Lo Sharafnama (in curdo: شەرەفنامە Şerefname, "Libro dell'onore",[1] in persiano: Sharafname, شرفنامه) è il celebre libro di Sharaf al-Din Bitlisi (uno storico e poeta curdo medievale, 1543-1599), che scrisse in persiano nel 1597.[2] Lo Sharafnama è considerata la più importante e antica fonte della storia curda.[2] Si occupa delle diverse dinastie curde come Saladino il Grande e la sua Dinastia ayyubide, i principati curdi antichi e medievali in Medio Oriente e nel Caucaso, e di alcune citazioni sugli antenati preislamici dei curdi.

Sharafnama
AutoreSharaf Khan Bidlisi
1ª ed. originale1597
GenereStoriografia
Lingua originalePersiano

Sharaf Khan Bidlisi nacque il 25 febbraio 1543. Nel 1576 Tahmasp dei Safavidi gli conferì il titolo di Mir of Mir (" comandante dei comandanti");[3] lo nominò capo di tutte le tribù curde iraniane.

Nel 1578, Sharaf Khan abbandonò la sua precedente posizione e sostenne gli ottomani nella loro guerra contro gli iraniani, offrendo loro 400 soldati. Tra il 1578 e il 1588, Sharaf Khan guidò di fatto tutte le guerre ottomane contro i persiani.[4] Il sultano ottomano Murad III concesse a Sharaf Khan il titolo di Khan. Diventò il Mir della provincia di Batlisi. Quando compì 53 anni, Sharaf Khan cedette l'autorità della sua dinastia al figlio Shamsaddin Bag Abu Alma'ali. Nel 1597 iniziò a scrivere il libro Sharafnama.

Struttura del testo

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Lo Sharafanme è diviso in quattro parti. La prima riguarda cinque dinastie curde che avevano uno status reale (o sultanato). Queste erano i Marwanidi di Diyarbakir e Cizre, gli Hasanwayhidi di Dinawar e Sharazor, i Fadluyidi del grande Lor, i principi della Piccola Lor e infine gli Ayyubidi.[5]

La seconda parte tratta delle dinastie che coniavano le monete e che avevano il privilegio di recitare a loro nome la khutba (invocazione religiosa pronunciata durante la preghiera del venerdì, che nomina prima il Profeta, poi i primi quattro califfi, poi i signori del luogo).

La terza parte descrive le famiglie dei governatori ereditari.

La quarta parte è dedicata alla storia del principato di Bitlis.[5]

Storia del manoscritto

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Nel 1828, l'esercito dello zar di Russia invase la città iraniana di Ardabil e saccheggiò la biblioteca. Una copia del manoscritto fu poi portata a San Pietroburgo, dove si trova tuttora.

La versione del manoscritto che considerata come la prima, sottoscritta da Sharaf Khan, si trova nella Bibliotheca Bodleiana di Oxford.[6]

Traduzioni

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Nel 1873-1875, François Charmoy, uno studioso francese, lo tradusse dal persiano al francese e lo pubblicò a San Pietroburgo, in Russia. Nella parte destra è un dizionario curdo-francese, realizzato da Alexandre Jaba e pubblicato nel 1879 anche a San Pietroburgo. Il nome Sheref fu tradotto nelle lingue tedesco, arabo, inglese, ottomano, russo e turco.[7] Nel 1972 lo studioso curdo Abdurrahman Sharafkandi, tradusse il libro dal persiano al curdo.[7]

Galleria d'immagini

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  1. ^ Angelo Michele Piemontese, Catalogo dei manoscritti persiani conservati nelle biblioteche d'Italia, Istituto poligrafico e zecca dello Stato, 1989, p. 296, ISBN 978-88-240-3093-9.
  2. ^ a b (EN) Ahmet Serdar Aktürk, Family, Empire, and Nation: Kurdish Bedirkhanis and the Politics of Origins in a Changing Era, in Journal of Global South Studies, vol. 35, n. 2, 2018, p. 393, DOI:10.1353/gss.2018.0032.
  3. ^ (EN) Djene Rhys Bajalan, Şeref Xan's "Sharafnama": Kurdish Ethno-Politics in the Early Modern World, Its Meaning and Its Legacy, in Iranian Studies, vol. 45, n. 6, 2012, pp. 795–818.
  4. ^ (EN) Mortimer Sellers, The New World Order: Sovereignty, Human Rights and the Self-Determination of Peoples, Berg Publishers, 1996-08, ISBN 978-1-85973-064-5.
  5. ^ a b Michael M. Gunter, Historical dictionary of the Kurds, 2nd ed, Scarecrow Press, 2011, pp. 27, 410, ISBN 978-0-8108-6751-2, OCLC 643081902.
  6. ^ Wirya Rehmany, Dictionnaire politique et historique des Kurdes, L'Harmattan, DL 2014, pp. 426-429, ISBN 978-2-343-03282-5, OCLC 881060588.
  7. ^ a b (EN) Anwar Soltani, The Sharafnama of Bitlisi: manuscript copies, translations and appendixes, su kurdistanica.com. URL consultato il 22 gennaio 2023 (archiviato il 21 novembre 2020).

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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