Terre slovene
Con terre slovene o regioni slovene (in sloveno Slovenske dežele, abbreviato in Slovensko) si indicano[1] i territori dell'Europa centrale e meridionale che sono o sono stati abitati da una significativa popolazione di lingua slovena. Ne fanno parte zone delle Province illiriche, dell'Impero austriaco e austro-ungarico (in Cisleitania), tra cui Carniola, la parte meridionale della Carinzia e della Stiria, Istria, Gorizia e Gradisca, Trieste e l'Oltremura.[2] Questo territorio include, oltre all'intera Repubblica di Slovenia, alcuni territori ad essa adiacenti in Italia, Austria, Ungheria e Croazia,[3] dove vivevano minoranze autoctone slovene[4], ma che comunque non furono mai omogeneamente sloveni.[5]
Etimologia
modificaIl termine Slovenia (Slovenija) entrò in uso all'inizio del XIX secolo, quando fu coniato per scopi politici dai nazionalisti romantici sloveni, probabilmente da un allievo del linguista Jernej Kopitar.[6] Iniziò ad essere usato solo a partire dagli anni quaranta del XIX secolo quando le prime istanze per una Slovenia Unita (Zedinjena Slovenija) politicamente autonoma furono avanzate verso l'Impero austriaco durante la Primavera dei popoli. La Slovenia divenne de facto un'entità amministrativa e politica distinta nel 1918 con la dichiarazione dello Stato degli Sloveni, Croati e Serbi.[7]
Sebbene la Slovenia non sia esistita come unità amministrativa autonoma tra il 1921 e il 1941, la Banovina della Drava del Regno di Jugoslavia fu frequentemente chiamata semplicemente Slovenia anche in alcuni documenti ufficiali.[8][9][10]
In conseguenza di ciò molti studiosi sloveni preferiscono usare l'espressione "terre slovene" anziché semplicemente il toponimo "Slovenia" per riferirsi al territorio della moderna Slovenia e delle aree confinanti nelle epoche precedenti. L'uso del termine "Slovenia" è generalmente considerato anacronistico a causa delle sue origini recenti.[11]
Estensione geografica
modificaNel XIX secolo i territori considerati parte delle regioni slovene erano:[12]
- Carniola
- la Carinzia meridionale
- Bassa Stiria
- Marca slovena nel comitato di Vas del Regno d'Ungheria e nelle zone adiacenti di Zala (Beltinci, Turnišče, Velika Polana e Kobilje)
- Jennersdorf nel Regno di Ungheria (ora in Burgenland, Austria);
- la maggior parte della Contea di Gorizia e Gradisca, eccetto che per le zone a sudovest di Gradisca e Cormons, storicamente parte del Friuli
- La città libera dell'Impero di Trieste
- L'Istria settentrionale nel territorio odierno di Capodistria, Isola, Pirano, Erpelle-Cosina, Muggia e San Dorligo della Valle
- Slavia friulana facente parte fino al 1797 della Repubblica di Venezia e successivamente Regno Lombardo-Veneto
Non tutti i territori indicati come "regioni slovene" erano abitati da una maggioranza di parlanti sloveno. Diverse città, specialmente nella Bassa Stiria, mantennero una maggioranza di lingua tedesca fino alla fine degli anni dieci del XX secolo, per esempio Maribor, Celje e Ptuj.[13] L'area intorno a Kočevje nella Bassa Carniola, conosciuta come contea di Gottschee, fu abitata da una popolazione in maggioranza tedesca fin dal XIV secolo e fino al 1941 quando in seguito ad un accordo tra la Germania nazista e le forze di occupazione del Regno d'Italia fu ricolonizzata.[14] Una simile "isola linguistica" tedesca in un territorio etnicamente sloveno corrispondeva all'attuale comune di Tarvisio, che fino al 1919 è appartenuto al Ducato di Carinzia.[15] Trieste, i cui territori municipali erano considerati dagli sloveni come una parte integrante delle regioni slovene, ha sempre avuto una maggioranza di parlanti di lingua romanza (prima friulano, poi veneziano e infine italiano).[16] Un caso simile è quello della città di Gorizia, che fu uno dei principali centri religiosi sloveni per secoli, pur essendo abitata da un misto di popolazioni italiane-slovene-friulane e tedesche.