La serie fantasy Warcraft è ambientata in un universo immaginario in continua evoluzione. Poiché la serie non è ancora conclusa, la trama è costantemente allungata, integrata e talvolta anche modificata sia dal materiale videoludico, sia da libri, fumetti ed altri media complementari ad esso. Fonti più recenti possono quindi contraddire quanto affermato in fonti meno recenti (ad esempio, la trama del videogioco Warcraft II: Tides of Darkness è stata riscritta in maniera differente nel romanzo da esso tratto, La discesa delle tenebre), oppure parte del materiale può essere dichiarata "non canonica" a posteriori (come avvenuto per i manuali del gioco di ruolo di Warcraft[1]).

Parte 1

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Mitologia

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In origine, l'universo di Warcraft era una sconfinata e mutevole distesa di Luce; tra le correnti di Luce si formarono delle "sacche" di energia contrapposta, ossia il Vuoto. Lo scontro tra Luce e Vuoto causò delle esplosioni immani che diedero origine a due dimensioni, marginalmente legate l'una all'altra: un universo "materiale", la Grande Oscurità, pieno di innumerevoli mondi, e un universo "astrale", la Distorsione Fatua, infuso di energie caotiche e instabili[2].

Nella Grande Oscurità, frammenti di energia della Luce fecero spuntare le prime forme di vita, fra cui i naaru, creature benigne composta interamente da energia sacra, e i colossali Titani, dei veri e propri mondi viventi i cui spiriti, detti "anime del mondo", maturavano all'interno di alcuni pianeti: questi ultimi si riunirono nel Pantheon, viaggiando per il cosmo alla ricerca di altri loro simili, e portando ordine sui mondi che incontravano lungo il tragitto. Anche delle entità oscure legate al Vuoto, i Signori del Vuoto, si misero alla ricerca delle anime del mondo per corromperle; a questo scopo, all'insaputa dei Titani, essi inviarono nella Grande Oscurità gli Dei Antichi[2].

Nel loro peregrinare, i Titani dovevano affrontare un'altra minaccia: i demoni, una schiera eterogenea di forme di vita nate nella Distorsione Fatua, che occasionalmente riusciva a raggiungere i mondi della Grande Oscurità, portando rovina e distruzione. Il Pantheon inviò il suo campione, Sargeras, a combatterli: pur turbato dalla loro malvagità, egli sbaragliò innumerevoli avversari prima di rendersi conto che questi rinascevano ogni volta, e solo uccidendoli all'interno della Distorsione Fatua sarebbero periti defitivamente. Sargeras creò quindi un mondo-prigione all'interno della Distorsione Fatua, chiamato Mardum, dove intrappolò tutti i demoni che sconfiggeva[2].

Nel contempo, Sargeras scoprì anche l'esistenza dei Signori del Vuoto, e giunse infine a trovare un'anima del mondo già corrotta dagli Dei Antichi, che qualora si fosse risvegliata avrebbe avuto un potere immenso. Terrorizzato, Sargeras spaccò in due il pianeta, uccidendo sia gli Dei Antichi, sia l'anima del mondo: temendo che potessero esservi già altre anime del mondo corrotte, concluse che l'unica soluzione fosse quella di distruggere ogni singolo mondo della Grande Oscurità, poiché anche un universo sterile sarebbe stato meglio di uno dominato dal Vuoto. Il resto del Pantheon rimase sconvolto da ciò che aveva fatto -non aveva neppure considerato la possibilità di purificare l'anima del mondo corrotta-, e più ancora da ciò che proponeva di fare. Capendo che gli altri Titani non l'avrebbero mai ascoltato, Sargeras lasciò per sempre il Pantheon[2].

L'ordinamento di Azeroth e i Custodi

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Mentre i Titani continuavano la loro ricerca, un'anima del mondo maturava all'interno di un pianeta che sarebbe stato poi conosciuto come "Azeroth". Su questo mondo imperversavano gli spiriti elementali, divisi in quattro fazioni in guerra tra loro: gli elementali del fuoco guidati da Ragnaros, quelli dell'aria guidati da Al'Akir, quelli della terra guidati da Therazane e quelli dell'acqua guidati da Neptulon. La loro guerra durò per millenni, fino a quando anche su Azeroth giunsero quattro Dei Antichi: C'Thun, N'Zoth, Y'Shaarj e Yogg-Saron. Essi s'impiantarono sulla crosta terrestre, estendendo la loro influenza sul pianeta e generando due nuove specie viventi, gli aqir e i senzavolto. Per la prima volta, i signori elementali unirono le loro forze per sconfiggere i nuovi arrivati, ma non fu sufficiente: le armate degli Dei Antichi sbaragliarono quelle degli elementali e li schiavizzarono. Incontrastati, gli Dei Antichi fondarono l'Impero Nero, governando su tutta Azeroth[3].

