Tiburtina Valley
La Tiburtina Valley è un distretto industriale che sorge a Roma, lungo la Via Tiburtina, oltrepassando il Grande Raccordo Anulare, fino a Settecamini, estendendosi per un'area di 72 ettari.
Storia
modificaLa zona della Tiburtina Valley sin dagli anni quaranta era sempre stata contraddistinta dalla presenza di stabilimenti industriali, che aumentano ulteriormente a cavallo tra gli anni sessanta e gli anni settanta[1][2]. È dal 1980 che, a seguito della crisi della produzione industriale, si riconverte nella realizzazione di prodotti di alta tecnologia[3] (satelliti per le telecomunicazioni, componenti avionici, radar, microchip), in particolare destinati al settore dell'aerospazio e dell'elettronica, grazie alla vicinanza con il Centro europeo per l'osservazione della Terra a Frascati; per queste ragioni, il nome è stato preso in prestito dall'americana Silicon Valley.
Negli anni novanta raggiunge il periodo di massimo splendore, al punto da rendere Roma la terza città italiana dopo Milano e Torino per numero di addetti nel settore industriale. Solo nell'elettronica si parlava di 600 imprese con un giro d'affari di 2.300 miliardi di lire e 15.000 addetti, che salgono a 20.000 e più di 220.000 addetti se ci spingiamo fino a Laurentina e Pomezia, aprendoci a tutti i comparti produttivi (dati del 1989)[4]: nel 1993, si contano 320.000 operai e 15.000 aziende[5].
Tra gli altri, erano presenti Elt-Elettronica, Sistel, Rheinmetall, Finsiel, Selenia, Telespazio, MBDA, Vitrociset, Alcatel[6][7].
Gli anni a venire non sono dei più facili, a causa della contrazione della domanda dei sistemi d'arma, core business della Tiburtina Valley[8]. La ripresa avviene nel 2003 quando la Regione insedia nell'area il Tecnopolo Tiburtino, hub di coordinamento per le imprese presenti ed incubatore per quelle future[9]; secondo la Camera di Commercio di Roma, il 12 % delle imprese italiane ICT avevano qui sede e il Lazio ospitava un quinto dei 150.000 ricercatori italiani[10].
Nel 2007, la crisi mondiale e quindi i mutati assetti economici e industriali hanno comportato un ridimensionamento notevole della produzione e dell'occupazione. Inoltre, il Tecnopolo è un'area scarsamente accessibile a livello di logistica e mobilità: il raddoppio della Tiburtina è ancora in corso, nonostante i cantieri siano stati aperti nel 2006[11], ma interrotti a causa delle difficoltà economiche del costruttore Tecnis[12]. Inoltre, non è presente una fermata della metropolitana nelle vicinanze e i mezzi pubblici non sono ritenuti adeguati[13][14][15][16].
Al 2018, nelle due aree del Tecnopolo, Via Tiburtina e Castel Romano, sono presenti 150 aziende con 2.500 occupati, sempre attive nel settore hi-tech[17][18], con investimenti della Regione Lazio per incentivare iniziative di venture capital e creazione di startup[19].
Note
modifica- ^ fupress.com (PDF). URL consultato il 28 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 28 aprile 2019).
- ^ dati.camera.it
- ^ Atti della XVIII Conferenza Nazionale SIU, Italia '45-'45, Venezia 11-13 giugno 2015, Planum Publisher, Roma-Milano 2015
- ^ repubblica.it
- ^ unita.it
- ^ francoubaldo.net
- ^ 06blog.it. URL consultato il 28 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 28 aprile 2019).
- ^ unita.it
- ^ esa.int
- ^ repubblica.it
- ^ repubblica.it
- ^ stradeeautostrade.it
- ^ cgilrietiromaeva.it. URL consultato il 28 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 19 agosto 2022).
- ^ cisl.it
- ^ abitarearoma.it
- ^ startmag.it
- ^ corriere.it
- ^ notizialocale.it
- ^ ilfoglio.it
Bibliografia
modifica- Luci e casinò, la Tiburtina come Las Vegas su roma.corriere.it
- radiocolonna.it Tiburtina Valley: tramonta il sogno della Roma industriale sul sito Radiocolonna
- Frammenti della città disfatta. Il caso della Tiburtina Valley a Roma, Alessandro Barile, Rivista di Studi Politici - “S. Pio V”