Santa Giustina Val di Lecca

frazione del comune italiano di Bardi

Santa Giustina Val di Lecca[6] è una frazione del comune di Bardi, in provincia di Parma.

Santa Giustina Val di Lecca
frazione
Santa Giustina Val di Lecca – Veduta
Santa Giustina Val di Lecca – Veduta
Chiesa di Santa Giustina
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Parma
ComuneBardi
Territorio
Coordinate44°35′33″N 9°35′32″E
Altitudine809 m s.l.m.
Abitanti35[5]
Altre informazioni
Cod. postale43032
Prefisso0525
Fuso orarioUTC+1
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Santa Giustina Val di Lecca
Santa Giustina Val di Lecca

La località dista 16,13 km dal capoluogo.[7]

Geografia fisica

modifica

Il piccolo borgo appenninico di Santa Giustina sorge alla quota di 809 m s.l.m. sulla sponda sinistra del torrente Lecca, alle pendici orientali del monte Ragola;[8] nella stessa vallata si trovano nelle vicinanze le località di Frassineto, alla quota di 815 m s.l.m.,[1] Roncole, alla quota di 802 m s.l.m.,[2] Granere, alla quota di 1068 m s.l.m.,[3] e Tiglio, alla quota di 816 m s.l.m.[4]

Origini del nome

modifica

La località deve il suo nome a santa Giustina, le cui reliquie furono traslate da Roma al duomo di Piacenza nel 1001 transitando, secondo la tradizione, attraverso il piccolo borgo.[8]

Il borgo di Santa Giustina sorse in epoca medievale;[8] la zona dell'alta val Lecca apparteneva all'epoca alla famiglia Granelli, che nel 1141, sottoscrivendo un atto di sottomissione al Comune di Piacenza, cedette alla città tutti i beni in suo possesso e in cambio fu investita dei diritti feudali sugli stessi.[9]

A difesa del territorio fu edificato sul vicino monte Ragola il castello di Pietracravina, menzionato per la prima volta nel 1184.[10]

Nel 1260 il marchese Oberto II Pallavicino, insieme ad altri ghibellini cacciati da Piacenza, si rifugiò nella rocca e la fortificò; pochi mesi dopo, rientrato in città, ne scacciò Alberto da Fontana e i guelfi, che nel 1266 riconquistarono il maniero, restituendolo ai Granelli; tre anni dopo Ubertino Landi si impossessò del castello, ma lo distrusse l'anno seguente, nel timore di un attacco; ciò nonostante, i guelfi occuparono le rovine e le ripararono; i ghibellini contrattaccarono e, rientrati nella rocca, la fortificarono nuovamente, ma dopo pochi mesi furono costretti a rivenderla al Comune di Piacenza; i Granelli e i Lusardi si allearono con Ubertino Landi e riuscirono a rimpossessarsi delle terre perdute, tra cui Pietracravina, che fu restituita al Conte; tuttavia, nel 1273 i guelfi riuscirono a riconquistarla, ma nuovamente nel 1276 i Granelli, con l'aiuto dei Lusardi, la ripresero.[10]

Entro il XIV secolo a Santa Giustina fu costruita una cappella, menzionata per la prima volta nel 1352 tra le dipendenze della pieve di Pione.[11]

Nel 1405 il duca di Milano Giovanni Maria Visconti confermò al conte Galvano Landi le antiche investiture su vari castelli, tra cui Pietracravina, e lo stesso fece nel 1412 il suo successore Filippo Maria Visconti;[12] i Granelli, alleati dei Landi, continuarono a occupare il maniero di Pietracravina, ma nel 1449 precedettero nella riconquista del castello di Compiano il conte Manfredo Landi, che per vendetta li scacciò da Pietracravina; l'anno seguente Bartolomeo Granelli si appellò al doge di Genova Lodovico Fregoso e, su suo consiglio, al duca di Milano Francesco Sforza, che nel 1451 dettò i termini di pace tra le due famiglie, prevedendo il riconoscimento formale dell'investitura dei Landi sui feudi contesi ma concedendo ampie libertà ai Granelli;[10] nel 1454 il Duca, per dimostrare la sua riconoscenza al Conte che l'aveva sostenuto negli scontri per la conquista del potere a Milano,[13] gli confermò tutti i diritti già riconosciuti ai suoi avi.[12]

