Salerno longobarda

La Salerno longobarda fu il periodo storico della dominazione longobarda nella città di San Matteo, durato dal settimo secolo a pochi anni prima del Duecento[1].

Immagine della Salerno longobarda col suo castello e la reggia (distrutta da un fortissimo terremoto nel Duecento), come appare in una miniatura del Canone di Avicenna. L'immagine rappresenta la storia (forse leggendaria) di Roberto, duca di Normandia. Ferito mortalmente da una freccia, fu salvato eroicamente dalla moglie longobarda (Sichelgaita di Salerno) che ne succhiò il veleno come era stato prescritto dai medici della "Schola Medica Salernitana"

Premessa

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«"Si sa che la città di Salerno era, in quest’epoca, l’Atene d’Italia.”...frase scritta dal celebre numismatico Giulio Cordero di San Quintino (1778-1857) nel lontano 1841, ma che conserva ancora oggi tutta la sua carica di attualità: “On sait que la ville de Salerne étoit, à cette époque, l’Athènes de l’Italie” Raffaele Lula[2]»

Salerno fu conquistata per la prima volta dai Longobardi del principe Arechi I nel 620 e da allora per cinque secoli fino al 1077 la città di San Matteo fu dominata da una minoranza di origine germanica, che le ha lasciato un'impronta indelebile. Con il Principato di Salerno di Guaimario IV, Salerno divenne "de facto"[3] la capitale di tutto il meridione continentale italiano, unificato per la prima volta dai tempi della fine dell'impero romano.

Inoltre, la Salerno longobarda ebbe la prima "università" di medicina[4] in Europa, la Scuola Medica Salernitana, dove per la prima volta vi parteciparono delle donne come le Mulieres Salernitanae: tra le personalità di spicco delle mulieres Salernitanae sono tramandati i nomi delle longobarde Trotula de Ruggiero, Rebecca Guarna ed Abella Salernitana[5].

Salerno fu anche l'unico territorio longobardo d'Italia a sviluppare una flotta per commerci nel Mediterraneo: nel 1058 un "privilegium mercaturae" concesso dal principe Gisulfo II di Salerno attesta pure la nascita di un mercato franco collegato con le attività marittime. Va anche ricordato che navi salernitane parteciparono alla presa di Mahdia, nell'attuale Tunisia: nella seconda metà dell'anno mille Mahdia, allora governata dai vassalli Ziridi dei Fatimidi, viene attaccata ripetutamente, e per breve tempo conquistata, da Genova e Pisa con l'aiuto di Salerno, Amalfi e Gaeta, ma l'attacco non sortisce effetti duraturi[6].

 
Il principe longobardo Guaimario IV

Salerno -pur essendo nel centro costiero della regione Campania- ha sempre avuto "origini" settentrionali nella sua storia: fu fondata dai Romani in un territorio etrusco[7].

A differenza della vicina Napoli che fu fondata dai Greci e poi dominata dai Bizantini, Salerno "romana" divenne "longobarda" nel settimo secolo, avendo una popolazione romanizzata con una numerosa minoranza germanica quando Arechi II fondò il Principato di Salerno nel 774.

Studiosi come Ajello[8] stimano che nell'ottavo secolo a Salerno oltre un terzo della popolazione parlava ancora la lingua longobarda mescolata notevolmente con parole e frasi neo-latine. Il professore Ajello afferma che a Salerno in quel secolo su una popolazione di circa 6000 abitanti, oltre 2500 erano Longobardi. Ed erano concentrati nel quartiere alto del centro storico, sul colle dove vi era il Castello di Arechi.[9]

Inoltre va ricordato che a Salerno e dintorni si rifugiarono molti Longobardi profughi -forse un migliaio, secondo Ajello, ma altri studiosi (come D'Ambrosio) credono fossero il doppio- che colle loro famiglie scapparono dal nord Italia conquistato dai Franchi di Carlo Magno.

