Scuola genovese
«Chiedersi perché […] Genova sia l'epicentro storico della musica d'autore italiana e fucina ineguagliabile di talenti, è un po' come domandarsi perché i Beatles sono nati proprio a Liverpool e il Rock'n'Roll negli Stati Uniti.»
La scuola genovese è un movimento culturale e artistico[2][3][4][5][6] sviluppatosi e radicatosi, a partire dagli anni sessanta del XX secolo, nel capoluogo ligure, e prevalentemente legato alla canzone d'autore italiana.[1][7][8]
Storia
modificaTra gli esponenti musicali e canori della cosiddetta "scuola storica", che ottenne successo a partire dagli anni sessanta, si collocano: Umberto Bindi, Fabrizio De André, Bruno Lauzi, Gino Paoli, Giorgio Calabrese e Luigi Tenco. Un ruolo importante ebbero anche i fratelli Gian Franco e Gian Piero Reverberi, musicisti e arrangiatori genovesi che promossero vari cantautori della prima generazione, facendoli produrre a Milano[4][7][8][9][10].
Furono tutti artisti cresciuti musicalmente a Genova, città dove erano nati o si erano trasferiti da bambini[11]. Erano soliti, negli anni sessanta, ritrovarsi nel quartiere Foce di Genova e, in particolare, al bar latteria "Igea" (che ispirò Gino Paoli per la canzone Quattro amici al bar del 1991), in via Casaregis angolo via Cecchi (poi rinominato Roby Bar e oggi Mini Mixing Bar).
Influenza culturale
modificaTale movimento determinò «una profonda rottura con la musica tradizionale italiana»[7], in primis per mezzo di un mutato approccio stilistico, più ricercato ed eclettico, quindi nell'uso di un linguaggio diverso, realista, affrontando una varietà di temi che andava dal sentimento, alle esperienze esistenziali, sino alla politica, all'ideologia, alla guerra e ai temi dell'emarginazione[7], con forti accenni individualisti e spesso ricollegandosi ai toni dell'esistenzialismo francese[7].
Le influenze culturali della scuola genovese sono variegate, dalla tradizione letteraria e musicale italiana e ligure (Camillo Sbarbaro, Cesare Pavese, Giorgio Caproni, Riccardo Mannerini[7]), alla letteratura francese e inglese di inizio Novecento (Jean-Paul Sartre, Raymond Queneau)[1], dalla filosofia anarchica (in particolare Tenco, De André e Paoli[7][12]) a quella liberale (Lauzi[8]), dalla musica francese di Charles Aznavour, Jacques Brel e Georges Brassens[1] a quella del folk statunitense di Bob Dylan[13]. Tra gli esponenti letterari della Beat Generation: Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William Burroughs e Gregory Corso. In particolare, sia Lauzi che De André dedicarono parte della propria produzione alla narrazione specifica della propria città, utilizzando spesso anche la lingua ligure in vari brani[7]; esempi classici di questo aspetto sono i celebri brani Genova per noi (Bruno Lauzi, ma scritta dal piemontese Paolo Conte, 1975) e Crêuza de mä (Fabrizio De André, 1984). Il mare della Liguria è un tema ricorrente per tutti i cantautori della scuola genovese, che lo citano molto spesso nei loro brani[7].
La scuola genovese si allarga
modificaInizialmente utilizzata per definire il nucleo storico, la locuzione è stata col tempo ampliata, prima verso altri cantautori genovesi della prima generazione, come Vittorio De Scalzi (cantautore e coautore di brani con Fabrizio de André), i New Trolls, i Ricchi e Poveri e i Matia Bazar[4], quindi con gli esponenti della nuova generazione della scuola genovese, primi tra i quali Ivano Fossati e Francesco Baccini[4][14][15], seguiti poi da Max Manfredi, Federico Sirianni[16], Cristiano De André e altri. Sono stati legati a questo ambiente multiculturale anche la scrittrice Fernanda Pivano, che tradusse in italiano l'Antologia di Spoon River, opera su cui De André basò l'album Non al denaro non all'amore né al cielo, e l'attore Paolo Villaggio, che fu molto amico di De André e scrisse alcuni testi delle sue canzoni (Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poiters e Il fannullone). Il cantautorato genovese si è tramandato ai giorni nostri con autori d’altro genere come Tedua, Izi, Bresh, Ill Rave, Guesan, Vaz Té, Disme, Nader, tutti artisti rap raccontati nel docufilm "La nuova scuola genovese" di Claudio Cabona, visibile su Prime Video.
