Utente:Mizardellorsa/Gallerie piazza Scala/IX
Sezione IX
modificaLa pittura di genere. Scene della vita del popolo (Sale 17 e 18)
Sono presenti 28 opere che mostrano come, riprendendo la tradizione fiamminga o olandese della cosiddetta pittura di genere, si affermò un diverso genere, abbandonavano il passato per rappresentare il presente e, in particolare, i duri problemi della vita quotidiana nei ceti popolari.
119. Angelo Inganni, Processione con festa notturna nella piazza di Gussago, 1869
121. Domenico Induno, Un omaggio alla Madonna, 1851
122. Domenico Induno, Vecchio cacciatore, 1850-1855
123. Domenico Induno, Ragazza che cuce, 1860-1870
126. Gerolamo Induno, Carozzone delle ferrovie Nord, 1880-1885
127. Gaetano Chierici, L'istinto alle armi, 1868
Filippo Palizzi La primavera
Datata 1868, l’opera segue di un anno il successo ottenuto da Filippo Palizzi all’Esposizione universale di Parigi con Dopo il diluvio (Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte). Sono gli anni in cui l’artista porta a maturità le ricerche attorno alla pittura di paesaggio e di genere, coniugando l’indagine diretta della natura con lo studio della pittura francese. Egli ha modo di conoscerla durante i ripetuti soggiorni a Parigi ma anche attraverso il fratello, Giuseppe Palizzi, che si trasferisce per alcuni anni in Francia dove entra in contatto con la scuola di Barbizon. Tra i suoi principali esponenti è Jean-François Millet che dedica al tema delle stagioni un ciclo di opere di cui si conserva una Primavera (Parigi, Musée d’Orsay). Palizzi affronta lo stesso tema allegorico: in uno scorcio di campagna, ispirata probabilmente ai dintorni di Cava de’ Tirreni dove era solito recarsi per dipingere dal vero, gruppi di bambini giocano fra loro e assieme agli animali, alludendo al risveglio della natura ai primi accenni di primavera.
Il tema delle stagioni come il gioco dei fanciulli sono soggetti presenti anche in altre opere come Primavera (già collezione Mancusi) che raffigura una pastorella e il suo gregge e Monelli che inseguono un asinello (1872, Firenze, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti) ma nel dipinto in Collezione sono tradotti in una composizione più articolata: nell’ampia cornice scenografica del paesaggio campestre, scandito al centro dal roseto in fiore, Palizzi accosta una serie di piccoli episodi creando una scena corale di grande vivacità. Con una stesura pittorica sempre libera ma sensibile ai valori luminosi, Palizzi riporta sulla tela i più piccoli dettagli di questo paesaggio, dai rinnovati colori degli alberi che germogliano ai delicati effetti di luce nel cielo, attraversato da nubi ora sottili ora più dense. Negli anni successivi il pittore abbandonerà questi ampi scorci di paesaggio, di grande impegno per la loro meticolosa esecuzione, privilegiando scene più intime. Dal novembre 2011 l’opera è visibile nell’allestimento delle Gallerie d’Italia a Milano.
Fonti:Archivio Storico Intesa Sanpaolo, Patrimonio Cariplo, Opere d'arte. Atti d'acquisto ex Cariplo. Fald. 2/3, pratica n. 879 R/637.
- [[File:Artgate Fondazione Cariplo - Mancini Francesco, Hyde Park.jpg|thumb|499px|129. Francesco Mancini, Rotten Row, Hyde Park, 1876
130. Antonio Mancini, L'ispirazione, 1874
132. Attilio Pusterla, La questua dei poveri, 1885
Mosè Bianchi Il ritorno dalla sagra
Nel 1880 Mosè Bianchi espone Il ritorno dalla sagra alla Promotrice di Genova e all’Esposizione di belle arti di Brera riscuotendo i favori della critica e del pubblico. Il dipinto entra successivamente nella collezione di Ferdinando Salterio per essere infine acquistato nel 1984. Il successo ottenuto al tempo dell’esposizione braidense rende il soggetto di quest’opera particolarmente richiesto dai collezionisti giustificandone le numerose repliche, fra le quali la più significativa è datata 1887, proveniente dalla raccolta di Francesco Ponti e oggi conservata alla Galleria d’Arte Moderna di Milano.
La vivace scena di genere vede protagonisti due chierichetti raffigurati lungo un sentiero della campagna brianzola di ritorno da una sagra; nel viottolo, percorso in lontananza dal gruppo più compatto degli altri chierichetti, si fa loro incontro sotto una pioggia che pare incessante un chiassoso gruppo di oche. Il soggetto non è nuovo nella pittura di genere dell’artista monzese ma si arricchisce qui dell’ambientazione all’aperto, resa con sapienti effetti di luce e suggestivi accostamenti cromatici, elementi pittorici che caratterizzano il naturalismo lombardo.
137. Filippo Carcano Tipi di una famiglia di contadini nel Veneto, 1885 Il dipinto, entrato in Collezione nel 1993 con il titolo Scena di vita montana, è identificabile con Tipi di una famiglia di contadini nel Veneto presentato nel 1885 all’esposizione annuale di Brera, come documenta un’illustrazione apparsa sulla stampa del tempo. Molte furono infatti le recensioni relative a questo dipinto riportate sui quotidiani nei mesi di apertura dell’esposizione braidense, spesso di segno contrastante: alcuni critici ne sottolinearono i limiti, ravvisati soprattutto nel disegno e nella stesura pittorica, altri invece ne elogiarono il naturalismo reso con efficaci gradazioni cromatiche. L’opera può di certo essere considerata nell’ambito del naturalismo lombardo, corrente artistica di cui Carcano fu tra i principali ispiratori, ma va anche letta alla luce di quell’interesse al vero e ai suoi immediati risvolti sociali che è ben esemplificato nell’Ora del riposo ai lavori dell’Esposizione del 1881 (Milano, Galleria d’Arte Moderna). Il pittore raffigura una scena di genere animata sullo sfondo da un gruppo di contadini intenti a svolgere i quotidiani lavori, come la filatura, mentre la figura in primo piano rivolge lo sguardo all’osservatore come se stesse posando davanti a un apparecchio fotografico. L’immediatezza della scena fa di questi Tipi un vivace esempio di pittura dal vero, particolarmente caratterizzato da un uso della luce che accentua il senso di profondità della composizione e da una pennellata a rapidi tocchi. Gli stessi esiti pittorici caratterizzano le ricerche condotte da Carcano in quegli anni nell’ambito della pittura di paesaggio in opere come Strada al bosco dei Gardanelli presentata alle Nazionali di Venezia (1887) e Bologna (1888) o Pianura lombarda accolta con successo all’Esposizione universale di Parigi nel 1889 (entrambe in collezione privata).
143. Vincenzo Irolli, Ritratto femminile, 1890-1900