Rolando (vescovo)
Rolando (... – dopo il 1160) è stato un vescovo cattolico italiano.
Rolando vescovo della Chiesa cattolica | |
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Incarichi ricoperti | |
Nominato vescovo | prima del 1133 |
Deceduto | dopo il 1160 |
Rolando è stato il primo vescovo della diocesi di Grosseto, in seguito alla traslazione della sede episcopale da Roselle nel 1138.[1][2]
Biografia
modificaRolando è ricordato come vescovo di Roselle a partire dal 1133, ma già allora il prelato risiedeva a Grosseto, in quanto l'antica città, ormai spopolata e disabitata, manteneva il titolo diocesano solo a livello formale.[1][2] Rolando, tra il 1133 e il 1137, ospitò più volte papa Innocenzo II a Grosseto, che era stata elevata a sede pievana nel 1101,[3] e proprio a Grosseto, il 19 marzo 1133, il pontefice stilò la bolla Iustus Dominus nella quale elevava la diocesi di Genova al rango di arcidiocesi; tra i firmatari figura il vescovo Rolando.[2][4]
Nel 1135 prese parte al sinodo che il papa tenne a Pisa nei mesi di maggio e giugno.[4] Rientrati a Grosseto, sia il vescovo sia il pontefice assistettero all'assedio portato alla città dalle truppe del duca Enrico di Baviera (1137), dopo il rifiuto dei grossetani di prestare il servizio dovuto all'imperatore.[1] L'anno successivo, il 9 aprile 1138, su consiglio di Rolando, – «Hoc nimi rum dispensationis intuitu Venerabilis Frater Rollande Episcope» – Innocenzo II decretò il trasferimento della cattedra vescovile da Roselle a Grosseto con la bolla Sacrosancta Romana Ecclesia, investendo ufficialmente Rolando del titolo di vescovo di Grosseto.[1][4][5]
In una lettera di papa Celestino II del 23 dicembre 1143, indirizzata a Rolando, si legge di una controversia sorta con il capitolo dei canonici intorno ad alcuni possedimenti diocesani, a seguito della traslazione della sede vescovile.[2][4][6] Il pontefice ridefinì i confini e le spartizioni delle decime, permettendo inoltre ai canonici di Roselle di eleggere un proprio priore pur sempre subordinato al vescovo di Grosseto.[2][4]
Lo storico Francesco Anichini aveva proposto un'identificazione del vescovo Rolando con papa Alessandro III stesso, al secolo Rolando Bandinelli, teoria categoricamente rifiutata dagli storici, ma via via riproposta da eruditi e studiosi locali.[1] Questa teoria fu alimentata dagli storici grossetani nella prima metà del XX secolo e anche Luciano Bianciardi ne parla con ironia nel suo romanzo Il lavoro culturale (1957) scrivendo che «per loro, come si è detto, il problema era risolto: nell'anno 1138 un editto di papa Innocenzo II riconosceva alla nostra città il rango di diocesi, collocandovi come primo vescovo un Bandinelli».[7]
Note
modifica- ^ a b c d e Giovanni Antonio Pecci, Grosseto città vescovile; da Lo Stato di Siena antico e moderno (pt. V, cc. 33-192), trascrizione e cura di Mario De Gregorio e Doriano Mazzini, Società Bibliografica Toscana, 2013, pp. 54–57.
- ^ a b c d e Giotto Minucci, La città di Grosseto e i suoi vescovi (498-1988), vol. 2, Firenze, Lucio Pugliese, 1988, pp. 200-209.
- ^ Vittorio Burattini, Il cristianesimo nella Maremma grossetana dalle origini al Medioevo, in Carlo Citter (a cura di), Guida agli edifici sacri. Abbazie, monasteri, pievi e chiese medievali della provincia di Grosseto, Siena, Nuova Immagine Editrice, 2002, p. 125.
- ^ a b c d e Stefano Sodi, Maria Luisa Ceccarelli Lemut, La diocesi di Roselle-Grosseto dalle origini all'inizio del XIII secolo, Quaderni dell'Istituto superiore di scienze religiose "Niccolò Stenone" n. 2, Pisa, Pacini Editore, 1994, pp. 28-30.
- ^ (LA) Bolla Sacrosancta Romana Ecclesia, in Bullarum diplomatum et privilegiorum sanctorum Romanorum pontificum Taurinensis editio, vol. II, pp. 427–428.
- ^ Maura Mordini, Le forme del potere in Grosseto nei secoli XII-XIV. Dimensione archivistica e storia degli ordinamenti giuridici, Firenze, All'insegna del Giglio, 2007, pp. 26–27.
- ^ Luciano Bianciardi, Il lavoro culturale, Milano, Feltrinelli, 2009, p. 7.
Bibliografia
modifica- (LA) Bolla Sacrosancta Romana Ecclesia, in Bullarum diplomatum et privilegiorum sanctorum Romanorum pontificum Taurinensis editio, vol. II, pp. 427–428.
- Giuseppe Cappelletti, Le chiese d'Italia della loro origine sino ai nostri giorni, vol. 17, Venezia, Giuseppe Antonelli, 1862, pp. 644–649.
- Carlo Citter (a cura di), Guida agli edifici sacri. Abbazie, monasteri, pievi e chiese medievali della provincia di Grosseto, Siena, Nuova Immagine Editrice, 2002.
- (LA) Pius Bonifacius Gams, Series episcoporum Ecclesiae Catholicae, Leipzig, 1931, p. 755.
- Giotto Minucci, La città di Grosseto e i suoi vescovi (498-1988), vol. 2, Firenze, Lucio Pugliese, 1988.
- Maura Mordini, Le forme del potere in Grosseto nei secoli XII-XIV. Dimensione archivistica e storia degli ordinamenti giuridici, Firenze, All'insegna del Giglio, 2007.
- Giovanni Antonio Pecci, Grosseto città vescovile; da Lo Stato di Siena antico e moderno (pt. V, cc. 33-192), trascrizione e cura di Mario De Gregorio e Doriano Mazzini, Società Bibliografica Toscana, 2013, pp. 54–57.
- Stefano Sodi, Maria Luisa Ceccarelli Lemut, La diocesi di Roselle-Grosseto dalle origini all'inizio del XIII secolo, Quaderni dell'Istituto superiore di scienze religiose "Niccolò Stenone" n. 2, Pisa, Pacini Editore, 1994, pp. 28–30.
- (LA) Ferdinando Ughelli, Italia sacra, vol. 3, seconda edizione, Venezia, 1718, col. 663.
Voci correlate
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