Sonatine
Sonatine (in giapponese ソナチネ?) è un film del 1993 diretto da Takeshi Kitano.
Sonatine | |
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Una scena del film | |
Titolo originale | ソナチネ Sonatine |
Paese di produzione | Giappone |
Anno | 1993 |
Durata | 94 min |
Rapporto | 1,85:1 |
Genere | drammatico, gangster, azione |
Regia | Takeshi Kitano |
Soggetto | Takeshi Kitano |
Sceneggiatura | Takeshi Kitano |
Distribuzione in italiano | Lucky Red |
Fotografia | Katsumi Yanagishima |
Montaggio | Takeshi Kitano |
Musiche | Joe Hisaishi |
Scenografia | Hirohide Shibata |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Fu presentato nella sezione Un Certain Regard del 46º Festival di Cannes.[1] L'opera è la quarta del regista di Violent Cop, Boiling Point e Il silenzio sul mare. A tratti il film riprende gli stilemi classici dello yakuza-eiga, da lui stesso poi criticato, e a tratti raggiunge un'innovativa narrazione iperviolenta, uno dei suoi principali marchi di fabbrica.[2][3]
Trama
modificaDopo una vita movimentata e pericolosa e avendo raggiunto ormai una certa agiatezza economica, il criminale Murakawa non vuole più condurre quella vita, ma il suo capo Kitajima lo obbliga ad un ultimo incarico, andare nella lontana isola di Okinawa per mettere fine ad una guerra tra bande rivali. Non appena arrivato Murakawa e i suoi compagni si rendono conto di essere stati traditi, e – dopo un'iniziale fuga – attenderanno il loro inevitabile destino, anche giocando, su una spiaggia assolata in cui il tempo sembra essersi fermato.
Con il suo quarto film, Kitano firma uno dei suoi più grandi capolavori e delle sue opere più mature. Sonatine è un film totale. La narrazione, qui più che in ogni altro film del regista, è lasciata in secondo piano così da far emergere il protagonista e tutti coloro intorno; quello in Sonatine è un Kitano amaro, solitario e disilluso.[4]
Delle piccole sonate di visioni e riflessioni che si aprono con un incipit straordinario. Un pesce blu trafitto da una fiocina, posto verticalmente, sul quale la macchina da presa rotea con un movimento circolare, dal dettaglio della squama all'immensa vastità del paesaggio circostante, di tono rosso acceso e nero, in contrasto di colori con la figura centrale; il tutto destinato a disintegrarsi in mille frammenti. È questo l'incipit, la sintesi estrema del capolavoro di Takeshi Kitano, Sonatine.[3]
Il primo atto si presenta come un classico yakuza-eiga, seppur opponendosi alle convenzioni sui tempi d'azione, dilatandoli. Murakawa viene presentato a pochi secondi dall'inizio,[5] mentre minaccia un uomo che deve dei soldi alla yakuza.[6] Dopo dieci minuti, le prime scene di violenza: il pestaggio nei bagni pubblici di uno yakuza da parte di Murakawa e l'uccisione sul molo dell'uomo mostrato all'inizio, che non ha pagato il pizzo richiesto dallo yakuza. In quest'ultima sequenza l'antieroe Murakawa è distante da ciò che accade all'uomo che viene immerso a forza nell'acqua; è impassibile, come se stesse assistendo a qualcosa quasi di quotidiano, che lo ha nauseato inconsciamente nel tempo, e che lo rende ora spettatore impassibile. La morte torna ad essere verticale, così come la fiocina che trafiggeva il pesce blu nell'incipit, ora è una corda che tiene con sé la vita della vittima. L'impassibilità e la noia di Murakawa emergono grazie all'uso della camera fissa e nella messa in scena di un lungo silenzio, che è l'attesa. Un gruppo di yakuza, guardano passivi l'uomo in acqua, con un montaggio che alterna loro alla corda col gancio immerso. Kitano è in primo piano e quando fa tirare su l'uomo, meccanicamente ordina di reimmergerlo per altri tre minuti. Il silenzio, nei volti in primo piano degli yakuza, viene rotto solo dal compagno di Murakawa, il quale lo allerta della situazione ad Okinawa. Il dialogo non è impegnativo, e per il protagonista ha un'importanza pari ad una conversazione da bar. Quando infine tirano su nuovamente l'uomo, e si accorgono che egli è morto, Murakawa con indifferenza dice: «Ah, l'abbiamo ucciso. Vabbé non importa. Copritelo».
