Il grande numero di Studi di cavalli di Leonardo da Vinci rappresenta una particolarità di questo straordinario artista che si interessava sia al singolo cavallo, sia al suo utilizzo in monumenti equestri, sia alla presenza attiva dei cavalli in battaglia.
Con il binomio Leonardo-cavallo il pensiero corre subito a due opere d'arte, grandiose e sfortunate: la pittura murale Battaglia di Anghiari e il Monumento equestre a Francesco Sforza, noto anche come Cavallo di Leonardo, che fu realizzato unicamente nel modello in creta. A questa statua equestre Leonardo dedicò cinque anni, dal 1489 al 1494. Disegnò due progetti di statua equestre: il primo con cavallo impennato (Windsor, foglio 12358r.) e l'altro con il cavallo al passo: progetto che il duca Ludovico il Moro preferì, perché la soluzione "a ponte" - cioè un cavallo impennato, con le zampe poggiate su un elemento immaginario - la ritenne troppo audace. La prima versione del progetto - descritta nei disegni Windsor - prevedeva studi complessi sull'equilibrio, perché il monumento era previsto autoportante; ma prevedeva anche un nuovo metodo di fusione, cioè in una sola colata. Il secondo progetto di Leonardo era un cavallo di gigantesche dimensioni, ma al passo.[1]
Negli schizzi preparatori per la Battaglia di Anghiari, iniziati verso il 1503 - groviglio di uomini e di animali - si coglie, nei volti dei cavalieri e nei musi dei cavalli, stravolti dalla violenza e dalla morte, l'impatto di recenti studi di Leonardo nella fisiognomica; al contrario, nei disegni preparatori per il Monumento a Sforza la figura del cavaliere è appena sbozzata e il suo volto è poco visibile.
L'animale più presente nei disegni di Leonardo è proprio il cavallo, che è stato da lui disegnato anche indipendentemente da queste due opere famose. Il bestiario leonardesco non è stato del resto molto folto: altri animali presenti nella sua grafica sono il gatto, l'ermellino, l'orso, il leone, uccelli in volo e pochi altri.
Per i suoi disegni Leonardo si serviva a volte di carta azzurra (fogli Windsor), ruvida e di scarsa qualità. Disegnava con gesso nero o rosso, a punta d'argento e a penna. Per vergare appunti, schizzi e note adoperava anche carta usata. Dalla Fabbrica del Duomo di Milano prese vecchi registri, da cui estrasse i fogli bianchi o poco utilizzati e li adoperò per i propri appunti e disegni.
^Sul verso identico soggetto e tecnica, vedi: Berenson, vol. II, p. 241.
^Collegato in genere alla Battaglia di Anghiari, ma potrebbe anche essere uno studio per l'incompiuta Epifania degli Uffizi vedi: Berenson, vol. II, p. 240.
(EN) Carmen C. Bambach (a cura di), Leonardo da Vinci, master draftsman, New York, : Metropolitan Museum of Art, 2003, SBNIT\ICCU\TO0\1185935.
Andrea Bernardoni, Leonardo e il monumento equestre a Francesco Sforza: storia di un'opera mai realizzata, Firenze, Giunti, 2007, SBNIT\ICCU\BVE\0458722.
Orlando furioso 500 anni: Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi, Ferrara, Fondazione Ferrara arte, 2016, SBNIT\ICCU\UFE\1000602.