Utente:Paolo Muttley/Sandbox
Luigi Lunari (Milano, 3 gennaio 1934 è uno scrittore, storico, critico e drammaturgo italiano.
Biografia
modificaIn principio
modificaPrimogenito di tre figli di Ermenegildo (n. 1899, ingegnere, di modeste origini venete) e di Idelma Querini (n. 1906, di antica e nobile famiglia veneziana), eredita dal padre desiderio di cultura e vivissimo senso civico, e dalla madre vivacità e fantasia intellettuali. Ebbe vita tranquilla e priva di eventi, lungo la strada di una banalissima normalità.
Date essenziali di vita privata: nel 1961 sposa Laura Pollaroli (n. 1935), dalla quale ha i due figli Marco (n. 1963) e Sandra (n. 1966). Vive l'infanzia e la giovinezza a Milano, in Via Nicola Piccinni, dove in un raggio di cento metri abiteranno anche Giorgio Strehler e Paolo Grassi. Con il matrimonio si trasferisce in Via Pierluigi da Palestrina e di lì, nel 1971 a Brugherio, dove vive tuttora (2014) in attesa di un ultimo e definitivo trasferimento.
Gli studi
modificaNel 1939, onde evitargli l'indottrinamento della scuola fascista, fu iscritto dal padre alla Deutsche Schule di Milano, gestita dalla "Congregazione delle Suore di Nostra Signora", invise al regime hitleriano e lontane da ogni ideologia nazista. Dal 1942 al 1946 visse il periodo dello sfollamento nel paese natale del padre (Arzignano, Vicenza); nel 1946 tornò a Milano per frequentarvi medie e ginnasio all'Istituto Gonzaga dei Salesiani, e il liceo classico al Liceo Carducci di Milano, dove ebbe a compagno di classe Bettino Craxi, con il quale visse in seguito alterni rapporti. Iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università Statale di Milano si laureò nel 1956 con una tesi in diritto del lavoro (Il rapporto di lavoro in prova).
Nel frattempo, curioso di molte cose, si interessò - sia pure a livello divulgativo - di fisica, di astronomia, di logica formale, di psicanalisi, di biologia, di zoologia. Attratto dalla musica studiò pianoforte con Tomaso Alati e composizione con Giulio Cesare Paribeni, fino al compimento del corso medio presso il Conservatorio Arrigo Boito di Parma nel 1960. Agli studi musicali tornerà poi occasionalmente, nel 1978, frequentando il corso di Perfezionamento in Direzione d'Orchestra dell'Accademia Chigiana di Siena, con Franco Ferrara.
All'università frequentò i corsi extracurricolari di Silvio Ceccato sulla cibernetica (oggi informatica), durante i mesi estivi studiò in loco il francese e l'inglese; prese a Londra un diploma in Common Law presso lo School of London College, in Irlanda si diede un'infarinatura di gaelico, e poi studiò il russo: con maggiore assiduità pur senza il tempo e l'occasione di praticarlo.
L'esperienza pratica nel mondo del teatro
modificaCon il precisarsi dei suoi interessi verso il teatro, nel 1960 entrò a far parte del Piccolo Teatro di Milano, incaricato di un Ufficio Studi in cui raccolse una collezione di riviste teatrali di tutto il mondo unica nel suo genere. Nel 1961 tradusse Schweyk nella seconda guerra mondiale di Bertolt Brecht per l'allestimento di Giorgio Strehler, per il quale tradurrà poi anche altri testi di Brecht, William Shakespeare, Anton Pavlovič Čechov.
Al Piccolo Teatro di Milano rimarrà, con crescenti responsabilità e autorevolezza, praticamente fino al 1982. In quell'anno entrò in conflitto con Strehler, cui rimproverava il rifiuto di apporti registici esterni in un momento in cui si andavano inaridendo le sua capacità di invenzione e di lavoro, e lasciò il Piccolo Teatro di Milano.
Della sua esperienza al Piccolo rimangono una prestigiosa stagione dedicata alla drammaturgia italiana, da lui fortemente voluta, con l'allestimento di testi di Sarzano, Alfredo Balducci e Alessandro Parodi; la stretta collaborazione a tutti gli spettacoli di Strehler; la cura dei fascicoli di programma rimasti per molti anni esemplari.