Il loro regno durò fino a che il Pantheon non scoprì Azeroth; la sua anima del mondo conservava in sé un potere maggiore di quello di ogni altro Titano e, nonostante la presenza degli Dei Antichi, non era ancora stata corrotta, quindi i Titani decisero di fare il possibile per preservarla. Essendo ben più grandi del pianeta stesso, i Titani temevano di danneggiarlo intervenendovi direttamente, e crearono così diversi costrutti che avrebbero combattuto in loro vece: a capo di queste armate vennero posti nove costrutti più potenti, chiamati Custodi, a cui i Titani donarono parte dei propri poteri: Archaedas, Freya, Hodir, Loken, Mimiron, Odyn, Ra, Thorim e Tyr[3].

Al primo attacco dei costrutti, gli Dei Antichi risposero inviando gli elementali: essi vennero però sconfitti, e imprigionati ciascuno in un piano elementale, una dimensione alternativa creata appositamente; le forze titaniche decimarono quindi le armate degli aqir e distrussero le loro cittadelle, prima di rivolgersi verso il cuore dell'Impero Nero, una città-tempio costruita intorno al corpo di Y'Shaarj. Poiché egli riusciva a corrompere la mente dei costrutti, intervenne il capo del Pantheon in persona, Aman'thul, sradicando il Dio Antico con la propria mano e uccidendolo: il suo corpo aveva però messo radici troppo in profondità, e dalla grave ferita lasciata dalla sua rimozione fuoriuscì l'energia arcana, linfa vitale dell'anima del mondo. Non potendo colpire i restanti Dei Antichi alla stessa maniera, il Pantheon decise quindi di imprigionarli lì dove stavano, rinchiudendoli dentro cittadelle incantate e facendo piazza pulita dei loro servitori[3].

Smantellato l'Impero Nero, i Custodi stabilizzarono la ferita lasciata da Y'Shaarj, trasformandola in un vasto lago di energia magica, il Pozzo dell'Eternità, il cui potere avrebbe favorito lo sbocciare della vita su Azeroth. Dopodiché crearono due enormi macchinari, la Forgia delle Volontà e la Forgia della Creazione, che, impiantate nella crosta terrestre, avrebbero aiutato lo sviluppo dell'anima del mondo; entrambe avevano inoltre un secondo scopo: la Forgia delle Volontà serviva per creare altri costrutti, mentre la Forgia della Creazione poteva eliminare tutta la forme di vita da Azeroth, nel caso fossero state irrimediabilmente contaminate dalle forze del Vuoto[3].

Usando la Forgia delle Volontà, i Custodi crearono diverse specie di costrutti, perché li aiutassero a plasmare e proteggere il mondo di Azeroth: nacquero così i terrigeni, i mogu, i tol'vir, i vrykul, i meccagnomi e varie altre razze. Parallelamente, la Custode Freya sviluppò la vita organica, portando alla nascita dei primi Dei Selvatici e legando il loro spirito al Sogno di Smeraldo. Soddisfatti dell'operato dei Custodi, i Titani lasciarono Azeroth alle loro cure, proseguendo nella loro missione[3].

Per diversi secoli dopo la partenza dei Titani tutto andò bene, e su Azeroth nacquero diverse forme di vita, tra cui i proto-drachi. Uno di questi, un enorme e potentissimo esemplare di nome Galakrond, sviluppò delle mutazioni maligne e acquisì poteri necrotici che facevano risorgere le sue vittime come abomini decerebrati, rischiando di sconvolgere l'equilibrio naturale; il Custode Tyr, aiutato da altre cinque grandi proto-drachi (Alexstrasza, Ysera, Nozdormu, Neltharion e Malygos) riuscì ad ucciderlo: come premio per il loro eroismo, i Custodi trasformarono i cinque proto-drachi nei primi draghi, conferendo loro poteri speciali per proteggere Azeroth e nominandoli "Aspetti Draconici"[4].

Odyn, il "primo designato" fra i Custodi, non era d'accordo con questa scelta, ma la sua opposizione venne ignorata, e per tutta protesta decise di creare un'altra armata per proteggere Azeroth, e la sua scelta ricadde sui vrykul: quelli tra di loro che sarebbe caduti valorosamente in battaglia sarebbero stati nominati "Valarjar" e sarebbero entrati con un nuovo corpo nella fortezza volante delle "Sale del Valore", costituendo la prima linea di difesa di Azeroth. Per trasportare lì i loro spiriti, Odyn piegò l'incantatrice costrutto Helya al proprio volere e la trasformò nella prima val'kyr, costringendola a sua volta a trasformare altre donne vrykul in altrettante valk'yr: queste guerriere non morte avrebbero traghettato gli spiriti valorosi alla loro destinazione[4].