Nella sequenza successiva, il boss presenta a Murakawa i ragazzi con cui dovrà partire per Okinawa. Tutti gli yakuza più anziani appaiono “seri”, ma è una falsa serietà, data dalla noia. I ragazzi, sono anch'essi disillusi, è questo ciò che Kitano d'ora in poi evidenzierà nel film.[7] L'apatia dei giovani è la stessa di Murakawa, il quale però ha anni e anni di esperienza alle spalle; quei ragazzi no, hanno ancora il futuro davanti, ma questi non lo intravedono, o comunque non è per loro un futuro sereno. Un ragazzo, alle minacce di uno yakuza conservatore, risponde accoltellandolo sul fianco; Kitano qui critica ed ironizza sulla vecchia yakuza, che si sente minacciata dai giovani, e allo stesso tempo inquadra una situazione giovanile alquanto disperata (difatti nella scena successiva un ragazzo, chiuso nel bus si prepara una bevanda con della droga), paragonabile a quella delle periferie di ogni nazione.
Con l'arrivo di Murakawa e i suoi all'isola di Okinawa, si apre il secondo atto. Il vecchio boss del clan di Okinawa dice che in realtà il motivo della lotta con i suoi avversari è del tutto futile e che Murakawa e gli altri avrebbero potuto benissimo evitare di venire. Qualche scena dopo la base dove si era rifugiato il gruppo di Murakawa viene fatta esplodere mentre questi erano assenti.
In una scena, molto interessante, in un bar, Murakawa siede al bancone con altri quattro uomini e ordinano da bere. La sequenza è alquanto semplice e sembra non necessitare di grande attenzione da parte del pubblico. La cosa cambia quando lo yakuza inizia a guardare (tramite raccordo di sguardi) i tavoli intorno a lui. Con dei semplici raccordi riesce ad attirare immediatamente l'attenzione dello spettatore, e a creare della leggera suspense, pur mostrando situazioni del tutto quotidiane e conviviali, per l'appunto, da bar.[8] Quello che viene mostrato dalla visuale di Murakawa difatti non è mostrato a caso; d'improvviso un colpo di pistola colpisce il cameriere che sta servendo lo yakuza e quest'azione, nonostante fosse abbastanza prevedibile, vista la costruzione classica della sequenza, coglie un po' lo spettatore di sorpresa. Vengono colpiti in modo del tutto effimero due yakuza di fianco a Murakawa, e quest'ultimo spara e uccide senza muoversi d'un passo, senza accennare una minima espressione, in modo meccanico, tra lo stupore dei presenti.
In una scena successiva gli yakuza rimasti si vanno a rifugiare nella casa al mare del fratello di uno di loro. Da questo punto in poi Murakawa non si sposterà più dal luogo e attenderà, insieme agli altri, il loro destino.
Una delle scene più importanti per cogliere al meglio il film, è quando Ken e Rioji giocano sulla spiaggia cercando, a turno, di colpire con una pistola una lattina sopra la loro testa. Dopo qualche secondo vediamo Murakawa osservarli da lontano e, successivamente, avvicinarsi ai ragazzi. Questo toglie tutti i proiettili ma ne lascia uno e propone ai due una sorta di roulette russa. Ken e Rioji, come fossero costretti, si fanno improvvisamente cupi e un po' imbarazzati, ma lo seguono. Quando è il turno di Murakawa, egli prova a spararsi alla tempia, ma il proiettile non esce. Quando lo yakuza se ne va col sorriso sulla faccia, i due scoprono che all'interno della pistola non ci sono proiettili, eppure si vedeva benissimo che Murakawa ne aveva caricato uno. Kitano, oltre a mettere Murakawa e i suoi scagnozzi sullo stesso piano di fronte alla morte, tramite primi piani in capo e controcampo, unisce il reale con l'irreale tramite il gioco. Quando Murakawa sogna la sua morte tramite la roulette russa, è evidente la sua volontà. Prima tramite i gesti, ora tramite l'onirico, Kitano ci racconta un uomo che si è abbandonato a se stesso; Murakawa inconsciamente desidera la morte, e difatti morirà proprio in quel modo quel pomeriggio in macchina.[9]
