Taraxacum sect. Taraxacum

La Taraxacum sect. Taraxacum F.H.Wigg., 1780 è una sezione di piante angiosperme dicotiledoni del genere Taraxacum della famiglia delle Asteraceae.[1][2]

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Taraxacum sect. Taraxacum
Taraxacum sect. Taraxacum
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
(clade)Asteridi
(clade)Euasteridi
(clade)Campanulidi
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaCichorioideae
TribùCichorieae
SottotribùCrepidinae
GenereTaraxacum
SottogenereT. sect. Taraxacum
F.H.Wigg., 1780
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseAsteridae
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaCichorioideae
TribùCichorieae
GenereTaraxacum
SottogenereT. sect. Taraxacum

Etimologia

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Il nome scientifico della sezione è stato definito dal botanico Friedrich Heinrich Wiggers (1746-1811) nella pubblicazione "Primitiae Florae Holsaticae. Kiel." (Prim. Fl. Holsat. 56, adnot. x, y, z.) del 1780.[3]

Descrizione

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Il portamento
Taraxacum sect. Taraxacum
 
Le foglie
Taraxacum sect. Taraxacum
 
Infiorescenza
Taraxacum sect. Taraxacum
 
I fiori
Taraxacum sect. Taraxacum

Habitus. Le specie di questo gruppo in genere sono piante perenni scapose. La forma biologica prevalente è emicriptofita rosulata (H ros), ossia sono piante erbacee, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e hanno le foglie disposte a formare una rosetta basale. La riproduzione delle specie di questo genere può avvenire normalmente per via sessuale oppure anche in modo apomittico.[4][5][6][7][8][9][10][11][12][2][13]

Radici. Le radici sono dei grossi fittoni ramificati, senza tunica, ma con il colletto avvolto da squame brunastre o nerasatre. Il fittone è perenne e quando aumenta in grossezza la sua lunghezza si espande e si contrae alternativamente. Nella radice è presente un lattice amaro.[4]

Fusto. La parte aerea vera e propria del fusto è assente: dalla parte apicale del rizoma, posto al livello del suolo, emerge direttamente la rosetta basale e uno o più peduncoli (fino a 10) cavi e afilli dell'infiorescenza; questi possono essere glabri o villosi (soprattutto nella parte distale). Le piante di questo gruppo sono alte 15 – 30 cm (massimo 60).

Foglie. Le foglie sono solamente basali (rosette radicali) con disposizione alterna lungo il caule. Il picciolo è breve e spesso è alato. La lamina ha una forma da oblunga a obovata o oblanceolata. I margini sono grossolanamente dentati o lobati o pennatofidi; possono essere roncinati; raramente sono interi. Gli apici sono da arrotondati o ottusi a acuti o acuminati. Le facce sono glabre o debolmente villose e sono colorate di verde erba più o meno scure.

Infiorescenza. Le infiorescenze sono composte da diversi grossi capolini peduncolati. Raramente da un singolo scapo possono ramificarsi due o tre capolini. I capolini sono formati da un involucro a forma da campanulata a oblunga composto da brattee (o squame) disposte in due serie principali in modo embricato, all'interno delle quali un ricettacolo fa da base ai fiori tutti ligulati. Le brattee si dividono in interne ed esterne (queste ultime formano un calice basale all'involucro). Le brattee esterne sono disposte su alcune subserie; sono colorate di verde chiaro, non sono pruinose; hanno una forma da ovata a lanceolata e sono prive di cornetti apicali; i margini non sono membranosi; all'antesi spesso sono revolute verso il basso. Il ricettacolo è piano e butterato (alla fine diventa convesso), è inoltre nudo, ossia privo di pagliette a protezione della base dei fiori. Diametro dei capolini: 2,5 – 4 cm.

Fiori. I fiori (in genere da 15 a 150), tutti ligulati, sono tetra-ciclici (ossia sono presenti 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (ogni verticillo ha in genere 5 elementi). I fiori sono ermafroditi, fertili e zigomorfi.

