Rovina del Goglio del 1º novembre 1666
La rovina del Goglio fu un evento catastrofico, occorso il 1º novembre 1666, che colpì i paesi di Valgoglio nella frazione Novazza e Gromo dell'alta Val Seriana nella provincia di Bergamo, causando una settantina di vittime, molti senzatetto e la distruzione di molti opifici con gravi conseguenze sociali ed economiche.
Rovina del Goglio del 1º novembre 1666 disastro naturale | |
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Registro dei morti del 1666 dove sono elencati alcuni dei morti dell'alluvione del 1º novembre 1666 | |
Tipo | Straripamento |
Data | 1 novembre 1666 |
Luogo | Valgoglio, Gromo |
Stato | Italia |
Coordinate | 45°58′15.07″N 9°54′59.93″E |
Causa | crollo di roccia nei pressi di Cima Bani |
Conseguenze | |
Morti | 70 circa |
Beni distrutti | 18 case, 1 chiesa, 1 Oratorio, 2 ponti, 30 fabbricati |
Danni | 60000 scudi |
Mappa di localizzazione | |
Cartina del sedicesimo secolo di Gromo | |
L'economia e gli opifici
modificaIl Goglio è un torrente di montagna, che nasce dai laghi delle Alpi Orobie al di sopra del lago di Aviasco confluendo nel Serio a fondovalle, in località Pranzera di Gromo dopo un percorso di 5 km superando un dislivello di circa 1550 m.
Fin dal XIII secolo, sul lato destro del torrente, dalla frazione Colarete alla località Pranzera, ne vennero usate le acque per mezzo di chiuse, servendo opifici che forgiavano armi bianche; questa zona era chiamata contrada del Goglio.
L'estrazione del ferro e di altri minerali viene documentata già da Plinio il Vecchio (23-79 d.C.) chiamando Damnatio ad metalla, nel suo Naturalis historia[1] i cristiani condannati dai romani a cavar metalli nelle miniere dell'alta Val Seriana[2].
L'alta valle - con altre limitrofe - fu donata da Carlo Magno nel 774 ai monasteri di San Martino di Tours e di Saint-Denis[3]. Ripresa dalla chiesa di Bergamo nel 1026, essa diventò oggetto di contese e scontri, centrati sui diritti minerari tra il vescovado e le famiglie nobili locali, possedenti i terreni con le miniere di ferro e d'argento. Tra queste i Colleoni e i Rivola[4]. Nel 1267 il paese ottenne il privilegio di essere chiamato borgo, con il diritto di lavorare i minerali godendo dei redditi derivanti dall'estrazione e lavorazione.
La lavorazione del ferro in alta valle divenne molto importante e maggiormente produttiva con la dominazione veneta del 1427; essa comprendeva non solo il territorio di Gromo, che veniva considerata la piccola Toledo[5], ma anche l'indotto dei paesi limitrofi.
La pala d'altare della Chiesa di San Gregorio intitolata Madonna con il bambino tra i santi Gregorio Magno e Carlo Borromeo, dipinta nel 1624 da Enea Salmeggia e la mappa di proprietà privata, disegnata dal notaio Bartolomeo Scacchi, illustrano come si presentava allora il paese e dov'erano localizzate le fucine, le abitazioni e le altre attività.
Cronaca
modifica«[...] esisteva lungo il torrente Golio una Contrada di Gromo, nobil terra d'essa Valle, di forse venti famiglie. Festeggiavano l'Ognissanti, quando spaccatasi una parte della soprastante montagna, precipitò con tale impelo che dal turbine, che la precedeva erano con rumore spaventevole scagliali in aria macigni di smisurata grandezza [...] Rovinò sino a' fondamenti dieciotto case, una Chiesa, un Oratorio; due ponti, trenta edilizj, ventisette dei quali servivano alla fabbricazione delle armi, e schiacciò sessanta tre persone»
Evento
modificaL'evento rovinoso avvenne il 1º novembre 1666, festività di Ognissanti, a mezzogiorno. Concomitanti furono più eventi che, pur avendo cause diverse, si svilupparono in forma concatenante. Le testimonianze scritte raccontano di continui giorni di piogge abbondanti che avevano gonfiato il torrente, fatto sicuramente non raro, dato che le sue acque non erano regolate da dighe o bacini artificiali[6].
