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Edoardo Martini (Vicenza, ...[1]Trento, 30 settembre 1967) è stato una guardia scelta della polizia ferroviaria italiano, decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia

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Prestò servizio a Trento luogo in cui perse la vita insieme al brigadiere Filippo Foti a causa di un attentato dell'organizzazione terroristica Befreiungsausschuss Südtirol. Il 30 settembre 1967, entrambi prestavano servizio presso la stazione di Trento, quando ricevettero una segnalazione in cui si comunicava che a bordo del treno Alpen Express, proveniente da Innsbruck, vi era una valigia contenente una bomba. Una volta giunto il convoglio in stazione, Foti, accompagnato da Martini, spostò la valigia sospetta in un luogo isolato, nei pressi dello scalo merci della stazione. Prima che potessero allontanarsi l'ordigno esplose uccidendoli sul colpo[2].

I funerali di stato ebbero luogo a Trento il 2 ottobre, alla presensa del ministro delle Poste e Telecomunicazioni Giovanni Spagnolli, del capo della polizia Angelo Vicari, ed altre autorità locali e nazionali, in rappresentanza dei rispettivi enti.

Il Martini lasciò moglie e tre figli.

Onorificenze

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«In forza ad un posto di polizia ferroviaria, si distingueva per sereno e cosciente coraggio in frequenti operazioni antisabotaggio effettuate nella sede di servizio per scongiurare attentati terroristici. Informato dal sottufficiale comandante del posto che su di un treno viaggiatori molto affollato, in arrivo dall’estero, era stata collocata una valigia il cui contenuto era apparso sospetto, appena giunto il convoglio, nel timore che si trattasse di ordigno ad orologeria e che pertanto ogni istante trascorso potesse essere fatale ai viaggiatori ed alle persone in sosta nello scalo ferroviario, si affiancava senza alcuna esitazione al suo comandante nel rimuovere la valigia per depositarla in zona isolata. Pur nella chiara coscienza del gravissimo pericolo incombente per la sua incolumità, mentre, unitamente al sottufficiale, si apprestava ad attuare le opportune misure per eliminare ogni possibile funesta conseguenza, veniva improvvisamente investito in pieno e dilaniato dalla esplosione dell’ordigno. Con il supremo olocausto della propria esistenza, tutta votata al servizio del paese, sventava il disegno criminoso dei terroristi, evitando in tal modo una sicura strage. Il suo fulgido atto di eroismo suscitava la commossa riconoscenza della nazione. - Trento, 30 settembre 1967.[1]
— Roma, 18 luglio 1968
  1. ^ a b Presidenza della Repubblica, su quirinale.it. URL consultato il 6 maggio 2011.
  2. ^ Associazione italiana vittime del terrorismo, su vittimeterrorismo.it. URL consultato il 6 maggio 2011.

Bibliografia

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  • Mauro Minniti, Martiri invisibili. Gli anni del terrorismo in Alto Adige, Bolzano, 2008.
  • Martha Stocker, La storia della nostra terra. Il Sudtirolo dal 1914 al 1992 - cenni storici, Bolzano, Athesia, 2007, ISBN 978-88-8266-491-6.
  • Gianni Flamini, Brennero connection: alle radici del terrorismo italiano, Editori riuniti, 2003, ISBN 9788835953425.
  • Renzo Vanni, Trent'anni di regime bianco, Pisa, Giardini, 1976.
  • Renzo Agasso, Domenico Agasso, Il piombo e il silenzio: le vittime del terrorismo in Italia, 1967-2003, San Paolo, 2008, ISBN 9788821562013.
  • Alla stazione di Trento due agenti dilaniati da una bomba dei nazisti, in La Stampa, 1º ottobre 1967.
  • I solenni funerali degli agenti uccisi, in Stampa Sera, 2 ottobre 1967, p. 1.
  • A Trento chiusi i negozi per i funerali dei due agenti, in La Stampa, 3 ottobre 1967, p. 1.

Voci correlate

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