Il secondo atto prosegue quando Murakawa assiste per caso allo stupro di una ragazza, sempre con la sua solita passività. Ma questa volta scopriamo nel protagonista l'accenno di un cambiamento: lo yakuza avvicinandosi ai due, spara all'uomo e salva la ragazza, con la quale farà amicizia. Di qui c'è la parte centrale del film, dove Murakawa e i suoi, nella noia più totale, giocano passando il tempo, senza che ci sia un vero e proprio sviluppo della trama. I personaggi diventano ancor più fumettistici, tanto è vero che tra i passatempi che i gangster si inventano, c'è anche il muoversi burattinescamente all'interno di un cerchio tracciato sulla sabbia, mossi dalle vibrazioni della stessa sabbia che viene percossa da Murakawa e dalla sua nuova amica; in una sequenza precedente abbiamo visto lo stesso gioco realizzato da Ken e Rioji con delle figurine di carta in casa. La sequenza in spiaggia rievoca molto il cinema muto, tanto amato da Kitano, con delle scene dove alcune parti sono velocizzate. E poi ancora li vediamo giocare con trappole di sabbia, con il frisbee, cercando di colpirlo con una pistola, con delle danze tipiche giapponesi e con dei fuochi d'artificio usati come fucili.[10]
Successivamente il boss del clan avversario dirà ad alcuni uomini di Okinawa che il clan di Murakawa ha vita breve e che verrà così messo al bando; nella scena seguente questo viene sparato insieme ad altri due uomini da un uomo vestito in modo strano, il quale avevamo visto di rado in un paio di scene precedenti. La scena è particolare: è una sorta di piano medio frontale; vediamo i due uomini davanti al boss, come se lo volessero proteggere; ma allo stesso tempo questi sembrano quasi che si stiano facendo sparare volutamente, rimanendo immobili e passivi dinanzi ai colpi di pistola. Colui che spara non lo vediamo, e la scena rievoca in particolar modo il classico yakuza, per esempio, di Fukasaku. L'uomo si allontana e lo vediamo, in spiaggia, lanciare dei petali rossi, dissolti in montaggio con un frisbee volante. Ken, Rioji, la ragazza e Murakawa si stanno divertendo nel giocare col frisbee, quando con un campo totale si vede dalla destra arrivare quello strano uomo, il quale spara in fonte a Ken.[11] Questo si era girato verso la barca, dove erano appoggiati Murakawa e la ragazza e vedendo l'uomo dall'altra parte, si ferma di colpo; egli non accenna a fuggire, come Rioji, bensì rimane fermo attendendo la morte, come un condannato al patibolo. L'espressione di Murakawa è di sconforto, abbandono, egli è letteralmente dinanzi alla morte questa volta, con uno sguardo nel vuoto. La scena si conclude con Murakawa che lancia in aria il frisbee, rincorrendolo, in un campo lungo solitario e malinconico, senza alcun accenno di musica da parte del maestro Hisaishi.
Si apre il terzo atto quando il clan di Murakawa si reca in un hotel per trovare ed uccidere colui che dovrebbe essere il mandante dell'uomo che ha ucciso Ken, Takahashi. Lo trovano in un ascensore, dove inizia una violenta sparatoria.[3] Questo si trova insieme al suo killer; quindi Murakawa, esclamando il suo nome, tenta di ucciderlo, ma il killer riesce a sparare ai suoi due compagni (in un cruento colpo di pistola sulla mano di uno dei due, vediamo anche la mano mozzata, riferimento al cinema underground anni '80); dopodiché Murakawa uccide il killer e lascia in vita Takahashi. Gli unici rimasti vivi a questo punto rimangono Murakawa e Rioji, che dopo aver ucciso Takahata, il quale rivela di aver mandato lo yakuza ad Okinawa solo per liberarsene e mandarlo in trappola, vogliono organizzare un'ultima vendetta.
Una scena molto interessante è quando Murakawa e la ragazza, Miyuki, parlano di quando forse si rivedranno; lei poi chiede allo yakuza se può sparare. Miyuki comincia quindi a sparare a vuoto con un mitra. Il montaggio è serrato e, seppur la scena duri pochi secondi, questa riesce a mostrare il nichilismo e la solitudine dei personaggi.