«Arechi II accolse i profughi longobardi provenienti dal nord (conquistato dai Franchi) donando loro terre proprio in queste due aree (intorno al suo castrum di Salerno). In questi territori sono presenti chiese rurali dedicate a Santi il cui culto era molto diffuso nella Langobardia Maior ed estraneo alle regioni meridionali: nell’agro giffonese, ad una decina di km da Salerno, troviamo Sant’Ambrogio, San Vittore e Santa Tecla; a Nocera un’altra chiesa di Sant’Ambrogio e un sacello dedicato ai Santi Nazario e Celso a Bracigliano nei pressi di Rota (Mercato San Severino), probabili testimonianze dell’attività colonizzatrice sviluppata in queste zone G.L.»

 
La nascita del Principato di Salerno nell'851 AD

Dopo una lunga lotta tra i Bizantini ed i Longobardi iniziata intorno al 620 AD, nel 646 la città cadde definitivamente in mano a questi ultimi come parte del Ducato di Benevento, anche se le testimonianze di presenze longobarde, già a partire dal VI secolo, sono accertate dal ritrovamento di una tomba, nel Complesso archeologico di San Pietro a Corte, di una bambina di nome Teodonanda, morta il 27 settembre 566[10].

Con l'avvento della dominazione longobarda la città conobbe il periodo più ricco e famoso della sua storia, durato più di cinque secoli.

Nel 774 il principe di Benevento Arechi II decise di trasferire la sua corte a Salerno, che si popolò di molte famiglie longobarde. La città acquistò importanza e furono edificate numerose opere, tra cui la sontuosa reggia, della quale rimangono tracce sparse nel centro storico. Questa reggia (ora quasi completamente scomparsa) era un' edificazione alla quale si affiancava la "Cappella Palatina" (Chiesa di San Pietro a Corte).

Qualche decennio dopo, nell'849, il Principato di Salerno divenne indipendente da Benevento, acquisendo i territori del Principato di Capua, la Calabria settentrionale e la Puglia fino a Taranto.

«Ludovico II, imperatore del Sacro Romano Impero, patrocinò l’accordo di divisione del Mezzogiorno longobardo in due principati distinti, con capitali Benevento e Salerno. Il testo dell’accordo, datato fra il 12 maggio 848 e il dicembre dell’849, richiama l’autorità imperiale......Siconolfo ottenne una serie di "loca et gastaldata", che disegnano un’area coincidente con la fascia tirrenica e meridionale dell’antico ducato beneventano, da Cosenza, Cassano e Taranto a Sud fino a Sora a Nord Treccani»

Fu inoltre iniziata dalla zecca salernitana una monetazione di monete nell'851 circa, anno di fondazione del principato a seguito delle lotte di successione per il trono beneventano tra Siconolfo e Radelchi[11]. La monetazione della città continuò ininterrottamente anche in epoca normanna fino alla soppressione della zecca nel 1198 per ordine di Costanza d'Altavilla.[12]

Dominio del meridione continentale d'Italia

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A partire dal principe Siconolfo, che si titolò come "Langobardorum gentis princeps", Salerno divenne la capitale di un principato che arrivò a controllare con Guaimatio III e Guaimario IV tutto il meridione continentale italiano.

Infatti con il principe Guaimario III (che governò dal 994 al 1027), Salerno entrò in una fase di grande splendore, testimoniato dall'iscrizione Opulenta Salernum incisa sulle monete del tempo. A lui si deve la riduzione a vassalli del Principato di Salerno delle città di Amalfi, Gaeta e Sorrento e l'annessione di molti dei possedimenti bizantini in Puglia e Calabria.

 
Il Principato di Salerno con Guaimario IV nel 1047

Ma fu il suo successore, Guaimario IV. a raggiungere il massimo dominio occupando l'Aspromonte della Calabria meridionale e costruendovi un forte longobardo a Squillace, scacciando cosi dalla penisola italiana i Bizantini per la prima volta dai tempi delle guerre gotiche.

