Ricaduta radioattiva

pulviscolo radioattivo di ricaduta dopo un'esplusione nucleare

La ricaduta radioattiva di una esplosione nucleare (chiamata in inglese fall-out) è il materiale coinvolto nell'esplosione, reso radioattivo e lanciato in aria fino al limite della troposfera (12 km di quota) che ricade sotto forma di cenere e pulviscolo altamente letale.

Schema di fall-out radioattivo: a zone più scure corrisponde ricaduta maggiore

Forma della ricaduta

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La ricaduta del materiale nella zona dell'esplosione (fallout primario) inizia entro pochi minuti con i detriti e le polveri più pesanti; il materiale più fine, che viene scagliato in aria e trasportato dal vento, inizia a ricadere da una a due ore dopo (fallout secondario). La coda del fallout secondario può allungarsi per decine di chilometri per le esplosioni più potenti; in genere il materiale radioattivo continua a cadere per un tempo che va da sei a trenta ore. La forma e la lunghezza della coda del fallout secondario dipendono molto dall'andamento dei venti negli strati superiori dell'atmosfera. Se i venti cambiano direzione con la quota la coda può assumere una forma curva.

Pericolosità della ricaduta

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I primi materiali a ricadere sono anche i più radioattivi: la pericolosità del materiale in ricaduta è massima all'inizio del fallout e si attenua con il tempo, man mano che decadono gli isotopi radioattivi con emivita più breve. Dopo circa 48 ore il livello di radioattività dei materiali raggiunge un valore stabile e smette di diminuire. Gli eventuali sopravvissuti devono quindi abbandonare la zona sottovento all'esplosione il più rapidamente possibile, o cercare subito un rifugio, possibilmente un bunker sotterraneo, in cui trascorrere almeno i successivi due giorni.

Tra gli isotopi radioattivi che vengono a prodursi troviamo gli isotopi radioattivi dello iodio . Infatti uno dei principali problemi a cui sono andati incontro le persone che vivevano nelle zone limitrofe a Černobyl' (fino a 500 km) fu il carcinoma della tiroide (lo iodio naturalmente tende ad accumularsi nella tiroide, per cui fu principalmente la tiroide ad essere esposta a dosi massicce di radiazioni).[1]

Bibliografia

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  • Glasstone, Samuel and Dolan, Philip J., The Effects of Nuclear Weapons (third edition), U.S. Government Printing Office, 1977. (Available Online)
  • NATO Handbook on the Medical Aspects of NBC Defensive Operations (Part I - Nuclear), Departments of the Army, Navy, and Air Force, Washington, D.C., 1996, (Available Online)
  • Smyth, H. DeW., Atomic Energy for Military Purposes, Princeton University Press, 1945. (Smyth Report)
  • The Effects of Nuclear War in America, Office of Technology Assessment (May 1979) (Available Online)
  • T. Imanaka, S. Fukutani, M. Yamamoto, A. Sakaguchi and M. Hoshi, J. Radiation Research, 2006, 47, Suppl A121-A127.
  • Sheldon Novick, The Careless Atom, (Boston MA: Houghton Mifflin Co., 1969), p. 98

Voci correlate

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