPremessa: la Conferenza di Pace di Parigi
modificaCon la fine della prima guerra mondiale, la città di Fiume – precedentemente parte del Regno d'Ungheria, ma abitata in maggioranza da italiani, che rappresentavano quasi il 60% della popolazione, con una minoranza di croati (24%), sloveni (6%), ungheresi (13%) e tedeschi – divenne ben presto oggetto di contesa tra l'Italia e il neocostituito Regno dei Serbi, Croati e Sloveni: due Consigli Nazionali proclamarono rispettivamente l'annessione al Regno d'Italia e a quella che di lì a poco si sarebbe chiamata Jugoslavia.
Alla Conferenza di pace di Parigi (1919) venne dibattuto il futuro della città di Fiume, che già sotto l'Ungheria aveva costituito un "corpus separatum" al confine tra l'Istria austriaca e la Croazia-Slavonia ungherese, e che alcuni volevano ergere a stato indipendente. Gli jugoslavi rivendicarono l'Istria, la Dalmazia e la Venezia Giulia comprese Gorizia e Trieste.
I plenipotenziari italiani a Parigi rivendicarono Fiume, basandosi su criteri etnico-linguistici (la maggioranza degli abitanti del centro storico di Fiume parlava italiano). Wilson, tuttavia, avanzò la proposta di ergere la città a stato libero. Ne seguì una crisi di governo in Italia, in cui Orlando fu sostituito da Francesco Saverio Nitti e additato come responsabile della "Vittoria mutilata".
La ribellione dannunziana
modificaD'Annunzio guidò un gruppo di 2 600 militari nazionalisti irregolari da Ronchi, vicino a Monfalcone fino a Fiume, prendendone il possesso il 12 settembre 1919. I ribelli (in seguito definiti "legionari") proclamarono l'annessione della città al Regno d'Italia.
I legionari speravano di migliorare la posizione negoziale dell'Italia, ma il governo non riconobbe la ribellione. Il generale Badoglio ordinò un blocco dei rifornimenti ai militari ribelli, che tuttavia ebbero l'appoggio finanziario e propagandistico dei Fasci italiani di combattimento di Benito Mussolini.
La proclamazione della Reggenza
modificaTra l'inverno e l'estate 1920 le trattative internazionali elaborarono per Fiume una soluzione di compromesso, ovvero la trasformazione della città contesa in uno Stato indipendente. Il progetto faceva leva sulla secolare autonomia di cui Fiume aveva goduto sotto gli Asburgo. I dannunziani che occupavano la città decisero di anticipare la costituzione dello Stato libero. L'8 settembre 1920 dichiararono Fiume stato indipendente in attesa di essere annesso all'Italia. Chiamarono questa entità provvisoria "Reggenza Italiana del Carnaro". Per evitare ogni opposizione da parte delle autorità locali, sempre più ostili nei confronti degli occupanti, d'Annunzio proclamò il nuovo Stato in un comizio pubblico al balcone del palazzo del Governo. In quell'occasione disse alla folla dei suoi sostenitori:
«La vostra vittoria è in voi. [...] Domando alla Città di vita un atto di vita. Fondiamo in Fiume d'Italia, nella Marca Orientale d'Italia, lo Stato Libero del Carnaro.»
L'istituzione della Reggenza permise al comando militare dannunziano di ottenere il controllo totale della città. Fu, di fatto, una dittatura.
Il governo era composto da un "Consiglio dei Rettori", nominati tra collaboratori o sostenitori di d'Annunzio.
- Interni e Giustizia: Icilio Bacci
- Esteri: Gabriele D'Annunzio
- Difesa: Giovanni Host-Venturi
- Finanze: Maffeo Pantaleoni
- Economia pubblica: Luigi Bescocca
- Lavoro: Clemente Marassi
- Istruzione: Lionello Lenaz
Il consiglio cercò di normalizzare la vita cittadina, ma non attuò nessuna riforma radicale.
La Reggenza fu ufficialmente dotata di una costituzione, la Carta del Carnaro, scritta dal capo di gabinetto Alceste de Ambris e rielaborata da d'Annunzio. Lo statuto prefigurava un modello di società utopistico, attingendo all'Età comunale e al Corporativismo. Lo statuto, tuttavia, non sarà mai applicato. Oltre all'indiscussa autorità militare dei legionari, rimasero in vigore le tradizionali leggi municipali.
Epilogo: il Trattato di Rapallo e il Natale di sangue
modificaCon l'insediamento al governo di Giovanni Giolitti (15 aprile 1920), il Ministero degli Esteri italiano fu affidato a Carlo Sforza, che cercò di normalizzare i rapporti tra Italia e Jugoslavia. I due governi decisero di incontrarsi in territorio italiano, a partire dal 7 novembre 1920, nella Villa Spinola (oggi conosciuta anche come Villa del trattato), presso Rapallo.
Le trattative durarono pochi giorni e il 12 novembre 1920, con la sottoscrizione del trattato di Rapallo, l'Italia e il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni riconobbero consensualmente Fiume come stato libero e indipendente e stabilirono i propri confini (fissati esattamente allo spartiacque delle Alpi Giulie). Al rifiuto di D'Annunzio di lasciare la "Reggenza", Fiume fu circondata dall'esercito italiano. Il mattino della vigilia di Natale fu sferrato l'attacco che provocò una cinquantina di vittime (Natale 1920) e l'allontanamento dei legionari (30 dicembre 1920). Della delegazione di ufficiali incaricati di trattare la resa del "Vate" faceva parte anche l’ardito Pietro Micheletti, fedelissimo del generale Caviglia, reduce della prima guerra mondiale ed in servizio presso il Ministero della Guerra.[2]
Note
modifica- ^ I commerci con Austria e Ungheria erano bloccati in quanto entrambe le nazioni erano sottoposte ad embargo da parte dell'Intesa finché non avessero firmato e ratificato i trattati di pace. La Jugoslavia da parte sua rifiutava per ovvi motivi politici i commerci con la Reggenza.
- ^ A Maciano di Pennabilli saranno intitolate due piazze e un viale a tre illustri personalità del luogo, su RomagnaUno, 9 settembre 2019. URL consultato il 5 agosto 2023 (archiviato dall'url originale il 9 gennaio 2023).
Bibliografia
modifica- Paolo Alatri, Nitti, D’Annunzio e la questione adriatica, Feltrinelli, Milano, 1959.
- Marina Cattaruzza, L’Italia e il confine orientale, Il Mulino, Bologna, 2007.
- Mimmo Franzinelli e Paolo Cavassini, Fiume: l'ultima impresa di D'Annunzio, Mondadori, Milano 2009.
- Ferdinando Gerra, L'impresa di Fiume, Longanesi, Milano 1974.
- Giordano Bruno Guerri, Disobbedisco. Cinquecento giorni di rivoluzione. Fiume 1919-1920, Milano, 2019.
- Michael A. Ledeen, D'Annunzio a Fiume, Laterza, Bari 1975.
- Raoul Pupo, Fiume città di passione, Laterza, Roma-Bari, 2019.
- Claudia Salaris, Alla festa della rivoluzione. Artisti e libertari con D'Annunzio a Fiume, Il Mulino, Bologna 2002.
- Enrico Serventi Longhi, Il faro del mondo nuovo, Gaspari, Udine, 2019.
- Federico Carlo Simonelli, D'Annunzio e il mito di Fiume. Riti, simboli, narrazioni, Pacini, Pisa, 2021.
- Giovanni Stelli, Storia di Fiume dalle origini ai giorni nostri, Biblioteca dell'Immagine, Pordenone, 2017.
Voci correlate
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