Egli divenne anche Duca di Puglia e Calabria nel 1042, ma nel 1047 l'imperatore Enrico III lo disautorizzò ufficialmente, iniziando la crisi che porterà alla sua morte ed alla fine del Principato di Salerno pochi decenni dopo.

Comunque L'eredità di Guaimario includeva il dominio su Salerno, Amalfi, Gaeta, Melfi, Puglia, Calabria e in maniera alterna su Capua. Inoltre Giovanni V, Duca di Napoli, si dichiarò "vassallo" del principe Guaimario nel 1039 e gli rimase fedele durante tutto il suo regno.

Egli fu senz'altro l'ultimo grande principe longobardo del sud Italia e secondo alcuni storici il migliore in assoluto[13].

«A tanta forza politica (di Guaimario IV) s'aggiunse lo splendore culturale, dovuto alla crescente fama della Scuola Medica Salernitana, all'attività del monaco Amato di Montecassino, dell'arcivescovo e poeta Alfano e del giurista Romualdo. Tanto splendida ascesa fu però troncata dalla calata in Italia dell'imperatore Enrico III, ostile a Guaimario tanto da togliergli le contee di Capua e di Aversa e trasferire Gaeta al papa (1047). Negli anni successivi, mentre preparava la riscossa, Guaimario IV cadde vittima di una congiura. Treccani»

A valergli tanto favore fu soprattutto il suo carattere, che lo storico John Julius Norwich riassume scrivendo «per tutta la vita dovette lottare contro le spregiudicate ambizioni [dei suoi rivali], e lo fece senza mai venir meno alla parola data, né mancare ai suoi impegni. Fino alla morte, il suo onore e la sua buona fede non vennero mai offuscati».[14] Altri motivi furono la sua intelligenza politica, il favore papale ed inizialmente quello imperiale d'occidente, ma specialmente la spada dei suoi fedeli mercenari Normanni.

«La “memoria” di un periodo di grandezza e potenza del principato di Salerno, sotto il governo di Guaimario IV, divenne patrimonio comune dei “ceti dirigenti” cittadini e “modello paradigmatico” per ogni disegno di espansionismo dei suoi successori. Lo dimostra quanto scriveva il presule salernitano, Alfano I (1058-1085), durante il principato del figlio e successore di Guaimario, Gisulfo II.....All’epoca di Guaimario - affermava Alfano - Salerno risplendeva non solo per la potenza militare, ma anche per la ricchezza e la vivacità culturale, ricca di tesori provenienti dai traffici con l’Oriente e famosa per la sua nota “Scuola” di medicina e chirurgia.Tommaso Indelli - Università di Salerno ([3]

 
Veduta aerea del castello di Arechi, dove Gisulfo II tentò invano di resistere nel 1077. La fortificazione attuale, di epoca longobarda, domina la città di Salerno

Nel 1077 l'ultimo principe longobardo, Gisulfo II figlio di Guaimario IV, fu costretto ad arrendere Salerno ai Normanni di Roberto il Guiscardo e con la sua morte avvenuta nel 1091 (dopo che nel 1089 fu "Duca di Amalfi" per un solo anno) finiva definitivamente l'epoca longobarda in Italia.

La Salerno longobardo-normanna

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La popolazione di Salerno -che aveva circa 35.000 abitanti alla fine del XI secolo, secondo il De Simone- rimase sotto il dominio della consistente minoranza longobarda-salernitana anche dopo il 1077. Infatti la moglie del Guiscardo era la longobarda Sichelgaita, che ebbe molta influenza sul marito.