Le testimonianze raccolte tra i pastori che sostavano la località presente sul versante opposto della valle e che si trovarono l'evento di fronte, narrano di un forte vento che fece volare persone e massi; successivamente si avvertì un forte boato, causato dal cedimento di una parte del monte chiamato Cima Bani, crollo probabilmente causato dalle piogge e dal grave disboscamento occorso nei secoli per soddisfare alla grande necessità delle fucine di carbone a legna, che avevano reso instabile il terreno; scendendo verso la valle, la frana trascinò con sé alberi e sassi, lambendo la frazione Novazza di Valgoglio, fino alla frazione Colarete dove si collocò sopra il torrente Goglio, ostruendolo formò un lago[7], il quale gonfio d'acqua, terra e detriti esondò, trascinando con sé il materiale e ogni cosa trovata lungo il suo percorso, nonché le fucine, con i forni, i magli, i magazzini, le case, e anche due piccole chiese. Il libro di Gabriele Medolago cita a pagina 26: la chiesa venne interamente distrutta... con alcuni beni situati nella medesima contrada e non vi era speranza di potervi riedificare chiese né altro per l'instabilità del fiume.
Giunta sul fondovalle, tale frana ostruì il Serio, che gonfiato dai materiali e dalle piogge incessanti straripò, portando con sé uomini e case, oltre il confine del paese[8]. Tutto questo si compì nel tempo di un pater nostro.
Testimonianze
modifica«[...]eravi una contrada discosta dalla terra di Gromo il tiro di due moschettate situata sopra il fiume Golio [..] per la commodita di detto fiume erano fabbricati ventisette edifici tutti in ordine di fabbrica dell'armi [...] quando i giorni di santi [...] spiccatasi una parte di monte con fenili, boschi e terreni sovraposti alla detta contrada in distanza di circa mille passi»
inizia così la relazione del notaio Bartolomeo Scacchi[9]; mentre quella del Capitano relatore con Venezia racconta
«Serenissimo Principe, è degno della notizia suprema di Vostra Serenità l'accidente strano, e spaventoso seguito alla Terra di Goglio nella Valle Seriana [..] giaceva la terra sopra un placido fiumicello di nome Golio distante da li (Bergamo) una trentina di miglia [..] che serviva continuamente a varj edifici, e fucine, per il lavoro di lame, di spade, come d'altronde molte opere di ferrarezza [...] l'altro ieri, festa di ognissanti, vers'il mezzo giorno dicorò e ruinò un monte»
La geografia del paese dislocato in tre ben distinti nuclei, posto sul lato ovest del fiume Serio, e l'evento svoltosi in un giorno festivo, salvarono buona parte dei paesani: infatti le vittime documentate sono in numero che varia dai 63 a 67.
La contrada del Goglio era posta nella parte più a sud del paese; erano qui presenti 27 fucine; le case delle maestranze; due piccole chiese, quella di San Rocco, il piccolo oratorio detto di Santa Croce[10] e due ponti che permettevano l'accesso alla zona a nord della valle.
Nella parte superiore c'era il borgo, situato su un'altura, con il castello e il palazzo abitati dalle famiglie nobili e più a nord della valle, la chiesa parrocchiale, quella che, dato l'orario del mezzogiorno, fortunatamente accoglieva i fedeli per le funzioni del giorno di Ognissanti.
Le testimonianze dell'evento sono documentate fin dai primi giorni. Il 3 novembre fu trasmesso dal Capitano Francesco Dandolo e Gerolamo Giustiniano podestà, un dispaccio a Venezia con la cronaca dettagliata degli eventi, dei danni e delle vittime; tale documento è conservato nell'archivio di Stato di Venezia. Il 6 novembre, venne in sopralluogo l'arciprete di Clusone Alessandro Ghirardelli e, malgrado ne abbia lasciato una sua testimonianza un po' enfatizzata, descrive non solo i danni materiali, ma la situazione emotiva dei paesani; così come lo fa il documento del notaio Gregorio Scacchi, ora conservato negli archivi della parrocchia di Gromo.
L'esondazione del Serio portò a valle non solamente detriti, bensì i corpi delle vittime, che sono documentati nei registri parrocchiali. I resti dei morti estratti dalle acque del fiume, sono documentati negli archivi di Parre, Alzano Lombardo, fino a Seriate.