Proseguendo verso il climax finale, Murakawa è deciso a vendicarsi e, nonostante Rioji lo preghi di farlo andare con lui, egli lo obbliga a lasciare la macchina e a tornarsene a casa. Mentre vediamo i gangster arrivare con le loro macchine nere davanti alla villa dove si devono riunire, e Murakawa osservarli; tramite montaggio alternato, il regista ci mostra Miyuku sparare in cielo quei fuochi d'artificio che avevano usato poco tempo prima tutti insieme. Lei sola sulla spiaggia, di notte, mentre guarda in alto i fuochi, con un alternarsi di piano medio, primo piano e campo lungo, rendono questa scena una delle più poetiche del film capolavoro di Kitano.
Murakawa, a questo punto, quando si spengono le luci, entra nella villa e con il suo mitra uccide i presenti; comincia il climax con un crescendo.[12] La musica sale. Ci troviamo ora al mattino seguente. Miyuku sta aspettando Murakawa dalla strada, ma non lo vede arrivare. Questo infatti si è fermato prima con la macchina. La musica continua a salire, lo yakuza è seduto in macchina con sguardo vuoto. La musica si blocca di colpo; con una pistola, si spara alla tempia, e poi silenzio. Miyuku continua ad aspettare sulla strada, il cielo è grigio e lei non vedrà più il suo amato. Con questa sequenza si conclude l'intero film, con il silenzio. Neanche il rumore del mare.[10][12]
Colonna sonora
modificaSonatine (Music From the Original Motion Picture Soundtrack) colonna sonora | |
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Artista | Joe Hisaishi |
Pubblicazione | 1º gennaio 1993 |
Durata | 51:21 |
Dischi | 1 |
Tracce | 14 |
Genere | Stage & Screen[13] |
Questa è la seconda collaborazione tra il compositore Joe Hisaishi e Kitano.
Tracce
modifica- Sonatine I (Act of Violence) – 3:41
- Light and Darkness – 6:49
- Play on the Sands – 4:44
- Rain After That – 0:27
- On the Fullmoon of Mystery – 2:29
- Into a Trance – 3:18
- Sonatine II (In the Beginning) – 6:35
- Magic Mushroom – 2:52
- Eye Witness – 5:27
- Runaway Trip – 1:33
- Moebius Band – 4:47
- Die Out of Memories – 2:54
- See You... – 1:58
- Sonatine III (Be Over) – 3:47
Durata totale: 51:21
La morte nel cinema di Kitano
modificaChe la destinazione del viaggio psicologico dello yakuza fosse la morte era chiaro sin dalle prime sequenze, in cui si assaporava un vago senso di solitudine e morte che torna a farsi sentire sempre più prepotentemente nel resto del film.[14]
Quella stessa morte viene mostrata tre volte nell'opera: la prima, durante la roulette russa, dove Kitano gioca con il reale e il non-reale, mostrando una soluzione surrealistica, che si collega con la seconda morte, quella nel sogno. Nella seconda morte, Kitano ci mostra il sentimento profondo del suo personaggio, un nichilismo passivo, il volere la morte per porre fine all'enorme senso di solitudine. La terza morte è quella definitiva.[15]
Il cinema di Kitano è profondamente realistico. I gesti violenti, i pestaggi, le sparatorie e i corpo a corpo tra yakuza, sono sempre molto realistici nella loro meccanica reiterazione.[16] Non c'è alcuna alterazione sonora, sembrano colpi veri quelli che vediamo. La violenza di Kitano non è semplicemente goffa, spesso la morte sopraggiunge dopo falliti tentativi, per l'imbranataggine dei personaggi.[17] Spesso ancora la morte è la coincidenza di suicidio e omicidio; come si vede nel finale di Boiling Point (non nel caso di Sonatine però).[17]
Certa meccanicità gestuale dei film di Beat Takeshi appartiene tuttavia anche alla cultura cinematografica nipponica, è una questione di rappresentazione, che diventa anche marchio di fabbrica del regista.[15]
Pur non costituendo una trilogia vera e propria, i film Violent Cop, Boiling Point e Sonatine, possono inoltre essere letti in modo unitario, sia dal punto di vista narrativo che stilistico, come tre capitoli di un discorso sul “come si vive” e soprattutto sul “come si muore”.[15] Kitano a tal proposito osservò: «Sono convinto sempre più che il “modo di morire” abbia esattamente la stessa importanza del “modo di vivere”. È necessario che gli uomini maturino in se stessi la consapevolezza filosofica della “morte”. Mi chiedo quali prospettive possa avere, anzi come farebbe a esistere una società che davanti ad una morte violenta, che si presenta all'improvviso, non sappia cosa fare».[18]