«Tra il 1058 e il 1072 Sichelgaita fu al seguito del marito (Roberto il Guiscardo) nei suoi ripetuti viaggi, in Calabria, in Puglia e in Sicilia, dove lo affiancò durante la presa di Palermo, strappata agli arabi. Il 14 gennaio 1072, dopo l’ingresso in città, assistette alla messa celebrata nella chiesa di S. Maria. Nell’inverno del 1076-77, rotta l’alleanza con Gisulfo, il Guiscardo pose l’assedio a Salerno, infine conquistata. In questo frangente, che vedeva il coniuge opporsi al fratello, Sichelgaita si venne a trovare in una situazione di evidente tensione e svolse forse, almeno stando alle fonti, un ruolo di mediatrice tra i contendenti.... Lei strappò al marito la promessa – in seguito rivelatasi impossibile da mantenere – di lasciare Salerno a Gisulfo, affidando Amalfi al loro figlio primogenito Ruggero. Durante l’assedio – sempre secondo il resoconto di Amato – Sichelgaita ricevette richieste d’aiuto da parte dei suoi concittadini salernitani e dei suoi stessi parenti, provvedendo a far giungere loro il soccorso di cibo e bevande.....Sichelgaita partecipò anche alla battaglia di Durazzo (in Albania) del 18 ottobre 1081 e al vittorioso assedio della città Treccani»

Va anche precisato che i Normanni non erano un popolo come i Longobardi, ma un gruppo di guerrieri mercenari provenienti dal Nord Europa, che in poche occasioni si trasferivano nel meridione italiano colle rispettive famiglie. Ed in molti casi si sposavano a Salerno con ragazze longobarde (come nel caso del Guiscardo con Sichelgaita): per questo molti studiosi affermano che dal 1077 si ebbe ancora una Salerno "longobarda", almeno parzialmente e per un secolo ancora fino al Duecento.

Dopo la fine del Principato di Salerno furono numerosi i salernitani di origine longobarda che si unirono ai Normanni nelle loro conquiste: Salerno divenne la capitale dell'unificato meridione italiano sotto i Normanni, che conquistarono anche la Sicilia mussulmana.

Salerno nel XII secolo crebbe in importanza anche grazie alla costruzione della sua cattedrale ed alla crescita in fama internazionale della sua "Scuola medica", che aveva anche il Giardino della Minerva considerato l'antesignano degli orti botanici europei dall'UNESCO[15].

 
Il 17 settembre 2007, lo Stato italiano ha emesso un francobollo per celebrare la "Scuola medica Salernitana". L'immagine riprodotta sul francobollo è tratta dal manoscritto Galeni in Ippocratis aphorismos et in librum pronosticorum

Negli anni 1105-1110 il filosofo-scienziato inglese Adelardo di Bath, autore delle "Quaestiones naturales", visitò la scuola, dove abbiamo la massima fioritura di trattati e di autori. Giunse a Salerno anche il medico Costantino l'Africano (nato nell'Ifrīqiya araba) che visse nella città per diversi anni e tradusse dall'arabo molti testi come gli Aphorisma e i Prognostica di Ippocrate.

«Quattro sono le città che eccellono sulle altre: Parigi nelle scienze, Salerno nella medicina, Bologna nel diritto ed Orleans nelle arti attoriali. Tommaso d'Aquino nel "De virtutibus et vitiis"»

Il Regimen Sanitatis Salernitanum viene internazionalmente considerato il trattato più famoso prodotto dalla Scuola; l'opera, in versi latini, risulta essere una raccolta di norme igieniche, poste a fondamento della sua dottrina elaborata interamente nella Salerno longobarda.

Sebbene sia comunemente datato intorno al XII secolo, alcune fonti[16] sostengono che Il "Regimen" risalga al 1050. L'opera, dedicata a un non ben identificato Rex Anglorum (probabilmente Roberto II, duca di Normandia e pretendente al trono d'Inghilterra, che fu a Salerno nel 1099, di ritorno dalla prima crociata), espone le indicazioni della Scuola per tutto ciò che riguarda le norme igieniche, il cibo, le erbe e le loro indicazioni terapeutiche. L'autore è sconosciuto e probabilmente si tratta di un'opera collettiva anche se alcuni l'attribuiscono al longobardo Giovanni da Milano, che fu un discepolo di Costantino l'Africano.

