Saturae (Ennio)
Le Saturae (o Satura; in italiano: Satire) erano un'opera letteraria del poeta latino Quinto Ennio.
Satire | |
---|---|
Titolo originale | Saturae |
Autore | Quinto Ennio |
1ª ed. originale | II secolo a.C. |
Genere | raccolta di satira |
Lingua originale | latino |
Sebbene condividano il nome con la cosiddetta satura drammatica (in realtà fescennino), esse rappresentarono forse il primo esempio della successiva satira latina, più tardi forse ripreso dal nipote Marco Pacuvio[1][2] e poi codificato da Gaio Lucilio. Delle Saturae enniane, una collezione che doveva essere piuttosto estesa (in quattro o sei libri), si conservano soltanto trentuno versi, trasmessi per via indiretta soprattutto attraverso citazioni di grammatici ed eruditi di età imperiale.[3]
Le Saturae, composte in più metri, quali il senario o altro verso giambico o il verso sotadeo, erano un'opera a carattere miscellane, con grande varietà stilistica e tematica: momenti autobiografici di intonazione alta[4] o dimessa[5] e a sentenze morali[6][7] si alternano parti dialogate[4] o descrittive.[8]
Apparteneva probabilmente alle Saturae lo Scipio, carme dedicato a Publio Cornelio Scipione Africano, vincitore della battaglia di Zama.
Note
modificaBibliografia
modifica- Edizione critica dei frammenti
- Antonio Traglia, Poeti latini arcaici, I, Livio Andronico, Nevio, Ennio, UTET, 1986, ISBN 978-88-02-04009-7.
- Letteratura critica
- Giancarlo Pontiggia, Maria Cristina Grandi, Letteratura latina. Storia e testi, Milano, Principato, marzo 1996, ISBN 978-88-416-2188-2.