Saline di Molentargius
La salina di Cagliari è ubicata nei pressi della spiaggia del Poetto e si estende su parte del territorio del comune di Cagliari e del comune di Quartu Sant'Elena. Le saline sono oggi parte del parco regionale di Molentargius.
Storia
modificaLa storia dell'estrazione del sale marino a Cagliari sembra che risalga a circa 3000 anni fa, prima ancora dell'epoca degli stanziamenti Fenici. In epoche più recenti l'estrazione del sale fu oggetto di monopolio governativo dapprima con la dominazione spagnola, poi con la dominazione sabauda.
L'attività d'estrazione impiegava in passato maestranze reclutate fra la popolazione, ma a cavallo fra il Settecento, l'Ottocento e il Novecento lo stato sabaudo impiegava i condannati ai lavori forzati, provenienti principalmente dalle carceri piemontesi e dal vecchio carcere cagliaritano di San Bartolomeo. Negli anni 30 la tecnologia modificò drasticamente la tecnica di estrazione con l'allestimento del sistema formato dalle vasche evaporanti, dalle vasche salanti, gli impianti di sollevamento e di canalizzazione delle acque.
Nel 1984 l'attività delle saline di Stato cessò per ragioni igienico-sanitarie a causa della tracimazione di acque inquinate dal Bellarosa minore nel Bellarosa maggiore. Delle Saline restano gli impianti di terra e delle vasche come testimonianza di un'antica attività ed è tuttora attivo il sistema di circolazione e regimazione delle acque per mantenere integro un particolare ecosistema creato in parte dall'uomo
La città del sale
modificaLa città del sale o villaggio del sale fu costruita nei primi decenni del XX secolo ed è oggi considerato un sito di archeologia industriale. Il complesso comprende i palazzi dove risiedevano i dirigenti, le abitazioni degli impiegati, una chiesa, un teatro, dei laboratori e le officine dove avveniva l'estrazione e lavorazione del sale.
Residenze dei dirigenti
modificaIl Sig. Giovanni Colivicchi fu nominato Direttore Tecnico delle Saline di Stato e trasferito da Saline di Volterra nel 1913. Portò con sé la famiglia costituita dalla moglie Angelica Gobbini ed i figli Filippo, Lina e Giovanni. Le ragioni della richiesta di trasferimento in Sardegna furono soprattutto quelle di essere destinato a sede universitaria perché i due figli maschi potessero laurearsi. ma il primo dei maschi, Filippo, fu ucciso come Tenente nella prima guerra mondiale, mentre il secondo tornò dal Carso in cattive condizioni e non frequentò l'Università, ma divenne capo Stazione delle Ferrovie Complementari Sarde alla stazione di Isili, poi a Belvì e infine a Sanluri. La figlia Lina insegnò alle scuole elementari di Iglesias e di Cagliari.
Locali di lavorazione e conservazione del sale
modifica- Fabbrica dei sali potassici
- Impianto del bromo
- Impianto del gesso
- Idrovora del rollone
- Capannone Nervi
Sede del dopolavoro
modificaL'ex sede dell'"Opera nazionale del dopolavoro" venne edificata nel 1932 e svolgeva il ruolo di luogo di intrattenimento per i dipendenti . Fu abbandonato nel dopoguerra e poi restaurato ed ampliato negli anni'90 . Attualmente viene gestito da una società teatrale che si occupa anche del suo mantenimento.
La chiesa del Santissimo nome di Maria
modificaLa chiesa costruita per i dipendenti delle saline e progettata dall'ing. Vincenzo Marchi venne edificata fra il 1927 e il 1934 e consacrata nel 1934. La facciata dell'edificio richiama influssi medioevali mentre l'interno è decorato con disegni geometrici e finto marmo[1]. Nel 1964 fu eretta a parrocchia ma nel 1979 venne abbandonata. Restaurata, a partire dal 1991 è diventata chiesa del quartiere "La Palma".
Galleria d'immagini
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Altra visuale aerea delle saline
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Le saline di Molentargius
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Chiesa Santissimo Nome di Maria
Note
modifica- ^ Sardegna Digital Library : Cagliari, chiesa del Santissimo Nome di Maria, su sardegnadigitallibrary.it. URL consultato il 28 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- Le saline di Cagliari, su digilander.libero.it.
- Associazione per il Parco di Molentargius Saline Poetto, su apmolentargius.it. URL consultato il 29 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2010).