Ma nel 1130 i Normanni del figlio del Guiscardo (Ruggero II) fondarono il "Regno di Sicilia" e trasferirono la capitale dei loro domini da Salerno a Palermo. Questo fatto fu molto criticato dai Longobardi salernitani, oramai assimilati nella popolazione della città. Conseguentemente molti cittadini salernitani si trasferirono a Palermo, determinando il primo inizio della decadenza in importanza di Salerno, che in pochi decenni crollò completamente venendo finanche distrutta dall'imperatore germanico Enrico VI nel maggio del 1194.

 
Assedio dei salernitani alla imperatrice Costanza nel Castel Terracena. Si noti che tutti i civili hanno capelli castano-biondastri, indizio che erano di discendenza longobarda quelli favorevoli al normanno Tancredi

Infatti nel 1191, l'imperatore Enrico VI scese in Italia per bloccare il tentativo del normanno Tancredi di emanciparsi dal Sacro Romano Impero. Assediando Napoli si ammalò (probabilmente di malaria) assieme alla moglie Costanza d'Altavilla[17], che inviò a Salerno (fino ad allora fedele a lui) per curarsi con i famosi medici della "Schola medica". Enrico stesso si ammalò gravemente; allora Enrico di Welf, che stava anche partecipando all'assedio di Napoli, disertò in Germania, ed affermò falsamente che l'imperatore era morto e si spacciò come possibile successore. Sebbene Enrico VI si fosse ripreso, l'esercito imperiale fu costretto a ritirarsi del tutto dall'Italia. Costanza rimase a Salerno con una piccola guarnigione come segno che Enrico VI sarebbe presto tornato.

Una volta che Enrico si fu ritirato con la maggior parte dell'esercito imperiale, le città che erano cadute sotto l'Impero dichiararono immediatamente la loro fedeltà a Tancredi, per la maggior parte temendo ora la sua punizione. Il salernitano Niccolò di Ajello, ex arcivescovo di Salerno, che stava aiutando a difendere Napoli, scrisse lettere sugli eventi ai suoi amici e parenti a Salerno. Così la popolazione di Salerno vide l'opportunità di ottenere alcuni favori da Tancredi (possibilmente anche rendendo Salerno di nuovo "capitale"), schernendo e assediando l'indifesa Costanza a Castel Terracena. Costanza si presentò su un balcone e parlò loro con tono di mite rimostranza e ammonizione, cercando di dire loro che la situazione poteva migliorare e che la sconfitta di Enrico VI poteva essere esagerata da Niccolò, ma i salernitani erano decisi a catturarla per Tancredi, e così continuarono l'assedio. Costanza si chiuse a chiave nella sua stanza, chiuse a chiave le finestre e pregò Dio di aiutarla e vendicarsi. Dopo una rapida trattativa con Elia di Gesualdo, un lontano parente di Tancredi, Costanza uscì volontariamente a condizione che alle sue guardie tedesche fosse permesso di andarsene illese. Fu quindi arrestata da Elia (e da alcuni baroni di Puglia che erano imparentati con lei) e consegnata a Tancredi a Messina.

Ma la vendetta di Enrivo VI[18], quando ridiscese a Salerno nella primavera del 1194, fu terribile e crudele: distrusse la città senza pietà per tutti i cittadini, massacrando specialmente i sostenitori del normanno Tancredi che erano quasi tutti di origine longobarda a Salerno.