[17] Le città di Capodistria, Isola e Pirano, circondate da popolazioni etnicamente slovene, erano abitate quasi esclusivamente da italiani parlanti veneto fino all'esodo istriano alla fine degli anni quaranta e cinquanta, così come gran parte del comune di Muggia. Nella Carinzia meridionale iniziò un processo di germanizzazione alla fine degli anni quaranta del XIX secolo che creò diverse aree parlanti tedesco in quello che in precedenza era un territorio omogeneamente sloveno. Dalla fine degli anni cinquanta del XX secolo la maggior parte della Carinzia meridionale è stata prevalentemente di lingua tedesca, con una minoranza slovena dispersa in tutta l'area.[18]
D'altra parte altre aree con comunità slovene storicamente importanti come le città di Fiume e Zagabria, così come i villaggi sloveni nel comitato di Somogy in Ungheria, non furono mai considerate come parte delle terre slovene.[19] Lo stesso discorso vale per le comunità slovene nel Friuli meridionale (nei villaggi di Gradisca, Gradiscutta, Gorizzo, Goricizza, Lestizza e Belgrado nell'area meridionale del Tagliamento), che entro la fine del XVI secolo si erano estinte.[20]
Note
modifica- ^ (EN) Andrej Lenarčič, Peace Conference on Yugoslavia, in LiVeS Journal, vol. 1, n. 2, Revija SRP, luglio 2010, ISSN 1855-8267 . URL consultato il 30 novembre 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ (EN) Rado Lenček, Note: The Terms Wende - Winde, Wendisch - Windisch in the Historiographic Tradition of the Slovene Lands, in Slovene Studies, vol. 12, n. 1, 1990, p. 94.
- ^ Stephen Clissold e Henry Clifford, A Short History of Yugoslavia: from Early Times to 1966, 1966, p. 20.
- ^ (SL) Anton Polšak, Slovenci v zamejstvu (PDF), su Seminar ZRSŠ: Drugačna geografija [ZRSŠ Seminary: A Different Geography], Livške Ravne, ottobre 2010 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
- ^ (EN) Peter Vodopivec, Politics of History Education in Slovenia and Slovene History Textbooks since 1990, in Augusta Dimou (a cura di), "Transition" and the Politics of History Education in Southeast Europe, V&R unipress GmbH, 2009, p. 57, ISBN 978-3-89971-531-6.
- ^ Ingrid Merchiers, Cultural Nationalism in the South Slav Habsburg Lands in the Early Nineteenth Century: the Scholarly Network of Jernej Kopitar (1780-1844), Monaco di Baviera, O. Sagner, 2007.
- ^ (SL) Jurij Perovšek, Slovenska osamosvojitev v letu 1918, Lubiana, Modrijan, 1998.
- ^ (SL) Ivan Selan, Slovenija [Kartografsko gradivo]: Dravska banovina, Lubiana, Kmetijska zbornica Dravske banovine, 1938.
- ^ Vinko Vrhunec, Slovenija v šestletki cestnih del, Lubiana, Banovinska uprava Dravske banovine, 1939.
- ^ (SL) Andrej Gosar, Banovina Slovenija: politična, finančna in gospodarska vprašanja, Lubiana, Dejanje, 1940.
- ^ (DE) Peter Štih, Vasko Simoniti e Peter Vodopivec, Slowenische Geschichte: Gesellschaft - Politik - Kultur, Graz, Leykam, 2008.
- ^ (SL) Branko Božič, Zgodovina slovenskega naroda, Lubiana, Prešernova družba, 1969.
- ^ (SL) Janez Cvirn, Trdnjavski trikotnik, Maribor, Obzorja, 1997.
- ^ (SL) Mitja Ferenc, Kočevska: izgubljena kulturna dediščina kočevskih Nemcev, Lubiana, Muzej novejše zgodovine, 1993.
- ^ (DE) Tina Bahovec, Das österreichisch-italienisch-slovenische Dreiländereck: Ursachen und Folgen der nationalstaatlichen Dreiteilung einer Region, Klagenfurt e Lubiana, Hermagoras/Mohorjeva, 2006.
- ^ (SL) Jože Pirjevec, "Trst je naš!" Boj Slovencev za morje (1848-1954), Lubiana, Nova revija, 2008.
- ^ (SL) Aldo Rupel et al., Krajevni leksikon Slovencev v Italiji, Trieste e Duino, SLORI, 1995.
- ^ Andreas Moritsch e Thomas M. Barker, The Slovene Minority of Carinthia, New York, Columbia University Press, 1984.
- ^ (SL) Etnologija Slovencev na Madžarskem = A Magyarországi szlovének néprajza, Budapest, A Magyar Néprajzi Társaság, 1997.
- ^ (SL) Ferdo Gestrin, Slovanske migracije v Italijo, Lubiana, Slovenska matica, 1998.