Utente:Tuttoleone64/Legione Romana dei Valacchi
«O maestro Barone, sperduto nei monti di Calabria, a Fagnano Castello, tu hai ingentilito i pastorelli della Sila, con il disegno e il lavoro manuale creativo. Continua il tuo lavoro sicuro della piena vittoria, contro tutti i negatori della luce.»
Raffaele Eduardo Antonio Barone (Fagnano Castello, 1 dicembre 1881 – Fagnano Castello, 11 ottobre 1953) è stato un artista e educatore italiano ricordato per aver fondato la Scuola d'arte del suo paese natio nel 1920, anticipando la riforma Gentile avvenuta nel 1923.
Biografia
modificaLa gioventù
modificaNato l'1 dicembre 1881 da Giovanni Barone e Chiarina Tarsitano[1], della sua infanzia si conosce poco, tranne che studiò alla scuola elementare di Fagnano con l'insegnante Michele Anello e che da giovinetto fece l'aiutante nell'ufficio postale diretto dallo stesso Anello[2]. Neppure ventenne lo troviamo emigrante negli Stati Uniti d'America, in Francia, in Germania e, forse, anche nei Paesi Bassi, senza avere informazioni dettagliate sulla sua permanenza in quei luoghi. Durante i suoi viaggi Eduardo non possedeva un curriculum di studi classici adeguato; per sopperire a tale lacuna, cominciò a studiare nelle principali istituzioni educative dei vari paesi in cui viaggiò[2]. Tornato in Italia, visitò le principali città italiane, alfine tornando nella sua Calabria natia.
Gli studi e la guerra
modificaIl 21 agosto 1909 Eduardo Barone sposò la nobildonna Teresina Fiore. I due non ebbero figli; presero con loro una ragazza di San Lauro (frazione di Fagnano), Cristina Fiore, e la tennero come una figlia, senza, però, mai adottarla[2]. Degli anni seguenti non abbiamo notizie particolari sulla vita di Barone, sappiamo soltanto che lavorava nell'Ufficio Postale locale ubicato nella casa degli Anello, adiacente alla sua. In quegli stessi anni, Barone si preparò da privatista (forse sotto la guida di suo zio Michelangelo Anello) e il 10 febbraio 1916 conseguì la «Licenza normale» presso la Regia Scuola Normale di Cosenza. Il 18 settembre 1916 conseguì la «Licenza di Abilitazione Magistrale» e fece domanda d'insegnamento, come supplente, nelle scuole elementari di Roma, ma non fece in tempo a iniziare, perché il 12 dicembre dello stesso anno fu chiamato alle armi[2]. Riguardo a quale battaglia fu partecipe non sappiamo molto, ma sappiamo che al termine della guerra gli fu «concessa dichiarazione di aver tenuto buona condotta e di aver servito con fedeltà ed onore» e fu «autorizzato a fregiarsi della medaglia interalleata della Vittoria» per aver partecipato alla Campagna di guerra 1917-1918[2]. Dal suo Foglio matricolare non risulta abbia avuto gradi.
La scuola d'arte
modificaTornato dalla guerra rinunciò al suo posto di Maestro a Roma e volle tornare nella sua Fagnano Castello, venne nominato Direttore didattico facente funzioni della locale Scuola elementare, che oggi porta il suo nome. Nel 1920 fondò una pionieristica Scuola-laboratorio d'Arte, dove insegnò, tra l'altro, a lavorare la creta, il legno e il ferro battuto. Il suo metodo di educazione alla manualità attira l'attenzione dei maggiori pedagogisti dell'epoca, tanto che nel 1924, il Direttore Generale dell'Istruzione Elementare, Giuseppe Lombardo Radice si reca nella sua scuola laboratorio per osservare da vicino il suo metodo didattico[1]. Infatti, dopo la visita alla scuola d'arte, Lombardo promise al Barone che avrebbe parlato con Giovanni Gentile della scuola. Giovani provenienti da tutta la Calabria Citra vollero studiare a questa scuola, ma normalmente la maggioranza degli alunni erano ragazzi di Fagnano e della vicina valle dell'Esaro. All'entrata della scuola era presente una scritta in latino: "Quisquis tu es, ingredere" ovvero "Entra chiunque tu sia". Il centro propulsore della scuola era la grande biblioteca personale che contava non meno di cinquemila volumi. Ogni sabato nella biblioteca si tenevano le lezioni educative che avevano i seguenti argomenti come linea direttrice[3]:
- Dio, patria, famiglia;
- Il Fascismo;
- Le corporazioni;
- La carta del lavoro;
- Le nuove direttive sociali;
- Il lavoro fonte di felicità;
- Le conquiste del lavoro;
- La scuola;
- Istruirsi quanto basta, educare quanto si può;
- Ciò che il Popolo Italiano intende essere nella storia;
- La terra fonte di ogni bene;
- Piantiamo un albero.
Queste erano lezioni-conferenze, che il Maestro settimanalmente, a sera, teneva ai suoi alunni e a tutti coloro che volessero partecipare[3]. Secondo il Barone ogni opera realizzata doveva andare oltre l'arte o il puro godimento estetico, ma aggiungere un miglioramento spirituale, per cui ad ogni lavoro si dava un motto[3]. Inoltre, un'accortezza che usava Eduardo era quella di non firmare alcuna opera, per meglio evidenziare che le opere erano frutto non del singolo lavoro, ma di una filosofia d'insieme tra il maestro e gli alunni[3]. Le opere potevano essere in legno a rilievo, ricordando le grandi opere d'arte del Rinascimento con cornice finemente lavorate; molti erano i dipinti e le sculture in marmo o cemento, si lavorava il ferro battuto e venivano ideati cesti in vimini (u panaru in dialetto fagnanese) di diverse dimensioni, con o senza manico. Grazie a lui molti alunni trovarono lavoro nell'arredamento privato e urbano[3].