«il vero inizio della decadenza di Salerno può ricondursi a una data precisa: il 17 maggio 1194, quando l’imperatore Enrico VI, per vendicarsi degli abitanti della città che aveva imprigionato e consegnato al suo rivale Tancredi, due anni prima, sua moglie l’imperatrice Costanza di Sicilia, la cinge d’assedio: sono inutili i tentativi dell’arcidiacono Aldrico[19] di convincere gli abitanti a chiedere il perdono dell’imperatore, i Salernitani resistono. A quel punto, la sorte della città è segnata: Enrico la fa prendere d’assalto dalle sue truppe, la fa saccheggiare e massacrarne gli abitanti. Pietro da Eboli descrive la scena con tinte drammatiche: "le donne vengono stuprate e gli uomini passati per le armi, i sopravvissuti sono esiliati e tutti i loro beni confiscati".....L’imperatore fa radere al suolo le mura longobarde, e buona parte della città ne esce distrutta. Le conseguenze di quelle devastazioni si protrarranno ancora a lungo, come dimostrano i documenti: negli atti di vendita e di acquisto di case roprietà della prima metà del Duecento, si trova spesso la parola “dirutum“, “in rovina”. Il palazzo di Sichelgaita [20]»

Inoltre va ricordato che Salerno nei secoli XI e XII aveva una notevole comunità ebrea nell'area detta "Giudecca" intorno all'attuale Chiesa di Santa Lucia de Judaica, che era la più numerosa nel meridione italiano (avendo oltre seicento membri intorno al 1167, secondo Beniamino da Tudela [21]) e che fu molto colpita in quest'occasione. Questa presenza era cresciuta negli anni della "Opulenta Salernum" ma praticamente scomparve nei decenni successivi all'attacco di Enrico VI, anche se qualche ebreo rimase nel Ghetto di Salerno fino al 1541 quando Carlo V ordinò la fine alla presenza ebraica nel sud italiano dominato dagli Spagnoli dell'Inquisizione)[22].

Da allora Salerno fu ridotta ad una cittadina semidistrutta con poche migliaia di sopravvissuti e praticamente quasi nessun discendente dei longobardi salernitani. La Salerno longobarda era finita in un bagno di sangue, ma restava a Salerno la sua eredità nell'architettura, nell'arte, nella mentalità cittadina e finanche (un poco) nella lingua/dialetto.

Eredità nella Salerno attuale

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Qualcosa rimane dei secoli longobardi nella Salerno attuale, da semplici termini geografici come "Lama", il nome di un torrente che attraversa il centro storico e che prende nome dalla parola longobarda "lama" che significa "ruscello" in italiano [23] fino a strutture architettoniche di grande importanza come l'originale Cattedrale[24] ed il Castello di Arechi (che prende nome dal principe longobardo omonimo).

 
Pannello degli Avori salernitani conservato al Museo diocesano di Salerno raffigurante "La Natività" e "La fuga in Egitto"

Del resto sono più di una dozzina le chiese a Salerno di origine longobarda, essendo le più famose quelle di San Massimo e di Sant'Andrea de Lavina. E vi sono le migliori (e frammentarie) testimonianze di pittura longobarda[25] presenti a Salerno nella chiesa di Santa Maria de Lama[26].

I resti del Castel Terracena e del Complesso archeologico longobardo di San Pietro a Corte risultano essere, in assoluto, l'unica testimonianza archeologica di architettura palaziale di epoca longobarda rimasta nell'Italia centro-meridionale[27][28][29].

A Salerno attualmente vi sono due capolavori di arte di livello internazionale, secondo il professore Ajello: la "Cripta" di San Matteo[30] della Cattedrale[31] e gli Avori salernitani. Questi avori molto probabilmente furono commissionati dall'arcivescovo longobardo Alfano durante la consacrazione della Cattedrale di Salerno nel 1084[32]. Per la loro quasi completezza e l'eccellente stato di conservazione, essi rappresentano il ciclo decorativo eburneo più importante al mondo. E si trovano esposti per la maggior parte nel locale Museo diocesano, ma purtroppo alcuni sono dispersi nel mondo (nel Louvre di Parigi, Metropolitan Museum di New York, Victoria and Albert Museum di Londra, Musei statali di Berlino (Staatlichen Museen zu Berlin) e l'Ermitage di San Pietroburgo).

