Teresa Cibele Legnazzi
Teresa Cibele Legnazzi (Padova, 8 febbraio 1829 – Padova, 5 maggio 1905) è stata una patriota italiana.
Biografia
modificaFiglia di Vincenza Malinardo e di Luigi, non si hanno notizie sulla sua giovinezza e sulla sua educazione. Intelligente, alacre e pronta, dotata di fierezza e nobiltà[1] il giorno del suo diciannovesimo compleanno era l’otto febbraio 1848, giorno in cui studenti, donne e cittadini si ribellarono contro gli austriaci.
Attività
modificaSedata la ribellione gli austriaci inasprirono i divieti e i controlli chiudendo le lezioni all’università. Teresa entrò in contatto con i circoli cittadini e studenteschi che portavano avanti le idee di liberazione del Veneto dall’Austria diventando attivista. Tra gli studenti conobbe Enrico Nestore Legnazzi che nel 1862 divenne suo marito. Custodiva nella sua casa pericolosi documenti, favoriva i colloqui con gli affiliati di fuori, provvedeva di sua mano alla diffusione di circolari e proclami, si occupava delle sovvenzioni alle famiglie dei carcerati, agevolava l’emigrazione dei giovani e dei perseguitati fornendoli di dettagliate istruzioni per il passaggio dei confini e di mezzi pecuniari, secondo le indicazioni che riceveva di mano in mano da questo o da quello dei membri del Comitato con cui era quotidianamente in contatto. Anche il marito, assistente all’Osservatorio astronomico di Padova, assieme al fratello Antonio erano due noti attivisti. Per questo Enrico fu destituito e incarcerato per i suoi sentimenti di italianità.
Teresa Cibele era in stretto contatto con i comitati clandestini e quello degli esuli e con Leonilde Lonigo Calvi. Adotta per comunicare con il marito in carcere e tenerlo informato di quanto avveniva fuori il sistema di basato sulla falsariga reticolata, e con altri ingegnosi sistemi basati sulla comunicazione visiva tra finestre, la finestra della cella dava sul campanile di fronte e lei ogni giorno comunicava con enormi lettere disegnate collocate a rovescio.
A lei fanno riferimento per i compiti più delicati e rischiosi, che ricopre con fermezza e responsabilità. Nel 1859 era stata lei a consegnare a Torino le schede segrete con le quali i comuni veneti chiedevano l’annessione al Regno d’Italia.
Riconoscimenti
modificaCon la liberazione del Veneto e come riconoscimento dell'importante attività svolta per e in collaborazione con i vari comitati segreti le venne attestato pubblico riconoscimento con la consegna da parte dei patrioti di un album contenente le loro foto e la seguente dedica cui fu incaricato il poeta abate prof. Giacomo Zanella[2]:
A
Teresina Cibele Legnazzi
in delicata persona
anima eroica
nei terrori dell’esiglio e dei patiboli
dall’anno 1859 al 1866
salvatrice dei veneti comitati
angelo del carcerato suo Enrico
questo tenue segno
di alta ammirazione
offrono
alcuni amici
La parola salvatrice ad alcuni patrioti, fra cui il referente del comitato clandestino di Padova prof. Ferdinando Coletti, sembrava eccessiva, tanto che per riuscire a raccogliere la firme di tutti, Zanella la dovette sostituire con la meno significativa benemerente.
Morì a Padova il 5 maggio 1905.
Note
modificaBibliografia
modifica- Bottacin, F., Appunti per tre profili di donne dalle collezioni risorgimentali dei Musei Civici, in Tracciati del femminile a Padova, a cura di Caterina Limentani Virdis, Mirella Cisotto Nalon, Il Poligrafo, 1995, p. 115-116
- Solitro, G., Fatti e figure del Risorgimento, Rebellato Editore, 1978
- Filippini, N. M., Cittadine e patriote: il risorgimento delle donne, in Le donne nella storia del Veneto – Libertà, diritti, emancipazione (sec. XVIII – XIX), a cura di Società Italiana delle Storiche Sezione del Veneto, Cleup, 2006,
- Filippini, N.M., Donne sulla scena pubblica: dalle Municipalità del 1797 al Risorgimento, in Donne sulla scena pubblica, a cura di Filippini N.M., FrancoAngeli Storia, 2006