La caduta del Pantheon e dei Custodi

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Mentre accadeva tutto questo, Sargeras si era convinto che l'unica maniera per salvare l'universo dai Signori del Vuoto fosse quello di purificarlo col fuoco ed eliminare ogni traccia di vita, e diede così inizio alla cosiddetta Crociata Ardente: per fare questo, liberò i demoni che aveva rinchiuso nella prigione di Mardum e li riunì in un'unica armata, la Legione Infuocata, cominciando ad invadere con essa i pianeti e a sterminarne gli abitanti. Quando gli altri Titani lo scoprirono tentarono di fargli cambiare idea raccontandogli delle loro speranze per Azeroth, ma invano: il loro ex-fratello li attaccò e riuscì ad ucciderli tutti[5]. Liberatosi degli altri Titani, Sargeras condusse la Legione alla ricerca di Azeroth, consumando nel frattempo altri mondi e civiltà, tra cui quella degli eredar, nativi del pianeta Argus: Sargeras riuscì a corrompere e a portare in seno alla Legione gran parte della loro razza, inclusi due dei suoi tre leader, Archimonde e Kil'jaeden; il terzo, Velen, aiutato dai naaru, fuggì dal pianeta portando con sé molti seguaci, i draenei[5].

All'insaputa di Sargeras, gli spiriti dei Titani erano sopravvissuti e, giunti su Azeroth, si unirono ai corpi dei Custodi titanici. Sopraffatti e stupiti da questa ondata di potere improvviso e inspiegato, i Custodi contattarono i Titani e non ricevendo alcuna risposta, rimasero profondamente turbati. Il Dio Antico Yogg-Saron colse l'occasione al volo: egli aveva già intaccato la Forgia delle Volontà (situata ad Ulduar, dove egli stesso era imprigionato), facendo in modo che ogni nuovo costrutto da essa prodotto fosse infettato dalla "Maledizione della Carne", una strana malattia che mutava le sue vittime in creature di carne e sangue, più facili da sconfiggere. Approfittando di questo momento di debolezza, egli riuscì ad ingannare e corrompere il Custode Loken, guardiano della sua prigione; manipolato da Yogg-Saron, Loken mise fuori gioco gran parte degli altri Custodi (in particolare, liberò Helya dal controllo di Odyn, la quale intrappolò lui e i Valarjar nelle Sale del Valore), quindi esiliò gran parte dei costrutti da Ulduar, disattivò la Forgia delle Volontà e chiuse sé stesso all'interno della cittadella. I Custodi Tyr e Archaedas, assieme alla custode Ferraya, guidarono un contingente di vrykul, terrigeni e meccagnomi lontano da Ulduar, fuggendo verso sud. Loken sguinzagliò dietro di loro due potenti senzavolto che erano imprigionati ad Ulduar, e Tyr si sacrificò per sconfiggerli in quelle che sarebbero poi divenute le radure di Tirisfal; i vrykul decisero di stabilirsi lì per onorare la sua memoria, mentre terrigeni e meccagnomi proseguirono, con Archadeas e Ferraya, fino ad Uldaman, nelle Maleterre. A questi vrykul se ne aggiunsero in seguito altri, che al nord erano stati colpiti duramente dalla Maledizione della Carne: generazione dopo generazione, essi si sarebbero infine trasformati in umani[5].

L'antica Kalimdor

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A questo punto, su Azeroth era presente un unico continente, con al centro il Pozzo dell'Eternità: nei suoi pressi sorse la razza dei troll, che creò gradualmente una civiltà complessa incentrata sulla venerazione degli Dei Selvatici (da essi chiamati "Loa"). Dopo molto tempo, essi liberarono inavvertitamente un potente senzavolto dalle profondità della terra: egli chiamò a raccolta gli sciami degli aqir e li lanciò all'attacco dei troll. Inizialmente colti alla sprovvista, i troll si riunirono velocemente nell'Impero di Zul, guidato dai sacerdoti di Zandalar. Così compattati, i troll sbaragliarono gli aqir confinandoli a poche sacche disperse, che finiro per evolversi in tre specie distinte: i nerubiani, i qiraji e i mantid. Finita la guerra, anche l'Impero di Zul si frammentò, dando origine a vari altri territori tra cui i grandi regni dei Drakkari, dei Gurubashi e degli Amani; Zandalar rimase comunque un luogo sacro per tutti i troll[6].