Infine, va ricordato che gli attuali Salernitani (specialmente quelli del centro storico) sono conosciuti per la loro mentalità un poco "settentrionale" - essendo ordinata ed imprenditrice, cosa che li differenzia dal resto degli abitanti della Campania[33]. Quando vi fu l'epidemia del Covid 19, per esempio, Salerno fu l'unica città meridionale a non avere problemi di nettezza urbana.

  1. ^ Mappa della Salerno longobarda
  2. ^ Giulio Cordero di San Quintino. "Notice sur les monnoies des Princes de Salerne (840-1077), et surcelles de Grimoald, Duc de Bénévent (787-806)" in “Revue Numismatique”, 1841, Blois-Paris, pp. 45-57 ([1])
  3. ^ L'imperatore Enrico III mai accettò nè riconobbe "ufficialmente" che la Salerno di Guaimario fosse la capitale del sud-Italia continentale. Anzi, subito agì contro Guaimario per paura del suo accresciuto potere territoriale
  4. ^ Storia documentata della Scuola medica di Salerno
  5. ^ Edoardo D'Angelo, Scuola medica salernitana, Enciclopedia Federiciana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani
  6. ^ Gens Langobardorum: Salerno longobarda dall' ottavo all' undicesimo secolo
  7. ^ la sezione di Fratte ha origini etrusche. E' un rione periferico di Salerno, sede di un parco archeologico etrusco-sannitico
  8. ^ Docente dell'Università di Salerno ([2])
  9. ^ ancora oggi nelle prime c;assi delle scuole elementari dell'area urbana di Salerno sulle pendici iniziali del "monte Bonadies" (sulla cui cima c'e il castello) la maggioranza dei bambini ha capelli castano-biondastri ed occhi parzialmente chiari
  10. ^ Luciana Baldassarri, "Salerno nella leggenda", p.13, ed. BiMed, ISBN 88-88543-00-7
  11. ^ Opulenta Salernum e monetazione longobardo-salernitana
  12. ^ A seguito dell'istituzione dell'autonomo principato longobardo di Salerno, Siconolfo iniziò a battere "solidi d'elettro" e "denari d'argento" sui quali continuava a comparire la dizione princeps benebenti per le pretese al trono avanzate da Siconolfo. Inizialmente, dunque, furono coniati soprattutto i suddetti due tipi monetali, fino al periodo compreso tra l'ascesa al trono di Gisulfo I e la caduta del principato con Gisulfo II, cento anni dopo. In questo periodo iniziarono ad essere coniati "tarì d'oro" ad imitazione delle monete islamiche circolanti nel sud Italia e nella vicina Amalfi. Inizialmente questi tarì erano riproduzioni più o meno fedeli degli originali, con legende pseudo cufiche, successivamente sostituite con scritte inneggianti ai sovrani cattolici del principato. Tale scelta era dettata da motivi economici. Da diversi anni, infatti, nell'Italia meridionale circolavano monete bizantine e islamiche come i roba' i degli emiri siciliani e del Nordafrica. Con Gisulfo II inizia la coniazione di "follari" sui tipi dei modelli bizantini, con la raggiunta di alti livelli stilistici come per il "follaro alle fortificazioni" riportante la famosa dicitura Opulenta Salernum
  13. ^ Franco Pastore, La saga dei Longobardi, Salerno, A.I.T.W., 2014, p. 99.
  14. ^ Norwich (2021), p. 103.
  15. ^ UNESCO ed il Giardino della Minerva a Salerno
  16. ^ Regimen sanitatis Salernitanum, su Bibliotheca Augustana.
  17. ^ Costanza fu la madre di Federico II di Svevia
  18. ^ Enrico VI fu famoso per la sua eccessiva crudeltà: fece evirare ed accecare molti rivali, che gli minacciassero il potere
  19. ^ I salernitani di origine longobarda erano quasi tutti favorevoli a Tancredi
  20. ^ Sulle tracce di una città mediterranea: Salerno nel Medioevo
  21. ^ Italia Giudaica: Salerno
  22. ^ Bruno Poggi: la presenza ebraica a Salerno
  23. ^ Anche la chiesa longobarda "Sta. Maria de Lama" prende nome dai longobardi che la fondarono
  24. ^ La Cattedrale fu costruita su un'omonima chiesa paleocristiana dedicata a "Santa Maria degli Angeli", sorta a sua volta sulle rovine di un tempio romano. Questi lavori iniziali erano di ben più modesta fattura. I progetti furono ampliati successivamente con il ritrovamento delle spoglie di San Matteo, tumulate nell'antica chiesa il 4 maggio 954 e venute alla luce con la progressiva demolizione di questa prima chiesa longobarda
  25. ^ Erchemperto: Pitture longobarde salernitane a Sta. Maria de Lama
  26. ^ Ministero Beni Culturali: Chiesa di Santa Maria de Lama
  27. ^ Video di Salerno longobarda, con immagini di San Pietro a Corte
  28. ^ Scheda sul sito del Comune di Salerno
  29. ^ Scheda del gruppo archeologico salernitano
  30. ^ Con il ritrovamento delle spoglie di San Matteo, tumulate nell'antica chiesa paleo-cristiana e longobarda di Santa Maria degli Angeli nel 954 da Gisulfo I e venute alla luce con la progressiva demolizione di questa, fu iniziata una modesta cripta (Cripta}, che venne ampliata nel 1080 colla costruzione della Cattedrale di Salerno (e che fu poi resa splendidamente barocca durante il Rinascimento)
  31. ^ Video della Cripta di San Matteo
  32. ^ Bergman, Robert. "The Salerno Ivories: Ars Sacra from Medieval Amalfi and Salerno". Cambridge, Mass.: Harvard University Press, pgs.1-2, 1980
  33. ^ Il poeta salernitano Alfonso Gatto affermava che i suoi concittadini erano un poco "germanici" per via delle loro lontane radici longobarde