Nella sua lunga esperienza, Lunari fu attento e attivo testimone della grande evoluzione che il teatro subì dall'immediato dopoguerra in poi. Vide la nascita dei teatri stabili alla luce del concetto di teatro pubblico, e la loro degenerazione nell'abuso che se ne fece per i più vari interessi clientelari; vide il malo uso delle sovvenzioni pubbliche distribuite secondo l'irresponsabile criterio "a pioggia" e l'influenza delle "raccomandazioni"; visse il difficile conflitto tra le strategie del decentramento e dell'accentramento; vide il tramonto della vecchia compagnia mattatoriale, sostituita a poco a poco dal ricorso al nome televisivo; vide il profondo mutamento del costume della frequentazione teatrale, e l'inevitabile degrado della competenza del pubblico nell'allargarsi dell'utenza. Sotto il profilo drammaturgico, vide - e illustrò in prima persona - la fine dell'antica forma in più atti per l'adozione di strutture di breve durata, il ricorso a distribuzioni sempre più limitate e di minor costo; e lo smarrimento infine di precise coordinate formali e contenutistiche, riconoscibili e comunemente accettate, per la necessità - essenzialmente commerciale - di fare scandalo o comunque notizia, accanto l'appiattirsi di ogni ricerca sul parco buoi dei titoli sicuri, delle riscrittura dei classici, delle brutte copie di film famosi e via dicendo.
Su altro piano, Lunari ebbe vari incarichi pubblici: fu tra i fondatori di vari movimenti sindacali degli autori (quali l'ASST e la SIAD), e fu per qualche anno membro del C.d.A dell'Ente Teatrale Italiano (E.T.I.), dove toccò con mano l'esistenza degli "enti inutili" e il loro pesante costo per la collettività. Analoga esperienza si ripeté quando per due anni - dal 1990 al 1992 - fu direttore artistico del Teatro Carcano di Milano; avendo chiesto, il Ministero dello Spettacolo, che ogni teatro avesse nel suo organico, con questo titolo, un cosiddetto "uomo di cultura".
Opere
modificaTeatro
modificaAlla drammaturgia si avvicinò fin da bambino, grazie ad una spontanea abilità dialogica, alimentata da assidue e precoci letture dalla drammaturgia del passato. La sua prima opera matura fu - a diciott'anni - un atto unico (Giovanna) che gli valse la vittoria in un concorso biellese (premio: un taglio d'abito), vari allestimenti, e un'imprevista trasmissione dalla radio finlandese.
Al 1958 risale Tarantella con un piede solo, rappresentata al Teatro Mercadante di Napoli, nel 1961, con la regia di un filiforme Andrea Camilleri, ad inaugurazione del Teatro Stabile di quella città, sospesa dalla polizia alla fine del primo atto, processata per vilipendio e oscenità (per una oscura manovra di beghe politiche locali attorno al neonato teatro), e prontamente prosciolta una volta risolte o superate le beghe stesse.
Nel 1966 scrive su commissione una farsa ispirata a Die Hose di Carl Sternheim, che egli considera un suo "peccato di gioventù", ma che fu il suo primo cospicuo successo. Interpretata da due mattatori del teatro comico, quali Piero Mazzarella e Tino Scotti, con la regia di Carlo Colombo, rimase in cartellone per 103 sere al teatro Odeon di Milano, con l'inverecondo ma efficace titolo di Per un paio di mutandine: frequentatissima ancora cinquant'anni dopo, con il più castigato e presentabile titolo de L'incidente.
Nel 1967 e 19668 scrive per Il Quartetto dei Gufi due spettacoli nello stile del cabaret: Non so, non ho visto, se c'ero dormivo sulla nascita e il primo ventennio della Repubblica italiana, e l'antimilitarista Non spingete, scappiamo anche noi!. Nel 1973 vede la rappresentazione al Piccolo di Milano, de I contrattempi del tenente Calley, ispirata alla strage di Mylai durante la guerra del Vietnam.
Nel 1980 scrive Il senatore Fox, lontanamente ispirato al Volpone di Ben Jonson, e che avrà larga fortuna in Europa ancora all'inizio del terzo millennio.
La fine degli anni '80 segna una decisiva svolta nel teatro di Lunari. Fino a quel momento la sua attenzione è stata tutta rivolta all'attualità politica e sociale, soprattutto italiana; e i toni sono quelli della denuncia e della satira di costume.
