Utente:Politoni/Sandbox
Il primo breve romanzo dello scrittore cileno Coloane datato 1941, descrive con stile impareggiabile un’avventura di mare dove il protagonista, il giovane Alejandro Silva, appartenente ad una famiglia povera e madre vedova di un marinaio, a quindici anni, alunno del Liceo di Talcahuano, spinto alla ricerca di suo fratello Manuel, partito molti anni prima per andare in cerca di fortuna, decide di intraprendere un viaggio come clandestino, a bordo della nave scuola cilena Baquedano, scrive una lettera alla madre Maria e al preside dell’istituto per giustificare la partenza. Scoperto tra i gomitoli di sartiame dal cane lupo Patotolo della ronda, quando la corvetta è già in alto mare all’inizio del viaggio, davanti al comandante Calderòn si giustifica e chiede di essere preso come mozzo. Viene trattato con indulgenza, una volta vestito ed istruito viene utilizzato come vedetta. Durante l’ultimo viaggio di quella nave militare cilena, un veliero a vela con motore ausiliario, Alejandro conosce il veterano sergente Escobedo, egli ha passato un’intera vita a bordo di quella nave, e racconta ad Alejandro di strane sparizioni che avvenivano su di una piattaforma ancorata al largo che veniva utilizzata come deposito di scambio, dove aveva lavorato in passato e dove avevano scoperto, chiuso in uno sgabuzzino della stiva, un corpo di donna, morta da molti anni. Assieme agli uomii dell’equipaggio, grazie alle sue visioni, scoprirono un corpo di donna di nome Leonora Bruce, rinchiusa lì dentro, dalla metà del 1800 da un uomo cattivo. Il viaggio continua fino a doppiare Capo Horn, il posto più pericoloso per navigare, dove si incontrano i due oceani, un posto molto freddo dove vivono alcune tribù di indigeni cacciatori di foche ed uccelli. Al primo scalo, nei pressi della costa, una fila di canoe di indigeni si avvicinano alla nave, salgono a bordo degli uomini, per proporre scambi commerciali. Tra di loro vi è un bianco che pare sia il loro capo. Alejandro scopre che quell’uomo è proprio suo fratello Manuel, partito per fare fortuna tanti anni prima. Con gioia sconfinata si abbracciano. Mentre il comandante Calderòn decide di restare in quella zona qualche giorno, Manuel organizza una festa per il fratello. Alejandro dopo essersi reso conto della vita che conduceva Manuel in quelle lande desolate, abituato a cacciare con bastoni e lampade rudimentali riceve la notizia che Manuel sarebbe rimasto lì dove si era abituato a vivere, ma che alla madre Maria faceva portare un paio di sacchetti di pepite d’oro. Chiede ad Alejandro di dire alla madre che sarebbe tornato presto a trovarla, quando finalmente sarebbe diventato ricco. Il viaggio di ritorno è breve, quella esperienza ha formato Alejandro che ha appreso le tecniche marinaresche. Egli si è appassionato alle comunicazioni radio, così riceve una proposta di lavoro presso la marina cilena a formarsi per diventare un radio-telegrafista di bordo. La madre apprende le buone notizie sue e di suo figlio Manuel, poi si rasserena con un lungo pianto liberatorio. Il libro finisce, in ospedale. Alejandro ha saputo che il suo amico sergente Escobedo sta male, e lo va a trovare. Il sergente racconta una nuova storia di fantasmi sopra un’altra nave, ma nessuno questa volta gli crede, solo Alejandro lo può comprendere. Romanzo leggero di avventura, ben confezionato, molto belle le descrizioni della vita di bordo e la descrizione dettagliata delle manovre di bordo. Atmosfera avvolgente, così come la descrizione dell’ambiente naturale. Romanzo breve ed intenso, racconta l’esperienza di un giovane cileno che molla tutto per soddisfare un suo pressante bisogno, quello di ritrovare suo fratello Manuel. Per questo il giovane Alejandro si imbarca come clandestino in un veliero militare. Alla fine del viaggio diventerà un uomo. Una storia di vita carica di emozione e sentimento, raccontata semplicemente.