Bibliografia

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  • Acocella, Nicola. La figura e l'opera di Alfano I di Salerno (sec. XI). Biblioteca centrale Cappuccini. Roma, 1958
  • Benincasa, M., Amalfitani ed Ebrei, in "Guida alla storia di Salerno e della sua provincia" (a cura di Leone, A. - Vitolo, Giovanni). Salerno, 1982
  • Bergman, Robert P. (1980-12-31). The Salerno Ivories. Harvard University Press (doi:10.4159/harvard.9780674188235). ISBN 9780674188228.
  • De Simone. Vincenzo. Guaimario IV . "Salernostoria" ([4])
  • Fiorillo, Rosa. Storia di Salerno. Età antica e medievale Editoriale Sant’Egidio del Monte Albino, D’Amato. Salerno, 2020
  • Iannizzaro, Vincenzo. Salerno. La Cinta Muraria dai Romani agli Spagnoli. Editore Elea Press. Salerno, 1999.
  • Müller, Kathrin. “OLD AND NEW. Divine Revelation in the Salerno Ivories.” Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, vol. 54, no. 1, 2010, pp. 1–30. JSTOR, JSTOR, www.jstor.org/stable/41414763.
  • Norwich, John. John Julius Norwich, I normanni nel Sud: 1016-1130, traduzione di Elena Lante Rospigliosi, Sellerio Editore srl, 2021, ISBN 978-88-38-94288-4.
  • Ravegnani, Giorgio. I bizantini in Italia Editore Il mulino. Milano, 2004 ISBN 88-15-09690-6
  • Rovagnati, Sergio. I Longobardi, Milano, Xenia, 2003. ISBN 88-7273-484-3
  • Tocco, Francesco, I Normanni nel Mezzogiorno e in Sicilia, su Umberto Eco (a cura di), Storia della civiltà europea, treccani.it, 2014.

Voci correlate

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