Comunismo: differenze tra le versioni
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Molti scrittori e attivisti politici si sono dimostrati critici nei confronti del comunismo e più frequentemente del socialismo reale: dissidenti del blocco sovietico [[Aleksandr Isaevič Solženicyn]], [[Arthur Koestler]] e [[Václav Havel]] per quanto riguarda lo stato socialista; economisti [[Friedrich von Hayek]], [[Ludwig von Mises]] e [[Milton Friedman]] teorici di una diversa e contrapposta economia; storici e sociologi [[Hannah Arendt]], [[Robert Conquest]], [[Daniel Pipes]] e [[Rudolph Joseph Rummel]]; filosofi come [[Karl Popper]], sempre in riferimento alla componente marxista, per citarne alcuni.
Alcuni studiosi, tra questi Conquest, argomentano contro il comunismo marxista sottolineando la violazione dei [[diritti umani]] da parte dei [[regime (politica)|regimi]] comunisti,
A questi si aggiungono episodi di repressione e violenza sistematica sotto altri governi comunisti. Nicolae Ceaușescu in Romania impose un rigido culto della personalità e un controllo poliziesco capillare attraverso la Securitate, noto per l’uso della tortura e la brutalità delle sue prigioni, tra cui il famigerato esperimento di rieducazione della prigione di Pitești, dove i detenuti politici furono sottoposti a violenze psicologiche e fisiche per distruggere la loro identità e fedeltà ideologica.<ref>Tismaneanu, Vladimir. ''Stalinism for All Seasons: A Political History of Romanian Communism''. University of California Press, 2003.</ref>
Fidel Castro a Cuba instaurò un regime in cui le libertà politiche furono severamente limitate, con migliaia di dissidenti imprigionati o esiliati. Le carceri cubane, come Isla de la Juventud, furono teatro di torture e trattamenti inumani per spezzare l’opposizione al regime.<ref>Sweig, Julia. ''Cuba: What Everyone Needs to Know''. Oxford University Press, 2009.</ref>
Il genocidio perpetrato dal regime di Pol Pot in Cambogia, responsabile della morte di circa 1,7 milioni di persone attraverso esecuzioni, carestie e lavoro forzato, rappresenta uno degli episodi più cruenti del comunismo globale. I campi di sterminio, come S-21 (Tuol Sleng), furono utilizzati per eliminare chiunque fosse sospettato di opposizione politica.<ref>Kiernan, Ben. ''The Pol Pot Regime: Race, Power, and Genocide in Cambodia under the Khmer Rouge''. Yale University Press, 2008.</ref>
Il sistema dei gulag sovietici, istituito da Lenin e ampliato da Stalin, costrinse milioni di persone, tra cui oppositori politici, membri di minoranze etniche e "nemici del popolo," a condizioni disumane di lavoro forzato, fame e violenze, causando milioni di morti.<ref>Applebaum, Anne. ''Gulag: A History''. Anchor Books, 2004.</ref> Questi campi, spina dorsale dell’economia sovietica per decenni, rappresentarono un mezzo per schiacciare il dissenso politico e sfruttare la manodopera coatta.
In Cina, sotto Mao Zedong, il sistema di rieducazione attraverso il lavoro (laogai) servì a punire dissidenti e rieducare milioni di persone attraverso condizioni brutali e lavori forzati, alimentando il sistema economico del regime e riducendo la popolazione dissidente.<ref>Dikötter, Frank. ''The Tragedy of Liberation: A History of the Chinese Revolution 1945-1957''. Bloomsbury Publishing, 2013.</ref>
La maggior parte degli studiosi e dei politici contrari al comunismo tende a vedere le vittime e i reati causati dai regimi comunisti<!--<ref>''[[Il libro nero del comunismo]]''</ref> una ref un po' vaga! --> come conseguenze inevitabili dell'applicazione del marxismo, mentre pensatori e politici vicini al comunismo solitamente sostengono la mancanza di un rapporto tra gli ideali e quanto compiuto dai vari regimi a essi apparentemente ispirati. Ciò varrebbe in particolare per il regime [[stalinismo|staliniano]] in [[Unione Sovietica]], visto come una degenerazione del marxismo<ref>{{Cita libro|autore=Aurelio Lepre|titolo=Che c'entra Marx con Pol Pot? Il comunismo tra Oriente ed Occidente|editore=Laterza|città=Bari|anno=2001}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Domenico Losurdo|titolo=Utopia e stato d'eccezione. Sull'esperienza storica del "socialismo reale"|editore=Laboratorio politico|città=Napoli|anno=1996}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=Luciano Canfora|titolo=Pensare la rivoluzione russa|editore=Teti|città=Milano|anno=1995}}</ref>.