Nel 1989 - occasionata da una banale scommessa con amici - scrive di getto Tre sull'altalena, nella quale la materia narrata assume carattere metafisico, pur nella travolgente sostanza comica del dialogo e dei personaggi. Dopo la "prima" milanese del 1990 al Teatro dei Filodrammatici (Milano), la commedia approdò nel 1994 al Festival di Avignone (regia di Pierre Santini) ove colse un trionfale successo che la portò in pochi anni a una diffusione mondiale. Da quel momento, l'attenzione del suo teatro si rivolge a storie e personaggi colti in una situazione "post mortem", come a garantire un punto di vista più affidabile e definitivo da cui considerare la loro vicenda e le loro esperienze terrene. "Defunti" - o presentati come tali - sono pertanto non solo i personaggi di Tre sull'altalena, ma anche i protagonisti de L'uomo che incontrò se stesso (1994), di Nel nome del Padre (1997), della Barca di Platone (1998), di Rosso profondo (1999), di Sotto un ponte, lungo un fiume... (2004), Il canto del cigno (2006), e in buona misura anche L'ultima vittoria (2013). Nota saliente in questa seconda e più importante fase del suo teatro è la presenza della morte: ma vista non più come lo scheletro ammantellato di nero e munito di falce, bensì come una soave e benefica fanciulla ("una madonna del Perugino...") che dolcemente accompagna l'uomo, soddisfattane ogni istanza vitale, verso la serena accettazione dell'eterno riposo.
Tra le caratteristiche tecniche del suo teatro si possono certamente citare la scorrevolezza e la perfetta "dicibilità" del dialogo, l'eleganza della forma, e la sicura padronanza degli strumenti della scrittura drammaturgica, affinato il tutto anche nell'intensa attività di traduttore che lo mise a fecondo contatto sia con i più grandi autori del passato che con i più disinvolti e scafati autori del presente.
Commedie e drammi
modifica- Giovanna (1952)
- Polissena (1952)
- Tarantella con un piede solo (1958)
- La guerra insieme (1963)
- Gli ingannati (1963) (dall'omonimo testo degli Accademici Intronati di Siena)
- Il teatro comico (1966) (dall'omonimo testo del Goldoni)
- Non so, non ho visto, se c'ero dormivo (1966)
- Non spingete, scappiamo anche noi! (1967)
- I contrattempi del tenente Calley (1973)
- Il senatore Fox (1979)
- Storia d'amore (1982)
- Pillole, bacchette magiche, e... (1986)
- La stagione del garofano rosso (1987)
- La bella e la bestia (poi Sogni proibiti di una fanciulla in fiore (1987)
- Tre sull'altalena (1989)
- L'uomo che incontrò se stesso (1995)
- La barca di Platone, ovvero Somnium Platonis (1998)
- Rosso profondo (1999)
- Contributi alla storia della letteratura italiana del '300 (ovvero: Due monologhetti) (2002)
- Sotto un ponte, lungo un fiume... (2004)
- Elisabetta e il suo pirata (2004)
- Tutti gli uomini di Annalisa (2005)
- Er padre de li santi, ovvero I monologhi del cazzo (2005)
- Notre Dame de Paris (da V.Hugo) (2006)
- Il canto del cigno (2006)
- Cattivi e cattivissimi nel teatro di Shakespeare (da Riccardo III a Amleto) (2008)
- L'ultima vittoria (2013)
Narrativa
modificaAbbastanza rare - ma quasi sempre mosse da una forte ragione espressiva - le incursioni di Lunari nella narrativa. Nel 1990, ispirato dai vent'anni trascorsi al Piccolo Teatro di Milano, scrisse Il Maestro e gli altri, un roman comique - nel duplice senso di "teatrale" e di "divertente" - in cui sublimò in un distaccato e divertito racconto di quella esperienza il rancore per la sordità e il pregiudizio del mondo politico con cui si era scontrato. Accolto da un altissimo indice di gradimento, il romanzo fu definito "un vero e proprio capolavoro di satira e di umorismo" (cfr. Luciano Lucignani, La Repubblica).
Nel 2010 - portando a maturazione un'idea che risaliva al tempo della sua traduzione dello Schweyck nella seconda guerra mondiale (1960) - scrisse Scvejk a New York, in cui la mitica "maschera" creata da Hasek proseguiva la sua attività di adesione distruttiva ad un dato regime, non più a contatto con il vecchio carrozzone dell'impero austro-ungarico (né con l'oppressiva macchina da guerra del nazismo del prosieguo brechtiano), bensì a contatto con il mondo del consumismo moderno.