L'evento fu riportato anche dallo storico Giovanni Maironi da Ponte[11]
Conseguenze
modificaLe conseguenze furono gravi perché, sia nel comune di Gromo che di Valgoglio, la rovina aveva distrutto l'attività principale. Le 27 fucine,[12]. che sapevano produrre fino a 1000 lame da spada al giorno, e che davano lavoro alle famiglie della comunità, erano completamente distrutte. Il calo demografico entro il primo mese fu del 30%, l'alluvione aveva obbligato la manovalanza a migrare in altre località, trovandosi improvvisamente senza lavoro e non potendo attendere la ricostruzione che non poteva essere immediata; persino i morti non furono estratti subito dalle macerie, ma vengono documentati nei registri della chiesa dal dicembre 1666 a tutto il 1667.
A Venezia si iniziarono pratiche per agevolamenti dei tributi, che furono concessi inizialmente per cinque anni, per poi essere rinnovate di volta in volta[13]. I danni furono stimati in 60000 scudi, che giustificarono le esenzioni al pagamento di tributi e censi, praticate dal 1666 fino alla metà del XVIII secolo. Nel 1733 venne stilato un elenco delle famiglie che avevano diritto a un risarcimento da parte della repubblica veneta.
Il recupero e la ricostruzione furono molto lenti; passarono infatti cinquant'anni prima che la parte distrutta dell'abitato fosse riutilizzata; si costruirono altre fucine, ma l'attività che aveva reso famoso il paese di Gromo, non fruttò più i medesimi profitti: i tempi erano ormai cambiati, le richieste erano diverse; viene comunque documentata una produzione successiva, non solo di armi bianche ma anche di archibugi.
Note
modifica- ^ Giovanni Targioni Tozzetti, Relazione di alcuni viaggi, su books.google.it, Firenze, MDCCLII.
- ^ Il libro L'Antica cattedrale di San Vincenzo Martire in Bergamo di Bruno Caccia, identifica in questi primi cristiani la nascita del cristianesimo nella bergamasca
- ^ Liceo Cammillo Golgi di Breno (a cura di), Carlo Magno storia e leggenda. URL consultato il 28 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ Gabriele Nobili, Statuerent Quod Comune ed Gromo et Omnes Hatantes Sint Burgum Et Burgienses, 2011, ISBN 88-89393-03-3.
- ^ La rovina del Goglio del 1666. Quando finì l'età dell'oro di Gromo, su primabergamo.it, 26 novembre 2015. URL consultato il 12 settembre 2020.
- ^ Medolago, p. 17.
- ^ Medolago, pp. 18-19.
- ^ Medolago, pp. 23-24.
- ^ Il documento è conservato solo in forma fotografica essendo andato perduto l'originale. Medolago, p. 62.
- ^ L'oratorio negli atti della visita pastorale di san Carlo Borromeo lo indica lontano dal confine cittadino Bortolo Pasinelli, Gromo nel XV secolo, Bergamo, Corponove, 2011.
- ^ Giovanni Maironi da Ponte, Dizionario odeporico o sia storico politico naturale della provincia bergamasca, II, Stamperia Mazzoleni, 1820, pp. 129-130.:
«In una ducale poi dell'eccelso Veneto Senato del di 19 marzo 1667, la quale accorda alla comunità di Gromo per dieci anni la esenzione da tutte le gravezze reali e personali[…] a motivo dell'infortunio accaduto al comune stesso nella contrada di Goglio, essendovi in esso mancate di vita sessantatré persone, sotto le rovine di un pezzo di montagna caduta ed asportate per tal causa non solo le abitazioni di tutta la suddetta contrada, ma distrutti li terreni colle rovine di trentadue edifizj, che erano il loro sostentamento […]»
- ^ Pietro Antonio Brasi, Memoria storica intorno alla valle seriana superiore, Rovetta, 1823, p. 56.
- ^ Donato Calvi, Effemeride sagroprofana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo, sua diocese, et territorio Da suoi principij sin’al corrente Anno, vol. III, 1676, p. 254.
Bibliografia
modifica- Donato Calvi, Effemeride sagro profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo, sua diocese et territorio, Milano, 1676. URL consultato il 28 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2012).
- Gabriele Medolago, La rovina del Goglio, Gromo e Valgoglio, comune di Gromo e Valgoglio, 2015, SBN IT\ICCU\VEA\1181896.
- Gabriele Nobili, Statuerent Quod Comune ed Gromo et Omnes Hatantes Sint Burgum Et Burgienses, Gromo, Comune di Gromo, 2011, ISBN 88-89393-03-3.
- Bortolo Pasinelli, L'arte della spaderia a Gromo nei contratti del XV secolo, a cura di Renato Morganti, Bergamo, 2016.
Voci correlate
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