Esistono anche critiche alle teorie economiche sviluppate da Marx e dai marxisti. Hayek, tra gli altri, sostiene che il possesso collettivo dei mezzi di produzione può essere mantenuto solo attraverso un'autorità centrale di qualche tipo, che tende, a causa dell'enorme potere del quale è investita, a diventare totalitaria, violando le libertà civili e politiche quindi eliminando tutti gli oppositori politici. L'economista sostiene inoltre che libertà e diritti possano essere conservati solamente attraverso la salvaguardia della [[proprietà privata]] e dell'[[mercato|economia di mercato]] ossia due libertà essenziali per la teoria liberale e [[liberismo|liberista]].
Tuttavia, le critiche di Hayek al comunismo si estendono anche al piano economico, concentrandosi sull'incapacità di un sistema di pianificazione centrale di gestire in modo efficiente l'allocazione delle risorse. Secondo Hayek, i mercati sono essenziali per la trasmissione di informazioni attraverso i prezzi, che riflettono il valore soggettivo attribuito ai beni dagli individui. L'assenza di un sistema di prezzi basato sulla proprietà privata impedisce una corretta valutazione delle risorse, portando a sprechi e inefficienze strutturali.<ref>Hayek, Friedrich A. ''The Use of Knowledge in Society''. ''American Economic Review'', vol. 35, no. 4, 1945, pp. 519–530.</ref>
Ludwig von Mises, dal canto suo, approfondisce la questione con il cosiddetto "problema del calcolo economico". Nel saggio ''Economic Calculation in the Socialist Commonwealth'', Mises argomenta che, senza un sistema di prezzi derivato dallo scambio volontario in un mercato competitivo, è impossibile determinare il valore economico dei beni e dei servizi. La pianificazione centrale, di conseguenza, porta inevitabilmente a decisioni arbitrarie e inefficienze sistemiche.<ref>Mises, Ludwig von. ''Economic Calculation in the Socialist Commonwealth''. 1920. Tradotto in inglese in ''Collectivist Economic Planning'', a cura di Friedrich A. Hayek.</ref>
Entrambi gli economisti sostengono che libertà e diritti possano essere conservati solamente attraverso la salvaguardia della proprietà privata e dell'economia di mercato. Questi due principi sono fondamentali per garantire una società libera, dove gli individui possano perseguire i propri fini senza interferenze indebite da parte dello Stato o di altre autorità centrali.<ref>Mises, Ludwig von. ''Human Action: A Treatise on Economics''. Yale University Press, 1949.</ref>
Secondo uno studio pubblicato dalla [[Royal Society]], il comunismo, applicato in senso lato in ogni sua variazione, tende a rendere le [[Nazione|nazioni]] coinvolte significativamente più povere, meno sane e [[Indice di sviluppo umano (Rapporto 2009)|vivibili]] anche dopo decenni dalla fine delle proprie politiche socialiste.<ref>{{Cita pubblicazione|nome=Roland B.|cognome=Sookias|nome2=Samuel|cognome2=Passmore|nome3=Quentin D.|cognome3=Atkinson|titolo=Deep cultural ancestry and human development indicators across nation states|rivista=Royal Society Open Science|volume=5|numero=4|pp=171411|accesso=8 agosto 2021|doi=10.1098/rsos.171411|url=https://royalsocietypublishing.org/doi/full/10.1098/rsos.171411}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://nypost.com/2018/04/11/science-proves-communism-makes-nations-poorer-and-less-healthy/|titolo=Science proves communism makes nations poorer and less healthy|autore=Alain Tolhurst, The Sun|sito=New York Post|data=11 aprile 2018|accesso=8 agosto 2021}}</ref>
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