Molte sono le testimonianze della scuola d'arte nate spontaneamente dalla coscienza dei visitatori. Nel settembre 1927, l'allora Ministro dei lavori pubblici, Michele Bianchi, volle inaugurare la seconda mostra biennale della scuola, e nel discorso ufficiale si espresse con queste parole:
«Sono qui per una circostanza di omaggio al Maestro Barone. I lavori esposti hanno e racchiudono un senso artistico che fa sperare un avvenire di piena luce. Eduardo Barone tormentato, appassionato, deve l'apostolo di una rinascita artistica che avrà i suoi sbocchi, che porterà essere considerato non solo il Maestro, ma qualche cosa di più. nell'Italia e forse nel mondo il nome e il segno di Fagnano. È una lampada che oggi si accende, voi dovete alimentarla con l'olio più puro del vostro amore.»
Ci furono altre testimonianze di personaggi influenti sia a livello locale che nazionale:
«Calabria forte, Calabria bella, Calabria nostra, da questa scuola parte e partirà la fiamma dell'arte che ti vivificherà, che ti innalzerà.»
«Al prof. Edoardo Barone, che alla Religione e alla patria col silenzio dei grandi ha elevato un monumento d'arte, di lavoro e di bellezza: la sua scuola.»
«Alla scuola d'Arte Edoardo Barone di Fagnano Castello, che con benefico fervore indirizza e plasma giovani energie al sentimento del dovere, al fecondo lavoro e alla devozione della patria.»
Da Fagnano Eduardo si allontanò soltanto qualche volta, giusto per partecipare a riunioni magistrali a Cosenza o a Catanzaro, o per presenziare a fiere nazionali, come accadde per la fiera di Bari del 1934, ove volle sovrintendere personalmente all'esposizione delle opere della sua Scuola d'Arte[2].
La morte e la fine della scuola d'arte
modificaCessò di vivere a 72 anni l'11 ottobre 1953. È seppellito nel cimitero di Fagnano Castello, ma non nella fossa comune come chiedeva nel suo testamento in cui sta scritto: «Prego perché la mia sepoltura sia nella fossa comune»[2].
La scuola è stata continuata dal nipote ed erede di Eduardo Barone, il prof. Valentino Fiore, nato a Fagnano Castello il 16/10/1920 e ivi deceduto il 8/02/1998, coniugato con Erminia De Caro, ha avuto un unico figlio Domenico[6]. Sul finire degli anni '60, il Fiore, istituì dei corsi per intagliatori, intarsiatori, falegnami ed infine dei corsi sartoriali. I corsi erano sostenuti dal Ministero per l'aspetto didattico, ma il Fiore ha dovuto fornire il supporto tecnico-logistico e quindi ha dovuto acquistare le macchine per la lavorazione del legno, ha dovuto fittare i locali, ha dovuto acquistare a sue spese, con sacrifici personali e della famiglia, anche le macchine da cucire per i corsi sartoriali[6]. Direttore del Centro di Addestramento Professionale era il Prof. Valentino Fiore[6], tra i maestri egli insegnava le materie letterarie ed il disegno; Angiolino Perrone l'Intarsio[6]; Fiore Pavone l'Intaglio[6]; Franco Drammis la falegnameria[6]; maestri del Corso Sartoriale per donne erano Taddeo e Osvaldo Curti[6]. Tra le opere realizzate dalla scuola d'Arte promossa dal prof. Fiore è da ricordare il Portale, in stile rinascimentale, della Chiesa dell'Immacolata. Il Portale non fu mai completato perché non vennero realizzati i pannelli, ideati in legno, da collocare negli appositi riquadri, pertanto, rimase nei locali della scuola per molto tempo[7]. Negli anni 90 finalmente fu messo a dimora[7]. Per diversi motivi, tra gli anni 70 e gli anni 90, la "Bottega d'Arte" del Barone lentamente divenne sempre più piccola, finché non venne definitivamente chiusa. Ancora oggi, tra la popolazione anziana del paese, viene ricordata la scuola con onore e rispetto.
Onorificenze
modifica— [8]
Note
modifica- ^ a b c Gennaro Sinimarco, Pasqualino Magno, Fagnano Castello La Storia dal 989 al 2009, 2009, pp. 134
- ^ a b c d e f g Dizionario Biografico della Calabria Contemporanea, Eduardo Barone, a cura di Pantaleone Sergi
- ^ a b c d e Gennaro Sinimarco, Pasqualino Magno, Fagnano Castello La Storia dal 989 al 2009, 2009, pp. 137
- ^ a b Gennaro Sinimarco, Pasqualino Magno, Fagnano Castello La Storia dal 989 al 2009, 2009, pp. 138
- ^ a b Gennaro Sinimarco, Pasqualino Magno, Fagnano Castello La Storia dal 989 al 2009, 2009, pp. 139
- ^ a b c d e f g Gennaro Sinimarco, Pasqualino Magno, Fagnano Castello La Storia dal 989 al 2009, 2009, pp. 147
- ^ a b Albino Gallo, La chiesa matrice Immacolata Concezione di Fagnano Castello: storia e restauri, 2014, pp. 167
- ^ a b c Gennaro Sinimarco, Pasqualino Magno, Fagnano Castello La Storia dal 989 al 2009, 2009, pp. 148