Meno importante - ma di non banale scrittura - Hernán Cortés e la conquista del Messico (2000): tre volumi che Lunari accettò di scrivere per l'editore Rizzoli (oggi RCS MediaGroup), in un momento in cui i romanzi fiume sembravano essere di moda. Romanzotto - come ebbe a definirlo lo stesso Lunari - sulla falsa riga delle libere e fantasiose interpretazioni di ben più illustri precedenti; con qualche bella pagina e ben delineati personaggi, una certa capacità inventiva ed umoristica, nel rispetto delle coordinate essenziali della storia e dei distorti valori dell'impresa.
Televisione e Radio
modificaTra gli anni '60 e i '70 ideò e scrisse numerosi originali televisivi (oggi fiction televisiva) in due o tre puntate, di grande impatto sul pubblico, non ancora sommerso dai mille canali che il terzo millennio gli offrirà. Tra questi, La resa dei conti (1969) sulla caduta del fascismo; Dedicato a un bambino (1970), Accadde a Lisbona (1974), tutti destinati all'ambitissima collocazione di massimo ascolto nella prima rete della Rai: ovvero la domenica sera, tra la fine di Carosello e l'inizio della Domenica sportiva. Alcune dei suoi sceneggiati - tra i quali quelli citati - rimangono tra i momenti più alti e interessanti della narrativa in televisione.
Piuttosto intensa, in quegli stessi anni, l'attività di autore radiofonico, con una serie di gialli tendenzialmente umoristici, una serie di "ritratti di attrici (da Eleonora Duse, a Adrienne Lecouvreur, a Isabella Andreini, ecc.), una biografia di Molière in dieci puntate, e soprattutto - per due anni - una rivista settimanale di satira politica e di costume (Il moscerino), vittima peraltro di severi interventi censori.
Storiografia e saggistica
modificaGiornali ed enciclopedie
modificaArticolata lungo quasi sessant'anni, la produzione saggistica di Lunari copre un vastissimo arco di interessi in ispecie teatrali. In questo ambito si può citare anche la sua esperienza giornalistica, iniziata con assidue corrispondenze da Londra - tra il 1953 e il '61 - per giornali come la Gazzetta di Mantova e Il Tempo di Milano, e riviste specializzate come Il dramma di Torino; come si possono ricordare gli otto anni in cui, dal 1978 al 1986, fu cronista e critico teatrale e musicale per il quotidiano l'Avanti!; o - ancora - le collaborazioni a varie enciclopedie universali o specializzate, tra le quali spiccano comunque l'Enciclopedia dello Spettacolo (Roma), il Dizionario letterario Bompiani (Milano) e la prestigiosa Encyclopedia of World Drama diretta da John Gassner (New York).
Saggistica
modificaSu un piano meno transeunte, tra le decine e decine di saggi, introduzioni, prefazioni, postfazioni et similia, a volte di ampia ed esauriente dimensione, si possono ricordare - per un qualche motivo di interesse o qualche inedita intuizione - quelli legati alle edizioni della Collezione di Teatro della BUR delle opere di Molière e di Carlo Goldoni. Per il primo, le prefazioni al Malato immaginario (1976), La scuola delle mogli (1978), Il misantropo (1982), Le donne sapienti (1988). Per il secondo le disamine de Il Campiello (1975), de La Locandiera (id.), de La Trilogia della villeggiatura (1978), de Il servitore di due padroni (1979) e della La bottega del caffè (1984).
Allo stesso capitolo - per analoghi ragioni di novità e di interesse critico - si possono citare le prefazioni al Cyrano de Bergerac di Edmond_Rostand (1986), a La Moscheta del Ruzante (2001) a Il principe di Homburg di Heinrich von Kleist (1983), a L'importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde (1990), allo Zio Vania di Anton Pavlovič Čechov (1997), a Le Cid di Pierre Corneille (2012).
Al di fuori del teatro, spiccano le ampie prefazioni (o postfazioni) ai Tre libretti per Mozart di Lorenzo Da Ponte (1990), a I Viceré di Federico De Roberto (2010), a Dracula di Bram Stoker (2011), al Ritratto di signora di Henry James (2013).
