Utente:And.martire/Giuseppe Malito
Giuseppe Malito (Pedace, 26 Giugno 1907 – Pedace, 2002) è stato un fotografo italiano.
Biografia
modificaGiuseppe Malito nasce a Pedace il 24 Giugno 1907 da Rachele Scarcello e Carlo Malito. Giuseppe è figlio unico per la scomparsa di ben sette tra fratelli e sorelle. Dopo aver praticato diversi mestieri in gioventù, si avvicina un pò per caso alla fotografia. Prende il sacramento della Cresima e sceglie come padrino Antonio Scarcello, anche lui di Pedace e che di mestiere fa il fotografo. Giuseppe cresce con i racconti quotidiani degli adulti sulla presenza degli spiriti, e ne è terrorizzato. Qualsiasi fenomeno paranormale lo spaventa, e quando, dopo aver chiesto ad Antonio Scarcello di voler vivere da vicino l'esperienza della bottega fotografica, viene introdotto da questi in camera oscura per assistere alla stampa delle foto, al comparire delle immagini nel buio di quella camera crede trattasi di spiriti e scappa via. Sono inutili i tentativi di Antonio, Giuseppe non vuole più tornare in camera oscura e non vuole più saperne di fotografia. Nel 1923, anche se la famiglia sostenuta economicamente dal padre che lavora in America non ha grossi problemi, Giuseppe decide di cercare lavoro e scende quindi in città, a Cosenza, dove incontra Giovanni Catanzaro. A questi esprime il suo desiderio di mettersi a lavorare, e Giovanni lo conduce da un suo amico falegname. Inizia quindi a lavorare nella falegnameria, dove un giorno assiste alla visita di un noto, in quel periodo, fotografo locale, tale Cesare Cavalcante. Il Cavalcante finito di fare il servizio fotografico decide di tornare al suo studio, e salta sul suo sidecar. Ma piove, ed è solo ed ha le ingombranti attrezzature fotografiche con sè, chiede quindi aiuto e Giuseppe Malito infine siede con lui sul Sidecar offrendosi di accompagnarlo. Cesare Cavalcante durante il tragitto nota la curiosità di G.Malito per la fotografia e gli propone di imparare il mestiere nel suo studio fotografico, condiviso con Amedeo De Maria. Lo studio è la FOTOARISTICA di Cavalcante e De Maria, sito in quella piazza di Cosenza, di fronte alla Chiesa di San Nicola ed alla Caserma dei Carabinieri, che fu distrutta durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Presso la FotoAristica Giuseppe Malito apprende i primi rudimenti del mestiere, ma non è soddisfatto e si trasferisce presso lo studio fotografico del padre di Amedeo, Alfonso De Maria. Anche qui, forse perchè desideroso di apprendere di più, forse a causa della comprensibile gelosia dei fotografi di allora per quel mestiere così nuovo e innovativo, non trova pace e prova altre esperienze. Incontra un terzo De Maria che lo indirizza verso lo studio fotografico di Raffaele Gaudio, nella Piazza Piccola, nel centro storico di Cosenza. Si accorge alla fine che Cosenza non può dargli ciò che cercava e parte per Roma. Qui, dopo vari tentativi, approda allo studio Hermann, dove viene preso in prova per un breve periodo. Impara l'arte del ritocco fotografico ed alla fine del periodo di prova si guadagna un posto nello studio.
Riconoscimenti
modificaArchivio fotografico Giuseppe Malito Casole Bruzio, via S. Francesco di Paola,12/a, 87050. Dichiarazione del 3 maggio 2013 Giuseppe Malito, nato a Pedace (CS) il 26.6.1907, ha cominciato a lavorare come fotografo nel 1924. Negli anni successivi cresce il suo impegno civile e sociale. La sua fotografia non è solo un megafono per dar voce a chi troppe volte viene ignorato, ma anche un mezzo per dar luce alla "quotidianità", ai piccoli gesti e alle cose semplici del territorio calabrese. E’ testimone degli avvenimenti del dopoguerra e diviene nel 1947 consulente dell’ O.V.S. (Opera per la Valorizzazione della Sila legge n° 1629/1947) con il compito di illustrare l’attuazione della riforma agraria, in Sila e nel Marchesato di Crotone. Negli anni 60 è già un noto artista e collabora con la Gazzetta del Sud e il Roma . Muore a Pedace nel 2002. La ricchezza delle immagini dell’archivio fotografico prodotto dal fotografo Giuseppe Malito (1907-2002) di Casole Bruzio (CS), che assumono un valore documentario considerevole dal punto di vista della ricerca storica in campo politico, sociale e culturale, permette di ripercorrere, attraverso luoghi e personaggi significativi (Carlo Levi, Blasetti, Renato Guttuso, A. Fanfani, F. Gullo, P. Ingrao, S. Pertini, G. Saragat, Alida Valli, Nino Manfredi, Claudio Villa, Aurelio Fierro, Michele De Marco ecc.) un secolo di storia della città di Cosenza e del territorio cosentino (per esempio la consegna da parte dell’Opera Sila nel 1950 delle terre ai contadini).L’archivio si presenta suddiviso in 21 sezioni tra cui Come eravamo, foto storiche, luoghi, cartoline, film, riforma agraria, lavoro.[1]
Note
modificaVoci correlate
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Collegamenti esterni
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