Trattati di Tientsin
I trattati di Tianjin (cinese tradizionale: 天津條約; semplificato: 天津条约; pinyin: Tiānjīn Tiáoyuē) furono una serie di accordi firmati nel giugno 1858 nell'omonima città cinese e chiusero la prima fase della seconda guerra dell'oppio (1856-1860). Controparti della Cina furono Francia, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti. I trattati aprirono agli stranieri altri undici porti cinesi, dopo quelli del trattato di Nanchino, ammisero legazioni estere a Pechino, autorizzarono attività missionarie cristiane, e legalizzarono l'importazione dell'oppio.
I trattati furono ratificati dall'imperatore della Cina nella convenzione di Pechino del 1860, dopo la fine della guerra.
Condizioni
modificaPattuizioni principali
modifica- Gran Bretagna, Francia, Russia e Stati Uniti avrebbero avuto il diritto di insediare proprie legazioni a Pechino (all'epoca città chiusa).
- Altri undici porti cinesi (fra cui Niuzhuang, Danshui, Hankou e Nanchino) sarebbero stati aperti al commercio estero.
- Le navi straniere, incluse quelle da guerra, avrebbero potuto navigare liberamente lo Yangtze Kiang.
- Gli stranieri avrebbero potuto accedere alle regioni interne della Cina a scopo di escursione, commercio o attività missionaria.
- La Cina avrebbe versato a Francia e Gran Bretagna un indennizzo di due milioni di tael d'argento ciascuna, e un altro sempre di due milioni ai commercianti britannici.
- Nelle lettere ufficiali e negli altri documenti scambiati da Cina e Gran Bretagna sarebbe stato vietato riferirsi ai funzionari e ai sudditi della corona inglese con il carattere "夷" o "yi" (barbaro).
Interpretazione
modificaI trattati di Tientsin utilizzano alcune parole dal significato in qualche modo ambiguo. Ad esempio, i termini "settlement" (colonia) e "concession" (concessione) sono spesso confusi. "Settlement" si riferisce a un appezzamento di terra concesso in affitto a una potenza straniera, il quale riunisce abitanti del luogo e stranieri; esso è governato da stranieri scelti localmente. "Concession" si riferisce invece all'affitto a lungo termine di un territorio il cui controllo è rimesso interamente alla potenza estera; esso è governato da una rappresentanza consolare.[1]
Coinvolgimento degli Stati Uniti
modificaNel solco tracciato dalle grandi potenze europee, gli Stati Uniti assunsero un atteggiamento protezionista, ampliarono la flotta e si impegnarono a dar vita a un impero commerciale. Il neoimperialismo americano incentrò le proprie mire sul Pacifico e in particolare sulla Cina. Gli Stati Uniti erano uno dei principali firmatari dei trattati, e avevano imposto al governo cinese l'apertura di un totale di 23 concessioni. Pur non controllando nessuna colonia, essi condividevano tuttavia alcune concessioni territoriali con i britannici, e furono di fatto invitati a prendere possesso di Shanghai, cosa che rifiutarono poiché la zona parve loro svantaggiosa.[1]
Note
modificaBibliografia
modifica- William Johnstone. International Relations: The Status of Foreign Concessions and Settlements in the Treaty Port of China. Rivista americana di scienza politica 31.5. Ottobre 1937.
- Kurt Bloch. The Basic Conflict Over Foreign Concessions in China. Far Eastern Survey 8.10. Maggio 1939.
Voci correlate
modificaCollegamenti esterni
modifica- (EN) Treaties of Tianjin, 1858 and 1860, su wason.library.cornell.edu. URL consultato il 17 maggio 2017 (archiviato dall'url originale il 21 giugno 2010).
- (EN) Testo dei trattati di Tientsin su en.wikisource, su en.wikisource.org.