Testi maggiori
modificaDi più ampio respiro - infine - i libri in ambito teatrale che costituiscono ancora oggi un solido e spesso imprescindibile punto di riferimento in merito ai vari temi:
- L'Old Vic di Londra (1959)
- Laurence Olivier (1959)
- Il movimento drammatico irlandese (1960)
- Henry Irving e il teatro inglese dell'Ottocento (1962)
- Il teatro irlandese - Storia e antologia (1961)
- Breve storia del teatro (1999)
- Cento trame del teatro italiano (1993)
- Il teatro veneto (2003)
- Essere o non essere - Storia e antologia del monologo (2007)
- Storia della musica - da Orfeo a Michael Jackson (2010)
Scritti politici
modificaCondizionato da una propria patologica inadeguatezza al confronto politico, dopo trentasei anni di militanza nel Partito Socialista Italiano (PSI) con simpatie frontiste per l'ala sinistra dello stesso, Lunari si concentrò sullo studio e sulla riflessione politica e storica; dai quali quale nacque - nel 2009, sollecitato dalla piega che avevano preso le cose - un profetico e lungimirante Elogio della recessione, in cui la crisi economica - ancora ufficialmente e caparbiamente negata dall'establishment, veniva interpretata come la provvidenziale necessità di abbandonare il protervo inseguirsi a spirale di "produzione" e "consumi" per ripiegare su un progresso sostenibile, mirato alla produzione del necessario e dell'utile (sia pure largamente inteso), al di fuori di ogni velleità di ogni suicida competizione economica e commerciale con il resto del mondo. Il libro fu perfettamente ignorato dall'establishment; come del resto le coeve indicazioni di Benedetto XVI e di Barack Obama, che invitavano a considerare la recessione come occasione per una maggior saggezza di vita.
Nel 2013, Lunari scrisse ancora un polemico La democrazia: una signora da buttare, criticando - al di là del mito del "popolo sovrano" - l'idea stessa della conta dei voti per decidere "il da farsi", di fronte a un qualsivoglia problema. Definito "una abdicazione della ragione", al metodo democratico Lunari contrappone la maggiore affidabilità di un metodo meritocratico, dove le carriere si svolgono non per plauso popolare, ma grazie all'apprezzamento degli immediati superiori e al consenso dei pari grado; come è del resto per la più antica organizzazione statuale della terra (la Chiesa cattolica) e per la nazione più grande, quale la Repubblica Popolare Cinese.
Traduzioni
modificaIntensa anche l'attività di traduttore, in ispecie di testi teatrali, "senza intimorirsi di fronte a Shakespeare - come egli stesso ebbe a dire - e senza arricciare il naso di fronte alla "Zia di Carlo". Le traduzioni sono a volte rigorosamente fedeli (come per il tutto Molière edito con testo a fronte nella Bur) altro volte sono più o meno liberi adattamenti, nati per questa o quella realizzazione scenica, come gli Shakespeare o i Brecht per le regie di Giorgio Strehler, o le commedie musicali per operazioni di carattere soprattutto commerciale. Tra le più che centocinquanta traduzioni/adattamenti, qualcuna può essere segnalata per la felicità del risultato e per qualche piccola "scoperta" o soluzione innovativa. Così la traduzione dello Zio Vanja di Anton Čechov, che riporta il testo a una teatralità sfuggita ai traduttori precedenti; di quella - altrettanto restauratrice dei valori originali - de La dodicesima notte di Shakespeare e dello Schweyk nella seconda guerra mondiale di Bertolt Brecht; de La Moscheta di Ruzante, che per la prima volta sfuggiva alle versioni letterali delle squallide note a piè pagina, per tentarne una pregnante e colorita resa in tutta la vivacità di un parlato italiano; di quelle delle "Donne sapienti" e de La scuola delle mogli di Molière; della libera proposta di Dolce alla della giovinezza di Tennessee Williams, "ripensata" - sono ancora parole di Lunari - come se fosse stata architettata da Racine: cioè a dire con la vicenda limitata ai sei personaggi principali, nell'essenziale teorema geometrico della tragedia secentesca.
Al di fuori del teatro, Lunari ha tradotto dopo il 2010 alcuni impegnative opere narrative, quali Ritratto di signora e Il giro di vite di Henry James, Dracula di Brian Stoker, Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll.
Curiosità
modifica• Tre sull'altalena fu fatta circolare in Italia come opera di tale Alan Bond, intitolata "Three Men without a Boat" e tradotta da Lunari con il titolo succitato. Solo così riuscì a vincere la tradizionale dislessia dei teatranti italiani per quanto veniva scritto da un autore di casa.
• La sua poesia 25 aprile 1945 dallo spettacolo Nono so, non ho visto, se c'ero dormivo, de Il Quartetto dei Gufi è stata musicata anche da Gino Negri ed incisa da Milva nel suo album Libertà.
• dal momento del grande successo di Tre sull'altalena al Festival di Avignone nel 1994, nessuno dei dieci quindici teatri milanesi di produzione ha più prodotto un testo di Lunari.
Riconoscimenti
modifica- Premio SIAE Autore dell'anno, 1994
- Premio Salvo Randone, 1996