*/x K  , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio[14]

Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. Gli acheni sono piccoli e colorati da grigio-biancastro a bruno-olivaceo; la forma del corpo, variabile da oblanceoloide a obovoide o fusiforme, è appiattita, angolosa (con 4 - 12 coste), con becco e pappo finale; la superficie in genere è glabra, mentre nella parte superiore (in prossimità del becco) è ricoperta da numerosi tubercoli ed aculei. Il becco è sottile e allungato almeno il doppio del corpo. Il pappo è persistente ed è formato da numerose (da 50 a 100) setole bianche (peli semplici) disposte su una serie.

Biologia

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  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta.

Distribuzione e habitat

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  • Geoelemento: il tipo corologico (area di origine per l'Italia) è Circumboreale.
  • Distribuzione: in Italia le specie di questo gruppo sono molto comuni e si trovano ovunque. Altrove sono presenti in Europa e Asia nord-occidentale.
  • Habitat: l'habitat preferito per queste piante sono le quote basse o collinari (pianura) o bassa montagna. In particolare prediligono le schiarite di boschi caducifogli, i prati concimati e in genere gli ambienti ruderali (sinantropizzati).
  • Distribuzione altitudinale: sui rilievi, in Italia, queste piante si possono trovare fino a 1.700 m s.l.m..

Tassonomia

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La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[18], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[19] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[20]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][7][11]

Filogenesi

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Il genere di questa voce appartiene alla sottotribù Crepidinae della tribù Cichorieae (unica tribù della sottofamiglia Cichorioideae). In base ai dati filogenetici la sottofamiglia Cichorioideae è il terz'ultimo gruppo che si è separato dal nucleo delle Asteraceae (gli ultimi due sono Corymbioideae e Asteroideae).[1] La sottotribù Crepidinae fa parte del "quarto" clade della tribù; in questo clade è in posizione "centrale" vicina alle sottotribù Chondrillinae e Hypochaeridinae.[11]

La sottotribù è divisa in due gruppi principali uno a predominanza asiatica e l'altro di origine mediterranea/euroasiatica.[11] Da un punto di vista filogenetico, all'interno della sottotribù, sono stati individuati 5 subcladi. Il genere di questa voce appartiene al subclade denominato "Ixeris-Ixeridium-Taraxacum clade".[12] Nel clade Ixeris-Ixeridium-Taraxacum i primi due generi (Ixeris e Ixeridium) formano un "gruppo fratello", mentre il grande genere Taraxacum è in posizione "basale". In posizione intermedia, questo clade include anche il genere Askellia. [La precedente configurazione filogenetica è basata sull'analisi di alcune particolari regioni (nrITS) del DNA; analisi su altre regioni (DNA del plastidio) possono dare dei risultati lievemente diversi.][21]

I caratteri distintivi per il genere Taraxacum sono:[7]

  • le piante sono rizomatose;
  • le foglie sono riunite in rosette radicali;
  • le infiorescenze sono formate da capolini solitari e terminali;
  • le brattee sono disposte in due serie;
  • il tubo della corolla ha all'apice dei ciuffi di lunghi peli;
  • i capolini hanno un numero elevato di fiori (fino a 300);
  • i numeri cromosomici sono elevati;

Il genere Taraxacum è composto da numerosi "stirpi" o "aggregati" (o sezioni tassonomiche) le cui specie differiscono poco una dall'altra. La causa di questa elevata presenza di "specie collettive" è l'apogamia collegata a processi di poliploidizzazione (spesso sono presenti individui triploidi, tetraploidi, pentaploidi, esaploidi, e oltre). Un altro fattore importante per spiegare le variazioni, oltre alle mutazioni genetiche, è l'ibridazione.[5]
Il successo della diffusione di questo genere (e anche della sua variabilità) è dato inoltre dal fatto che facilmente le sue specie si adattano ad ogni tipo di habitat (per questo in più parti sono considerate piante invasive); oltre a questo il "soffione", l'organo di supporto per la riproduzione, può contenere oltre un centinaio di pappi con relativi semi.
Altre ricerche hanno collegato la maggiore frequenza della comparsa dell'apogamia in gruppi di specie situate in areali fortemente influenzati dall'antropizzazione; viceversa altri gruppi relegati in ambienti naturali più tranquilli si presentano con minore variabilità e una diploidia più bassa e costante.[6] Per i motivi sopra esposti questo genere viene più facilmente descritto attraverso il concetto di "aggregato" (o specie collettive o sezioni), piuttosto che attraverso singole specie di difficile definizione. Attualmente (2022) il genere Taraxacum è suddiviso in 50 - 60 sezioni (secondo i vari Autori[2][12]). In Europa sono presenti 35 sezioni[22], mentre in Italia sono presenti 16 sezioni (con circa 150 specie).[2][13]