In seguito all'abolizione dei diritti feudali sancita da Napoleone per il ducato di Parma e Piacenza nel 1805,[14] Santa Giustina divenne frazione del nuovo comune (o mairie) di Boccolo de' Tassi.[15]

Nel 1923 il comune di Boccolo de' Tassi fu scorporato dalla provincia di Piacenza e assegnato a quella di Parma, mentre nel 1927 fu sciolto e suddiviso tra i comuni di Farini d'Olmo, Ferriere, Bardi e il neo-costituito Pione,[16] a sua volta assorbito da quello di Bardi dopo soltanto 5 mesi.[17]

Monumenti e luoghi d'interesse

modifica

Chiesa di Santa Giustina

modifica
 
Facciata della chiesa di Santa Giustina
 
Lato nord-ovest della chiesa di Santa Giustina
  Lo stesso argomento in dettaglio: Chiesa di Santa Giustina (Bardi).

Menzionata per la prima volta nel 1352, la chiesa medievale di Santa Giustina fu ricostruita in forme barocche tra il 1782 e il 1785. Il luogo di culto, caratterizzato dalla monumentale facciata su tre ordini, è internamente decorato con lesene doriche e affreschi nella navata e nelle sei cappelle laterali; l'edificio conserva varie opere di pregio, tra cui il pulpito, il coro e un credenzone in legno intagliato realizzati nel 1780 da Romolo Campanini per il monastero di San Francesco di Bardi, soppresso nel 1805.[8][11]

Cimitero

modifica

Costruito agli inizi del XIX secolo sul retro della chiesa di Santa Giustina, l'edificio cimiteriale, interamente realizzato in pietra, è caratterizzato dalla monumentale facciata a salienti neoclassica elevata su un doppio ordine di lesene doriche; al livello terreno si apre nel mezzo un elegante porticato a tre arcate a tutto sesto, mentre a coronamento si staglia un grande frontone triangolare.[8]

Oratorio della Beata Vergine della Neve

modifica

Edificato nel 1865, l'oratorio neoclassico di Frassineto presenta una facciata a capanna intonacata, con un portale d'ingresso centrale ad arco a tutto sesto affiancato da due finestrelle rettangolari; alle estremità si ergono due lesene doriche a sostegno del frontone triangolare di coronamento, sormontato nel mezzo da un campanile a vela; all'interno la piccola navata, coperta da una volta a botte affrescata, è ornata sulle pareti con lesene doriche a sostegno del cornicione perimetrale; il presbiterio absidato accoglie l'altare maggiore marmoreo a mensa e le statue ottocentesche di San Rocco e della Madonna della Neve.[18]

Oratorio della Beata Vergine delle Grazie

modifica

Edificato nel 1836 e benedetto nel 1853, l'oratorio neoclassico di Roncole presenta una facciata a capanna in pietra, con un portale d'ingresso centrale ad arco a tutto sesto affiancato da due finestrelle quadrate; il prospetto è scandito da quattro lesene doriche a sostegno del frontone triangolare di coronamento, sormontato nel mezzo da un campanile a vela; all'interno la piccola navata, coperta da una volta a botte, è ornata sulle pareti con lesene doriche a sostegno del cornicione perimetrale; il presbiterio absidato accoglie l'altare maggiore.[19]

Oratorio della Beata Vergine di Caravaggio

modifica

Edificato nel 1880 e consacrato nel 1908, l'oratorio neoclassico di Granere presenta una facciata a capanna in pietra, con un portale d'ingresso centrale ad arco a tutto sesto affiancato da due finestre ad arco ogivale; alle estremità si ergono due lesene a sostegno del frontone triangolare di coronamento; al termine del lato destro si erge un piccolo campanile, con cella campanaria sormontata da una lanterna a pianta circolare; all'interno la navata, coperta da una volta a botte, è ornata sulle pareti con lesene doriche a sostegno del cornicione perimetrale; il presbiterio absidato accoglie l'altare maggiore e i dipinti raffiguranti La Trinità, l'Ostensorio e il Monogramma della Vergine risalenti agli inizi del XX secolo.[20]