Filmografia
modifica- Una canzone per il paradiso, regia di Nicola Di Francescantonio (2013)
- La nuova scuola genovese, regia di Yuri Dellacasa e Paolo Fossati (2022)
Note
modifica- ^ a b c d "Genova per noi", un libro per carpire i segreti della città più musicale d'Italia - Musica - Spettacoli - Repubblica.it, 9 marzo 2014. URL consultato il 10 gennaio 2020.
- ^ Umberto Bindi, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 10 gennaio 2020.
- ^ Fabrizio De André, in Enciclopedia Italiana, VI appendice, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato il 10 gennaio 2020.
- ^ a b c d La scuola genovese ha il suo dizionario, in La Repubblica, 8 aprile 2004. URL consultato il 10 gennaio 2020.
- ^ Milano, è morto Bruno Lauzi Fondò la scuola dei cantautori genovesi, in Spettacoli & Cultura - La Repubblica, 2006-10. URL consultato il 10 gennaio 2020.
- ^ Genova, il mare color del pesto, in La Stampa, 15 marzo 2012. URL consultato il 10 gennaio 2020.
- ^ a b c d e f g h i Cinzia Comandé e Roberta Bellantuono, Genova per noi, Arcana, 2014, p. ?, ISBN 978-88-6231-354-4.
- ^ a b c Lui, Tenco e gli altri cantautori quei geni in un chilometro quadrato, su Repubblica.it, 26 ottobre 2006. URL consultato il 10 gennaio 2020.
- ^ Giangilberto Monti e Veronica di Pietro, Dizionario dei cantautori, Garzanti, ISBN 88-11-74035-5.
- ^ Bruno Lauzi, su storiaradiotv.it. URL consultato il 5 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ A questo proposito, Lauzi disse ironicamente in un'intervista: «tutti voi che scrivete della scuola genovese, magari prima informatevi: io sono nato ad Asmara, Gino è di Monfalcone, Luigi è di Alessandria. Solo Bindi e De André sono nati a Genova: Umberto, che era del '32, e Fabrizio del '40, erano i nostri antipodi e in mezzo c'eravamo noi, Gino del '34, Luigi del '38 e io del '37» (Intervista Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive.).
- ^ Gino Paoli, a Sanremo con Danilo Rea - Speciale Sanremo, su ansa.it, 27 gennaio 2014. URL consultato il 10 gennaio 2020.
- ^ Ombre tristi e delicate. La scuola genovese, su losthighways.it, 10 maggio 2009. URL consultato il 10 gennaio 2020.
- ^ Baccini, le ballate dell'autogrill, in Corriere della Sera, 13 dicembre 1999. URL consultato il 10 gennaio 2020.
- ^ Francesco Baccini, il "visionario", in La Stampa, 26 marzo 2013. URL consultato il 10 gennaio 2020.
- ^ Sirianni e i suoi “amici fragili” Buon Compleanno De André, in La Stampa, 8 febbraio 2013. URL consultato il 10 gennaio 2020.
Bibliografia
modifica- Cinzia Comandé e Roberta Bellantuono, Genova per noi, Roma, Arcana, 2014, ISBN 978-88-6231-354-4.
- Sebastiano Ferrari, La prima generazione dei cantautori "scuola genovese", Foggia, Bastogi, 2008, ISBN 978-88-6273-112-6.
- Giangilberto Monti e Veronica di Pietro, Dizionario dei cantautori, Milano, Garzanti, 2004, ISBN 88-11-74035-5.
- Marzio Angiolani e Andrea Podestà, Genova. Storie di canzoni e cantautori, Genova, Editrice Zona, 2011, ISBN 978-88-6438-237-1.
Voci correlate
modifica- Il museo della scuola genovese Via del Campo 29 rosso.
Altri progetti
modifica- Wikiquote contiene citazioni sulla scuola genovese
Collegamenti esterni
modifica- Daniele Scarampi, “Cattedrali di luci nel cuore”: cantautori genovesi tra aulico e popolaresco, su treccani.it, Treccani, 2016.