I caratteri distintivi per le specie di questa sezione sono:[2][13]

  • gli habitat per queste piante si trovano a quote basse e medie;
  • le foglie sono profondamente inciso-dentate;
  • le brattee esterne dell'involucro (riflesse all'antesi) sono prive di cornetti apicali;
  • le ligule sono colorate di giallo intenso o aranciato, sono piane e allargate;
  • il becco dell'achenio è sottile e lungo più del corpo;
  • gli acheni sono tubercolati e aculeati;
  • la componente rossa non è presente negli acheni che sono colorati da grigio-biancastro a bruno-olivaceo.

Il numero cromosomico delle specie del gruppo è: 2n = 16, 22, 24, 26, 27, 32, 40, 44 e 48.[2] Questi conteggi sono quasi tutti riferiti alla specie Taraxacum officinale, attualmente diventata un sinonimo (e "specie tipo") di questa sezione e quindi non più esistente come taxon autonomo.[12][23][24]

Elenco delle specie

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La sezione di questa voce ha oltre 800 specie (delle quali 23 sono presenti sul territorio italiano):[2][12][13][25]

Specie italiane

La tabella seguente mette in evidenza alcuni dati relativi all'habitat, al substrato e alla distribuzione della specie alpina "tipo" di questo gruppo.[26]..

Specie Comunità
vegetali
Piani
vegetazionali
Substrato pH Livello trofico H2O Ambiente Zona alpina
(Taraxacum officinale) 11 (alpino)
subalpino
montano
collinare
Ca - Si neutro alto mediamente umido B1 B2 B6 G3 tutto l'arco alpino
Legenda e note alla tabella.

Substrato: con “Ca/Si” si intendono rocce di carattere intermedio (calcari silicei e simili).
Zona alpina: vengono prese in considerazione solo le zone alpine del territorio italiano (sono indicate le sigle delle province).
Comunità vegetali: 11 = comunità delle macro- e megaforbie terrestri
Ambienti: B1 = campi, colture e incolti; B2 = ambienti ruderali, scarpate; B6 = tagli rasi forestali, schiarite, strade forestali; G3 = macchie basse.

Per le proprietà culinarie e terapeutiche vedi: Taraxacum officinale.

Sinonimi

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Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[12]

  • Taraxacum officinale F. H. Wigg.
  • Taraxacum officinale aggr.
  • Taraxacum sect. Vulgaria Hand.-Mazz.
  • Taraxacum sect. Ruderalia Kirschner & al.
  1. ^ a b c (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ a b c d e f g Pignatti 2018, vol.3 pag. 1085.
  3. ^ Tropicos Database, su tropicos.org. URL consultato il 14 maggio 2013.
  4. ^ a b Motta 1960, Vol. 3 - pag. 812.
  5. ^ a b eFloras - Flora of North America, su efloras.org. URL consultato il 14 maggio 2013.
  6. ^ a b Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 254-260.
  7. ^ a b c Kadereit & Jeffrey 2007, pag. 186.
  8. ^ Pignatti 1982, vol.3 pag.1.
  9. ^ Strasburger 2007, pag. 860.
  10. ^ Judd 2007, pag.517.
  11. ^ a b c d Funk & Susanna 2009, pag. 350.
  12. ^ a b c d e f Cichorieae Portal, su cichorieae.e-taxonomy.net. URL consultato il 18 dicembre 2021.
  13. ^ a b c d Pignatti 2018, Vol. 4 - pag. 202.
  14. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  15. ^ Pignatti 1982, Vol. 3 - pag. 1.
  16. ^ Strasburger 2007, Vol. 2 - pag. 760.
  17. ^ Judd 2007, pag. 523.
  18. ^ Judd 2007, pag. 520.
  19. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  20. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 marzo 2021.
  21. ^ Yin et al. 2021.
  22. ^ EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 13 febbraio 2022.
  23. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 27 febbraio 2022.
  24. ^ EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 27 febbraio 2022.
  25. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org.
  26. ^ Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 664.

Bibliografia

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Altri progetti

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