Mille anni dopo, un secondo impero sorse nel sud di Kalimdor: il Custode Ra, l'unico ad aver capito cosa fosse realmente successo al Pantheon, era sprofondato nella disperazione e si era ritirato in una catacomba sotterranea; privati della sua guida e afflitti dalla Maledizione della Carne, i mogu si divisero in vari clan rivali. Lei Shen, il capo di uno di questi clan, ritrovò il Custode Ra e gli sottrasse i grandi poteri ricevuti dai Titani: ribattezzatosi "Re del Tuono", riunì tutti i mogu sotto di sé e schiavizzò gran parte dei popoli vicini, quali pandaren, yaungol, jinyu e hozen. I mogu riuscirono anche a sfruttare un macchinario titanico, il Generatore di Nalak'sha, per creare nuove specie viventi al loro servizio, come i grumyan e i saurok. Dopo 3800 anni dalla sua salita al potere, Lei Shen decise di invadere il regno di Uldum, dominato dai tol'vir; questi ultimi, però, riprogettarono la Forgia della Creazione e ne scatenarono il potere su Uldum, sacrificando la propria terra ma distruggendo Lei Shen e tutta la sua armata: altri imperatori seguirono a Lei Shen, ma dopo ottocento i pandaren diedero inizio ad una rivolta degli schiavi, deponendo i loro oppressori[7]. I pandaren fondarono un altro impero sulle ceneri di quello dei mogu, respingendo anche un attacco da parte del vicino impero troll di Zandalar[8].

Nello stesso periodo in cui saliva al trono Lei Shen, alcuni troll oscuri (una sottospecie dei troll) giunsero a dimorare sulle sponde del Pozzo dell'Eternità, venendo mutati dalle sue energie magiche ed evolvendosi negli elfi della notte. La loro società si sviluppò velocemente e raggiunse il suo apice sotto il regno della regina Azshara, durante il quale gli elfi della notte impararono ad usare la magia arcana che fluiva dal Pozzo dell'Eternità: nell'arco di cinquemila anni, l'impero degli elfi della notte si estese sulla quasi totalità di Kalimdor, relegando le altre razze ai margini della loro civiltà[9].

La Guerra degli Antichi e la Separazione

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L'uso smodato della magia arcana da parte degli elfi della notte attirò l'attenzione di Sargeras, che scoprì finalmente dove si trovava Azeroth; il Titano Oscuro manipolò la regina e i suoi più stretti consiglieri, facendo loro aprire un portale dal quale i demoni potessero riversarsi su Azeroth, dando inizio all'invasione del pianeta. Gli elfi della notte, con l'aiuto degli Dei Selvatici e di altre razze (fra cui tauren, mezzorsi e terrigeni) organizzarono una forza di resistenza contro la Legione; tra essi si distinsero in particolare modo i gemelli Illidan e Malfurion Grantempesta e la sacerdotessa Tyrande Soffiabrezza[10].

Contemporaneamente, gli Dei Antichi avevano corrotto uno degli Aspetti Draconici, Neltharion, poi ribattezzato Alamorte: raccogliendo con l'inganno il potere degli altri Aspetti, egli forgiò un artefatto chiamato "Anima dei Draghi", con il quale sterminò gran parte dei draghi, impedendo agli stormi di prendere parte alla guerra contro i demoni[10]. Cionondimeno, gli abitanti di Azeroth riuscirono a prevalere: proprio mentre i seguaci di Azshara stavano aprendo un portale nel Pozzo dell'Eternità per permettere a Sargeras di giungere ad Azeroth, Malfurion riuscì a sabotare il loro piano, chiudendo il portale e rispedendo tutti i demoni nella Distorsione Fatua. La chiusura del portale provocò però un cataclisma di proporzioni enormi: il Pozzo stesso implose, distruggendo gran parte dell'antica pangea di Kalimdor e lasciando solo alcuni continenti ed isole separati dal Grande Mare, con al centro il Maelstrom, un'eterna tempesta di energia magica. Azshara e i suoi seguaci vennero salvati dal Dio Antico N'Zoth, che li trasformò in naga[10].

Parte 2

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Parte 3

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  1. ^ (EN) Mathew McCurley, Round 2 of Ask CDev questions answered, su endgadget, 23 giugno 2011. URL consultato il 23 marzo 2020.
  2. ^ a b c d Metzen, Burns, Brooks, vol. I., pp. 18-24.
  3. ^ a b c d e Metzen, Burns, Brooks, vol. I., pp. 28-42.
  4. ^ a b Metzen, Burns, Brooks, vol. I., pp. 42-48.
  5. ^ a b c Metzen, Burns, Brooks, vol. I., pp. 48-66.
  6. ^ Metzen, Burns, Brooks, vol. I., pp. 70-75.
  7. ^ Metzen, Burns, Brooks, vol. I., pp. 78-89.
  8. ^ Metzen, Burns, Brooks, vol. I., pp. 91-93.
  9. ^ Metzen, Burns, Brooks, vol. I., pp. 93-95.
  10. ^ a b c Metzen, Burns, Brooks, vol. I., pp. 98-105.

Bibliografia

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