Kitano, nel suo anticonformismo provocatorio, pensa a contrapporre alla cultura edonistica e vitalistica del suo paese, la propria personale visione di una “morte con stile”. Come tutti i suoi film, il loro umorismo demenziale e grottesco, è invece terribilmente serio, cercando di umanizzare la violenza.[17]
Stile e riferimenti cinematografici
modificaI silenzi di Ozu, la violenza di Kubrick, le geometrie hitchcockiane, situazioni da cinema muto[19] (L’estate di Kikujiro sembra una rivisitazione del Monello di Chaplin). È impossibile quantificare e qualificare lo stile di Takeshi Kitano. Come si è detto il suo è un cinema che attinge quasi inconsapevolmente ad una moltitudine di maestri della settima arte. Parlando proprio dei suoi riferimenti, Kitano ha detto: «Fellini e Godard sono i miei preferiti».[18]
Lo stile registico di Kitano è poeticamente semplice. Una sua particolarità è il giocare spesso con i controcampi; infatti nei dialoghi, spesso, vediamo inquadrata una sola persona (di solito colui o colei che inizia la conversazione) e l'altra la sentiamo al di là dello schermo. Questa è una particolarità che è divenuta comune soprattutto nel cinema d'essai, e lo era già in quello nipponico sin da Ozu. Kitano inoltre fa largo uso di campi lunghi e totali, primi piani e piani medi (mai primissimi piani), soprattutto giocando con raccordi sull'asse e di sguardo. Le inquadrature molto spesso sono statiche e i tempi dilatati; si limita talvolta con delle carrellate o panoramiche, raramente fa uso di steady e dolly. In questo è molto simile al maestro Ozu, famoso per le sue inquadrature rigorosamente fisse ad “altezza cane”.[20]
La fotografia nei suoi film è sempre particolarmente minimalista, così come le loro sceneggiature. Pochi elementi servono per raccontare ciò che vuol raccontare Kitano. Quello di Beat Takeshi è un cinema esistenzialista; il regista indaga sull'uomo, sulla sua solitudine, sulla depressione post-moderna dei giovani, e non solo.[21] Il tutto con un riflesso poetico sul mare, dove è più facile immergersi nelle riflessioni, così come era per Shigeru e Takako, i due protagonisti de Il silenzio sul mare; oppure con un riflesso sulla metropoli, che può essere Tokyo, Osaka o New York, dove emerge ancor di più il senso di straniamento, di alienazione dei personaggi.[17] Kitano ai suoi film ha fatto accompagnare per quasi tutta la sua carriera da cineasta, le splendide musiche del compositore Joe Hisaishi (a partire da Il silenzio sul mare fino a Dolls, del 2002). Hisaishi, avendo collaborato con Hayao Miyazaki per ben dieci film, non ha avuto troppi problemi nell'adattarsi allo stile di Kitano, onirico e malinconico, proprio come molti dei film dello studio Ghibli.[22]
Elemento che ricorre sempre nel cinema di Kitano, è la yakuza, poiché vista dal regista come una componente presente in modo tristemente massiccio nella società giapponese moderna. Come già citato, altro elemento onnipresente è il mare, luogo dove il tempo sembra fermarsi.[23] Il suicidio è un tema che viene affrontato spesso, al quale molti dei protagonisti di Kitano fanno ricorso per espiazione dei propri peccati o per cercare definitivamente la pace;[3][24] questa è inoltre una pratica estremamente diffusa in Giappone, uno dei paesi col più alto tasso di suicidi annuo.[25]
I protagonisti di Kitano sono spesso degli antieroi, non esiste l'eroe puro, nemmeno tra i personaggi minori; la loro filosofia di vita e senso di giustizia sono discutibili, seppur verso la fine mostrano lati del loro carattere che non erano emersi in precedenza, mostrando comunque un cambiamento rispetto all'inizio del film (ne è proprio un esempio Murakawa). L'essere umano nelle opere di Kitano è fragile, insicuro, ha delle maschere perché finge, egli è imperfetto e spesso crudele. Il regista, essendo un comico sin dalle sue origini, critica la società anche con ironia. Ha sempre unito una forte e desolante componente drammatica, con sprazzi di ironia, esaltando ancor di più i momenti di tristezza. Quello di Kitano è black humor, di stampo nichilista, con frequenti silenzi e tempi morti carichi di disperazione e frustrazione, mentre le esplosioni di violenza improvvisa e a volte immotivata alimentano il senso surrealista del suo cinema. Con Dolls è più volte uscito dallo stile classico del suo cinema fino ad arrivare ad Outrage,[23] spesso contraddicendo gli aspetti che lo hanno reso famoso.
