Stefi Geyer
Stefi Geyer (Budapest, 23 giugno 1888 – Zurigo, 11 dicembre 1956) è stata una violinista ungherese.
Biografia
modificaStefi Geyer nacque a Budapest nel 1888. Quando aveva 5 anni iniziò a suonare il violino con suo padre, medico e violinista dilettante. Dai sette anni continuò gli studi con Adolf Kálmán alla Nemzeti Zenede[1] (Scuola di musica secondaria). Enfant prodige, a nove anni fu ascoltata da Jenő Hubay che la prese come allieva all'Accademia di Musica di Budapest (1898-1902). Già prima di completare gli studi, effettuò delle tournée in Austria, Germania, Romania e Italia.[2] Accanto al repertorio tradizionale, la Geyer fu una interprete e sostenitrice della musica del primo Novecento, collaborando e ispirando alcuni compositori della sua epoca, Béla Bartók, Othmar Schoeck[3], Walter Schulthess, Willy Burkhard, Georg Haeser e altri.
Nel 1906 strinse amicizia col Bartók. Rimasto affascinato dal talento della Geyer, Bartók compose il Concerto n. 1 (1907-08) e le regalò il manoscritto. Ma poco tempo dopo, Bartók dovette prendere atto che la sua relazione con la violinista si andava deteriorando, sino alla definitiva rottura. La Geyer conservò il manoscritto sino alla morte senza mai parlarne né eseguirlo in pubblico.[4] Il suo primo matrimonio fu con l'avvocato viennese Edwin Jung, che morì durante l'epidemia di influenza della prima guerra mondiale. Nel 1920 sposò in seconde nozze il compositore svizzero Walter Schulthess.
Insegnò al Conservatorio di Zurigo dal 1934 al 1953; tra i suoi studenti, Aida Stucki[5], Rudolf Baumgartner[6]e Klaus Huber.
Mancò a Zurigo nel 1956.
Opere dedicate
modifica- Jenő Hubay, Concerto all’Antica, op.101 (1908) “À Mademoiselle Stefi Geyer”
- Béla Bartók, Concerto per violino e orchestra n. 1 (1907-1908)
- Georg Haeser, Walzer per violino e pianoforte , op. 17 (1909), “Stefi Geyer gewidmet”
- Othmar Schoeck, Sonata per violino e pianoforte in re maggiore op. 16 (1908-1909)
- Othmar Schoeck, Concerto per violino e orchestra, op. 21 (c. 1912) “Frau Stefi Jung-Geyer gewidmet”
- Willy Burkhard, Concerto per violino e orchestra, op. 69 (1943)
Note
modifica- ^ Cfr. Pethő Csilla, Stefi Geyer - Notable Alumni - Liszt Ferenc Academy of Music, su lfze.hu. URL consultato il 6 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2018).
- ^ Leporello, La bambina violinista Stefi Geyer (1901), accenna a due concerti effettuati a Milano nel 1901
- ^ È documentato che Béla Bartók e Othmar Schoeck erano entrambi innamorati di lei
- ^ Il Concerto è stato pubblicato solo dopo la morte della Geyer ed eseguito nel 1958 da Hansheinz Schneeberger
- ^ La Stucki in seguito divenne l’insegnante di Anne Sophie Mutter
- ^ Cfr. F. Schläpfer, Rudolf Baumgartner pp. 25-29
Bibliografia
modifica- Leporello, La bambina violinista Stefi Geyer, in «L’Illustrazione Italiana», anno XXVIII, n. 52 (29 dicembre 1901); rist. in «Musicalia», anno 1 n. 2 (febbraio 1970), p. 74
- Alberto Bachmann, An Encyclopedia of the Violin, introduction by Eugène Ysaÿe; translated by Frederick H. Martens; edited by Albert E. Wier, New York, 1925; rist. Mineola-New York, Dover publications, 2008, p. 358
- Henry Roth, Violin Virtuosos, From Paganini to the 21st Century, Los Angeles, California Classics Books, 1997, p. 314
- Franziska Schläpfer, Rudolf Baumgartner, ein Musiker mit Unternehmergeist, Lucerna, Comenius, 2003
- Gianluca La Villa, La sala bianca della musica, Jenő Hubay e la scuola ungherese del violino, Capriccio narrativo e documenti storici, (testo bilingue it/en), Negarine di S. Pietro in Cariano [Verona], Gabrielli Editori, 2008, pp. 158-159
Altri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Stefi Geyer
Collegamenti esterni
modifica- Stefi Geyer - Notable Alumni - Liszt Ferenc Academy of Music, su lfze.hu. URL consultato il 6 luglio 2018 (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2018).
- Il cromatismo esasperato di un amore – Béla Bartók e la violinista Stefi Geyer (di Francesca Bonaita), su dols.it.
- Jenő Hubay, Concerto n. 4 “All’antica” op. 101, su imslp.org.
- Geyer Stefi -Zeneszerök Múzsája di Váradi Helga (2018), su gramofon.hu. URL consultato l'8 luglio 2018 (archiviato dall'url originale l'8 luglio 2018).
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