Josip Broz Tito: differenze tra le versioni
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Nei territori liberati, i partigiani organizzano comitati popolari con funzioni di governo civile. Tito è il principale ''leader'' del [[AVNOJ|Comitato Antifascista di Liberazione Nazionale della Jugoslavia - AVNOJ]], riunitosi a [[Bihać]] il 26 novembre 1942, e quindi a [[Jajce]] il 29 novembre 1943. Nelle sue due sessioni, l'AVNOJ stabilisce le basi federali della Jugoslavia postbellica. A Jaice, Tito è nominato presidente del Comitato Nazionale di Liberazione. Il 4 dicembre 1943, mentre la maggior parte del paese è ancora occupata dalle forze naziste, ma dopo l'armistizio richiesto dall'Italia, Tito proclama un Governo provvisorio democratico di Jugoslavia.
Dopo la resistenza dei partigiani comunisti agli intensi attacchi dell'Asse tra gennaio e giugno 1943, i ''leader'' degli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]] tolgono il loro supporto ai cetnici per sostenere i partigiani
Come ''leader'' della resistenza comunista, Tito diviene un obiettivo delle forze dell'Asse. I tedeschi arrivano vicini a catturare o uccidere Tito in almeno tre occasioni: nell'offensiva della Neretva (''[[Battaglia della Neretva|Fall Weiss]]'') del 1943; nella seguente offensiva in Erzegovina e Sangiaccato (''[[battaglia della Sutjeska|Fall Schwarz]]''), durante la quale, il 9 giugno, Tito viene ferito nel corso di un attacco aereo, ma si salva grazie al sacrificio del suo cane; e il 25 maggio 1944, in cui riesce fortunosamente a scampare ai tedeschi durante l'[[Operazione Rösselsprung]], un lancio di [[SS-Fallschirmjäger-Bataillon 500|paracadutisti delle SS]] direttamente sul quartier generale di Tito a [[Drvar]].
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Nel marzo 1948, Stalin richiamò tutti i consiglieri militari e gli specialisti civili presenti in Jugoslavia. Poco dopo, una lettera del Comitato Centrale sovietico iniziò a criticare le decisioni del PC jugoslavo. Allo stesso modo, i dirigenti jugoslavi vicini a Tito fecero blocco attorno a lui e quelli fedeli a Mosca furono esclusi dal Comitato Centrale e arrestati. Il Cremlino giocò l'ultima carta portando la questione davanti al Cominform, ma Tito si oppose. A questo punto il Cominform considerò il rifiuto jugoslavo come un tradimento. Escludendo la Jugoslavia dal Cominform, Stalin sperò di provocare una sollevazione nel paese. Ma ciò non avvenne e il Partito Comunista di Jugoslavia, epurato dai "cominformisti", elesse un nuovo Comitato Centrale totalmente devoto a Tito.
La rottura con l'Unione Sovietica portò molti riconoscimenti internazionali a Tito, ma creò anche un periodo di instabilità (il "[[Periodo Informbiro|periodo dell'Informbiro]]"). La via nazionale jugoslava al comunismo venne definita ''[[Titismo]]'' da Mosca, che incoraggiò, negli altri paesi del blocco comunista, le purghe contro
Durante la crisi, [[Winston Churchill]] portò un discreto sostegno a Tito, chiedendogli in cambio di ritirare i suoi partigiani comunisti dalla Grecia e di cessare gli aiuti. Da parte sua, Churchill fece sapere a Stalin di non toccare la Jugoslavia. Stalin tentò di sottomettere la Jugoslavia attraverso l'arma economica. Ridusse le esportazioni dell'URSS verso Belgrado del 90% e obbligò gli altri stati dell'Europa orientale a fare altrettanto. Questo blocco economico costrinse Tito ad aumentare i suoi scambi con i paesi occidentali. Pur restando fedele al socialismo e richiamandosi agli stessi principi dell'Unione Sovietica, la Jugoslavia ne rimase politicamente indipendente. Tito rimise dunque in discussione la direzione unica del mondo socialista impressa dall'URSS, aprendo la strada all'idea di un comunismo nazionale. Solamente la [[destalinizzazione]], lanciata da [[Nikita Sergeevič Chruščёv]], permetterà una normalizzazione dei rapporti tra URSS e Jugoslavia.
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