Tegghiaio Aldobrandi
Tegghiaio Aldobrandi (... – Lucca, 1262) è stato un politico italiano, figlio di Aldobrando Adimari.
Biografia
modificaFu podestà di San Gimignano su mandato imperiale e podestà di Arezzo (1256); combatté nella battaglia di Montaperti come guelfo. Egli aveva sconsigliato di attaccare Siena, ma il suo consiglio non fu ascoltato e fu la sconfitta della sua fazione. Sebbene tacciato di usura, i cronisti antichi ce lo indicano come "cavaliere di grande animo (…) e di grande sentimento in opera d'arme". Morì in esilio a Lucca nel 1262.
Citazione nella Divina Commedia
modificaLa sua fama è dovuta soprattutto alla citazione che ne fa Dante Alighieri nell'Inferno (XVI, vv. 40-42) ponendolo fra i tre fiorentini che egli immagina di incontrare nel girone dei sodomiti (ovvero dei "violenti contro natura") nella schiera degli uomini d'arme e politici assieme a Jacopo Rusticucci e a Guido Guerra.
«L'altro, ch'appresso me la rena trita,
è Tegghiaio Aldobrandi, la cui voce
nel mondo su dovria esser gradita.»
La sua figura era stata già preannunciata tra i "grandi" ch'a ben far puoser li 'ngegni citati da Dante nell'episodio di Ciacco (Inf. VI, 77-81) e che con costernazione il poeta troverà tra le anime "più nere" punite all'Inferno, a sottolineare come la fama in vita non sia sufficiente a guadagnarsi la salvezza.
Bibliografia
modifica- Vittorio Sermonti, Inferno, Rizzoli 2001.
- Umberto Bosco e Giovanni Reggio, La Divina Commedia - Inferno, Le Monnier 1988.
Voci correlate
modifica- Dante cita gli Adimari nel Pd. XVI (vv. 115-118) e nel personaggio di Filippo Argenti degli Adimari (Inf. VIII, vv. 31-63).
Altri progetti
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Collegamenti esterni
modifica- Arnaldo D'Addario, ADIMARI, Tegghiaio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 1, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1960.