Solfocarbonismo
Il solfocarbonismo è un'intossicazione da solfuro di carbonio dovuta ad una prolungata esposizione.
Epidemiologia
modificaIn passato, data la sua diffusione, assunse fino alla metà del XX secolo una grave rilevanza sociale, fu infatti una delle prime malattie "tabellate" dall'INAIL. Attualmente la sua diffusione è notevolmente diminuita con la drastica riduzione della produzione della viscosa e il miglioramento del ciclo industriale nelle ultime fabbriche di tale lavorazione.
In Italia si cominciarono a notare disturbi correlati al contatto occupazionale con solfuro di carbonio (soprattutto manifestazioni psichiatriche) a partire dagli anni '30-'40, mentre la dicitura "solfocarbonismo" nelle cartelle cliniche iniziò a venir utilizzata nel 1940.[1]
Sintomatologia
modificaSi possono manifestare irritazioni della membrana mucosa, emicranie, perdita di coordinazione, nausea e danni al fegato.
Vanno distinte in base all'intossicazione acuta o cronica.
Intossicazione acuta
modificaSintomi e segni interessano soprattutto la cute con fenomeni irritativi, e il sistema nervoso centrale con manifestazioni allucinatoria, paranoia, ipereccitabilità, cefalea, obnubilamento del sensorio fino al coma. Se i sintomi sono lievi, spesso è sufficiente la completa astensione dall'esposizione per un variabile periodo di tempo affinché le manifestazioni cessino.
Intossicazione cronica
modificaSono sufficienti spesso pochi mesi di esposizione per causare un'intossicazione cronica, con conseguenti danni quali:[2]
- encefalopatia solfocarbonica (sembra da eziologia arteriosclerotica, o da tossicità diretta); i segni includono alterazioni del tono dell'umore (sembra correlato ad accumulo di serotonina), sindrome psicorganica, sindrome pseudobulbare, emiparesi o emiplegia per ripetuti ictus, sindromi extrapiramidali Parkinson-simili;
- polineuropatia sensitivo-motoria a carico del sistema nervoso periferico;[1]
- miopatia in particolare a carico della muscolatura dei polpacci;
- neurite ottica, retinopatia angiosclerotica;
- cardiopatia ischemica;[3]
- arteriopatia obliterante periferica, in particolare degli arti inferiori (con amputazioni progressive);
- glomerulosclerosi (per tossicità diretta o arteriosclerosi);
- gastrite;
- epatopatia a tipo fibrosi diffusa;
- dermatiti;
- intolleranza glucidica a digiuno;
- trombofilia;
- alterazioni dell'asse ipotalamo/ipofisario con conseguente astenia e in particolare impotenza sessuale;[1]
- morte.
Note
modifica- ^ a b c Sul filo della pazzia: produzione e malattie del lavoro alla Viscosa di Roma negli anni Venti e Trenta di Alice Sotgia, su dprs.uniroma1.it. URL consultato il 27 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 16 gennaio 2017).
- ^ Crit Rev Toxicol. 2009 Oct;39 Suppl 2:1-126. A review of health effects of carbon disulfide in viscose industry and a proposal for an occupational exposure limit.
- ^ Br J Ind Med. 1970 October; 27(4): 313–325. Coronary heart disease among workers exposed to carbon disulphide.