Oratorio di San Rocco

modifica

Edificato nel 1855 e consacrato nel 1880, l'oratorio neoclassico di Tiglio, ristrutturato nel 1919, presenta una facciata a capanna in pietra, con un ampio portale d'ingresso centrale ad arco a tutto sesto affiancato da due finestrelle rettangolari; alle estremità si ergono due lesene doriche a sostegno del cornicione modanato in aggetto, sormontato da una larga apertura a lunetta; a coronamento si erge nel mezzo un campanile a vela; all'interno la piccola navata, coperta da una volta a botte affrescata, è ornata sulle pareti con lesene doriche a sostegno del cornicione perimetrale; il presbiterio absidato accoglie l'altare maggiore e, all'interno di una nicchia, la statua lignea di Santa Rita.[21]

Castello di Pietracravina

modifica
  Lo stesso argomento in dettaglio: Castello di Pietracravina.

Menzionato per la prima volta nel 1184, il castello, edificato sul monte Ragola probabilmente per volere della famiglia Granelli, tra il 1260 e il 1276 fu conteso in numerose battaglie da guelfi e ghibellini, ma fu infine riconquistato dai Granelli alleati dei Landi, che ne furono investiti nel 1405, nel 1412 e nel 1454; abbandonato in epoca imprecisata, scomparve completamente.[10][22]

  1. ^ a b La Frazione di Frassineto, su italia.indettaglio.it. URL consultato il 25 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2019).
  2. ^ a b La Frazione di Roncole, su italia.indettaglio.it. URL consultato il 25 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2019).
  3. ^ a b La Frazione di Granere, su italia.indettaglio.it. URL consultato il 25 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2019).
  4. ^ a b La Frazione di Tiglio, su italia.indettaglio.it. URL consultato il 25 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2019).
  5. ^ [1][2][3][4]
  6. ^ Statuto comunale (PDF), su dait.interno.gov.it. URL consultato il 24 ottobre 2024.
  7. ^ La Frazione di Santa Giustina, su italia.indettaglio.it. URL consultato il 25 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 4 febbraio 2019).
  8. ^ a b c d e Schede delle frazioni e delle località: Santa Giustina e la Val Lecca, su halleyweb.com. URL consultato il 25 gennaio 2019.
  9. ^ Poggiali, p. 183.
  10. ^ a b c d Conti.
  11. ^ a b Chiesa di Santa Giustina Vergine e Martire "Santa Giustina Val Lecca, Bardi", su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 25 gennaio 2019.
  12. ^ a b Delle storie piacentine, p. 220.
  13. ^ Filiberti, Gorreri, pp. 22-23.
  14. ^ L'eredità napoleonica. Il Codice (PDF), su treccani.it. URL consultato il 25 gennaio 2019.
  15. ^ Zuccagni-Orlandini, pp. 438-439.
  16. ^ Storia dei comuni, su elesh.it. URL consultato il 25 gennaio 2019.
  17. ^ Storia dei comuni, su elesh.it. URL consultato il 25 gennaio 2019.
  18. ^ Oratorio della Beata Vergine della Neve "Santa Giustina Val Lecca, Bardi", su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 25 gennaio 2019.
  19. ^ Oratorio della Beata Vergine delle Grazie "Santa Giustina Val Lecca, Bardi", su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 25 gennaio 2019.
  20. ^ Oratorio della Beata Vergine di Caravaggio "Santa Giustina Val Lecca, Bardi", su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 25 gennaio 2019.
  21. ^ Oratorio di San Rocco "Santa Giustina Val Lecca, Bardi", su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 25 gennaio 2019.
  22. ^ Pieracravina, su geo.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 27 gennaio 2019 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2019).

Bibliografia

modifica
  • Delle storie piacentine, Tomo II, Piacenza, dalla Stamperia Ghiglioni, 1758.
  • Giuseppe Conti (a cura di), La fortezza di Bardi ed i castelli della Valceno, Fava, 1995.
  • F. Filiberti, G. Gorreri, Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese io canto..., Castello di Compiano.
  • Cristoforo Poggiali, Memorie storiche della città di Piacenza compilate dal proposto Cristoforo Poggiali, Tomo Quarto, Piacenza, per Filippo G. Giacopazzi, 1758.
  • Attilio Zuccagni-Orlandini, Corografia fisica, storica e statistica dell'Italia e delle sue isole, Italia superiore o settentrionale Parte VI, Firenze, presso gli Editori, 1839.

Voci correlate

modifica

Altri progetti

modifica
  Portale Emilia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Emilia