Note
modifica- ^ (EN) Official Selection 1993, su festival-cannes.fr. URL consultato il 29 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 14 dicembre 2013).
- ^ Nihilism and violence in Sonatine | BFI video essay - YouTube, su youtube.com. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ a b c d Takeshi Kitano on Sonatine - Interview - YouTube, su youtube.com. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ Fabio Menel, Sonatine - La recensione, su LaScimmiaPensa.com, 18 gennaio 2018. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ Sonatine opening - YouTube, su youtube.com. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ 'Sonatine' Japanese Yakuja (eng sub) - YouTube, su youtube.com. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ ondacinema.it, Sonatine | Film | Recensione | Ondacinema, su ondacinema.it. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ Editori Laterza :: Il cinema asiatico, su laterza.it. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ Sonatine (1993) - Russian roulette - YouTube, su youtube.com. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ a b [Imago Nipponis] Sonatine di Takeshi Kitano, su Il Cineocchio. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ Sonatine--Scena 20 - YouTube, su youtube.com. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ a b [HD] Sonatine ソナチネ (1993) | Ending Scene - YouTube, su youtube.com. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ (EN) Sonatine, su AllMusic, All Media Network. URL consultato il 9 febbraio 2020.
- ^ Michele Centini, Sonatine di Takeshi Kitano - Filmare l'istantanea della morte, su CineRunner, 11 marzo 2014. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ a b c FilmUP Forum - Tutto Cinema - SONATINE di Takeshi Kitano, su filmup.com. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ Boiling Point - YouTube, su youtube.com. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ a b c d Intervista a Takeshi Kitano su Boiling Point - YouTube, su youtube.com. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ a b Collezione Takeshi Kitano, su Rarovideo. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ Intervista a Takeshi Kitano su Boiling Point - YouTube, su youtube.com. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ Kitano - Ozu parody - YouTube, su youtube.com. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ Sonatine di Takeshi Kitano - Recensione Critica, su cinema4stelle.it. URL consultato il 10 novembre 2020 (archiviato dall'url originale il 10 novembre 2020).
- ^ (EN) Composer Joe Hisaishi Describes His Creative Process, su Kotaku. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ a b Tyst, Nichilismo nella moderna yakuza: Outrage di Takeshi Kitano, su JAMovie, 3 agosto 2017. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ Vita e morte nel cinema di Kitano Takeshi, su Giappone in Italia, 1º aprile 2014. URL consultato il 10 novembre 2020.
- ^ Suicidi in Giappone, su marcotogni.it. URL consultato il 10 novembre 2020.
Collegamenti esterni
modifica- Sito ufficiale, su office-kitano.co.jp.
- (EN) Sonatine, su AllMusic, All Media Network.
- (EN) Sonatine, su IMDb, IMDb.com.
- (EN) Sonatine, su AllMovie, All Media Network.
- (EN) Sonatine, su Rotten Tomatoes, Fandango Media, LLC.
- (EN, ES) Sonatine, su FilmAffinity.
- (EN) Sonatine, su Metacritic, Red Ventures.
- (EN) Sonatine, su Box Office Mojo, IMDb.com.
- (EN) Sonatine, su TV.com, Red Ventures (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2012).
- (EN) Sonatine, su MyDramaList.
- Scheda in inglese dal sito ufficiale di Takeshi Kitano, su kitanotakeshi.com. URL consultato il 30 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 5 aprile 2012).