Turchese (sommergibile)
Il Turchese è stato un sommergibile della Regia Marina.
Turchese | |
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Descrizione generale | |
Tipo | Sommergibile di piccola crociera |
Classe | Perla |
Proprietà | Regia Marina |
Cantiere | CRDA, Monfalcone |
Impostazione | 27 settembre 1935 |
Varo | 19 luglio 1936 |
Entrata in servizio | 21 settembre 1936 |
Radiazione | 1º febbraio 1948 |
Destino finale | demolito |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento in immersione | 856,397 t |
Dislocamento in emersione | 697,254 t |
Lunghezza | fuori tutto 60,18 m |
Larghezza | 6,45 m |
Pescaggio | 4,66 m |
Profondità operativa | 80 m |
Propulsione | 2 motori diesel FIAT da 1400 CV totali 2 motori elettrici CRDA da 800 CV totali |
Velocità in immersione | 7,5 nodi |
Velocità in emersione | 14 nodi |
Autonomia | in emersione: 2500 mn a 12 nodi o 5200 mn a 8 nodi in immersione:7 mn alla velocità di 7,5 nodi o 74 mn a 4 nodi |
Equipaggio | 4 ufficiali, 32 sottufficiali e marinai |
Armamento | |
Armamento |
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informazioni prese da [1] e[1] | |
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Storia
modificaUna volta in servizio entrò a far parte della XXXIV Squadriglia Sommergibili, basata a Messina[1].
Dal settembre 1936 all'ottobre 1938 svolse varie crociere addestrative sia nelle acque del Dodecaneso che in quelle italiane[1].
Distaccato poi (ottobre 1938) presso la Flottiglia Scuola Comando, nei mesi autunnali del 1939 fu stanziato a Cagliari e lì – inquadrato nella 72ª Squadriglia del VII Gruppo Sommergibili – si trovava all'ingresso dell'Italia nel secondo conflitto mondiale[1].
Il 17 giugno 1940 partì per la sua prima missione bellica (al comando del tenente di vascello Gustavo Miniero) nei pressi di Capo Creus, rientrando due giorni dopo senza aver avuto avvistamenti[1].
Il 12 luglio, mentre faceva ritorno a Cagliari dopo un'altra missione (ne era ancora comandante Gustavo Miniero, divenuto frattanto capitano di corvetta) individuò una nave nemica impegnata a posare mine e l'attaccò con il lancio di tre siluri: una delle armi mancò il bersaglio (che si allontanò poi a tutta velocità) e le altre due passarono sotto la carena senza scoppiare[1].
Operò poi a settentrione del litorale del Nordafrica e nel Canale di Sicilia, con svariate missioni offensive, tutte prive di risultati[1].
Nel settembre 1941, in occasione dell'operazione britannica «Halberd» (consistente nel rifornimento di Malta, ma che i vertici italiani ritennero possibilmente volta ad bombardamento navale contro le coste italiane) fu dislocato in agguato difensivo a sud/sudovest di Ibiza, insieme ai sommergibili Adua e Dandolo[2].
Il 7 settembre 1943, nell'ambito del Piano «Zeta» di contrasto al previsto sbarco anglo-americano nell'Italia meridionale, fu disposto in agguato (unitamente ad altri dieci sommergibili) nel Basso Tirreno, in un'area compresa tra il Golfo di Gaeta ed il Golfo di Paola[3].
Il giorno seguente, in seguito alla proclamazione dell'armistizio, diresse per Bona ove si sarebbe consegnato agli Alleati[1]. Alle 21.27 dell'11 settembre, tuttavia, fu attaccato da un velivolo tedesco e colpito, subendo danni tali da dover essere preso a rimorchio da un'unità inglese, al traino della quale arrivò nel porto algerino a mezzanotte e due minuti del 13 settembre[4].
Effettuate le riparazioni, lascià Bona intorno alle cinque del pomeriggio del 27 settembre, ma, percorso un breve tratto, i motori smisero di funzionare ed il sommergibile dovette nuovamente essere presto a rimorchio, ritornando in questo stato a Bona alle 7.30 del giorno seguente[4]. Tra il 1° ed il 2 ottobre fu trainato a Biserta e da lì fu rimorchiato a Malta, ove giunse alle 10.30 del 6 ottobre prendendo ormeggio a Marsa Scirocco[4].
Il 27 novembre il Turchese fu l'ultimo sommergibile a lasciare Malta per rientrare in Italia, ancora una volta non con i propri mezzi, ma rimorchiato dalla corvetta Chimera[4]; giunse ad Augusta, e da lì fu trasferito a rimorchio a Taranto, ed in ultimo a Brindisi[1].
Non tornò mai più in servizio: trascorse il resto del conflitto a Brindisi in condizioni quasi di disarmo, per poi venire radiato il 1º febbraio 1948 e quindi avviato alla demolizione[1].
Aveva svolto in tutto 58 missioni (32 offensive e 26 di trasferimento), per totali 33.153 miglia di navigazione (27.904 in superficie e 5255 in immersione)[1].
Note
modifica- ^ a b c d e f g h i j k Museo della Cantieristica Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive.
- ^ Giorgerini, p. 299.
- ^ Giorgerini, p. 364.
- ^ a b c d Storia Militare, pp. 61-63.
Bibliografia
modifica- Joseph Caruana, Interludio a Malta, in Storia Militare, n. 204, settembre 2010.
- Giorgio Giorgerini, Uomini sul fondo. Storia del sommergibilismo italiano dalle origini a oggi, Mondadori, 2002, ISBN 978-88-04-50537-2.